Sai cosa è una teofania di Dio? Nella Bibbia una teofania è la manifestazione di Dio tangibile ai sensi umani, che troviamo sia nell’A.T. come nel N.T. Purtroppo, con l’ingresso del peccato nel mondo, Dio non si rese più visibile. Isaia 59:2 ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto. Da quel momento l’Eterno si è servito di altre figure per comunicare con gli uomini, come i profeti e gli angeli. Ma non solo, troviamo anche delle Sue apparizioni, con un sembiante tale da permettere all’uomo di poter stare in Sua presenza, senza subirne la morte. In queste apparizioni, dette teofanie, Dio si rende visibile e udibile, prendendo sembianze umane o sottoforma di un “angelo”. Pochi sanno che, la persona che noi conosciamo con il nome di Gesù Cristo, la ritroviamo anche nel V.T., ma con altri nomi e altro sembiante, mentre dialoga e interagisce con alcuni personaggi biblici. Gesù è sempre stato un Mediatore tra Dio e l’uomo, e quindi un messaggero (angelo). Il termine angelo non deve trarre in inganno, perché non stiamo parlando di un essere creato con le ali, ma di Dio stesso! L’Angelo dell’Eterno o Angelo del Patto si identifica in molti brani come il Signore o come YHWH!

Andiamo ad analizzare alcune teofanie di Gesù Cristo che troviamo nell’A.T.

 

 

1- L'ANGELO DEL PATTO

Malachia 3:1« Ecco, io vi mando il mio messaggero, che spianerà la via davanti a me e subito il Signore, che voi cercate, l’Angelo del patto, che voi desiderate, entrerà nel suo tempio. “Ecco egli viene”, dice il SIGNORE degli eserciti».

Stando a questo testo l’Angelo del Patto è il Signore che dovrà venire. Il tema merita un approfondimento, e se confrontiamo questo testo con altri, il discorso si fa più lineare e chiaro. Un testo che troviamo nel libro dei Giudici ci rivela qualcosa di importante.

Giudici 2:1«L’angelo del SIGNORE sali da Ghilgal a Bochim e disse: “Io vi ho fatto salire dall’Egitto e vi ho condotti nel paese che avevo giurato ai vostri padri di darvi”. Avevo anche detto: “Io non romperò mai il mio patto con voi”».

In questo caso l’autore del patto con Israele é “l’Angelo del Signore”, ma nell’Esodo, e più precisamente nel primo dei 10 comandamenti è scritto che il SIGNORE, YHWH ha liberato dall’Egitto (Es 20:2), è il SIGNORE YHWH che ha creato (Es 20:11) e stretto il patto (Es 24:8). Come si evince da questi testi YHWH o il SIGNORE e l’Angelo del SIGNORE sono la stessa persona. L’espressione che troviamo in Malachia è ancor più illuminante, poiché l’Angelo del SIGNORE oltre ad indicare Dio, ci mostra inequivocabilmente che questo Dio che viene è Gesù Cristo!

Atti 7:30-35 «Passati quarant’anni, l’angelo del Signore gli apparve nel deserto del monte Sinai, nella fiamma di fuoco di un roveto. Alla vista di ciò, Mosè rimase stupito di quel che vedeva; e, come si avvicinava per osservare, udì la voce del Signore,  che diceva: “Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abrahamo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”. Ma Mosè, tremando tutto, non ardiva alzare lo sguardo. Allora il Signore gli disse: “Togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è terra santa. Ho certamente visto l’afflizione del mio popolo in Egitto e ho udito i loro sospiri, e sono disceso per liberarli; or dunque vieni, io ti manderò in Egitto”.  Quel Mosè che avevano rifiutato, dicendo: “Chi ti ha costituito principe e giudice?”. Quello mandò loro Dio come capo e liberatore, per mezzo dell’angelo che gli era apparso nel roveto».

Nel Nuovo Testamento, Stefano ci dice che fu questo “Angelo” (inteso come messaggero e non come essere creato) a parlare con Mosè dal Sinai e gli ha dato le tavole del patto. Nei versetti vediamo chiaramente che è questo “Angelo” che dà le parole viventi, e gli apparve nel pruno ardente e poi, come vedremo tra poco, si identifica come il SIGNORE YHWH alias Gesù Cristo. Ma prima di riprendere tutti questi brani esaminiamo più da vicino uno dei testi più complessi, coinvolgenti ed appassionanti che ha attinenza con il nostro tema. Si tratta di una sequenza di testi proposti nel libro di Daniele che descrive Gesù con i seguenti titoli: L’Angelo del Signore, il Principe dei Principi, il Principe del Patto, il Messia ed il SIGNORE YHWH.

2 - GESÙ NEL LIBRO DI DANIELE

Il libro di Daniele è noto per il suo particolare apporto profetico, ma offre anche un considerevole contributo sulla comprensione della divinità. In quasi tutti i capitoli vi è una presentazione, a volte simbolica di figure divine. Così come la rivelazione profetica è progressiva, allo stesso modo abbiamo una rivelazione progressiva della divinità, in particolare in quella del Signore – Messia – Principe. Analizziamo i vari capitoli che evidenziano questa progressione che viene data alla divinità, che ci permetterà di trarre delle interessanti conclusioni.

Al capitolo 2 è riportata una grande profezia, una narrazione storico-profetica di una statua che viene distrutta dall’arrivo inaspettato di una pietra, una roccia che colpisce la base della statua demolendola. Il re Nabucodonosor aveva visto tutto questo in un sogno: la statua simboleggia la storia umana (vv. 34-35; 44-45) a partire dal regno di Babilonia fino al regno di Dio.  La roccia o pietra angolare è sempre stata uno dei simboli con il quale si identificava il Signore Gesù Cristo già nell’Antico Testamento, ma lo è in modo particolare nel Nuovo Testamento.

Isaia 26:4 «Confidate nell’Eterno per sempre, perché l’Eterno (YHWH), sì l’Eterno (YHWH), è la roccia eterna».

1Corinzi 10:4 «bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e questa roccia era Cristo».

Daniele ci fornisce delle anticipazioni messianiche, che sono rivelazione profetiche sul Cristo.

Il capitolo 3 ci presenta la storia degli amici di Daniele, i quali si rifiutano di adorare una statua che il re ha fatta erigere. Questi tre giovani ebrei si oppongono all’ordine di inchinarsi e di obbedire al re, pertanto vengono gettati nel fuoco di una fornace molto ardente. Però, mentre sono nelle fiamme, appare assieme a loro un quarto uomo, che il monarca pagano identifica come un “figlio degli déi” e che, alla fine del dialogo, viene riconosciuto come “un angelo di Dio” (vv. 25, 28).

Nel capitolo 4 Daniele spiega il sogno a Nabucodonosor, e che il “santo vegliante” (Daniele 4:23) ha rivelato al re. Questa descrizione “santo vegliante” (letteralmente “colui che veglia e vede”) la troviamo per indicare il Dio che si rivela nell’Antico Testamento e che veglia sui suoi figli. La prima volta che si parla di colui che vede è in relazione a Dio che veglia e vede l’afflizione di Agar a cui lei dà un nome “Allora Agar diede al SIGNORE, che le aveva parlato, il nome di Atta-El-Roi, perché disse: «Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che mi ha vista” (Genesi 16:13). Poi ancora Giacobbe definisce Dio come colui che vede: “Dio ha visto la mia afflizione” (Genesi 31:42). Sia Agar che Giacobbe hanno visto l’angelo di Dio (cf. 16:9 e 31:11) che nel Nuovo Testamento, come vedremo, è Gesù.

Nel capitolo 5 non troviamo alcuna particolare rivelazione o teofania, ma volendo entrare più nei dettagli, possiamo notare un particolare che potrebbe esserci utile per la riflessione del capitolo successivo: in questo capitolo come in quello precedente, c’è un’espressione che si trova solo in questi capitoli e che non può passare inosservata; i monarchi di Babilonia parlano di Daniele come di uno ripieno dello spirito degli dei santi (Daniele 4:8,9; 18; 5:11;14).

Al capitolo 6, vediamo che, quello che accadde anni prima ai suoi tre amici, ora lo subisce Daniele. Un decreto reale imponeva di pregare solo il dio-monarca Dario, ed era assolutamente vietato adorare o pregare qualsiasi altra divinità. Daniele, cosi come avevano fatto i suoi amici, non tiene in alcun conto tale divieto (v.13), e una volta scoperto, viene gettato in una fossa con leoni famelici, ma “l’Angelo di Dio “ si accampa presso di lui e lo protegge (v. 22). L’Angelo che protegge Daniele è Colui che nel N.T. si prenta come Gesù Cristo, come dice il Salmo 34.

Salmo 34:4-7 «Io ho cercato l’Eterno, ed egli mi ha risposto e mi ha liberato da tutti i miei spaventi. Essi hanno guardato a lui e sono stati illuminati, e le loro facce non sono svergognate. Quest’afflitto ha gridato, e l’Eterno lo ha esaudito e l’ha salvato da tutte le sue avversità. L’Angelo dell’Eterno si accampa attorno a quelli che lo temono e li libera. Gustate e vedete quanto l’Eterno è buono; beato l’uomo che si rifugia in lui.  Temete l’Eterno, voi suoi santi, poiché nulla manca a quelli che lo temono».

Come si evince dal testo “l’Angelo del SIGNORE o ETERNO” è  YHAWEH, alias Gesù Cristo.

Nel capitolo 7 Daniele ha una nuova rivelazione che riprende la storia profetica del cap. 2, ma con molti più dettagli. Daniele afferma che la profezia inizia nel suo tempo fino all’instaurarsi del regno di Dio. Nel capitolo 2 abbiamo visto che la “pietra o roccia” e Colui che instaura il regno di Dio, menzionato qui come “Figlio dell’uomo” (v. 13-14), sono la stessa persona. Questa affermazione ci collega ovviamente a Gesù Cristo, ed è Lui stesso che afferma di essere il figlio dell’uomo. Ma la cosa ancora più interessante e che il figlio dell’uomo si presenta accanto al Vegliardo (v. 13). Se ne deduce una progressione della rivelazione che la divinità fa di sé stessa, una rivelazione del Padre e del Figlio.

Nel capitolo 8 il profeta riporta due nomi: il “capo dell’esercito” (v. 11) che detiene il servizio continuo del luogo santo, e il Principe dei Principi” (v. 25). Sono due nomi ricchi di significato. Il primo, capo dell’esercito”, lo troviamo in due testi, uno di Giosuè (5:14-15) dove il capo è Dio, l’altro in Apocalisse 19:11-16 dove il capo dell’esercito è il Re dei Re ed il Signore dei Signori. Anche in questo capitolo abbiamo una progressione della divinità che si rivela e ci offre nuovi  elementi che completano il quadro.

Il capitolo 9 è quello profetico-messianico, dove il Messia è menzionato chiaramente, (vv. 25 e 26), come la Sua missione e i tempi della Sua venuta (vv. 24-25). In questo capitolo il titolo di Messia è associato a un altro titolo che è quello di Principe.

Nel capitolo 10 la rivelazione della divinità è sicuramente più articolata. A differenza di quelle sopra citate che sono più concise, in questo racconto è più ampia. Leggiamo il testo:

Daniele 10:4-10,16 Il ventiquattresimo giorno del primo mese, mentre mi trovavo sulla sponda del gran fiume, che è il Tigri, alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo, vestito di lino, che aveva ai fianchi una cintura d’oro di Ufaz. Il suo corpo era come crisolito, la sua faccia splendeva come la folgore, i suoi occhi erano come fuoco fiammeggiante, le sue braccia e i suoi piedi erano come il rame splendente e il suono della sua voce era come il rumore d’una moltitudine. Soltanto io, Daniele, vidi la visione; gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore piombò su di loro e fuggirono a nascondersi. Io rimasi solo, a contemplare quella grande visione. In me non rimase più forza; il mio viso cambiò colore fino a rimanere sfigurato e le forze mi abbandonarono. Poi udii il suono delle sue parole, ma appena le udii caddi assopito con la faccia a terra. Ed ecco, una mano mi toccò… . Ed ecco uno che aveva l’aspetto di un figlio d’uomo; egli mi toccò le labbra… .

Nella visione ritroviamo un “uomo”, ma come già sappiamo il “Figlio dell’uomo” è ovviamente Gesù Cristo. La stessa visione la ritroviamo in altri due testi della Scrittura dove Ezechiele e Giovanni descrivono lo stesso personaggio. Ezechiele è contemporaneo di Daniele, ed è un sacerdote e profeta, il quale introduce il suo libro con questa stessa visione, ma meno particolareggiata al cap. 1:26-28. Il confronto fra i due racconti ci permette di identificare le due apparizioni dello stesso “uomo”, Ezechiele, alla fine, lo identifica: Era un’apparizione dell’immagine della gloria del SIGNORE” (v. 28). In conclusione, Daniele ed Ezechiele  hanno visto lo stesso “uomo”: hanno visto il Signore Gesù Cristo.

Anche Giovanni ha incontrato la stessa persona in una modalità simile a quella di Daniele, che ritroviamo in Apocalisse «1:12-18 Io mi voltai per vedere la voce che aveva parlato con me. E, come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro  e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, vestito d’una veste lunga fino ai piedi e cinto d’una cintura d’oro al petto. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come bianca lana, come neve, e i suoi occhi somigliavano ad una fiamma di fuoco. I suoi piedi erano simili a bronzo lucente, come se fossero stati arroventati in una fornace e la sua voce era come il fragore di molte acque. Egli aveva nella sua mano destra sette stelle e dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, acuta, e il suo aspetto era come il sole che risplende nella sua forza. Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli mise la sua mano destra su di me, dicendomi: «Non temere! Io sono il primo e l’ultimo, e il vivente; io fui morto, ma ecco sono vivente per i secoli dei secoli, amen; e ho le chiavi della morte e dell’Ades».

Qui l’uomo si identifica in modo assolutamente chiaro e inequivocabile: quell’uomo è Gesù Cristo, ossia il SIGNORE, cioè YHAWEH! Oltre a questo, in Daniele 10, per la prima volta appare Michele, uno dei principi capi”, personaggio che analizzeremo al capitolo 12.

Nel capitolo 11 troviamo porzioni dei capitoli 2, 7, 8, 9.  Del Messia è detto che: “Sarà stroncato anche il principe dell’alleanza” o del patto (v. 22). Questa affermazione riprende due termini presenti nel capitolo 9, “Principe” e “patto”. Mentre nel capitolo 9 si dice che il Messia-Principe sarà ucciso e farà un patto con molti (vv. 25-26), qui si parla di “principe del patto” che viene tolto di mezzo. Il riferimento messianico è indiscutibile si tratta ancora una volta di una profezia che riguarda il Messia, ossia Gesù Cristo.

Il libro di Daniele si conclude menzionando «Michele, il gran capo», come abbiamo visto nel capitolo 10 e che troviamo in due testi nel Nuovo Testamento Ap 12:7-9 e Giuda 9. Apocalisse 12 ci rivela che questa figura, che qui è chiamata Michele (Mi -ka -El), Colui che è simile a Dio, altri non è che Gesù Cristo.

Facciamo una sintesi di quanto esposto nel libro di Daniele. Il profeta presenta in modo inequivocabile la divinità come un Elohim: il Vegliardo (il Padre) ed il Figlio dell’uomo (Gesù Cristo) affiancati. Inoltre, se consideriamo anche la menzione allo Spirito dei capitoli 4 e 5, allora identifichiamo una presentazione della Tri-unità di Dio. È interessante notare la sequenza dei nomi o titoli e gli atti di Gesù in chiave profetica: la Pietra (cap.2), un figlio degli dei (cap.3), l’Angelo del Signore (cap.6), il figlio dell’uomo (cap.7), il Principe dei principi (cap.8), il Messia Redentore (cap.9), l’uomo con gli abiti del Sommo Sacerdote che Ezechiele identifica con YHWH o SIGNORE (cap.10), il Principe del patto (cap.11), Michele il Gran capo (cap.12). Il confronto fra Daniele 10:4-11 con Ezechiele 1:25-28 ci porta a concludere che i due profeti, per altro contemporanei, hanno avuto la stessa visione, e, stando alla conclusione della visione di Ezechiele, hanno visto una visione di YAWEH. Ma al confronto di queste due visioni, in particolare quella di Daniele, con quella di Apocalisse 1:10-18 allora la conclusione è scontata: il SIGNORE o l’ETERNO o YAWEH dell’Antico Testamento, è Gesù Cristo!

3 - ANGELO DELL'ETERNO

Fatta questa precisazione sul libro di Daniele, torniamo alla spiegazione dell’Angelo dell’Eterno analizzando altri argomenti interessanti relativi alla TRI-UNITA’, e questo ci aiuta soprattutto per l’identificazione della persona del SIGNORE o dell’ ETERNO, a seconda delle traduzioni, ma é sempre a YHWEH che si riferisce. I testi di riferimento sono numerosi, ma molto utili. Da questi emerge in maniera inequivocabile come l’Angelo del Signore non sia un inviato particolare di Dio, ma il SIGNORE stesso. Vediamo alcuni testi. Il primo testo nella Bibbia, dove incotriamo questo personaggio che si definisce l’“Angelo del SIGNORE”, è l’episodio con Agar e Ismaele. La lettura completa del testo di cui riportiamo i passaggi salienti ci mostra che si tratta del SIGNORE.

Genesi 16:7-13 «L’angelo del SIGNORE la trovò presso una sorgente d’acqua, nel deserto, pressò la sorgente che è sulla via di Sur, e le disse: “Agar, serva di Sarai, da dove vieni e dove vai?” Lei rispose: “Fuggo dalla presenza di Sarai mia padrona”. L’angelo del SIGNORE le disse: “Torna dalla tua padrona e umiliati sotto la sua mano”. L’angelo del SIGNORE soggiunse: “Io moltiplicherò grandemente la tua discendenza e non la si potrà contare, tanto sarà numerosa”. L’angelo del SIGNORE le disse ancora: “Ecco, tu sei incinta e partorirai un figlio a cui metterai il nome di Ismaele perché il SIGNORE ti ha udita nella tua afflizione; egli sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti, e la mano di tutti contro di lui; e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli”. Allora Agar diede al SIGNORE, che le aveva parlato, il nome di Atta-El-Roi, perché disse: “Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che mi ha vista”».

Dopo qualche anno, Agar sarà mandata definitivamente via dalla casa di Abramo, stavolta con il bambino Ismaele e si incontra ancora con quell’Angelo. In modo ancora più esplicito il testo fa intendere che si tratta di un incontro con Dio: «Dio udì la voce del ragazzo e l’Angelo di Dio chiamo Agar dal cielo e le disse: “Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del ragazzo là dov’è. Alzati, prendi il ragazzo e tienilo per mano, perché io farò di lui una grande nazione”. Dio le aprì gli occhi ed ella vide un pozzo d’acqua e andò, riempì d’acqua l’otre e diede da bere al ragazzo». (Gn 21:17-19). Vediamo, ancora una volta, “l’Angelo di Dio” che interviene e si rivela Dio stesso, anche perché adempie la promessa fatta, che solo Dio può compiere.

Il secondo episodio è con Abramo sul monte Moria mentre si accinge a sacrificare suo figlio Isacco. Improvvisamente gli si presenta l’Angelo del SIGNORE che lo ferma, e poi si rivela essere il SIGNORE stesso.

Genesi 22:11-16 «Ma l’Angelo del SIGNORE lo chiamò dal cielo e disse: ”Abramo, Abramo!” Egli rispose: “Eccomi”. E l’Angelo: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo”. Abramo alzò gli occhi, guardò, ed ecco dietro a sè un montone, impigliato per le corna in un cespuglio. Abramo andò, prese il montone e l’offerse in olocausto invece di suo figlio. Abramo chiamò quel luogo Jahvé-Iré“. Per questo si dice oggi: “Al monte del SIGNORE sarà provveduto”. L’ Angelo del SIGNORE chiamò dal cielo Abramo una seconda volta, e disse: “Io giuro per me stesso, dice il SIGNORE …”».

Altro episodio della Genesi vede protagonista Giacobbe con due eventi in cui si ripete la stessa presenza. L’Angelo di Dio appare in sogno a Giacobbe, e poi si rivela come Dio.

 

Genesi 31:11-13  «L’angelo di Dio  mi disse nel sogno: “Giacobbe!” Io risposi: “Eccomi!” L’angelo disse: “Alza ora gli occhi e guarda; tutti i maschi che montano le femmine sono striati, macchiati o chiazzati, perché ho visto tutto quello che Labano ti fa. Io sono il Dio di Betel, dove tu versasti dell’olio su una pietra commemorativa e mi facesti un voto” …». A Betel, in effetti, Dio era apparso in modo solenne a Giacobbe: «Il SIGNORE (YHWH) stava al di sopra di essa e gli disse: “Io sono il SIGNORE, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco”» (Genesi 28:13). Giacobbe a Betel aveva visto il SIGNORE (YHWH), lo aveva adorato e gli aveva parlato. In altre parole: “io sono Dio, il Signore che si è presentato a te a Betel”!

Genesi registra un altro episodio, con Giacobbe protagonista, ma questa volta non si incontra con un angelo ma con un “uomo” che lotta con lui e alla fine si rivela come Dio stesso (Genesi 32:22-30). Evidentemente questo non è un uomo qualunque che si rivela in tal sembianza, Giacobbe ha la consapevolezza di aver avuto un incontro con Dio stesso: «Ho visto Dio faccia a faccia e la mia vita è stata risparmiata» (v. 30). Il profeta Osea riprende questo episodio e ne definisce i protagonisti; quell’uomo è l’Angelo del SIGNORE: «Nel seno materno egli prese il fratello per il calcagno e, nel suo vigore, lottò con Dio; lottò con l’Angelo e restò vincitore; egli pianse e lo supplicò. A Betel lo trovò, là egli parlò con noi (Osea 12:3-4). Quell’Uomo o l’Angelo con cui ha lottato è YHWH il SIGNORE.

Ancora più interessante e rivelatrice e l’esperienza di Mosè, dove l’Angelo dell’Eterno dice di essere Dio, l’IO SONO:

L’Angelo del SIGNORE appare e, in un secondo momento, si rivela chiaramente come «il Dio di tuo padre, il Dio d’Abramo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe». Anche a Mosè, quindi, appare il YHWH o il SIGNORE! Ecco il testo…

Esodo 3:2-6 «L’Angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno. Mosè guardo, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non si consumava. Mosè disse: “Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!” Il SIGNORE (YWHW) vide che egli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: “Mosè! Mosè!” Ed egli rispose: “Eccomi”. Dio disse: “Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro”. Poi aggiunse: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio d’Abramo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe”. Mosè allora si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio».

L’Angelo del SIGNORE, il SIGNORE, Dio; tre espressione diverse per indicare lo stesso essere: Dio.

Esodo 3: 13,14 «Allora Mosè disse a DIO: «Ecco, quando andrò dai figli d’Israele e dirò loro: “Il DIO dei vostri padri mi ha mandato da voi”, se essi mi dicono: “Qual è il suo nome?”, che risponderò loro?». DIO disse a Mosè: «IO SONO COLUI CHE SONO». Poi disse: «Dirai così ai figli d’Israele: “L’IO SONO mi ha mandato da voi”».

L’Angelo dell’Eterno appare a Balaam, il quale si rende conto di non fare la volontà di Dio.

Numeri 22:32 «L’Angelo dell’Eterno gli disse: «Perché hai percosso la tua asina ben tre volte? Ecco, io sono uscito come tuo nemico perché la via che batti è contraria al mio volere 34 Allora Balaam disse all’Angelo dell’Eterno: «Io ho peccato, perché non sapevo che tu stavi sulla strada contro di me; ora perciò, se ciò che sto facendo ti dispiace, tornerò indietro».

L’autore del libro dei Giudici ci mostra in maniera chiara, al capitolo 6 (vv. 11-25) un essere soprannaturale che si presenta a Gedeone, dapprima è l’Angelo del SIGNORE (vv. 11 e 12), poi capiamo che è il SIGNORE stesso (vv. 14,15,18,23). Gedeone riconosce che l’Angelo dell’Eterno è Dio!

Giudici 6:21,22 Allora l’Angelo dell’Eterno stese la punta del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime; e dalla roccia salì un fuoco che consumò la carne e le focacce azzime; poi l’Angelo dell’Eterno scomparve dai suoi occhi. Così Gedeone si rese conto che era l’Angelo dell’Eterno, e disse: «Ahimè, o Signore, o Eterno! Poiché ho visto l’Angelo dell’Eterno faccia a faccia!».

Manoah e sua moglie temono di morire, perché entrambi riconoscono che l’Angelo dell’Eterno è Dio (vers. 22).

Giudici 13 :16-23 « L’Angelo dell’Eterno rispose a Manoah: Anche se tu mi trattieni non mangerò del tuo cibo; ma se vuoi fare un olocausto, offrilo all’Eterno”. (Or Manoah non sapeva che quello era l’Angelo dell’Eterno). Poi Manoah disse all’Angelo dell’Eterno: Qual è il tuo nome affinché, quando si avvereranno le tue parole, noi ti possiamo onorare?. L’Angelo dell’Eterno gli rispose: Perché mai chiedi il mio nome? Esso è meraviglioso. Così Manoah prese il capretto e l’oblazione di cibo e li offrì all’Eterno sul sasso. Allora l’Angelo compì una cosa prodigiosa, mentre Manoah e sua moglie stavano guardando: come la fiamma saliva dall’altare al cielo, l’Angelo dell’Eterno salì con la fiamma dell’altare. Al vedere questo, Manoah e sua moglie caddero con la faccia a terra. L’Angelo dell’Eterno non apparve più né a Manoah né a sua moglie. Allora Manoah si rese conto che quello era l’Angelo dell’Eterno. Manoah disse quindi a sua moglie: Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto DIO. Ma sua moglie gli disse: Se l’Eterno (YHWH) avesse voluto farci morire, non avrebbe accettato dalle nostre mani l’olocausto e l’oblazione di cibo, né ci avrebbe mostrato tutte queste cose, ed ora non ci avrebbe fatto udire cose come queste”».

Ci sono altri testi nell’A.T. che vanno sulla stessa scia, ma vogliamo chiudere con un testo molto importante dove l’Angelo dell’Eterno toglie l’iniquità, ossia perdona il peccato. In Zaccaria 3 è riportata una visione in cui questo Personaggio difende il sommo sacerdote Giosuè dalle accuse di Satana. 

Zaccaria 3:4 «l’Angelo dell’Eterno ordina che siano tolti a Giosuè gli abiti sudici e lo si rivesta di un abito candido, poi gli dice: “Guarda, IO ti ho tolto di dosso la tua iniquità… ».

Nessun angelo può togliere i peccati degli uomini: solo Dio può farlo!

Nel N.T. nel libro degli Atti, si afferma che l’Angelo del SIGNORE è Colui che ha consegnato le tavole della legge: Questi è colui che nell’assemblea del deserto fu con l’angelo che gli parlava sul monte Sinai e con i nostri padri, e che ricevette parole di vita da trasmettere a noi (Atti 7:38). E questo diventa ancora prova evidente che si tratta di Dio stesso in quanto per gli autori del Nuovo Testamento i comandamenti sono stati dati personalmente da Dio.

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