GESÙ CRISTO: L’IO SONO

Nel Vangelo di Giovanni possiamo leggere sette “Io sono”, che sono affermazioni che Gesù fa di se stesso. Vi sono tuttavia, sempre nello stesso Vangelo, altri testi nei quali Gesù Cristo si definisce l’IO SONO (Yhwh) e nei quali si identifica e mostra come Dio, però è un tema differente a questo. Per chi volesse approfondire la divinità di Gesù Cristo deve andare nella sezione: dottrine bibliche.

In questo studio vedremo:

 

1 - IO SONO IL PANE DELLA VITA

 Il 1° dei sette “IO SONO” del Vangelo di Giovanni

Giovanni 6:32-35 «Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo. Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo». Essi quindi gli dissero: «Signore, dacci sempre di questo pane». Gesù disse loro: «IO SONO IL PANE DELLA VITA;  chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete».

Il giorno successivo al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, la folla si trovava ancora nei pressi del mare di Galilea. Queste persone avevano visto Gesù salire sul monte per pregare e sapevano che non era salito in barca con i discepoli per raggiungere l’altra sponda. Tuttavia, il giorno dopo non lo trovarono da nessuna parte e andarono a Capernaum, e qui lo trovarono. Non riuscendo a trattenere la curiosità, gli domandarono quando fosse arrivato. Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico che voi mi cercate, non perché avete visto dei segni miracolosi, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo» (Gv 6:26,27).
Il Signore intendeva dire che soddisfare le necessità fisiche non è la cosa più importante. L’uomo non è costituito solamente da un corpo, ma è anche spirito: egli deve dunque adoperarsi per il cibo che dura in vita eterna, deve alimentare regolarmente la parte spirituale ogni giorno con la Parola di Dio. “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio” (Mt 4:4). I Giudei non capendo, ricordarono a Gesù il miracolo della manna (v 20) nel deserto, ed era come se dicessero a Gesù che Lui non aveva compiuto un miracolo così grande; gli citarono persino il Salmo 78:24-25 dov’è scritto: “Egli diede loro da mangiare del pane venuto dal cielo”. Con questo intendevano dire che Mosè aveva procurato ai loro padri del pane celeste e che il Signore non era più grande di Mosè.

 

Gesù Cristo rispose mettendo in chiaro due concetti:
1° Non fu Mosè a dare la manna, bensì Dio;
2° La manna non era il vero pane spirituale proveniente dal cielo.
La manna era cibo adatto per il corpo, ma non aveva altro valore se non quello nutrizionale. Il Signore qui stava parlando del vero pane perfetto che Dio manda dal cielo. Non è pane per il corpo, ma per lo spirito. Il Signore Gesù si rivela come il pane di Dio… che scende dal cielo, e dà vita. In questo modo intende affermare la superiorità del vero pane di Dio sulla manna del deserto. Inoltre, la manna non apportava beneficio a tutto il mondo, ma solo a Israele; invece il vero pane, ossia Lui che è disceso dal cielo, e dà vita a tutti gli uomini e non ad un solo popolo, ma a tutto il mondo. I Giudei ancora non capivano che il Signore Gesù stava parlando di se stesso come del vero pane e così gli chiesero del pane. Pensavano ancora al pane come alimento fisico. Purtroppo i loro cuori come le loro menti erano chiuse e forse mancavano anche di vera fede. Gesù spiegò questa verità con parole semplici e comprensibili: Egli è il pane della vita.
Il versetto ci insegna due importanti verità dottrinali:
1° Dio ha dato il Cristo affinché tutti possano salvarsi, nessuno escluso, e tutti coloro che lo riconoscono si potranno salvare.
2° L’umanità è responsabilità della propria salvezza.
Per essere salvati, ogni singola persona deve andare a Gesù ed accettarlo per fede e questo confuta la falsa dottrina della predestinazione, la quale insegna che Dio sceglie alcuni perché siano salvati ed altri per essere dannati; la Bibbia non insegna questa eresia in nessuno dei suoi 66 libri. Chi è salvato è salvato per grazia di Dio. Ma chi perisce per l’eternità, perisce per colpa propria. Tutti gli uomini sono condannati a causa della loro iniquità e malvagità. Chi perisce è perché non ha voluto esser salvato, ossia ha rifiutato Gesù Cristo come proprio Signore e Salvatore. Chiunque rifiuta di vivere una vita giusta e santa come quella di Gesù non può entrare nel cielo, nessun ribelle e peccatore entra nell’eternità, e siccome nessun essere umano è in grado di cambiare la propria natura e carattere, necessita di un aiuto esterno che solo lo Spirito Santo può dare.
Durante l’Ultima Cena : «Mentre mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo aver detto la benedizione, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo“. Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti,  perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati.» (Matteo 26:26-28).
L’indomani fu crocifisso. L’apostolo Paolo riguardo alla Cena del Signore, disse: «Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ora ciascuno esamini sé stesso, e così mangi del pane e beva dal calice» (1 Cor. 11:27-29). Potremmo chiederci che cosa significhi mangiare il pane o bere dal calice “indegnamente”? Questo significa non curarsi del vero significato del pane e del calice e dimenticare il prezzo tremendo che il nostro Salvatore ha pagato per la nostra salvezza; ma significa anche accostarsi alla mensa del Signore in modo superficiale o ritualistico senza aver confessato i propri peccati o non essersi riconciliati con il proprio prossimo. Dio perdona coloro che perdonano. Quindi se prima di accostarti agli elementi del pane (corpo di Cristo spezzato) e del vino (sangue di Cristo versato) ti ricordi che hai qualcosa da perdonare o farti perdonare, vai dalla persona interessa e per quanto è possibile, riconciliati. Così come Gesù ci ha perdonati e riconciliati a Dio attraverso il Suo sacrificio, anche noi siamo chiamati a perdonare e riconciliarci con i nostri simili. Dio non salva gli uomini contro la loro volontà, ma attraverso la Sua volontà. Ciascuno deve andare a Lui individualmente dimostrando il proprio pentimento e la propria fede, che si alimenta ogni giorno dalla lettura della Bibbia e dalla potenza dello Spirito Santo che viene riversato sul credente per somigliare sempre più a Cristo. Allora Dio lo salva!

E tu, quanto tempo dedichi ogni giorno alla lettura della Bibbia? Come alimenti la tua spiritualità?

2 - IO SONO LA LUCE DEL MONDO

A. Il 2° dei sette “IO SONO” del Vangelo di Giovanni

«E Gesù di nuovo parlò loro, dicendo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita» (Giovanni 8:12).

La metafora luce e tenebre è un concetto che si sussegue in tutta la Bibbia. L’apostolo Giovanni afferma che: “Dio è luce” (1 Giovanni 1:5), e se la luce è metafora di bene, verità, vita, rettitudine, bontà, ect; l’oscurità simboleggia il suo contrario, ossia il male, la menzogna, il peccato e la morte. Giovanni scrive: «Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo: Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità» (1 Giovanni 1:5, 6). Da notare che non ci viene detto che Dio è una luce, bensì che Egli è la Luce. La luce è parte della Sua natura ed essenza, come l’amore (1 Giovanni 4:8). Dio è completamente santo, giusto, buono, senza ombra o commistione di peccato, scevro da qualsiasi macchia di iniquità o traccia di ingiustizia ed è Suo desiderio che anche noi siamo come Lui.
Se Dio è Luce e vive nella luce, la stessa cosa però non si può dire di Satana che è tenebre e vive nell’ombra tramando il male sempre e comunque. Il mondo nel quale viviamo e dal quale Satana regna è il riflesso del suo dominio; del resto quello che vediamo intorno a noi non è altro che male e sofferenza, questo pianeta è immerso nelle tenebre più fitte ed è sprofondato nell’oscurità del peccato. La Bibbia però aveva profetizzato che una Luce sarebbe venuta ad illuminare la terra e portare nuovamente vita. «Il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell’ombra della morte, la luce risplende» (Isaia 9:1). La luce del mondo è venuta e questa Luce è Gesù Cristo. Senza di Lui non vi è liberazione dall’oscurità del peccato, e non vi è nessuna conoscenza del vero significato della vita e di tutto ciò che concerne l’eternità. Gesù promette a chiunque Lo seguirà che non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita e vita in abbondanza. Coloro i quali conoscono Dio e camminano con Lui, sono parte della luce e sono resi partecipi della natura divina. Gesù disse: «Voi siete la luce del mondo» (Matteo 5:14). Dio è luce, ed è nel Suo disegno che i credenti brillino della Sua luce, diventando più simili a Cristo giorno dopo giorno. «Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre» (1 Tessalonicesi 5:5). Il Signore usò inoltre la luce come immagine delle opere buone che un cristiano compie, poiché è animato dal Suo Spirito: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Matteo 5:16). Il compito del cristiano è quello di essere luce, di riflettere Gesù ovunque si trovi. Se non abbiamo questa luce o non riflettiamo la Sua luce, vuol dire che non siamo con Gesù e che siamo nelle tenebre, ossia siamo più vicini al nemico di Dio.
Ma cosa vuol dire “camminare nella luce?”. Significa fare progressi ed avanzare sempre più nella conoscenza di Dio e della Sua volontà. Camminare nella luce significa capire la verità e vivere come Lui ha vissuto, mettendo in pratica ogni Suo volere o comandamento. Quando Dio viene ad albergare nel nostro cuore, la Sua luce metterà in evidenza i nostri lati oscuri, evidenzierà quello che è nascosto nelle tenebre e mostrerà la vera essenza delle cose. La Sua presenza in noi farà in modo che il credente, oltre a confessare i peccati e le trasgressioni, permetterà a Dio di eliminare i vari problemi, poiché Egli rimuove ogni macchia o traccia di peccato. Camminare nella luce significa anche essere dei validi testimoni. I cristiani non possono stare fermi a guardare gli altri che camminano nell’oscurità del peccato, sapendo che coloro i quali si trovano nelle tenebre sono destinati alla morte eterna, che è la separazione eterna da Dio. La Luce del mondo desidera eliminare l’oscurità e dare vita eterna, la luce porta con sè la vita.
Nel portare la luce del Vangelo al mondo, dobbiamo necessariamente rivelare cose che le persone lascerebbero volentieri nascoste. La Luce è scomoda per coloro i quali sono abituati a muoversi nell’ombra (Giovanni 3:20). Apocalisse 2:5 «Ricordati dunque da dove sei caduto, ravvediti e fa’ le opere di prima; se no verrò presto da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi». Come figli adottivi di Dio, dobbiamo riflettere la Sua luce in un mondo oscurato dal peccato. Noi testimoniamo a coloro i quali non sono salvi «per aprir loro gli occhi e convertirli dalle tenebre alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, affinché ricevano mediante la fede in me [Gesù] il perdono dei peccati e un’eredità tra i santificati» (Atti 26:18). Noi siamo il “candelabro” che Dio ha lasciato nel mondo per fare luce a coloro che vivono nelle tenebre. Non dimentichiamo e non sottovalutiamo mai il compito che il Signore ci ha affidato, poiché molto presto la vera LUCE sta per ritornare e quando apparirà nel cielo, le tenebre saranno dissipate completamente e vivremo nella Sua Luce per tutta l’eternità.«Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli» (Apocalisse 22:5).

E tu, stai illuminando il mondo? Stai riflettendo la Luce di Cristo?

3 - IO SONO LA PORTA

Il 3° dei sette “IO SONO” del Vangelo di Giovanni

Giovanni 10:1-7 «In verità, in verità vi dico che chi non entra per la porta nell’ovile delle pecore, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Ma colui che entra per la porta è il pastore delle pecore. A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori. Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono quali fossero le cose che diceva loro. Perciò Gesù di nuovo disse loro: In verità, in verità vi dico: IO SONO LA PORTA delle pecore».

Gesù, con questo testo sta rispondendo ai farisei, i quali sostenevano di essere i veri pastori del popolo d’Israele. Il termine “ovile” sta ad indicare la nazione d’Israele, nella quale molti si erano palesati o autoproclamatesi guide e maestri spirituali, addirittura alcuni come il messia della nazione. Ma nessuno di questi era un vero pastore e nessuna profezia dell’A.T. confermava o suffragava la loro posizione, bensì erano dei “ladri” e dei “briganti”. Il ladro è colui che si impadronisce di ciò che non gli appartiene e il brigante depreda i beni altrui con la forza e senza farsi scrupoli; ecco perché Gesù accosta queste figure ai farisei, i quali pretendevano di guidare il popolo giudaico, ma di fatto erano guide cieche. l farisei erano dei laici: non appartenevano all’ordine sacerdotale, amavano la legge di Dio e per essere sicuri di osservarla scrupolosamente moltiplicavano i precetti, aggiungevano pesi e fardelli che neanche loro portavano, dimenticando che la salvezza rimane sempre un dono di Dio e non è mai una ricompensa di qualche opera umana. I farisei erano conosciuti per il fanatismo con il quale osservavano la Legge di Dio alla lettera; però così facendo ne stravolgevano il senso e l’applicazione spirituale. Gesù li rimproverò spesso, fino a dirgli: «Guide cieche, che colate il moscerino e inghiottite il cammello» (Matteo 23:24).
I farisei non solo non riconobbero il Messia, ma impedirono ad altri di accoglierlo come tale, arrivando persino a perseguitare tutti coloro che volevano seguire il vero Maestro e, infine, contribuirono anche alla Sua morte. Gesù era stato mandato a cercare e trovare le pecore perdute della casa d’Israele: era Lui il vero Pastore delle pecore. Gesù era il Salvatore atteso, e quando le pecore udirono la voce del Pastore, la riconobbero: quella era la voce del loro vero Pastore! In tutto il Vangelo vediamo Gesù chiamare le proprie pecore per nome, persino i ciechi riconobbero la Sua voce al suo passaggio. Matteo 10:49-52 «E Gesù, fermatosi, ordinò che lo si chiamasse. Chiamarono dunque il cieco dicendogli: “Fatti animo, alzati, egli ti chiama!”. Allora egli, gettando via il suo vestito, si alzò e venne a Gesù. E Gesù, rivolgendogli la parola, disse: “Che vuoi che io ti faccia?”. Il cieco gli disse: “Rabboni, che io recuperi la vista!”. E Gesù gli disse: “Va’, la tua fede ti ha guarito”. E in quell’istante recuperò la vista e si mise a seguire Gesù per la via». L’uomo riconobbe la voce del Signore Gesù, ma capì anche che i farisei erano degli estranei; perciò si rifiutò di ubbidire loro. Gli estranei erano i farisei e gli altri capi del popolo giudeo, i quali badavano alle pecore per il proprio tornaconto e la storia dell’uomo nato cieco lo illustra chiaramente. Gesù chiamò molti discepoli e tutti costoro udirono la Sua voce e Gli risposero, mettendosi al Suo servizio, seguivano il Maestro ovunque andasse. Anche oggi Gesù chiama per nome le persona, e coloro che ascoltano la Sua chiamata e Lo ricevono come proprio Salvatore entrano a far parte del Suo gregge.
Al tempo di Gesù, l’espressione le “conduce fuori” significava condurre il popolo giudaico dal vecchio Patto al Nuovo Patto. Il Signore Gesù condusse quelli che udirono la Sua voce fuori dell’ovile d’Israele, poiché non vi era libertà sotto la legge, ma vi era libertà solo nella Sua grazia. Quando il vero Pastore chiama le pecore per nome le porta lontano dai recinti umani, dall’ideologie politiche o dalla falsa spiritualità, le chiama fuori da Babilonia e le conduce dentro la Sua Chiesa. Inoltre, il vero Pastore non sta dietro al gregge, non deve spingerle o obbligarle a fare percorsi forzati, ma va davanti a loro, e le pecore Lo seguono perché Lo conoscono e sono consapevoli che le conduce verso pascoli verdeggianti e in luoghi sicuri. Le persone che Dio chiama e salva, non desiderano altro che seguire il Maestro, non ascolteranno mai più altre guide o altre religione o altre filosofia umane, desiderano stare e andare solo con Gesù, poiché solo il Signore ha parole di vita eterna, solo Cristo è la Porta della salvezza. Il cristianesimo non è né un credo né una chiesa, bensì una Persona, e questa Persona è il Signore Gesù Cristo (se uno entra per Me), Gesù è la porta. La salvezza si può ricevere solamente con Gesù Cristo. Questo invito è rivolto a tutti: Cristo è il Salvatore sia dei Giudei sia di tutti gli altri popoli, per essere salvati bisogna entrare e ricevere Lui per fede. Si tratta di un atto personale, senza il quale non vi è salvezza. Chi entra per quella porta sarà sottratto al castigo eterno e alla potenza del peccato, poiché Gesù ci libera da ogni schiavitù di peccato. Cristo non è solamente il Salvatore e il Redentore, ma anche colui che sostiene e nutre le Sue pecore, le quali troveranno pastura nelle cure amorevoli di Dio e nella Sua Parola.
E tu, hai accettato Gesù Cristo come tuo personale Salvatore e Liberatore? Sai riconoscere la Sua voce quando ti chiama o ti parla?
 

4 - IO SONO IL BUON PASTORE

Il 4° dei sette “IO SONO” del Vangelo di Giovanni

Giovanni 10:11-16  «IO SONO IL BUON PASTORE; il buon pastore dà la sua vita per le pecore. Il mercenario, che non è pastore, e al quale non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga (e il lupo le rapisce e disperde), perché è mercenario e non si cura delle pecore. Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. Ho anche altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore».

Qui Gesù si definisce il buon pastore che dà la Sua vita per le pecore. Di solito avviene il contrario, sono le pecore che danno la propria vita al pastore. Il Signore Gesù, invece, morì per il suo gregge. In questo brano troviamo due figure a contrasto: il mercenario e il pastore. Il mercenario è colui che presta i propri servigi dietro compenso, ossia viene pagato dal pastore o proprietario del gregge per prendersi cura delle pecore in sua assenza. I farisei ben incarnavano la figura del mercenario: la loro sollecitudine nei confronti degli altri era condizionata dal riscontro economico che essi percepivano in cambio. Il mercenario lavora perché è pagato e non ha alcuna cura delle pecore, poiché è solo interessato al proprio tornaconto e non al bene del gregge. Il mercenario, quando vede giungere un pericolo, scappa e abbandona le pecore alla mercé del lupo o dei briganti, poiché non gli appartengono. Il pastore invece, non solo difende il gregge da qualsiasi pericolo, ma va’ a cercare anche quelle che si sono disperse e fascia quelle ferite, e se una pecora non può camminare se la carica sulle spalle. Il gregge oltre ad essere in balia dei mercenari e dei lupi o di altre bestie feroci, deve essere guardingo dai ladri, i quali vengono per rubare, ammazzare e distruggere. Il ladro viene per soddisfare le proprie ambizioni egoistiche e questa figura rappresenta Satana, che non ha altro scopo se non quello di ammazzare o disperdere le pecore.
Al contrario del ladro o del mercenario, il Signore Gesù non si avvicina per fini egoistici, non viene per prendere ma per dare. Egli è venuto affinché gli uomini abbiano vita e l’abbiano in abbondanza. Riceviamo la vera vita non al nostro concepimento, ma dal momento in cui accettiamo Gesù come nostro Salvatore e dopo esser stati battezzati, iniziamo la nostra nuova vita che è caratterizzata dalla presenza dello Spirito Santo dimorante in noi. Da questo momento ha inizio la vita in abbondanza, che è eterna e non avrà mai più fine, oltre ad essere ricca di esperienze e benedizioni senza pari. Il gregge oggi è la chiesa, la quale è sempre stata attaccata nei secoli da vari “ladri” o dai “lupi rapaci”, i quali vengono per perseguitare, disperdere e infierire sul popolo di Dio. Inoltre dentro la Chiesa vi sono anche dei mercenari, e sono uomini che scelgono il ministero come una fonte di guadagno o comoda occupazione, senza però provare vero amore per le pecore di Dio, né per la Sua opera. Per essere una vera guida del gregge del Signore è necessario che il termine “pastore” sia preceduto dell’aggettivo “buon” (gr. kalos) che significa “ideale, degno, scelto, eccellente”, che poi sono le stesse qualità che aveva Gesù. Il Signore Gesù Cristo è il Pastore per eccellenza, Egli conosce le proprie pecore ed i propri pastori ed essi conoscono Lui e, non riconoscono altra voce se non quella del proprio Pastore. L’obiettivo del Buon Pastore è quello di raccogliere le pecore in un solo gregge. Giovanni 17:21 «affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch’essi uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato”.
 
Giovanni 10:16 «Ho anche altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore». Le altre pecore di cui parla questo brano del Vangelo sono i pagani, gli stranieri. Il cuore compassionevole del Signore Gesù si preoccupava anche della salvezza degli altri popoli, ossia di tutti quelli al di fuori d’Israele, e profetizza che il popolo o il gregge sarebbe stato uno solo; inoltre, affinché questo si potesse realizzare era necessaria la Sua morte. Egli parlò della propria vita e del potere di deporla e di riprenderla, e Gesù poteva fare tutto questo perché egli è Dio. Nessuno può togliere la vita al Signore è Lui che la depone per noi; la Sua morte e la Sua risurrezione erano indispensabili all’adempimento della volontà del Padre; perciò, Gesù fu ubbidiente fino alla morte e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture.

Giovanni 10:28 «e io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano».

Questa è una delle promesse più belle che troviamo nella Bibbia.

E tu, ti senti al sicuro nella mano di Gesù? Senti il Suo amore, le Sue cure e la Sua protezione?

 

5 - IO SONO LA RESURREZIONE E LA VITA

Il 5° dei sette “IO SONO” del Vangelo di Giovanni

Giovanni 11:25 «IO SONO LA RESURREZIONE E LA VITA; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo».

Nel capitolo successivo a Giovanni 10, troviamo il racconto della morte di Lazzaro, un racconto intenso, pieno di emozioni e di colpi di scena. Quando Gesù arriva a Betania trova il suo amico Lazzaro morto da quattro giorni. Come Marta ebbe udito che Gesù veniva Gli andò incontro e disse: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto» (Gv 11:21). Marta credeva che Gesù avrebbe potuto guarire Lazzaro che non sarebbe morto; tuttavia la sua era una fede imperfetta. La donna era convinta che il Signore avrebbe potuto farlo solo se fosse stato presente: ella non conosceva la potenza di Dio e che Gesù era in grado di guarire una persona a distanza o che potesse risuscitare i morti. La fede di Marta è la fede di molti, crediamo ma non a sufficienza da smuovere le montagne. Spesso quando ci troviamo in situazioni simili o nel dolore, anche noi potremmo parlare come Marta ( es: “se quel medico fosse arrivato in tempo… o se quel farmaco o terapia avesse fatto effetto, la persona amata non sarebbe morta”). Spesso dimentichiamo che ogni cosa è nelle mani del Signore e nulla accade senza il suo consenso o volere.
Marta confidava che Dio avrebbe risposto alle richieste, ma in quel momento non osava credere che il fratello potesse risuscitare. Dalle parole di Marta è evidente che ella non riconosceva ancora la deità del Signore, e Gesù per accrescere la sua fede le fece un annuncio straordinario, sbalorditivo: Lazzaro sarebbe risorto. Marta rispose: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno» (Gv11:24). È sorprendente vedere come il Signore si comportò con questa donna affranta dal dolore, cercando di condurla passo dopo passo a confidare in Lui, come in Dio. Marta sapeva che Lazzaro un giorno sarebbe risuscitato, in questo aveva una fede certa, ma quello che non capiva ancora che ciò sarebbe accaduto in quello stesso giorno. Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» (Gv 11: 25,26 ). Parafrasando questo versetto, il Signore le dice: “Non comprendi ancora, Marta? Non ti sto dicendo che Lazzaro risusciterà l’ultimo giorno, ma ora in questo preciso momento. IO SONO Dio e detengo il potere di dare vita, IO SONO LA VITA. Posso risuscitare Lazzaro dai morti proprio ora, e lo farò!”.
Giovanni 1: 4 «In lei (la Parola/Gesù) era la vita, e la vita era la luce degli uomini». Giovanni scriverà in Apocalisse: «io (Gesù) fui morto, ma ecco sono vivente per i secoli dei secoli, amen; e ho le chiavi della morte e dell’Ades» (Ap. 1:18). Il Signore come fu giunto nel luogo della sepoltura, disse: «“Lazzaro, vieni fuori!”. Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario”» (Gv 11:43,44). Nel fare questo Il Signore guardava avanti, molto avanti, ossia al tempo in cui tutti i veri credenti risusciteranno, e questo avverrà quando Egli ritornerà per portare i Suoi a casa, nel Suo regno e nell’eternità.
A quell’epoca ci saranno due gruppi di credenti: quelli morti nella fede e quelli che, al Suo ritorno, saranno ancora in vita. Il credente che sarà vivo al momento del ritorno del Signore non morirà mai, sarà trasformato in un istante, in un batter d’occhio e portato in cielo. Gesù, al Suo apparire porterà in vita i morti di ogni tempo e trasformerà sia i viventi che i resuscitati, donandogli un corpo immortale.1 Corinzi 15: 54 «Quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: «La morte è stata sommersa nella vittoria». Quello che possiamo apprendere da questo racconto, è che bisogna comprendere ed aspettare i tempi di Dio; Gesù non arriva mai in ritardo nelle vita di nessuno, come nel caso di Lazzaro. Il Salvatore non resuscita solamente corpi senza vita, il Suo scopo è dare Vita Eterna a chiunque crede. Quando Gesù entra nella vita di qualcuno lo “resuscita” a nuova vita. Il Signore ogni giorno resuscita dei “morti viventi”, ossia, tutti quelli che pur essendo fisicamente viventi, sono spiritualmente morti, e sono tutti quelli che sono senza speranze ed obiettivi nella vita. Prima della resurrezione finale, forse anche tu hai bisogna di una “resurrezione” temporanea, di una nuova ripartenza, e se ci credi veramente avrai anche quella. Fidati di Dio! 

1Giovanni 5,12 «Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita».

E tu, credi che Gesù ti può resuscitare o trasformare e donarti la vita eterna?

 

6 - IO SONO LA VIA, LA VERITÀ E LA VITA

Il 6° dei sette “IO SONO” del Vangelo di Giovanni

Giovanni 14: 3-7 «Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via». Tommaso gli disse: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?» Gesù gli disse: «IO SONO, LA VIA, LA VERITA’ E LA VITA; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se mi aveste conosciuto avreste conosciuto anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l’avete visto».

Gesù sta dicendo ai discepoli che essi conoscono la via del luogo dove sta per andare; Tommaso non comprese le parole del Signore, ecco quindi un chiarimento per fugare ogni dubbio: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14:6).
LA VIA. Gesù è senza dubbio la sola “via” per conoscere Dio e per poter accedere alla vita eterna. Solo conoscendo Dio possiamo dare un senso ed un valore reale a questa vita. Gesù è inoltre la sola “via” con la quale Dio ha riconciliato a Sè l’umanità. 2 Corinzi 5:19 «poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione».
LA VERITÀ. Gesù disse: “io sono la verità”… con il termine “la verità” non si deve intendere un concetto filosofico o scientifico, ma nel senso biblico. Gesù Cristo è la personificazione stessa della verità, il depositario della verità. Giovanni 1:14 «E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e verità…». Giovanni 8:31,32;36 «Se perseverate nella Mia parola, siete veramente Miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi … Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi». Ponzio Pilato domandò a Gesù: “Cos’è la verità?” Pilato fece questa domanda a seguito di un’altra che aveva posto a Gesù poco prima, per la quale ricevette questa risposta: «…per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce» (Giovanni 18:37). La Verità è una persona, Gesù Cristo, ed è per questo che se vogliamo conoscere la Verità dobbiamo imparare ad ascoltare quello che il Signore ci rivelerà tramite la Sua Parola. La Verità proviene dalla rivelazione di un Dio che fa conoscere Se stesso, il Suo pensiero e la Sua volontà.
LA VITA. Gesù Cristo è anche “la vita”. Giovanni 1:1-4 «Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio… Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (la Parola), e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta. IN LUI ERA LA VITA E LA VITA ERA LA LUCE degli uomini». In ogni religione è comune il concetto che ogni cosa sia creata da un dio, termine questo che esprime qualcosa di vago e impersonale; per contro la Bibbia ci presenta il Creatore che è un Dio (Elohim= insieme di Persone), il Quale si presenta con il nome di YHWH. Inoltre il Signore Gesù Cristo, oltre che dare la vita alle creature, portandole all’esistenza, ha dato la Sua stessa vita, il Suo sangue come riscatto; offrendo a tutti nuovamente la possibilità di ricevere “la vera vita”, ossia quelle eterna (Efesini 1:7; 1 Giovanni 1:7). Gesù, che non aveva mai conosciuto peccato, ha deciso di prendere su di Sé la colpa delle tue trasgressioni, affinché tu potessi ricevere la Sua giustizia. Gesù vuole salvare tutti e perciò: «ha dato Se stesso come prezzo di riscatto per tutti» (1Timoteo 2:6). Gesù ha sperimentato sulla croce la nostra condanna, perché «portò i nostri peccati nel Suo corpo sul legno della croce» (1Pietro 2:24); non sei più perso, né separato da Dio, perché Egli ha subito la morte che era tua, affinché potessi avere vita eterna. Egli ha saldato il tuo debito, ha pagato il tuo conto. Gesù è stato trattato come tu meritavi, affinché tu potessi essere trattato come Egli meritava. Nel prossimo ed imminente futuro, Gesù apparirà dal cielo e ridarà la vita a milioni e milioni di morti, i quali verranno resuscitati per vivere per sempre nel Paradiso o Nuova Terra.

Giovanni 5:28,29 «Non vi meravigliate di questo; perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori; quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in risurrezione di giudizio».

E tu, conosci la Via? Vivi nella Verità? Hai la Vita eterna?

 

7 - IO SONO LA VERA VITE

Il 7° dei sette “IO SONO” del Vangelo di Giovanni

Giovanni 15:1-6 «IO SONO LA VERA VITE e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciata. Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si brucianoI».

Nell’A.T. la nazione d’Israele veniva spesso raffigurata come una vigna (Isaia 5) piantata da Yahweh. Il popolo d’Israele si era dimostrato nel corso dei secoli infedele e improduttivo e, così, il Signore Gesù ora presentava Se stesso come la vera vite. Inoltre Gesù, con la parabola: “degli operai delle diverse ore” (Matteo 20: 1-16), estende la Sua vigna a tutti i popoli e non più ad Israele soltanto.
Nell’affermare che… «ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via», sta ad indicare coloro che millantano di essere cristiani e non lo sono, ma allude anche al credente che perde la salvezza perché non porta frutto, ossia non è in comunione con Cristo, non manifesta il Suo carattere e non opera e vive come  il Signore. Mentre i tralci che portano frutto sono oggetto di potatura e questo indica che Dio elimina dalla nostra vita tutti quei comportamenti o cattive abitudine come bere, fumare, spettegolare, giocare d’azzardo, essere violenti, irascibili, adulteri, guardare film immorali di violenza o sesso, ect…che non Lo onorano e non Lo rappresentano. Il tralcio che dà frutto è il credente che diventa sempre più simile al Signore Gesù e vive come Cristo. Il tralcio che porta frutto, sono tutti quei credenti che sono attivi nelle opere socialmente utili, i quali testimoniano la loro fede ad altri, sono quei credenti che sono impegnati nell’evangelizzazione.
Come una vera vite deve essere liberata da parassiti, erbacce, così il credente deve essere purificato da tutte le cose mondane che gli si attaccano addosso e contaminano la sua vita ed inficiano il rapporto con Dio. Ogni tralcio deve “dimorare” e questo significa… trattenersi, fermarsi in un luogo, restare dove ci si trova; il credente ora si trova in Cristo: quello è il suo posto, ed è lì che si deve fermare. Il credente nel suo cammino spirituale deve quotidianamente rimanere in intima relazione con il Signore; un tralcio che non dimora, o rimane nella vite, si secca e muore. Così noi rimaniamo in Cristo quando preghiamo, leggiamo e mettiamo in pratica la Sua Parola, facendo le cose che Gli sono gradite. Quando dimoriamo in Cristo ed Egli dimora in noi abbiamo tutta la linfa necessaria, Egli ci fornisce tutta la forza e le risorse spirituali che ci occorrono.
Un tralcio di vite ha un grande scopo: portare frutto, ma quale sono i frutti principali del cristiano? Sono il frutto dello Spirito: «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo» (Ga 5:22), ossia avere il carattere di Cristo. L’apostolo Paolo fissa l’asticella che ogni cristiano deve raggiungere e dice:  «Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Galati 2:20). Questo è il vero obiettivo del cristiano: essere come Cristo! Più restiamo attaccati al Signore, più impareremo a pensare come Lui, a parlare come Lui, ad agire come Lui, poiché siamo animati e guidati dal Suo Spirito. Più lo conosciamo, tramite la sua Parola, più comprenderemo la Sua volontà e più la nostra volontà si accorderà con la Sua e saremo come il Signore. Ciò significa che, quando dimoriamo in Lui, diamo prova di essere dei veri discepoli e dei validi testimoni del Suo nome.

E tu, che tralcio sei? Stai portando frutto o ti stai seccando?

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