1- SEGUIMI!
Marco 2:13 -17 Gesù uscì di nuovo lungo il mare e tutta la folla veniva a lui, ed egli li ammaestrava. Nel passare vide Levi figlio di Alfeo, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, alzatosi, lo seguì. Or avvenne che, mentre egli era a tavola in casa di Levi, molti pubblicani e peccatori si misero a tavola con Gesù e con i suoi discepoli; infatti erano molti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi e i farisei, vedendolo mangiare con i pubblicani e con i peccatori, dissero ai suoi discepoli: «Come mai mangia e beve egli in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». E Gesù, udito ciò, disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a ravvedimento» (Matteo 9:9; Lu 5:27-32).
Mentre il Signore predicava in riva al mare, vide Levi il pubblicano, seduto al banco delle imposte intento a riscuotere delle tasse per conto di Roma. I pubblicani erano le persone più odiate e disprezzate dagli ebrei, poiché venivano considerati infami e traditori della nazione. I pubblicani erano visti come uno strumento dell’oppressione romana, poiché nell’estorcere il denaro ai loro connazionali, si trattenevano una parte per i loro interessi, arricchendosi a spese dei loro fratelli. I pubblicani oltre a essere disprezzati, venivano considerati tra le persone più spregevoli, la feccia della società al pari delle prostitute; ed è a questa categoria di persone che appartiene Levi Matteo, figlio d’Alfeo. Gesù si avvicinò a questo pubblicano e gli disse: “Seguimi”! Matteo provò stupore a quelle parole del Maestro, ma senza esitare un solo secondo, si alzò e lasciata ogni cosa, si mise a seguirlo. Anche quando Gesù disse a Pietro e ai suoi compagni di seguirlo, essi lasciarono subito barche e reti e si misero a seguirlo. Non vi furono né incertezze né dubbi, non esitarono a lasciare la loro posizione redditizia, per una incerta e piena di difficoltà. Per queste persone era un grande onore essere con Gesù, udire le Sue parole e collaborare con la Sua opera. La chiamata rivolta a Matteo, fece sorgere una grande indignazione, ma come poteva un Maestro religioso scegliere come Suo discepolo un pubblicano? I farisei giudicavano Matteo in base al suo lavoro di esattore, mentre Gesù vide in quell’uomo un cuore aperto alla verità.
Da queste prime righe possiamo apprendere un’importante lezione, che è quella di ubbidire alla chiamata di Gesù, subito e senza discutere. Quando il Signore ci parla, dobbiamo metterci all’ascolto della Sua voce ed eseguire i Suoi comandi senza esitazione.
Giovanni 10:27 «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco, ed esse mi seguono»
A volte, l’ubbidienza potrà sembrare un gran sacrificio, ma nell’eternità non la considereremo più come tale. Il missionario e martire Jim Elliot sosteneva che “non è uno stupido chi dà ciò che non può tenere per guadagnare ciò che non può perdere”. Matteo aveva ascoltato gli insegnamenti del Salvatore e, quando tramite lo Spirito di Dio prese coscienza delle sue colpe, cercò il Suo perdono e Gesù si fece trovare, anzi, lo andò a cercare; poiché Gesù disse: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele» (Matteo 15:24).
2 - GESÙ IN CASA DI MATTEO
Levi preparò in casa sua un convito per presentare i suoi amici al Signore Gesù. Ovviamente, gli amici di Matteo appartenevano alla sua stessa condizione: pubblicani e peccatori. Il banchetto fu fatto in onore di Gesù, il quale non esitò ad accettare quell’invito pur sapendo che lo avrebbe messo in cattiva luce agli occhi del popolo. Per il Signore ogni persona che viene a Lui è un’anima assetata dell’acqua della vita; ed è solo Lui che può ristorarci con quell’acqua. Apocalisse 21:6 «…. Io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita». Gesù disse anche: «Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori» (Giovanni 6:37). Levi aveva almeno tre motivi per organizzare il grande banchetto. Egli desiderava: 1° onorare il Signore per averlo perdonato, salvato e benedetto; 2° testimoniare pubblicamente la sua conversione e la nuova fede; 3° presentare ai suoi amici Gesù e il Suo Vangelo. Gesù accettò l’invito e si trattenne con i pubblicani e i peccatori, e molte di quelle persone intervenute al banchetto, rimasero impressionate dagli insegnamenti del Salvatore. I pubblicani ascoltarono con grande interesse le parole di Gesù, anche perché non si sentirono né additati né giudicati, e il Signore ha approfittato di quell’occasione per insegnare verità a loro sconosciute. Per Matteo, l’esempio di Gesù al banchetto fu una lezione importante. Lui che era un pubblicano disprezzato, si sentì amato e divenne uno dei collaboratori più devoti, seguì Gesù per tutto il Suo ministero.
Quando i rabbini vennero a sapere della presenza di Gesù alla festa di Matteo, colsero quell’occasione per accusarlo, e lo fecero tramite i discepoli. Invece di andare direttamente da Lui, andarono dai suoi discepoli, cercando di insidiare la loro fiducia e la loro lealtà verso il Maestro. La loro politica consisteva nell’accusare il Cristo e di mettere i Suoi discepoli contro di Lui. Stavano usando lo stesso metodo di Satana, provocando discordie e divisioni; poiché il loro intento era mettere uno contro l’altro. Ed è per questo che dissero: “Come mai mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?”. Gesù, udito questo, non attese che i discepoli rispondessero, intervenne e ricordò loro che non erano i sani ad aver bisogno del medico, bensì i malati, ed è per questo che gli disse:
Or andate e imparate che cosa significa: “Io voglio misericordia e non sacrificio”. Perché io non sono venuto per chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori» (Matteo 9:13).
Gli scribi si consideravano sani, perciò non ammettevano di aver bisogno del grande Medico; mentre i pubblicani e i peccatori, riconoscevano la propria colpa e il bisogno di essere salvati. In realtà i farisei non erano giusti: essi avevano bisogno di essere salvati tanto quanto i pubblicani, ma non erano disposti a confessare il proprio peccato e a riconoscere la propria colpa. I farisei si vantavano della loro rigorosa osservanza dei precetti e delle forme, mentre i loro cuori erano pieni di invidia e animosità. Seppur, Gesù era venuto proprio per persone come loro, la Sua missione era proprio quella di chiamare i peccatori al ravvedimento e alla conversione, ma i farisei lo rifiutarono. E qui c’è un’altra importante lezione per noi. Non dovremmo chiuderci nelle nostre comunità di persone convertite; piuttosto, anche noi dovremmo andare a cercare coloro che non conoscono il Signore. Dovremmo imparare a fare amicizia con tutte le persone, soprattutto con coloro che sono emarginati, indigenti, malfamate o malviste dalla società, per offrire loro il nostro aiuto e per presentargli Gesù il Salvatore. Facendo però attenzione a non mettere in pericolo la nostra vita, lasciandoci trascinare sul loro terreno. Anche noi come Gesù dovremmo essere chiamati o riconosciuti come “l’amico dei peccatori”. Gli scribi pensavano di rovinare la reputazione del Signore con questa frase, ma ciò che essi consideravano un’offesa si trasformò in un amorevole omaggio: tutti i redenti riconoscono in Gesù l’amico dei peccatori, ed è per questo che gli saranno eternamente grati.
3 - CONCLUSIONE
Quando Gesù ti passerà vicino perché ti vuole incontrare, cosa gli risponderai se ti dice: “Seguimi”! Risponderai come il pubblicano, che ha lasciato ogni cosa per seguirlo o gli dirai: non ora, forse dopo, oppure declini l’invito? Matteo, non ci ha pensato un secondo, non ha perso tempo, si è alzato e lo ha seguito subito. Il pubblicano ha abbandonato un lavoro tradizionalmente disonesto, ma molto redditizio, per diventare immediatamente un discepolo di Gesù. Matteo chiuse una porta, ma gli si è spalancato un portone, e vero che perse un buon reddito, ma trovò onore, rispetto e dignità. Perse delle certezze e delle sicurezze, ma si imbarcò in un’avventura meravigliosa che non avrebbe mai osato immaginare o sognare. La ricompensa di Matteo, oltre a divenire uno dei dodici e ricevere l’onore di scrivere il Vangelo che reca il suo nome, ha un posto nel regno di Dio affianco a Gesù. Matteo 19:28 «E Gesù disse loro: «Io vi dico in verità che nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, anche voi, che mi avete seguito, sarete seduti su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele». Quando Gesù ti chiederà di seguirlo, non è detto che ti chieda anche di abbandonare il tuo lavoro, i tuoi sogni o aspirazioni. Ma di certo ti chiederà di abbandonare il peccato e cambiar vita! Ti chiederà di essere il tuo Dio e il Signore della tua vita. Egli in cambio ti offre la vita eterna nel Suo regno. Vale proprio la pena lasciare tutto per seguire il Maestro!
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