LE SETTANTA SETTIMANE
Gli eventi che vengono narrati in questo capitolo si svolgono nel primo anno di Dario, subito dopo la caduta di Babilonia. Il profeta Daniele, è intento a leggere il libro del profeta Geremia, quando si accorge che sta leggendo la narrazione dell’esilio che sta vivendo lui insieme a tutti i giudei deportati a Babilonia.
1- Daniele 1-3; 20-22
Daniele 9:1-3 «Nell’anno primo di Dario, figlio di Assuero, della stirpe dei Medi, che fu costituito re sul regno dei Caldei, nel primo anno del suo regno, io, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni in cui, secondo la parola dell’Eterno indirizzata al profeta Geremia, dovevano essere portate a compimento le desolazioni di Gerusalemme, è cioè settant’anni. Volsi quindi la mia faccia verso il Signore DIO, per cercarlo con preghiera e suppliche, col digiuno, col sacco e con la cenere».
Il profeta Geremia aveva profetizzato che il tempo di permanenza in Babilonia fosse di 70 anni e quel tempo stava per scadere (Geremia 29:10); Babilonia era già caduta e questo evento era legato allo scadere dei 70 anni nel libro di Geremia.
Geremia 25:11-12 «”Tutto questo paese diventerà una desolazione e un oggetto di stupore e queste nazioni serviranno il re di Babilonia per settant’anni”. “Quando però saranno compiuti i settant’anni, io punirò il re di Babilonia e quella nazione, il paese dei Caldei”, dice l’Eterno, “a motivo della loro iniquità, e lo ridurrò a una desolazione perpetua…”».
Daniele, come apprende la notizia del rimpatrio dei giudei, si mette in preghiera, intercedendo in favore del suo popolo (Daniele 9:4-19). In questo studio, salteremo il commento alla preghiera e andiamo direttamente a spiegare i 70 anni.
Daniele 9:20-22 «Mentre io stavo ancora parlando, pregando e confessando il mio peccato e il peccato del mio popolo d’Israele e presentavo la mia supplica davanti all’Eterno, il mio DIO, per il monte santo del mio DIO, sì, mentre stavo ancora parlando in preghiera, quell’uomo Gabriele, che avevo visto in visione all’inizio, mandato con rapido volo, mi raggiunse verso l’ora dell’oblazione della sera. Egli mi ammaestrò, mi parlò e disse: «Daniele, io sono venuto ora per metterti in grado di intendere».
Mentre Daniele stava ancora pregando intercedendo per il suo popolo, ecco che l’angelo Gabriele arrivò per dare la spiegazione a Daniele, riguardo le 70 settimane.
2 - Daniele 9:23-24
Daniele 9:23-24 «All’inizio delle tue suppliche è uscita una parola e io sono venuto per fartela conoscere, perché tu sei grandemente amato. Fa’ dunque attenzione alla parola e intendi la visione: Settanta settimane sono stabilite per il tuo popolo e per la tua santa città, per far cessare la trasgressione, per mettere fine al peccato, per espiare l’iniquità, per far venire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo».
“Settanta settimane sono stabilite per il tuo popolo”: l’angelo Gabriele disse che 70 settimane erano state fissate o stabilite per il popolo d’Israele. Questo è un tempo profetico dato esclusivamente al popolo di Israele, e sono un blocco unico, non si possono separare, come fanno erroneamente alcuni che tolgono sette anni di questa profezia e la proiettano in un tempo futuro. Nel calcolo profetico, un giorno profetico equivale a un anno letterale; ecco perché siamo in grado di calcolare la durata della profezia delle 70 settimane: 70 x 7 giorni = 490 giorni profetici = 490 anni.
Ma quel è il motivo di questo tempo profetico? L’angelo spiega le ragioni per le quali Dio aveva fissato questo periodo di 490 anni, che andremo ad analizzare, e come vedremo riguardano il Messia. Tutte le espressioni che troviamo in questo brano di Daniele 9: 23-24, si riferiscono al ministero di Gesù sulla terra e in cielo.
“Per far cessare la trasgressione, per mettere fine al peccato”: all’interno di questo tempo profetico Dio avrebbe provveduto alla soluzione definitiva per risolvere il problema del peccato. Certo è che il peccato esiste ancora, ma tramite la croce Gesù ha reso certa la Sua vittoria finale sul male. Satana e il suo impero di morte sono stati sconfitti alla croce.
Ebrei 9:25-26 «e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra ogni anno nel santuario con sangue non suo, altrimenti egli avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo; ma ora, una sola volta, alla fine delle età, Cristo è stato manifestato per annullare il peccato mediante il sacrificio di sé stesso».
Ebrei 2:14 «Poiché dunque i figli hanno in comune la carne e il sangue, similmente anch’egli ebbe in comune le stesse cose, per distruggere, mediante la sua morte, colui che ha l’impero della morte, cioè il diavolo…».
La morte di Gesù Cristo pone fine al sistema sacrificale legato al santuario.
“… per espiare l’iniquità, per far venire una giustizia eterna”: Gesù ha provveduto all’espiazione per i peccati del mondo portando su di Sé la colpa dei nostri peccati (2 Corinzi 5:21; 1Pietro 2:24). La vita perfetta di Gesù e il Suo sacrificio sostitutivo in favore del peccatore ha stabilito una giustizia eterna che i redenti ricevono in dono durante questa vita e della quale saranno rivestiti per l’eternità.
“… per sigillare visione e profezia”: il verbo sigillare significa portare a pieno compimento le profezie, che ovviamente si riferiscono alla prima venuta del Messia.
“… e per ungere il luogo santissimo”: entro lo scadere dei 490 anni sarebbe stato anche unto in santuario celeste per l’inizio del ministero profetico di Gesù come Sommo Sacerdote. Infatti, anche sulla terra il santuario e tutti i suoi arredi con gli utensili furono unti nel giorno della sua inaugurazione (Esodo 40).
Ebrei 9:12 «è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna».
3 - Daniele 9:25-27
Daniele 9:25-27 «Sappi perciò e intendi che da quando è uscito l’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino al Messia, il principe, vi saranno sette settimane e altre sessantadue settimane; essa sarà nuovamente ricostruita con piazza e fossato, ma in tempi angosciosi. Dopo le sessantadue settimane il Messia sarà messo a morte e nessuno sarà per lui. E il popolo di un capo che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà con un’inondazione, e fino al termine della guerra sono decretate devastazioni. Egli stipulerà pure un patto con molti per una settimana, ma nel mezzo della settimana farà cessare sacrificio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore, finché la totale distruzione, che è decretata, sarà riversata sul devastatore».
Ma qual è il punto di partenza della 70 settimane? Il punto di partenza è il decreto di ricostruzione di Gerusalemme. Il libro di Esdra ci parla di questo decreto; Artaserse, re di Persia, nel settimo anno del suo regno, emanò un decreto che permetteva a Esdra e agli ebrei di tornare in patria per ricostruire Gerusalemme (Esdra 7:6-26). Prima di questo decreto c’è l’editto di Ciro che aveva permesso agli esuli giudei di tornare a Gerusalemme (Esdra 1). Il settimo anno di Artaserse era il 457 a.C. e questo è l’anno d’inizio della profezia delle 70 settimane. Questi 490 anni, stabiliti per il popolo d’Israele, terminarono nel 34 d.C. Inoltre, la profezia delle 70 settimane annunciava anche l’anno dell’inizio del ministero di Gesù come Messia, 27 d.C., e l’anno della Sua morte, 31 d.C.
Questo é lo schema che ritroviamo nella profezia delle 70 settimane:
L’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme (v. 25).
La venuta del Messia (v. 25).
La ricostruzione di Gerusalemme (v. 25).
La manifestazione pubblica del Messia dopo le 69 settimane (7+62 settimane) (v. 26).
Gerusalemme distrutta da un popolo straniero (v. 26).
Il Messia conferma il Suo patto nell’ ultima settimana e, nel mezzo della 70° settimana, avrebbe fatto cessare i sacrifici (v. 27).
Distruzione di Gerusalemme da parte del devastatore e distruzione finale del devastatore stesso (v. 27).
La profezia preannunciava, oltre alla ricostruzione di Gerusalemme, anche il tempo della venuta del Messia. La parola ebraica mâshîach, significa letteralmente Messia o l’Unto (con olio), così come il titolo Cristo, in greco Christos, vuol dire appunto “unto”.
Dal decreto per la ricostruzione di Gerusalemme fino all’inizio del ministero di Gesù come Messia sarebbero trascorse:
7 settimane + 62 settimane = 69 settimane = 69 x 7 giorni = 483 giorni profetici = 483 anni.
Quali prove bibliche abbiamo per sapere che il 27 d.C. è la data dell’inizio del ministero di Gesù Cristo? Luca 3:1-3 ci fornisce la risposta.
Luca 3:1-3 «Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, quando Ponzio Pilato era governatore della Giudea, ed Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caiafa, la parola di Dio fu diretta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed egli andò per tutta la regione intorno al Giordano, predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati.
Il quindicesimo anno del regno di Tiberio Cesare è il 27 d.C.; la storia ci dice che Tiberio Cesare diventò co-reggente di suo padre, Cesare Augusto, nel 12 d.C. quando suo padre gli chiese di supportarlo nel governare sull’impero. In quell’anno Giovanni Battista cominciò a predicare per preparare la venuta del Messia e sempre in quell’anno, Gesù fu battezzato e lo Spirito Santo discese su di Lui dal cielo sotto forma di una colomba; Gesù era stato unto dallo Spirito Santo come Messia per iniziare il Suo ministero terreno (Luca 3:21-22, Atti 10:37- 38). Dopo il Suo battesimo, Gesù si mise ad insegnare nella sinagoga di Nazareth, e citò una profezia messianica del profeta Isaia, attribuendosela a sé stesso: “Lo Spirito del Signore è sopra di Me, perché Mi ha unto per evangelizzare i poveri” (Luca 4:18).
Gesù cominciò a predicare in Galilea, dicendo: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Ravvedetevi e credete all’evangelo” (Marco 1:15). Quale tempo si era compiuto? Gesù intendeva dire che i primi 483 anni della profezia dei 490 anni erano passati e che era stato unto come Messia esattamente al tempo profetizzato da Daniele! La profezia non preannunciava solo il tempo dell’inizio del ministero del Messia, ma anche il tempo esatto della Sua morte. Questa parte della profezia si concentra sull’ultima settimana delle 70, cioè sugli ultimi 7 anni dei 490 anni; nel mezzo dell’ultima settimana, il Messia avrebbe fatto “cessare sacrificio e oblazione”; questa espressione indica la morte di Gesù, l’Agnello di Dio simboleggiato da tutti i sacrifici offerti nel tempio (Giovanni 1:29). Esattamente tre anni e mezzo dopo l’inizio del Suo ministero, Gesù fu crocifisso nella primavera del 31 d.C., il giorno della Pasqua ebraica. Alla morte di Gesù, il velo del tempio si squarciò dall’alto verso il basso, a significare che ciò non era opera di un uomo, ma di Dio stesso (Matteo 27:50-51). Gesù, l’Agnello di Dio, fu messo a morte, si era sacrificato sulla croce non per Sé stesso ma per i peccati del mondo. La realtà aveva incontrato il simbolo e perciò non c’era più bisogno di continuare a sacrificare animali nel tempio. Alla morte di Gesù, il santuario degli israeliti perse il suo significato.
Dio aveva stabilito 490 anni per il ravvedimento e conversione del popolo d’Israele, come nazione eletta. Purtroppo, Israele perde questo privilegio, nonostante Gesù fosse venuto per questo scopo. Inoltre, aveva anche inviato i dodici apostoli in missione alle pecore perdute della casa d’Israele.
Matteo 15:24 Ma Egli, rispondendo, disse: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele».
Matteo 10:5-6 «Questi sono i dodici che Gesù inviò dopo aver dato loro questi ordini: «Non andate tra i gentili e non entrate in alcuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele».
Dopo la crocifissione di Gesù, restavano tre anni e mezzo allo scadere dei 490 anni. Dio avrebbe dato ancora una possibilità a Israele, in quanto nazione, di accettare il Messia che avevano ucciso. Nel 34 d.C., i leader religiosi d’Israele lapidarono Stefano, il primo martire cristiano, rifiutando il messaggio del vangelo e questo evento segnò la fine dei 490 anni. Subito dopo la lapidazione di Stefano il libro degli Atti degli Apostoli riporta che i discepoli cominciarono a predicare il vangelo anche ai Gentili; poi con la conversione di Paolo, l’apostolo dei gentili, l’evangelo fu predicato oltre i confini di Israele. Il popolo eletto di Dio non era più la nazione di Israele, ma chiunque, israelita o gentile (pagano), avesse accettato Gesù attraverso la fede (Galati 3:26-29).
La profezia di Daniele 9 andava oltre le 70 settimane, poiché parlava anche della distruzione di Gerusalemme e del tempio da parte dei romani: “E il popolo di un capo che verrà distruggerà la città e il santuario… e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore” (v. 26,27). Tito distrusse Gerusalemme nel 70 d.C. e distrusse anche il tempio, esattamente come Gesù aveva profetizzato (Matteo 24:1-2,15-20, Luca 21:5-6,20-24).
Gesù annunciò che il rifiuto da parte del popolo d’Israele come Messia, sarebbe stato seguito dalla distruzione di Gerusalemme (Luca 13:34-35); il giorno in cui entrò a Gerusalemme a dorso di un’asina, Gesù dal monte degli Ulivi pianse sulla città profetizzando la sua distruzione (Luca 19:41-44). Gerusalemme non aveva riconosciuto il Messia né compreso che cosa era necessario per la sua pace e prosperità. Per secoli aveva rifiutato il messaggio di Dio tramite i profeti.
Matteo 23:37-38 «Pochi giorni prima della croce, Gesù disse: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati! Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa vi è lasciata deserta”».
Gesù espresse il Suo grande dolore per il rifiuto di Gerusalemme di ascoltare la voce di Dio. La “gallina che raccoglie i suoi pulcini sotto le ali” altri non è che Gesù stesso, che avrebbe voluto radunare tutti sotto le sue ali per proteggerli. Un giorno Dio giudicherà gli uomini e tristemente distruggerà il peccatore impenitente nella Sua ira, ma Gesù ti invita a rifugiarti sotto le Sue ali. Lui è il solo che può proteggerti dall’ira di Dio e scampare al giudizio; perché alla croce Egli ha già subito la condanna per tuoi peccati e l’ira di Dio è caduta su di Lui, ecco perché potrai essere salvato! Ma per questo è necessario che tu lo accetti come Signore e Salvatore della tua vita. Nessuno di quelli che invocano il Suo nome si perderanno, ma solo coloro che si avranno rifiutato gli appelli della misericordia di Dio al ravvedimento e alla conversione. Non commettere lo stesso errore d’Israele, che ha rifiutato Gesù Cristo come Messia e Liberatore. Rispondi affermativamente alla misericordia divina, mettendo Gesù al primo posto nel tuo cuore ogni giorno della tua vita.
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