La dottrina su Dio che troviamo nell’A.T. è rigorosamente monoteistica. Tanto nei libri di Mosè quanto in quelli degli altri profeti s’insiste sull’unità e unicità del Dio d’Israele. Tuttavia, fermo restando la realtà del monoteismo, è pur vero che in vari punti della rivelazione veterotestamentaria si intravede una pluralità all’interno dell’unità divina. In questo studio andremo ad analizzare proprio questo: il Dio della Bibbia è una sola persona oppure sono più persone? Lo studio si compone di cinque parti, e sono:
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Il monoteismo nell’A.Testamento
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Chi è YHWH?
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Chi è l’Angelo dell’Eterno?
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Padre, Figlio, Spirito Santo nell’A. Testamento
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Padre, Figlio, Spirito Santo nel N. Testamento
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Il concetto di “persona”. Possiamo definire lo Spirito Santo una persona?
1- INTRODUZIONE
Seguendo il consiglio di Gesù, che affermò: «Questa è la vita eterna: che conoscano (letteralmente che continuino a conoscere) te il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo» (Giovanni 17:3). Da questo versetto possiamo comprendere che il percorso nella fede è una continua crescita nella conoscenza di Dio. Anche se, Dio è ben oltre i nostri schemi mentali e di come le religioni vogliono presentarcelo; poiché Egli è al di là di tutte le spiegazioni profuse sulla Sua divinità. Ma ciò non toglie che possiamo conoscere aspetti del Suo carattere e della Sua natura, perché sono chiaramente rivelati nella Scrittura. Se cercassimo di spiegare Dio con la sola sapienza umana, resteremmo alquanto delusi, poiché è un po’ come se usassimo una lente d’ingrandimento per studiare le galassie. L’intelletto umano non è in grado di scrutare o scandagliare le profondità del divino, e per questo è indispensabile la presenza e l’azione dello Spirito Santo, visto che si tratta di uno studio su Dio, in particolare sul Dio unico che si presenta come Padre, Figlio e Spirito Santo. In questo studio cercheremo di capire se Dio è tri-unitario o se è una sola persona, ovviamente attraverso quello che è rivelato nella Bibbia e quello che lo Spirito Santo ci permetterà di comprendere e rivelarci.
1Corinzi 2:10-11 A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Infatti chi, tra gli uomini, conosce le cose dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio.
In questo studio dove esporremo solo alcuni concetti sul tema, non abbiamo la pretesa né la velleità di spiegare Dio, ma di trattare quello che è comprensibile al nostro intendimento. Quando si parla di Padre, Figlio e Spirito Santo, citandoli singolarmente o collettivamente, si è quasi unanimi nel riconoscere queste tre figure; se invece, per sintetizzare si usa il termine Trinità o Tri-unità, allora è facile che si elevino delle barricate e delle prese di posizione contrarie. In questo studio esamineremo alcuni tra i testi più importanti o rilevanti della Scrittura, affinché possano fornirci un’idea sufficientemente provata dell’esistenza di un Dio Unico, che non è una singola persona. Inoltre, vedremo come Dio si rivela progressivamente nella storia, partendo da come era conosciuto nell’A.T. e come lo conosciamo oggi. Prima però di addentrarci nell’esegesi di alcuni di questi testi, vediamo le principali eresie che attraverso i secoli hanno contribuito a creare e fomentare la confusione teologica sul tema.
DOCETISMO: Il docetismo è una dottrina gnostica. Il suo nome deriva dal verbo greco dokéin, che significa “apparire”. Secondo i docetisti, non era concepibile che in Gesù Cristo potessero convivere contemporaneamente natura umana e divina, essendo queste rappresentazioni, rispettivamente, del male e del bene. Da questa considerazione deriva che Cristo non poteva avere un corpo umano reale, ma soltanto un corpo etereo o apparente.
ADOZIONISMO: Cristo è stato un semplice uomo che divenne Messia e Figlio nel momento in cui, ripieno di Spirito, fu “adottato” dal Padre come Suo Figlio.
MONARCHIANISMO E MODALISMO: Un monarchiano crede nell’unità di Dio (la parola latina monarchia significa “governo unico”) e questo per negare la natura trina di Dio. Nei primi secoli del cristianesimo il termine monarchiano indicò coloro che volevano salvaguardare l’unità di Dio a scapito della distinzione delle singole Persone divine. Il monarchianismo si distingue in monarchianismo ebionita o dinamico e in monarchianismo modalista o patripassiano. I seguaci della prima eresia affermavano che l’unico Dio è il Padre, mentre il Figlio e lo Spirito Santo non sono Persone divine, anzi Cristo è solo un uomo che è stato adottato dal Padre. L’ideatore di questa apostasia fu Teodato di Bisanzio, ma l’esponente più illustre fu Paolo di Samosata. La seconda corrente, quella dei monarchiani modalisti, annullano la distinzione personale tra il Figlio e il Padre, considerandoli modi diversi di rivelarsi, attribuendo al Padre stesso l’incarnazione e la morte sulla croce (da cui il nome di patripassiani). Primo rappresentante ne fu Noeto (sec. II). Sia il Modalismo che il Monarchianismo sostengono inevitabilmente la dottrina del Patripassianismo, ossia l’insegnamento che Dio Padre soffrì sulla croce con (o come) il Figlio e sono strettamente correlati al Sabellianismo. Sabellio raffinò il Monarchianismo riducendo le Persone divine a semplici modalità transitorie: Dio è ora Padre, ora Figlio, ora Spirito secondo il modo di agire. Un modalista vede Dio come una sola Persona, anziché tre, e crede che il Padre, il Figlio e lo Spirito siano semplicemente modi o forme differenti della stessa Persona divina, ossia Dio è stato Padre, poi si è manifestato come Figlio e infine come Spirito Santo. Secondo il modalismo, Dio può passare da una manifestazione all’altra.
ARIANESIMO: Dio è l’onnipotente Creatore che ha generato-creato il Figlio Gesù, subordinato e proveniente dal Padre; il Cristo, a sua volta, ha “creato” lo Spirito e a Lui subordinato. La prima parte di questa dottrina apostata è presente nei testimoni di geova. Fu necessario convocare un concilio per appianare queste dispute teologiche. L’imperatore Costantino il 20 maggio del 325, indice e presiede il Concilio di Nicea, nel quale viene affermata l’eterna divinità del Figlio e dello Spirito.
La lista delle correnti eretiche nella storia del cristianesimo è lunga, ma noi preferiamo fermarci qui, anche perché il nostro obiettivo è far parlare la Bibbia e non le errate interpretazioni degli uomini. Invitiamo il lettore che si accinge a leggere le varie sezioni di questo studio, ad andare anche oltre i confini della pura ricerca biblico-teologica. Anche se, la ricerca e conoscenza biblica è fondamentale, è altresì indispensabile avere una relazione con Dio, fatta di esperienze personali con il Signore.
Atti 17: 23 «… Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo; e non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa. Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi».
2 - IL MONOTEISMO NELL’ANTICO TESTAMENTO
La Bibbia è la testimonianza degli atti di Dio e di quello che Lui ci comunica attraverso i profeti. In questa Parola rivelata il Signore ci vuole trasmettere chi Egli è, il Suo carattere e la Sua natura, il Suo volere ed agire, ma soprattutto ci rivela il Suo amore per l’umanità caduta e il piano della salvezza. Il racconto della Bibbia inizia con Dio intento a creare, ma chi è questo Dio? Il testo sacro esordisce presentandolo come un Elohim, che come vedremo ha una valenza plurale, infatti nel primo versetto di Genesi 1:1 “Nel principio Dio (Elohim-plurale) creò (verbo al singolare)”, e si conclude descrivendo Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo) che ci invitano ad entrare nella nuova creazione (Ap 22:17-21).
DIO= ELOHIM
ELOHIM (אֱלוֹהִים ,אלהים) è il plurale della parola ebraica elohah (אלוה), forma estesa del nome comune semitico “divinità o deità”. Questa parola è menzionata 32 volte nel primo capitolo della Genesi, oltre 2500 volte nel A.T. e si tratta di un plurale intensivo che esprime la pienezza della divinità concentrata nel Dio unico. Il termine Elohim è una forma plurale di incerta etimologia (plurale di ELOAH o EL). Il termine vuol dire “Il Supremo”, letteralmente significa “essere che sta sopra”, ed è menzionato circa 372 volte in Deuteronomio, circa 366 volte nei Salmi, circa 193 volte in Genesi, mentre non compare nei libri di Abdia, Cantico dei Cantici, Lamentazioni, Ester. Il termine Elohim, assieme a Yahweh, indicano i due “nomi” più usati per designare la Divinità. Se il termine Elohim è presente circa 2500 volte, Yahweh lo è per ben 6828! La Scrittura propone un Dio unico che, tranne in alcuni casi nei quali parla e si propone al singolare, è però utilizzato il termine plurale Elohim, che viene tradotto con la parola Dio. Questo termine ebraico plurale, come dicono gli specialisti della lingua ebraica è un plurale assoluto. Nella grammatica ebraica esistono tre forme numerali: il singolare, il duale e il plurale. Il duale è usato per indicare due persone o cose, ma non più di due, e la sua desinenza non è “im”, ma “aim”. La forma plurale, invece, indica una quantità anche superiore a due; quindi il termine Elohim non è duale ma plurale, per cui si riferisce a più di due. Nella Bibbia vi sono numerose affermazioni bibliche che confermano chiaramente questa pluralità. A onor del vero, Elohim viene anche utilizzato per indicare esseri inferiori a Dio, (uomini, angeli), ecco un esempio:
Dio stabilì Mosè come “Elohim” per il faraone (Esodo 7:1), ma ovviamente nessuno confonderebbe Mosè con il supremo Yahweh Elohim in quanto Mosè fu un esempio e strumento di Dio.
Il termine Elohim viene usato in alcuni casi in riferimento ai falsi dei. Eccone alcuni:
Elohim riferito ad oggetti creati : Genesi 31:30-32 (furto di idoli, déi), Geremia 16:20.
Elohim riferito a déi stranieri : Sofonia 2:11
Elohim riferito a déi limitati : Isaia 36:19
Elohim riferito a déi posti a confronto con il vero Dio : Deuteronomio 6:14, Salmo 95:3
Elohim riferito a uomini-giudici redarguiti da Dio : Salmo 82:6, parola (Elohim) utilizzata in senso ironico…morrete come gli altri, vers. 7. In tutti casi, non viene espressa mai lode a costoro.
DIO È UNA PLURALITÀ
Verbi plurali utilizzati con Elohim
Tutti gli studiosi ebrei riconoscono che la parola Elohim, da sola, è un sostantivo plurale. Infatti, il verbo utilizzato nel verso di apertura della Genesi è bārā’, che significa creò – singolare. Tuttavia, ci sono posti dove la parola è utilizzata per il vero Dio ma è seguita da un verbo plurale:
Genesi 20:13 «Or quando Iddio (Elohim) mi fece errare lungi (letteralmente: ESSI mi fecero – hit‛û) dalla casa di mio padre…».
Genesi 35:7 «…perché quivi Iddio (Elohim) gli era apparso (letteralmente: ESSI gli erano apparsi – niglû)».
2Samule 7:23 «…Dio (Elohim) sia venuto (letteralmente: ESSI sono venuti – hālekû)».
Salmo 58:11 «certo c’è un Dio (Elohim) che giudica (letteralmente: ESSI giudicano – šōpetîm)».
Pronomi plurali
Un altro caso da osservare nella grammatica ebraica è che spesso, quando Dio parla di sé stesso, utilizza il pronome plurale: Genesi 1:26: «Poi Dio (Elohim) disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza». È evidente, che Dio è Uno ma non è una singola persona e lo si evince in questo dialogo con le altre persone, dicendo: «facciamo l’uomo a nostra…». Da notare che Elohim ha creato l’uomo come un essere composto di una tri-unità: un corpo, un’anima ed uno spirito, all’immagine di Dio.
L’uso del pronome plurale lo si trova anche in:
Genesi 3:22 «Poi l’Eterno Iddio (YHWH Elohim) disse: Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi».
Genesi 11:7 «Orsù, Scendiamo e confondiamo quivi il loro linguaggio».
Isiaia6:8 «Poi udii la voce del Signore che diceva: Chi manderò? E chi andrà per noi?»
In questo ultimo versetto sembra esserci una contraddizione tra il singolare “Io” (manderò) ed il plurale “chi andrà per noi”, a meno che non prendiamo in considerazione una pluralità (noi) in una unità (io).
Descrizioni plurali di Dio
Un altro punto che risalta dall’ebraico, è il fatto che i sostantivi e gli aggettivi utilizzati nel parlare di Dio sono spesso plurali. Alcuni esempi sono i seguenti:
Salmo 149:2 «Si rallegri Israele in Colui che lo ha fatto» (letteralmente: COLORO CHE LO HANNO FATTO – be‛ōśāyw).
Giosuè 24:19 «…un Dio santo…» (letteralmente: DII SANTI – qedōšîm).
Isaia 54:5 «il tuo Creatore è il tuo sposo» (letteralmente: CREATORI, SPOSI – ‛ōśayik, bō‛alayik).
Se basiamo la nostra teologia solo sulle Scritture, dobbiamo dire che, se da una parte affermano l’unità di Dio, nello stesso tempo tendono verso il concetto di un’unità composta che consente una pluralità nella Divinità.
UN UNICO DIO
La Scrittura annuncia senza esitazione di sorta che c’è un unico Dio e che oltre a Lui non esiste altro Dio o divinità, come si legge nel primo dei 10 comandamenti:
Esodo 20:2-3 «Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avere altri dii, oltre a me».
Isaia 45:21 «Fuori di me non c’è altro Dio».
1Timoteo 1:17«Al Re eterno, immortale, invisibile, all’unico Dio».
Lo Šema‛
Deut.6:4: «Ascolta, Israele: l’Eterno, l’Iddio nostro, l’Eterno è uno».
Yahveh, il nostro Elohim è echad Yahveh
L’Eterno, il nostro Dio al plurale, è l’unico-plurimo Eterno
Il termine EHAD, indica un’unita che può essere anche multipla. Vi è unanimità fra gli esperti linguisti circa il senso di questa parola, nella lingua ebraica. Questo termine esprime non solo unicità, ma unità nella pluralità, come afferma Norman Gulley, professore di teologia sistematica al Southern College del Tennessee: “Questo termine non indica unicità ma “unita nel senso di unione”. Deut.6:4 è conosciuto come lo ŠEMA‛, e viene spesso utilizzato per affermare il fatto che Dio è uno, ed è citato sovente per contraddire il concetto di pluralità nella Divinità. Ma come vedremo è errato! Inoltre, facciamo notare che le parole «l’Iddio nostro», nel testo ebraico sono nella forma plurale, e letteralmente vogliono dire: «i nostri Dèi». “Ascolta o Israele”, (“Shemà Israel”), non solo afferma l’unicità di Dio ma anche la Sua stessa Unità. Egli è un unico Dio e questo ma non vuol dire che è persona singola. In confronto agli altri dèi, Egli non solo è il Primo, ma è anche il solo e l’unico Dio. Vediamo ora dove nel testo ebraico viene utilizzata la parola ’eḥād che non significa «uno» in senso assoluto, ma «uno» in senso composto.
In Genesi 1:5 la combinazione di sera e mattina costituiscono un giorno, e il termine usato è ’eḥād. In Genesi 2:24 un uomo e una donna si uniscono insieme in matrimonio e i due «saranno una stessa carne» (’eḥād). In Genesi 2:24 «L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne≫. I due sono UNO! Dove EHAD e applicato all’unicità della coppia, e questa verità è affermata dal Cristo stesso quando sostiene che i «due, (sono) una sola carne≫ (Matteo 19:5).
Genesi 11:6 «E L’Eterno disse: Ecco, essi sono un solo (‘ehâd) popolo…». Anche qui, ovviamente, si tratta di un’unità composta da più elementi: un popolo è un insieme di molti individui.
Esdra2:64 «Tutta l’assemblea insieme … (’eḥād)». Ovviamente era composta da numerose persone.
Isaia 65:25 «Il lupo e l’agnello pasceranno assieme…». Letteralmente: “pascoleranno come uno (‘ehâd)“.
Ezechiele 37:17 fornisce uno straordinario esempio dove due bastoni sono accostati l’uno all’altro per farne un solo pezzo (’eḥād). Così, l’uso della parola ’eḥād, nelle Scritture, mostra di essere un’unità composta e non assoluta.
1 Samuele 11:7 «… E partirono come se fossero stati un uomo solo (‘ish ‘ehâd) ».
La lingua ebraica ha un altro termine con il quale indicare l’unità assoluta, ed è yâhîd, che si trova in molti passi (Gen.22:2,12; Giud.11:34; Sal.22:20; 25:16; Prov.4:3; Ger.6:26; Am.8:10; Zac.12:10) in cui il significato è: unico o singolo. Qualche esempio chiarirà meglio il senso di “unico”, “uno indivisibile”, che riveste l’aggettivo yahid in questo secondo gruppo di testi:
Genesi 22:2 «Prendi ora il tuo figliuolo, il tuo unico (yâhîd)... ».
Giudici 11:34 «Era l’unica (yâhîd) sua figlia… ».
Zaccaria 12:10 «E ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico (yâhîd)... ».
Alcuni studiosi hanno sostenuto che la forma plurale del nome divino, nonché l’uso di alcuni verbi e pronomi al plurale in certe frasi in cui Dio parla, indicherebbero l’uso del “plurale di maestà”. Ma questa spiegazione è del tutto esclusa per il fatto che l’ebraico non conobbe mai tale forma letteraria (vedi Dizionario di Teologia Biblica a cura di Xavier Léon-Dufour, art. “Dio”, col. 275).
Nota: anche per il termine ‘ehâd come per Elohim abbiamo delle eccezioni, ma questo non inficia la regola di base.
3 - CHI È YHWH?
In base ad alcune affermazioni bibliche, vi è un enigma da risolvere: con chi parlavano i vari profeti della Bibbia che hanno visto Dio faccia a faccia, quando la Scrittura afferma che nessuno può vedere Dio e al contempo continuare a vivere? Dio disse a Mosè: «… Tu non puoi vedere il mio volto, perché l’uomo non può vedermi e vivere (Esodo 33:2)».
Gesù stesso nel Vangelo di Giovanni conferma questo:
Giovanni 1:18 «Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che e nel seno del Padre, e quello che l’ha fatto conoscere».
Giovanni 5:37 «E il Padre, che mi ha mandato, ha egli stesso testimoniato di me; voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto…».
Anche l’apostolo Paolo conferma quanto sopra:
1Timoteo 6:16 «il solo che ha l’immortalità e abita una luce inaccessibile che nessun uomo ha mai visto né può vedere, al quale sia l’onore e il dominio eterno. Amen».
Prima di svelare e spiegare la soluzione del quesito, vediamo alcuni di coloro che hanno visto e parlato con Dio faccia a faccia:
Giacobbe – Genesi 32: «Giacobbe chiamo quel luogo Peniel, perché disse: “Ho visto Dio faccia a faccia e la mia vita e stata risparmiata”».
Abramo – Genesi 12:7 «YHWH apparve ad Abramo e disse: “Io darò questo paese alla tua discendenza”. Li Abramo costruì un altare a YHWH che gli era apparso».
Genesi 17:1,22 «Quando Abramo ebbe novantanove anni, YHWH gli apparve e gli disse: “Io sono il Dio onnipotente; cammina alla mia presenza e sii integro”. … Quando ebbe finito di parlare con lui, Dio lascio Abramo, levandosi in alto».
Genesi 18:1-31 «YHWH apparve ad Abramo alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della sua tenda nell’ ora più calda del giorno… Poi Abramo corse alla mandria, prese un vitello tenero e buono e lo diede a un suo servo, il quale si affretto a prepararlo. Prese del burro, del latte e il vitello che era stato preparato, e li pose davanti a loro. Egli se ne stette in piedi presso di loro, sotto l’albero, e quelli mangiarono. Poi essi gli dissero: “Dov’e Sara, tua moglie? Ed egli rispose: è nella tenda”. E l’altro: “Tornerò certamente da te fra un anno”…. YHWH disse ad Abramo: ”Perché mai ha riso Sara, dicendo: Partorirei io per davvero, vecchia come sono?” … YHWH disse: ”Dovrei forse nascondere ad Abramo quanto sto per fare, dato che Abramo deve diventare una nazione grande e potente e in lui saranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti, io l’ho prescelto perché ordini ai suoi figli, e alla sua casa dopo di lui, che seguano la via di YHWH per praticare la giustizia e il diritto, affinché YHWH compia in favore di Abramo quello che gli ha promesso“. YHWH disse …. ma Abramo rimase ancora davanti a YHWH. Abramo riprese e disse: ”Ecco, prendo l’ardire di parlare a YHWH, benché io non sia che polvere e cenere. Forse, a quei cinquanta giusti ne mancheranno cinque; distruggerai tutta la città per cinque di meno?” E YHWH: ”Se ve ne trovo quarantacinque, non la distruggerò“. Abramo continuo a parlargli e disse: ”Forse, se ne troveranno quaranta“. E YWHW: ”Non lo farò, per amore dei quaranta“. Abramo disse: ”Non si adiri il Signore e io parlerò. Forse, se ne troveranno trenta“. E YHWH: ”Non lo farò, se ne trovo trenta“. Abramo disse: ”Ecco, prendo l’ardire di parlare al Signore…”».
Mosè – Esodo 19:18-2 «Il monte Sinai era tutto fumante, perché YHWH vi era disceso in mezzo al fuoco; il fumo saliva come il fumo di una fornace, e tutto il monte tremava forte. Il suono della tromba si faceva sempre più forte; Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce. YHWH dunque scese sul monte Sinai, in vetta al monte; e YHWH chiamò Mose sulla vetta del monte, e Mose vi salì. YHWH disse a Mosè: “Scendi, avverti solennemente il popolo di non fare irruzione verso YHWH per guardare, altrimenti molti di loro periranno” ».
Esodo 24:9-12 «Poi Mosè e Aaronne, Nadab e Abiu e settanta degli anziani d’Israele salirono e videro il Dio d’Israele. Sotto i suoi piedi vi era come un pavimento lavorato in trasparente zaffiro, e simile, per limpidezza, al cielo stesso. Ma egli non stese la sua mano contro quegli eletti dei figli d’Israele; anzi essi videro Dio, e mangiarono e bevvero … YHWH disse a Mose…».
Isaia 6:1-5 «Nell’anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava. L’uno gridava all’altro e diceva: ”Santo, santo, santo è YHWH degli eserciti! Tutta la terra e piena della sua gloria!”. Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo. Allora io dissi: ”Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, YHWH degli eserciti!” ».
Manoah – Giudici 13:22 Manoah disse quindi a sua moglie: «Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto DIO».
…e altri ancora.
Questi testi non lasciano dubbi: Abramo, Giacobbe, Mosè, i 70 degli anziani di Israele, Manoah, Salomone e Isaia hanno visto e udito Dio il SIGNORE e non sono morti! Hanno avuto praticamente tutti paura di morire, ma non è loro successo nulla! Come comprendere questa apparente “contraddizione”? I testi sono specifici, perché affermano che quei testimoni lo hanno visto, incontrato ed hanno parlato con YHAWEH e udito la Sua voce, e non un Dio generico, ma YHAWEH, il SIGNORE! Ma chi è il SIGNORE, questo essere che si rivela, appare, parla, mangia con Abramo, e non solo con lui! YHWH è chiaramente apparso a Mosé, Gedeone, Manoah, ai genitori di Sansone, ed in particolare, come vedremo più avanti, a Daniele. Il quale ci parla del Vegliardo e del Figlio dell’uomo che si avvicina a Lui.
Daniele 7:13-14 «Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d’uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto».
Per capire chi è il “figlio d’uomo” e chi è il “vegliardo” a cui si avvicina, dobbiamo andare nel Nuovo Testamento o c’è la possibilità di capirlo con l’Antico? Prima di collegare testi ed eventi fra Antico e Nuovo Testamento che ci permettono di definire con più precisione “l’identità” di questo SIGNORE, analizziamo alcuni brani dell’Antico Testamento circa la “divinità” del SIGNORE. Innanzitutto il SIGNORE, YAHWEH è il Dio d’Israele. Sono innumerevoli i testi dove il SIGNORE si definisce il Dio d’Israele, che ama il Suo popolo e che vorrebbe essere riconosciuto come Dio e Signore, ed è Lui che proclamò: «Ascolta, Israele: Il SIGNORE (YHWH), il nostro Dio, e l’unico SIGNORE (YHWH)» Deut 6:4 . (cfr. Esodo 5:1; 24:7-10; 24:10; 32:27; Giosue 7:13; 24:2,23; Giudici 21:3)
Il SIGNORE è il Creatore di ogni cosa: Isaia 42:5 «Cosi parla Dio, il SIGNORE (YHWH), che ha creato i cieli e li ha spiegati, che ha disteso la terra con tutto quello che essa produce». Il SIGNORE è Colui che ha dato i dieci Comandamenti e li ha scritti di Sua mano: Deuteronomio 5:22 «Queste parole pronunciò il SIGNORE (YHWH) parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nuvola, dall’oscurità, con voce forte, e non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede». (vedere anche Esodo 20:1-22; 31:18; Deuteronomio 5:31; Neemia 9:7-14)
Il SIGNORE è onnipresente come solo un Dio può essere: Geremia 23:23 «Sono io soltanto un Dio da vicino, dice il SIGNORE (YHWH), e non un Dio da lontano? Potrebbe uno nascondersi in luogo occulto in modo che io non lo veda? dice il SIGNORE (YHWH). Io non riempio forse il cielo e la terra? dice il SIGNORE (YHWH)». Vedi anche Salmo 139:1-8.
Il SIGNORE è onnipotente, così si definisce e come tale viene riconosciuto e adorato: Giobbe 42:1-2 «Allora Giobbe rispose al SIGNORE (YHWH) e disse: Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno». Vedi anche Genesi 18:14; Isaia 43:13; Geremia 32:17.
Il SIGNORE o YAHWEH, per quanto sia scontato affermarlo, è Dio. Ma quale persona della Divinità rappresenta? Abbiamo visto che c’è Uno alla destra del Vegliardo, ma chi è? Di volta in volta sono presenti degli esseri con nomi e funzioni diverse: Figlio dell’Uomo, Sommo Sacerdote, Angelo dell’Eterno. Chi è il SIGNORE YAHWEH e chi è il Vegliardo? Cerchiamo di capirlo meglio esaminando altri testi ed altri temi dell’Antico Testamento. Inoltre è molto importante capire l’identità dell’Angelo dell’Eterno.
Il Signore YHWH nell’Antico Testamento
Zaccaria 2:8-11 «Poiché cosi dice l’Eterno (YHWH) degli eserciti: “La sua gloria mi ha mandato alle nazioni che vi hanno depredato, perché chi tocca voi tocca la pupilla del suo occhio. Ecco, io agiterò la mia mano contro di loro, ed esse diventeranno preda di quelli che erano loro asserviti; allora riconoscerete che l’Eterno (YHWH) degli eserciti mi ha mandato. Manda grida di gioia, rallegrati, o figlia di Sion, perché ecco, io verro ad abitare in mezzo a te”, dice l’Eterno (YHWH). “In quel giorno molte nazioni si uniranno all’Eterno (YHWH) e diventeranno mio popolo, e io abiterò in mezzo a te; allora riconoscerai che l’Eterno (YHWH) degli eserciti mi ha mandato a te”».
Qui vediamo chiaramente che c’è un YHWH che manda e un YHWH che esegue il comando, il quale viene a dimorare in mezzo agli uomini. Questo testo di Zaccaria si comprende solo alla luce delle profezie rivelate e adempiute. Ed è Gesù stesso nel Vangelo di Giovanni a dare la spiegazione di questo testo di Zaccaria 2. Gesù Cristo spiega chi è YHWH che manda (Padre), mentre Lui è YHWH il Figlio che è stato mandato. Inoltre Gesù Cristo ci rivela che YHWH Padre NON HA MAI FATTO udire la sua voce nell’A.T. e NON SI È MAI reso visibile.
Giovanni 5: 37-39 «E il Padre, che mi ha mandato, ha egli stesso testimoniato di me; voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete in colui che egli ha mandato. Voi investigate le Scritture, perché pensate di aver per mezzo di esse vita eterna; ed esse sono quelle che testimoniano di me».
Quindi, tutti i profeti e patriarchi che vedevano o parlavano con YHWH, altri non era che Gesù Cristo!
Adesso andiamo ad analizzare meglio i due YHWH. Leggiamo attentamente il passo di Zaccaria 2:8-11, riguardante un discorso di Dio per bocca del profeta, che si apre con le parole: “Poiché così parla l’Eterno (YHWH) degli eserciti: è per vendicare la sua gloria, ch’Egli mi ha mandato…” e si conclude dicendo: “E io abiterò in mezzo a te, e tu conoscerai che l’Eterno (YHWH) degli eserciti m’ha mandato a te” … Abbiamo dunque Yahweh che manda Yahweh?! La soluzione ci è fornita dal Pentateuco; leggiamo alcuni passi che riguardano Mosè che vuole vedere Dio in faccia, ma…
Esodo 33:18-23 «Allora Mosè disse: – Deh, fammi vedere la Tua gloria! -. L’Eterno gli rispose: – Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il nome dell’Eterno davanti a te. Farò grazia a chi farò grazia e avrò pietà di chi avrò pietà -. Disse ancora: – Tu non puoi vedere la mia faccia, perché nessun uomo mi può vedere e vivere -. Quindi l’Eterno disse: – Ecco un luogo vicino a me; tu starai sulla roccia; e mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una fenditura della roccia e ti coprirò con la mia mano, finché io sia passato; poi ritirerò la mano e mi vedrai di spalle; ma la mia faccia non si può vedere-».
Dio parla con Mosè faccia a faccia: Numeri 12:6-8 «Il Signore disse: – Ascoltate ora le mie parole; se vi è tra voi qualche profeta, io, il Signore, mi faccio conoscere a lui in visione, parlo con lui in sogno. Non così con il mio servo Mosè, che è fedele in tutta la mia casa. Con lui io parlo a tu per tu, con chiarezza, e non per via di enigmi; egli vede la sembianza del Signore».
Esodo 33:11 «Or l’Eterno parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico… ».
Deuteronomio 34:10 «Non è più sorto in Israele un profeta simile a Mosè, con il quale l’Eterno trattava faccia a faccia».
Ora, visto che la Bibbia non si contraddice mai, bisogna pensare che Colui che dice a Maria ed Aaronne che a Mosè parla facendosi vedere e mostrandogli le Sue sembianze (Numeri 12:6-8) e Colui che rifiuta di mostrare il Suo volto a Mosè per non farlo morire, NON SIANO LA STESSA PERSONA. Esiste un Yahweh che manda e Uno che è mandato, esiste un Yahweh che non può essere visto e uno che si mostra. Inoltre l’Angelo dell’Eterno che spesso compare nel A.T. viene identificato sempre con Yahweh, e se leggiamo due passi dell’Antico Testamento alla luce del Nuovo, scopriamo chiaramente che Yahweh che parlava con i profeti o che si presentava come l’Angelo dell’Eterno, era Gesù Cristo! Vediamo i testi che spiegano questo in modo inoppugnabile.
La visione del profeta Isaia
Il primo testo si trova in Isaia 6, in cui il profeta vede nel Santuario Celeste “il Signore assiso sopra un trono alto ed elevato” circondato di serafini che dicono: “Santo, santo, santo è l’Eterno degli eserciti. Tutta la terra è piena della Sua gloria.” (vv. 1-3). L’apostolo Giovanni nel suo Vangelo, parlando di alcune profezie messianiche del profeta Isaia, dice: “Isaia disse queste cose perché già conosceva la gloria di Gesù. Era di Lui che parlava.” (Giov. 12:41). Quella del cap. 6 è l’unica visione in cui Isaia vide la gloria di YHWH che, in questo modo, è chiaramente identificato con Gesù.
Il Salmo di Davide
Il secondo testo si trova nel Salmo 110:1 dove si legge: “L’Eterno ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi.” Il linguaggio di questo salmo richiama le usanze di corte nell’antichità. L’onore di sedere alla destra del trono di un re spettava al primogenito del re stesso, il principe ereditario. Lo sgabello sul quale il re o il principe posavano i piedi era il simbolo, presso tutte le antiche corti orientali, delle nazioni sottoposte alla sovranità del re. In Matteo 22:41-45 (e paralleli), Cristo cita il Salmo 110 per dimostrare la Sua messianicità: è Lui il Signore di Davide a cui l’Eterno parla nel salmo in questione. In Matteo 26:63-64 – Atti 2:33-34 – Romani 8:34 e tanti altri testi del Nuovo Testamento, si parla di Cristo seduto alla destra del Padre. In Ebrei 10:13 si parla delle nazioni sottoposte a Gesù, paragonandole allo sgabello dei Suoi piedi. In Apocalisse 12:5/19:15 si parla del dominio del Figlio di Dio sulla Terra.
Il termine Elohim e il nome YHWH sono applicati a due personalità
Nelle Scritture ebraiche il termine Elohim è applicato a due personalità nello stesso verso. Un esempio è Salmo 45: 6-7: «Il tuo trono, o Dio, e per ogni eternità; lo scettro del tuo regno e uno scettro di dirittura. Tu ami la giustizia e odii l’empietà. Perciò Iddio, l’Iddio tuo, ti ha unto d’olio di letizia a preferenza dei tuoi colleghi». Dovrebbe essere osservato che c’è un primo Elohim (v.6) al quale vengono rivolte le parole, ed un secondo Elohim (v.7) che è il Dio del primo Elohim, che ovviamente è riferito al tempo in cui Gesù si è fatto uomo, e quindi sottoposto al Padre. E così l’Iddio di Dio l’ha unto con l’olio di letizia.
Un secondo esempio è Os.1:7: «Ma avrò compassione della casa di Giuda; li salverò mediante l’Eterno, il loro Dio; non li salverò mediante arco, né spada, né battaglia, né cavalli, né cavalieri». Chi parla è Elohim che dice che egli avrà compassione della casa di Giuda e li salverà mediante YHWH, il loro Elohim. Così Elohim numero uno salverà Israele per mezzo di Elohim numero due. Non solo Elohim è applicato a due personalità nello stesso verso, ma è così anche per YHWH, il nome personale di Dio. Un esempio è in Gen.19:24: «Allora l’Eterno fece piovere dai cieli su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte dell’Eterno»… 27 Abrahamo si levò al mattino presto e andò al luogo dove si era fermato davanti all’Eterno. Vediamo chiaramente che YHWH fa piovere zolfo e fuoco da un secondo YHWH che è in cielo, mentre il primo è sulla terra. In Genesi 18 vediamo l’Eterno (YHWH) che insieme a due angeli fanno visita ad Abramo, e Dio gli comunica la distruzione di Sodoma e Gomorra, poi vediamo l’intercessione di Abramo all’Eterno. Nel capitolo 19 vediamo i due angeli che avvisano Lot e la sua famiglia a salvarsi, quindi L’Eterno fa cadere fuoco dal cielo.
L’autore dello Zohar ha intuito la pluralità nel Tetragramma (YHWH) ed ha scritto: «Venite a vedere il mistero della parola YHWH: ci sono tre lettere diverse: tuttavia esse sono Uno, e così unite che non possono essere separate. L’Antico di giorni e Santissimo è rivelato con tre teste, che sono unite in una e quella testa è tre volte esaltata. L’Antico di giorni è descritto come tre: perché tutte le altre luci emanate da lui sono incluse nei tre. Ma come possono tre nomi essere uno? Sono realmente uno solo perché li chiamiamo uno? Che tre possono essere uno può essere conosciuto solo attraverso la rivelazione dello Spirito Santo» (Zohar, Vol. III, 288; Vol. II, 43, edizioni ebraiche. Vedi anche edizione Soncino Press, Vol. III, 134).
4 - CHI È L'ANGELO DELL' ETERNO (YHWH) O ANGELO DEL PATTO?
Rimane da chiarire chi è questo personaggio, anche se la soluzione è già stata svelata, un approfondimento può essere utile per fugare ogni dubbio o malinteso. Chi è l’Angelo del Patto che si identifica come il Signore o come YHWH stesso? Ci sono due testi che ci danno la spiegazione: Malachia 3:1 «Ecco, io vi mando il mio messaggero, che spianerà la via davanti a me e subito il Signore, che voi cercate, l’Angelo del patto, che voi desiderate, entrerà nel suo tempio. “Ecco egli viene”, dice il SIGNORE degli eserciti». Stando a questo testo l’Angelo del Patto è il Signore che dovrà venire. Il tema merita una chiara analisi, e se confrontiamo questo testo ad alcuni altri, il discorso si fa più lineare. Un testo che troviamo nel libro dei Giudici ci rivela qualcosa di importante.
Giudici 2:1 «L’angelo del SIGNORE salì da Ghilgal a Bochim e disse: “Io vi ho fatto salire dall’Egitto e vi ho condotti nel paese che avevo giurato ai vostri padri di darvi”. Avevo anche detto: “Io non romperò mai il mio patto con voi”». In questo caso l’autore del patto con Israele è “l’Angelo del Signore”, ma nell’Esodo, e più precisamente nel primo dei 10 comandamenti è scritto che il SIGNORE, YHWH ha liberato dall’Egitto (Es 20:2), è il SIGNORE YHWH che ha creato (Es 20:11) e stretto il patto (Es 24:8). Come si evince da questi testi YHWH o il SIGNORE e l’Angelo del SIGNORE sono la stessa persona. L’espressione che troviamo in Malachia è ancor più illuminante, poiché l’Angelo del SIGNORE oltre ad indicare Dio, ci mostra inequivocabile che questo Dio che viene è Gesù Cristo!
Atti 7:30-35 «Passati quarant’anni, l’angelo del Signore gli apparve nel deserto del monte Sinai, nella fiamma di fuoco di un roveto. Alla vista di ciò, Mosè rimase stupito di quel che vedeva; e, come si avvicinava per osservare, udì la voce del Signore, che diceva: “Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abrahamo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”. Ma Mosè, tremando tutto, non ardiva alzare lo sguardo. Allora il Signore gli disse: “Togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è terra santa. Ho certamente visto l’afflizione del mio popolo in Egitto e ho udito i loro sospiri, e sono disceso per liberarli; or dunque vieni, io ti manderò in Egitto”. Quel Mosè che avevano rifiutato, dicendo: “Chi ti ha costituito principe e giudice?”. Quello mandò loro Dio come capo e liberatore, per mezzo dell’angelo che gli era apparso nel roveto».
Nel Nuovo Testamento, Stefano ci dice che fu questo “Angelo” (inteso come messaggero e non come essere creato) a parlare con Mosè dal Sinai e gli diede pure le tavole del patto. Nei versetti vediamo chiaramente che è questo “Angelo” che dà le parole viventi e gli appare nel pruno ardente e poi, come abbiamo visto prima, si mostra come il SIGNORE YHWH alias Gesù Cristo. Ma prima di riprendere tutti questi brani e collegarli con quelli del Nuovo Testamento, esaminiamo ancor più da vicino uno dei testi più complessi, coinvolgenti ed appassionanti che hanno attinenza con il nostro tema. Si tratta di una sequenza di testi proposti nel libro di Daniele che descrive Gesù con i seguenti titoli: L’Angelo del Signore, il Principe dei Principi, il Principe del Patto, il Messia e Signore.
Il libro di Daniele è noto per il suo particolare apporto profetico, ma offre anche un considerevole contributo sulla comprensione della divinità. In quasi tutti i capitoli vi è una presentazione, a volte simbolica di figure divine. Così come la rivelazione profetica è progressiva, allo stesso modo abbiamo una rivelazione progressiva della divinità, in particolare in quella del SIGNORE – Messia – Principe. Analizziamo i vari capitoli che evidenziano questa progressione che viene data alla divinità, e questo ci permetterà di trarre delle interessanti conclusioni. Al capitolo 2 è riportata una grande profezia, una narrazione storico-profetica di una statua che viene distrutta dall’arrivo inaspettato di una pietra, una roccia che colpisce la base della statua demolendola. Il re Nabucodonosor aveva visto tutto questo in un sogno. I simboli visti nel sogno rappresentano imperi che sono sorti e caduti, fino all’arrivo di Cristo e del Suo regno che non potrà mai essere distrutto (vv. 34-35; 44-45). La “roccia” è sempre stata uno dei simboli con il quale si identifica il SIGNORE già nell’Antico Testamento, ma lo è in modo particolare nel Nuovo Testamento.
Isaia 26:4 «Confidate nell’Eterno per sempre, perché l’Eterno (YHWH), sì l’Eterno (YHWH) , è la roccia eterna».
1Corinzi 10:4 «bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e questa roccia era Cristo».
Daniele ci fornisce delle anticipazioni messianiche, che sono rivelazione profetiche sul Cristo. Il capitolo 3 ci presenta la storia degli amici di Daniele, i quali si rifiutarono di adorare la statua che il re aveva fatta erigere. Questi tre giovani ebrei si oppongono all’ordine di inchinarsi e di obbedire al re, pertanto vengono gettati nel fuoco, in una fornace molto ardente. Però, mentre sono nelle fiamme, appare assieme a loro un quarto uomo, che il monarca pagano identifica come un “figlio degli déi” e che, alla fine del dialogo, viene riconosciuto come “un angelo di Dio” (vv. 25, 28).
Nel capitolo 4 Daniele spiega il sogno a Nabucodonosor, e che il “santo vegliante” (Daniele 4:23) ha rivelato al re. Questa descrizione “santo vegliante” (letteralmente “colui che veglia e vede”) la troviamo per indicare il Dio che si rivela nell’Antico Testamento e che veglia sui suoi Figli. La prima volta che si parla di colui che vede è in relazione a Dio che veglia e vede l’afflizione di Agar a cui lei dà un nome: “Allora Agar diede al SIGNORE, che le aveva parlato, il nome di Atta-El-Roi, perché disse: «Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che mi ha vista” (Genesi 16:13). Poi ancora Giacobbe definisce Dio come colui che vede: “Dio ha visto la mia afflizione” (Genesi 31:42). Sia Agar che Giacobbe hanno visto l’angelo di Dio (cf.16:9 e 31:11) che nel Nuovo Testamento, come abbiamo visto è Gesù.
Nel capitolo 5 non troviamo alcune particolari rivelazione o teofania, ma volendo entrare più nei dettagli, possiamo notare un particolare che potrebbe esserci utile per la riflessione del capitolo successivo: in questo capitolo come in quello precedente, c’è un’espressione che si trova solo in questi capitoli e che non può passare inosservata; i monarchi di Babilonia parlano di Daniele come di uno «ripieno dello spirito degli dei santi» (Daniele 4:8,9; 18; 5:11;14).
Al capitolo 6 vediamo che, quello che accadde anni prima ai tre amici di Daniele, ora lo subisce il profeta. Un decreto reale imponeva di pregare solo il dio-monarca Dario, ed era assolutamente vietato adorare o pregare qualsiasi altra divinità. Daniele, ovviamente così come avevano fatto i suoi amici, “non tiene in alcun conto tale divieto” (v.13), e una volta scoperto, viene gettato in una fossa con leoni famelici, ma “l’Angelo di Dio” si accampa presso di lui e lo protegge (v. 22). L’Angelo che protegge Daniele non è una nuova presenza: lo abbiamo già incontrato e conosciuto, e come dice il Salmo 34:4-7 «Io ho cercato l’Eterno, ed egli mi ha risposto e mi ha liberato da tutti i miei spaventi. Essi hanno guardato a lui e sono stati illuminati, e le loro facce non sono svergognate. Quest’afflitto ha gridato, e l’Eterno lo ha esaudito e l’ha salvato da tutte le sue avversità. L’Angelo dell’Eterno si accampa attorno a quelli che lo temono e li libera. Gustate e vedete quanto l’Eterno è buono; beato l’uomo che si rifugia in lui. Temete l’Eterno, voi suoi santi, poiché nulla manca a quelli che lo temono».
Come si evince dal testo “l’Angelo del SIGNORE o ETERNO” è YAHWEH, alias Gesù Cristo.
Nel capitolo 7 Daniele ha una nuova rivelazione che riprende la storia profetica del cap. 2, ma con molti più dettagli. Daniele afferma che la profezia inizia nel suo tempo fino all’instaurarsi del regno di Dio. Nel capitolo 2 abbiamo visto che la “pietra o roccia” e Colui che instaura il regno di Dio, menzionato qui come “Figlio dell’uomo” (v. 13-14), sono la stessa persona. Questa affermazione ci collega ovviamente a Gesù Cristo, ed è Lui stesso che afferma di essere il figlio dell’uomo. Ma la cosa ancora più interessante e che il figlio dell’uomo si presenta accanto al Vegliardo (v. 13). Se ne deduce una progressione della rivelazione che la divinità fa di Sé stessa, una rivelazione del Padre e del Figlio.
Nel capitolo 8 il profeta riportati due nomi: il “capo dell’esercito” (v. 11) che detiene il servizio continuo del luogo santo, e il “Principe dei Principi” (v. 25). Sono due nomi ricchi di significato. Il primo, “capo dell’esercito”, lo troviamo in due testi, uno di Giosuè (5:14-15) dove il capo è Dio, l’altro in Apocalisse 19:11-16 dove il capo dell’esercito è il Re dei Re ed il Signore dei Signori. Anche in questo capitolo abbiamo una progressione della divinità che si rivela e ci offre nuovi elementi che completano il quadro.
Il capitolo 9 è quello profetico-messianico, dove il Messia è menzionato chiaramente, (vv. 25 e 26), come la Sua missione e i tempi della Sua venuta (vv. 24-25). In questo capitolo il titolo di Messia è associato a un altro titolo che è quello di Principe.
Nel capitolo 10 la rivelazione della divinità è sicuramente più articolata. A differenza di quelle sopra citate che sono più concise, in questo racconto è più ampia. Leggiamo il testo: Daniele 10:4-10,16 «Il ventiquattresimo giorno del primo mese, mentre mi trovavo sulla sponda del gran fiume, che e il Tigri, alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo, vestito di lino, che aveva ai fianchi una cintura d’oro di Ufaz. Il suo corpo era come crisolito, la sua faccia splendeva come la folgore, i suoi occhi erano come fuoco fiammeggiante, le sue braccia e i suoi piedi erano come il rame splendente e il suono della sua voce era come il rumore d’una moltitudine. Soltanto io, Daniele, vidi la visione; gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore piombo su di loro e fuggirono a nascondersi. Io rimasi solo, a contemplare quella grande visione. In me non rimase più forza; il mio viso cambio colore fino a rimanere sfigurato e le forze mi abbandonarono. Poi udii il suono delle sue parole, ma appena le udii caddi assopito con la faccia a terra. Ed ecco, una mano mi tocco… . Ed ecco uno che aveva l’aspetto di un figlio d’uomo; egli mi tocco le labbra…» .
Nella visione ritroviamo un “uomo”, ma come già sappiamo è il “Figlio dell’uomo” che è ovviamente Cristo. La stessa visione la ritroviamo in altri due testi della Scrittura dove Ezechiele e Giovanni descrivono lo stesso personaggio. Ezechiele è contemporaneo di Daniele, ed è sacerdote e profeta, il quale introduce il suo libro con questa stessa visione, ma meno particolareggiata al cap. 1:26-28. Il confronto fra i due racconti ci permette di identificare le due apparizioni dello stesso “uomo”, Ezechiele, alla fine, lo identifica: “Era un’apparizione dell’immagine della gloria del SIGNORE” (v. 28). In conclusione, Daniele ed Ezechiele hanno visto lo stesso “uomo”: hanno visto il SIGNORE.
Anche Giovanni ha incontrato la stessa persona in una modalità simile a quella di Daniele, che ritroviamo in Apocalisse «1:12-18 Io mi voltai per vedere la voce che aveva parlato con me. E, come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, vestito d’una veste lunga fino ai piedi e cinto d’una cintura d’oro al petto. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come bianca lana, come neve, e i suoi occhi somigliavano ad una fiamma di fuoco. I suoi piedi erano simili a bronzo lucente, come se fossero stati arroventati in una fornace e la sua voce era come il fragore di molte acque. Egli aveva nella sua mano destra sette stelle e dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, acuta, e il suo aspetto era come il sole che risplende nella sua forza. Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli mise la sua mano destra su di me, dicendomi: «Non temere! Io sono il primo e l’ultimo, e il vivente; io fui morto, ma ecco sono vivente per i secoli dei secoli, amen; e ho le chiavi della morte e dell’Ades».
Qui l’uomo si identifica in modo assolutamente chiaro e inequivocabile: quell’uomo è Gesù Cristo, ossia il SIGNORE, cioè YAHWEH! Oltre a questo, in Daniele 10, per la prima volta appare “Michele, uno dei principi capi”, personaggio che analizzeremo al capitolo 12.
Nel capitolo 11 troviamo porzioni dei capitoli 2, 7, 8, 9. Del Messia è detto che: “Sara stroncato anche il principe dell’alleanza”, del patto (v. 22). Questa affermazione riprende due termini presenti nel capitolo 9, “Principe” e “patto”. Mentre nel capitolo 9 si dice che il Messia-Principe sarà ucciso e farà un patto con molti (vv. 25-26), qui si parla di “principe del patto” che viene tolto di mezzo. Il riferimento messianico è indiscutibile, si tratta ancora una volta di una profezia che riguarda il Messia, ossia Gesù Cristo. Il libro di Daniele si conclude menzionando «Michele, il gran capo», che abbiamo visto nel capitolo 10 e che troviamo in due testi nel Nuovo Testamento Ap 12:7-9 e Giuda 9. Apocalisse 12 ci rivela che questo personaggio è chiamato Michele (Mi -ka -El), Colui che è simile a Dio, altri non è che Gesù Cristo.
Facciamo una sintesi di quanto esposto nel libro di Daniele. Il profeta presenta in modo inequivocabile la divinità come un Elohim: il Vegliardo (il Padre) ed il Figlio dell’uomo (Gesù Cristo) affiancati. Inoltre se consideriamo anche la menzione allo Spirito dei capitoli 4 e 5, allora identifichiamo una presentazione della Tri-unità di Dio. Inoltre è molto interessante la sequenza dei nomi o titoli e gli atti di Gesù in chiave profetica: la Pietra (cap.2), un figlio degli dèi (cap.3), l’Angelo del Signore (cap.6), il figlio dell’uomo (cap.7), il Principe dei principi (cap.8), il Messia Redentore (cap.9), l’uomo con gli abiti del Sommo Sacerdote che Ezechiele identifica con YHWH o SIGNORE (cap.10), il Principe del patto (cap.11), Michele il Gran capo (cap.12). Il confronto fra Daniele 10:4-11 con Ezechiele 1:25-28 ci porta a concludere che i due profeti, per altro contemporanei, hanno avuto la stessa visione, e, stando alla conclusione della visione di Ezechiele, hanno avuto una visione di YAHWEH. Ma se confrontiamo queste due visioni, in particolare quella di Daniele, con quella di Apocalisse 1:10-18 allora la conclusione è scontata: il personaggio che si identifica come YAHWEH, è Gesù Cristo. La conclusione è ovvia: il SIGNORE o l’ETERNO o YAHWEH dell’Antico Testamento è Gesù Cristo!
Fatta questa precisazione sul libro di Daniele, torniamo alla spiegazione dell’Angelo dell’Eterno analizzando altri argomenti interessanti relativi alla TRI-UNITA’, e questo ci aiuta soprattutto per l’identificazione della persona del SIGNORE o dell’ ETERNO, a seconda delle traduzioni, ma sempre a YAHWEH si riferisce. I testi di riferimento sono numerosi ma molto utili. Da questi emerge in maniera inequivocabile come l’Angelo del Signore non sia un inviato particolare di Dio, ma il SIGNORE stesso. Il primo testo che incontriamo nella Bibbia dove si presenta questo personaggio che si qualifica come l’“Angelo del SIGNORE”, è nell’episodio con Agar e Ismaele. La lettura completa del testo di cui riportiamo i passaggi più salienti ci mostra che si tratta del SIGNORE.
Genesi 16:7-13, «L’angelo del SIGNORE la trovo presso una sorgente d’acqua, nel deserto, presso la sorgente che e sulla via di Sur, e le disse: “Agar, serva di Sarai, da dove vieni e dove vai?” Lei rispose: “Fuggo dalla presenza di Sarai mia padrona”. L’angelo del SIGNORE le disse: “Torna dalla tua padrona e umiliati sotto la sua mano”. L’angelo del SIGNORE soggiunse: “Io moltiplicherò grandemente la tua discendenza e non la si potrà contare, tanto sarà numerosa”. L’angelo del SIGNORE le disse ancora: “Ecco, tu sei incinta e partorirai un figlio a cui metterai il nome di Ismaele perché il SIGNORE ti ha udita nella tua afflizione; egli sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti, e la mano di tutti contro di lui; e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli”. Allora Agar diede al SIGNORE, che le aveva parlato, il nome di Atta-El-Roi, perché disse: “Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che mi ha vista”».
Dopo qualche anno, Agar sarà mandata definitivamente via dalla casa di Abramo, stavolta con il bambino Ismaele e si ripete l’incontro con l’Angelo. In modo ancora più esplicito il testo fa intendere che si tratta di un incontro con Dio: «Dio udì la voce del ragazzo e l’Angelo di Dio chiamo Agar dal cielo e le disse: “Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del ragazzo la dov’è. Alzati, prendi il ragazzo e tienilo per mano, perché io farò di lui una grande nazione”. Dio le apri gli occhi ed ella vide un pozzo d’acqua e andò, riempi d’acqua l’otre e diede da bere al ragazzo». (Gn 21:17-19). Vediamo, ancora una volta che, “l’Angelo di Dio” che interviene si rivela essere Dio stesso, anche perché adempie la promessa fatta, che solo Dio può compiere.
Il secondo episodio è con Abramo sul monte Moria mentre si accinge a sacrificare suo figlio Isacco. Improvvisamente gli si presenta l’Angelo del SIGNORE che lo ferma, e poi si rivela essere il SIGNORE stesso.
Genesi 22:11-16 «Ma l’Angelo del SIGNORE lo chiamo dal cielo e disse: ”Abramo, Abramo!” Egli rispose: “Eccomi”. E l’Angelo: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo”. Abramo alzo gli occhi, guardo, ed ecco dietro a se un montone, impigliato per le corna in un cespuglio. Abramo andò, prese il montone e l’offerse in olocausto invece di suo figlio. Abramo chiamo quel luogo Jahvé-Iré“. Per questo si dice oggi: “Al monte del SIGNORE sarà provveduto”. L’angelo del SIGNORE chiamo dal cielo Abramo una seconda volta, e disse: “Io giuro per me stesso, dice il SIGNORE …”».
Altro episodio della Genesi vede protagonista Giacobbe con due eventi in cui si ripete la stessa presenza. In Genesi 31:11-13 “l’Angelo di Dio” appare in sogno a Giacobbe, che poi si rivela essere Dio: «L’angelo di Dio mi disse nel sogno: “Giacobbe!” Io risposi: “Eccomi!” L’angelo disse: “Alza ora gli occhi e guarda; tutti i maschi che montano le femmine sono striati, macchiati o chiazzati, perché ho visto tutto quello che Labano ti fa. Io sono il Dio di Betel, dove tu versasti dell’olio su una pietra commemorativa e mi facesti un voto” …». A Betel, in effetti, Dio era apparso in modo solenne a Giacobbe: «Il SIGNORE (YHWH) stava al di sopra di essa e gli disse: “Io sono il SIGNORE, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco”» (Genesi 28:13). Giacobbe a Betel aveva visto il SIGNORE (YHWH), lo aveva adorato e gli aveva parlato. In altre parole: “io sono Dio, il Signore che si e presentato a te a Betel”!
Genesi registra un altro episodio con Giacobbe protagonista, ma questa volta non si incontra con un angelo ma con un “uomo” che lotta con lui, e alla fine si rivela come Dio stesso (Genesi 32:22-30). Evidentemente questo non è un uomo qualunque che si rivela in tal sembianza, Giacobbe ha la consapevolezza di aver avuto un incontro con Dio stesso, infatti dice: «Ho visto Dio faccia a faccia e la mia vita e stata risparmiata» (v. 30). Il profeta Osea riprende questo episodio e ne definisce i protagonisti; quell’uomo è l’Angelo del SIGNORE: «Nel seno materno egli prese il fratello per il calcagno e, nel suo vigore, lotto con Dio; lotto con l’Angelo e restò vincitore; egli pianse e lo supplicò. A Betel lo trovò, la egli parlò con noi≫ (Osea 12:3-4). Quell’Uomo o l’Angelo con cui ha lottato è YHWH il SIGNORE.
Ancora più interessante e rivelatrice è l’esperienza di Mosè, dove l’Angelo dell’Eterno dice di essere Dio, l’IO SONO: «L’Angelo del SIGNORE appare e, in un secondo momento, si rivela chiaramente come «il Dio di tuo padre, il Dio d’Abramo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe». Anche a Mose, quindi, appare YHWH il SIGNORE! Ecco il testo… Esodo 3:2-6 «L’Angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno. Mose guardò, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non si consumava. Mosè disse: “Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!” Il SIGNORE (YWHW) vide che egli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiamo di mezzo al pruno e disse: “Mosè! Mosè!” Ed egli rispose: “Eccomi”. Dio disse: “Non ti avvicinare quà; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro”. Poi aggiunse: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio d’Abramo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe”. Mosè allora si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio».
L’Angelo del SIGNORE, il Signore, Dio, sono tre espressione diverse per indicare lo stesso essere: YHWH. Esodo 3: 13,14 Allora Mosè disse a DIO: «Ecco, quando andrò dai figli d’Israele e dirò loro: “Il DIO dei vostri padri mi ha mandato da voi”, se essi mi dicono: “Qual è il suo nome?”, che risponderò loro?». DIO disse a Mosè: «IO SONO COLUI CHE SONO». Poi disse: «Dirai così ai figli d’Israele: “L’IO SONO mi ha mandato da voi”».
L’Angelo dell’Eterno appare a Balaam, il quale si rende conto di non fare la volontà di Dio… Numeri 22:32 L’Angelo dell’Eterno gli disse: «Perché hai percosso la tua asina ben tre volte? Ecco, io sono uscito come tuo nemico perché la via che batti è contraria al mio volere… 34 Allora Balaam disse all’Angelo dell’Eterno: «Io ho peccato, perché non sapevo che tu stavi sulla strada contro di me; ora perciò, se ciò che sto facendo ti dispiace, tornerò indietro».
L’autore del libro dei Giudici ci presenta in maniera chiara al capitolo 6 (vv. 11-25) un essere soprannaturale che si presenta a Gedeone, dapprima è l’Angelo del SIGNORE (vv. 11 e 12), poi capiamo che è il SIGNORE stesso (vv. 14,15,18,23). Gedeone riconosce che l’Angelo dell’Eterno è Dio! Giudici 6:21,22 Allora l’Angelo dell’Eterno stese la punta del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime; e dalla roccia salì un fuoco che consumò la carne e le focacce azzime; poi l’Angelo dell’Eterno scomparve dai suoi occhi. Così Gedeone si rese conto che era l’Angelo dell’Eterno, e disse: «Ahimè, o Signore, o Eterno! Poiché ho visto l’Angelo dell’Eterno faccia a faccia!».
Manoah e sua moglie temono di morire, perché entrambi riconoscono che l’Angelo dell’Eterno è Dio (vers. 22). Giudici 13:16-23 «L’Angelo dell’Eterno rispose a Manoah: “Anche se tu mi trattieni non mangerò del tuo cibo; ma se vuoi fare un olocausto, offrilo all’Eterno”. (Or Manoah non sapeva che quello era l’Angelo dell’Eterno). Poi Manoah disse all’Angelo dell’Eterno: “ Qual è il tuo nome affinché, quando si avvereranno le tue parole, noi ti possiamo onorare?”. L’Angelo dell’Eterno gli rispose: “Perché mai chiedi il mio nome? Esso è meraviglioso”. Così Manoah prese il capretto e l’oblazione di cibo e li offri all’Eterno sul sasso. Allora l’Angelo compi una cosa prodigiosa, mentre Manoah e sua moglie stavano guardando: come la fiamma saliva dall’altare al cielo, l’Angelo dell’Eterno salì con la fiamma dell’altare. Al vedere questo, Manoah e sua moglie caddero con la faccia a terra. L’Angelo dell’Eterno non apparve più né a Manoah né a sua moglie. Allora Manoah si rese conto che quello era l’Angelo dell’Eterno. Manoah disse quindi a sua moglie: “Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto DIO”. Ma sua moglie gli disse: “Se l’Eterno (YHWH) avesse voluto farci morire, non avrebbe accettato dalle nostre mani l’olocausto e l’oblazione di cibo, né ci avrebbe mostrato tutte queste cose, ed ora non ci avrebbe fatto udire cose come queste”».
Ci sono altri testi nell’A. T. che vanno sulla stessa scia, ma vogliamo chiudere con un testo molto importante dove l’Angelo dell’Eterno toglie l’iniquità, ossia perdona il peccato. In Zaccaria 3 è riportata una visione in cui questo Personaggio difende il sommo sacerdote Giosuè dalle accuse di Satana. Zaccaria 3:4 «l’Angelo dell’Eterno ordina che siano tolti a Giosuè gli abiti sudici e lo si rivesta di un abito candido, poi gli dice: “Guarda, IO ti ho tolto di dosso la tua iniquità… ». Nessun angelo può togliere i peccati degli uomini; solo Dio lo può fare!
Anche nel Nuovo Testamento, in un testo degli Atti si afferma che l’Angelo del SIGNORE è Colui che ha consegnato le tavole della legge: «Questi e colui che nell’assemblea del deserto fu con l’angelo che gli parlava sul monte Sinai e con i nostri padri, e che ricevette parole di vita da trasmettere a noi» (Atti 7:38). E questo diventa ancora prova evidente che si tratta di Dio stesso in quanto per gli autori del Nuovo Testamento i comandamenti sono stati dati personalmente da Dio.
5 - PADRE - FIGLIO - SPIRITO SANTO NELL' A. T.
Nell’Antico Testamento vediamo Dio che si rivela all’umanità tramite i profeti, poiché il Suo desiderio è quello di tornare a incontrare l’uomo e camminare con lui come faceva in Eden, prima del peccato. Dio ha sempre desiderato incontrare l’uomo per avere una relazione, un dialogo, ma soprattutto per salvarlo. L’Antico Testamento è ricco di esperienze e di racconti che ci permettono di conoscere Dio, il quale si presenta in modo tutt’altro che semplice o scontato. Il primo nome o appellativo con il quale si presenta è Elohim, e come già sappiamo, la grammatica ebraica ha la forma “duale” che quella plurale. Il termine Elohim è un plurale, che sta ad indicare oltre due persone. Anche se, alcuni ritengono che si tratti di un “plurale maiestatis”, però non esiste questa forma né nel linguaggio aramaico, né tantomeno in quello ebraico.
In Genesi 20:13 è riportato l’episodio fra Abramo, Sara e Abimelec, re di Gherar. Nel dialogo fra il patriarca ed il re si legge: «Or quando Dio mi fece emigrare lontano dalla casa di mio padre…». Letteralmente, il testo dovrebbe essere tradotto nel seguente modo: «Or quando gli Dèi mi fecero emigrare lontano dalla casa di mio padre…». Il verbo “fecero” è al plurale come lo è il sostantivo Elohim. Il verbo è alla terza persona plurale, perché Dio si era presentato a lui in questa forma “plurale” (v. 6), quindi Abramo lo descrive per come lo conosceva.
In Giudici 16 si narra dei Filistei che adorano il dio Dagon, ma quando si riferiscono al loro dio usano i verbi al singolare (Gdc 16:23); quando, invece, si riferiscono al Dio degli Ebrei utilizzano il plurale, sia per i sostantivi sia per i verbi.
In 1° Samuele, quando i pagani si riferiscono al Dio degli ebrei dicono: «I Filistei ebbero paura, perché dicevano: – Dio è venuto nell’accampamento -. Ed esclamarono: – Guai a noi! Poiché non era così nei giorni passati. Guai a noi! Chi ci salverà dalle mani di questi dèi potenti? Questi sono gli dèi che colpirono gli Egiziani d’ogni sorta di flagelli nel deserto (4:7-8)». Anche se erano passati molti anni dall’episodio relativo a Sansone di Giudici 16 e all’Esodo, i Filistei identificano il Dio che colpi gli Egiziani sempre al plurale.
Genesi 1:26 Poi DIO disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, ed abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame e su tutta la terra, e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
Genesi 3:22 E l’Eterno DIO disse: «Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, perché conosce il bene e il male. Ed ora non bisogna permettergli di stendere la sua mano per prendere anche dell’albero della vita perché, mangiandone, viva per sempre».
Genesi 11:6-7 E l’Eterno disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti la medesima lingua; e questo è quanto essi hanno cominciato a fare; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. Orsù, scendiamo laggiù e confondiamo la loro lingua, affinché l’uno non comprenda più il parlare dell’altro».
Isaia 6:8 Poi udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». Io risposi: «Eccomi, manda me!».
Nell’Antico Testamento si evince una progressiva rivelazione di Dio. Questa rivelazione in crescendo è particolarmente evidente nei testi che profetizzano l’arrivo del Messia, nei quali si evince il manifestarsi del Dio unico nelle Tre persone. Un testo dove questa progressiva rivelazione di Dio è in Isaia 40: 1-5 «Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua schiavitù è compiuto; che il debito della sua iniquità è pagato, che essa ha ricevuto dalla mano del SIGNORE il doppio per tutti i suoi peccati. La voce di uno grida: “Preparate nel deserto la via del SIGNORE (YHWH), appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio! Ogni valle sia colmata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; i luoghi scoscesi siano livellati, i luoghi accidentati diventino pianeggianti. Allora la gloria del SIGNORE sarà rivelata, e tutti, allo stesso tempo, la vedranno; perché la bocca del SIGNORE l’ha detto”».
In moltissimi passi dell’Antico Testamento si annuncia la discesa di Dio verso le sue creature, si profetizza parecchio sulla venuta del Messia – Figlio – Servitore, che non è un semplice inviato, subordinato, ma è Dio stesso nella persona del SIGNORE, cioè YAHWEH; colui che deve venire, colui per il quale si prepara la strada. Inoltre, la venuta del Messia verrà nella potenza dello Spirito Santo. Ed è lo stesso Isaia che ci parla chiaramente dello Spirito: «“Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto di cui mi compiaccio; io ho messo il mio spirito su di lui, egli manifesterà la giustizia alle nazioni”» (Isaia 42:1). In questo brano come in alcuni altri di Isaia (11:1-2; 48:12; 61:1-) e nel resto del capitolo 42, Isaia presenta chiaramente il Padre che introduce il Figlio – Servitore, assistito dalla potenza dello Spirito.
5.1 - LO SPIRITO SANTO NELL'A.T.
Nell’Antico Testamento lo Spirito è sempre presente e sempre attivo, anche se viene menzionato molto meno frequentemente delle altre due persone divine, i cui nomi vengono citati moltissime volte. In tutta la Scrittura lo Spirito viene menzionato circa 400 volte, di cui 88 solo nell’Antico Testamento, ma come vedremo si tratta di una presenza molto importante e rilevante. Lo Spirito è presente in modo chiaro, distinto e personale in tutti gli atti divini. Ad esempio, nella creazione la Sua azione è chiaramente enunciata nei primi versetti. In Genesi 1 lo Spirito Santo è menzionato esplicitamente con l’espressione Spirito: «Lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque» (Genesi 1:2). Al diluvio, lo Spirito di Dio era già coscienza critica in rapporto alla condizione morale dell’uomo: «Il SIGNORE disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo» (Genesi 6:3). Anche nell’A.T. lo Spirito accompagnava l’annuncio e la comprensione della Parola: «Volgetevi ad ascoltare la mia riprensione; ecco, io farò sgorgare su di voi il mio Spirito, vi farò conoscere le mie parole» (Proverbi 1:23). Ma anche nella conversione, lo Spirito Santo è l’agente che opera profondamente sul cuore; Davide riconosce il suo bisogno di questa azione e ne fa motivo di preghiera: «O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non togliermi il tuo Santo Spirito» (Salmo 51:10-11).
Lo Spirito Santo accompagna il credente verso il cammino della santificazione. Lo Spirito assiste, guida e infonde la Sua forza: «Insegnami a far la tua volontà, poiché tu sei il mio Dio, il tuo spirito benevolo mi guidi in terra piana» (Salmo 143:10). Lo Spirito ha ispirato i profeti ad annunciare la venuta del Messia. Il precursore Giovanni Battista era ripieno di Spirito Santo già nel grembo di sua madre per preparare la strada al Redentore: «Perché sarà grande davanti al Signore, (…) sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre» (Luca 1:15). Ma prima del Battista anche Simone si era espresso “mosso dallo Spirito” in occasione della sua presentazione di Gesù al tempio, (Luca 2:25-26). Pietro scrive che gli antichi profeti che avevano indagato e preannunciato la venuta del Messia, furono guidati dallo Spirito Santo (1 Pietro 1:10-12).
Il Messia stesso avrebbe operato con la potenza è l’unzione dello Spirito, ed è Isaia che lo profetizza: «Lo spirito del Signore, di DIO, è su di me, perché il SIGNORE mi ha unto per andare…» (Isaia 61:1). Un testo ancora più significativo è quello di Isaia 11:1-2 «Poi un ramo uscirà dal tronco d’Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici. Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui: Spirito di saggezza e d’intelligenza, Spirito di consiglio e di forza, Spirito di conoscenza e di timore del SIGNORE». Alla luce di questi testi possiamo vedere l’attività dello Spirito che ha agito sia a favore del popolo di Dio sia per la preparazione dei tempi messianici, e per la missione stessa del Messia.
Lo Spirito Santo era già presente ai tempi dell’Antica Alleanza e lo vediamo attivo fin dalla creazione, ma la Sua pienezza doveva ancora manifestarsi. I testi ci dimostrano una rivelazione progressiva dei tempi per la venuta dello Spirito. Esattamente come lo furono per la venuta del Messia, anche per lo Spirito i tempi dovevano maturarsi. La profezia di Gioele annuncia, per i tempi a venire un’azione speciale dello Spirito volta a risvegliare il popolo e ha donargli facoltà di visione, potenza e identità: «Dopo questo, avverrà che io spargerò il mio spirito su ogni persona: i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno dei sogni, i vostri giovani avranno delle visioni. Anche sui servi e sulle serve, spargerò in quei giorni il mio spirito» (Gioele 2:28-29).
Isaia profetizza l’attesa dello Spirito per i tempi a venire, con un’azione che riprende la visione di Gioele su menzionata: «… finché su di noi sia sparso lo Spirito dall’alto e il deserto divenga un frutteto, e il frutteto sia considerato come una foresta» (32:15). Al capitolo 44, la promessa è ribadita in un contesto di attesa messianica: «Così parla il SIGNORE che ti ha fatto, che ti ha formato fin dal seno materno, colui che ti soccorre: Non temere, Giacobbe mio servo, o Iesurun che io ho scelto! Io infatti spanderò le acque sul suolo assetato e i ruscelli sull’arida terra; spanderò il mio spirito sulla tua discendenza e la mia benedizione suoi tuoi rampolli; essi germoglieranno come in mezzo all’erba, come salici in riva a correnti d’acque» (vv. 2-4).
Ezechiele si sofferma sulla venuta dello Spirito e alla Sua azione di redenzione e di rinnovamento: «Io vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese; vi aspergerò d’acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni» (36:24-27). «E metterò in voi il mio spirito, e voi tornerete in vita (…)» (37:14).
Zaccaria collega la venuta e l’opera del Messia, con la promessa dello Spirito che viene sparso: «Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo spirito di grazia e di supplicazione; essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito» (12:10).
Nell’Antico Testamento il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo sono compresenti e attivi in una rivelazione progressiva. Ma abbiamo anche testi dove le tre persone si presentano insieme, ad esempio: Isaia 48:16 «Avvicinatevi a me [il Figlio parla], ascoltate questo: Fin dal principio io non ho parlato in segreto; quando questi fatti avvenivano, io ero presente; ora, il Signore, DIO, mi manda [il Padre manda] con il suo spirito [lo Spirito accompagna]». Isaia 61:1 “Lo spirito del Signore [1], di DIO [2], è su di me, perché il SIGNORE ha unto me [3] per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l’apertura del carcere ai prigionieri».
Isaia 63:7-12 è un altro testo della copresenza e cooperazione del Padre, Figlio e Spirito Santo. Anche se è un testo meno chiaro rispetto ad altri e comunque di grande rilevanza. Citiamo solo alcune porzioni, quelle più rilevanti dove si evince l’azione e l’opera delle tre persone, dove ritroviamo il nome Spirito Santo insieme al Salvatore che doveva venire per salvarli: «… voglio ricordare le bontà dell’Eterno (Yhwh), le lodi dell’Eterno (Yhwh), considerando tutto quello che il SIGNORE ci ha elargito; ricorderò il gran bene che ha fatto alla casa d’Israele, secondo la sua misericordia e secondo l’abbondanza della sua bontà. Egli aveva detto: “Certo, essi sono il mio popolo, i figli che non m’inganneranno”. Fu il loro salvatore in tutte le loro angosce. Non fu un inviato, né un angelo ma lui stesso venne a salvarli; nel suo amore e nella sua benevolenza egli li redense; se li prese sulle spalle e li portò tutti i giorni del passato; ma essi furono ribelli, contristarono il suo spirito santo; perciò egli si mutò in loro nemico, ed egli stesso combatté contro di loro. Allora il suo popolo si ricordò dei giorni antichi di Mosè: dov’è colui che li fece uscire dal mare con il pastore del suo gregge? Dov’è colui che mise in mezzo a loro lo spirito suo santo?». Il SIGNORE o l’ETERNO, cioè YAWEH, sarebbe venuto di persona a salvare il suo popolo.
La rivelazione progressiva dell’opera e azione delle tre persone lo si evince chiaramente in una frase di Gesù che Giovanni ci riporta: «Nell’ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui; lo Spirito, infatti, non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora glorificato» (7:37-39). Anche se i tempi non sono maturi per l’effusione dello Spirito, lo Spirito Santo era presente e operante fin dall’eternità.
5.2 - GESÙ CRISTO NELL'A.T.
Gesù e il Creatore.
Isaia 42:5 «Così dice Dio, YHWH, che ha creato i cieli e li ha spiegati, che ha disteso la terra e le cose che essa produce, che dà il respiro al popolo che è su di essa e la vita a quelli che in essa camminano.
Salmo 33: 6, 8 « I cieli furono fatti per mezzo della parola di YHWH, e tutto il loro esercito mediante il soffio della sua bocca…. Tutta la terra tema l’Eterno (YHWH), e tremino davanti a lui tutti gli abitanti del mondo. Poiché Egli parlò e la cosa fu; egli comandò e la cosa sorse».
In Ebrei 1:10 il Padre esalta il Figlio per i grandi atti che ha compiuto, e celebra il suo potere, rivolgendosi a Lui dice: “Tu, Signore, nel principio hai fondato la terra e i cieli sono opera delle tue mani” . L’affermazione e la citazione del Salmo 102:25, dove colui che crea è il SIGNORE YAHWEH, ed è applicata a Gesù Cristo.
Giovanni 1:1-4 «Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Egli (la Parola/ Gesù Cristo) era nel principio con Dio (YHWH ELOHIM che è un Plurale di persone). Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (la Parola), e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta. In Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini».
Colossesi 1:16,17: «perché in lui (Gesù Cristo) furono create le cose tutte in cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili, sia i troni, sia signorie, sia principati, sia potestà; tutte le cose attraverso di lui e verso di lui sono state create; ed egli è prima delle cose tutte e le cose tutte in lui sussistono».
«Or colui che ci ha formati proprio per questo è Dio, il quale ci ha anche dato la caparra dello Spirito» (2 Corinzi 5:5).
Gesù è il primo e l’ultimo.
Nell’Antico Testamento per ben tre volte YAHWEH dichiara di essere il primo è l’ultimo.
Isaia 44:6 Così dice l’Eterno (YHWH), il re d’Israele e suo Redentore, l’Eterno degli eserciti: «Io sono il primo e sono l’ultimo, e all’infuori di me non c’è DIO».
Isaia 48:12 «Ascoltami, o Giacobbe, e Israele, che io ho chiamato. Io sono colui che è; io sono il primo e sono pure l’ultimo».
Nell’Apocalisse per ben cinque volte questa espressione è applicata a Gesù Cristo.
Apocalisse 1:16-18 Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza. Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: «Non temere, io sono il primo e l’ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell’Ades.
Apocalisse 2:8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita.
Apocalisse 1:12,13 «Ecco, io (Gesù Cristo) vengo presto e con me avrò la mia ricompensa da dare a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine.
Gesù è l’Angelo del Signore o angelo del Patto.
Malachia 3:1 «Ecco, io mando il mio messaggero a preparare la via davanti a me. E subito il Signore, che voi cercate, entrerà nel suo tempio, l’angelo del patto in cui prendete piacere, ecco, verrà», dice l’Eterno degli eserciti.
Qui è il SIGNORE o YHWH che sta parlando (cfr. Malachia 2:16-3:1), e annuncia che manderà un messaggero a preparargli la via.
Ma chi è il messaggero di YAHWEH o del SIGNORE? Isaia 40:3 La voce di uno grida: «Preparate nel deserto la via del SIGNORE (YHWH), appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio! Il messaggero che spiana la strada a YAHWEH è Giovanni il Battista come Gesù stesso conferma. Matteo 11:7-10 Mentre essi se ne andavano, Gesù cominciò a parlare di Giovanni alla folla: «Che cosa andaste a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma che cosa andaste a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Quelli che portano delle vesti morbide stanno nei palazzi dei re. Ma perché andaste? Per vedere un profeta? Sì, vi dico, e più che profeta. Egli è colui del quale è scritto: “Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero per preparare la tua via davanti a te”.
Gesù è il SIGNORE.
Infine, il termine YAHWEH (il nome di Dio nell’A.T. ebraico), viene tradotto nella versione dei LXX, dagli scribi traduttori non più con senso letterale, cioè “colui che e” o, più correttamente, “colui che fa essere”, ma con la parola greca KURIOS, cioè Signore. Quando nascerà la chiesa, questa parola KURIOS verrà usata dagli autori del Nuovo Testamento per definire proprio Gesù. Nella chiesa, per chiamare, pregare ed esaltare il Salvatore Gesù Cristo, si utilizzerà il nome e la parola SIGNORE!
Gesù il re-Dio che adoriamo.
Chiudiamo questa sezione com il tema dell’adorazione. Nel Salmo 45 troviamo qualcosa di veramente interessante: i figli di Core che celebrano, cantano e lodano il figlio, rivolgendosi a lui come Re e Dio. Salmo 45:1-7«Mi ferve in cuore una parola soave; io dico: “L’opera mia e per il re; la mia lingua sarà come la penna di un abile scrittore”. Tu sei bello, più bello di tutti i figli degli uomini; le tue parole sono piene di grazia; perciò Dio ti ha benedetto in eterno. Cingi la spada al tuo fianco, o prode; vestiti della tua gloria e del tuo splendore. Avanza maestoso sul carro, per la causa della verità, della clemenza e della giustizia; la tua destra compia cose tremende. Le tue frecce sono acuminate; i popoli cadranno sotto di te; esse penetreranno nel cuore dei nemici del re. Il tuo trono, o Dio, dura in eterno; lo scettro del tuo regno e uno scettro di giustizia. Tu ami la giustizia e detesti l’empietà. Perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto d’olio di letizia; ti ha preferito ai tuoi compagni». In questo Salmo, come in Ebrei 1:8 viene applicata a Gesù l’adorazione che Gli è dovuta, poiché Egli l’“Uno” che è Re, che è figlio, che è unto, e che viene adorato, un essere divino che è da Dio benedetto in eterno; perciò Gesù Cristo è Dio!
Il Padre e il Figlio; il Signore e il Messia
Benché la rivelazione di Dio Padre e la manifestazione del Figlio siano espressioni del Nuovo Testamento e mai del Vecchio; abbiamo però alcuni testi profetici dell’A.T che ci presentano il Padre e il Figlio Unigenito in chiave profetica, ossia sono testi dove il Messia è presentato già come Figlio dell’uomo oltre che di Dio. Il primo testo significativo e il Salmo 2:1-12. «Perché questo tumulto fra le nazioni, e perché meditano i popoli cose vane? I re della terra si danno convegno e i principi congiurano insieme contro il SIGNORE e contro il suo Unto, (il Suo Messia) dicendo: “Spezziamo i loro legami, e liberiamoci dalle loro catene”. Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si farà beffe di loro. Egli parlerà loro nella sua ira, e nel suo furore li renderà smarriti: “Sono io”, dira, “che ho stabilito il mio re sopra Sion, il mio monte santo”. Io annunzierò il decreto: Il SIGNORE mi ha detto: “Tu sei mio figlio, oggi io t’ho generato. Chiedimi, io ti darò in eredita le nazioni e in possesso le estremità della terra. Tu le spezzerai con una verga di ferro; tu le frantumerai come un vaso d’argilla”. Ora, o re, siate saggi; lasciatevi correggere, o giudici della terra. Servite il SIGNORE con timore, e gioite con tremore. Rendete omaggio al figlio, affinché non si adiri e voi non periate nella vostra via, perché improvvisa l’ira sua potrebbe divampare. Beati tutti quelli che confidano in lui!».
Due volte, in questo salmo, troviamo queste due persone della divinità affiancate (vv. 2, 7); inoltre, l’affermazione “Tu sei mio figlio, oggi io t’ho generato””, verrà ripresa nell’epistola agli Ebrei non tanto per indicare la presenza di un figlio ma per sottolineare la Sua divinità (cfr. 1:4-10). D’altronde, nel contesto stesso del Salmo 2 c’è una chiara allusione alla celeste e divina autorità del figlio, che viene visto come il Messia, come Re delle nazioni; al verso 12 vi e anche un invito esplicito a adorarlo: “Rendete omaggio…”. Nel testo di Daniele il Figlio dell’uomo in chiave profetica è più esplicito. Daniele7:13-14: «Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d’uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio e un dominio eterno che non passera, e il suo regno e un regno che non sarà distrutto». Qui, come si evince dal contesto è un tempo futuro ed è un tempo di giudizio e di inizio del Regno di Dio, nel quale Gesù Cristo è il Giudice e il Sovrano regnante. Giovanni 5:22 «Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio…».
Gesù è colui che siede alla destra del Vegliardo (Dio Padre) in qualità di “figlio dell’uomo”, poiché Gesù Cristo ha portato in cielo la nostra natura umana. Egli ottiene “dominio”, “regalità universale ed eterna”. È importante sottolineare la presenza del “Figlio dell’uomo” accanto al Vegliardo sul trono; poiché questo dimostra due cose: la prima che sono due persone e, la seconda che appellativo Figlio dell’uomo si trova nel Nuovo Testamento ed è applicabile solo a Gesù Cristo. Il Salvatore attualmente è seduto alla desta di Dio Padre in qualità di Sommo Sacerdote. Ebrei 5:5 «Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di diventare sommo sacerdote, ma la ricevette da colui che gli disse: «Tu sei mio Figlio, oggi io ti ho generato». Colossesi 3:1 «Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio». Un altro riferimento alla pluralità divina dell’Antico Testamento che segue la stessa scia di quanto appena esposto nel Salmo 110. Nel testo compare un’espressione già utilizzata nella Genesi in relazione a Melchisedek: «Il SIGNORE ha detto al mio Signore: “Siedi alla mia destra finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi”. Il SIGNORE stenderà da Sion lo scettro del tuo potere. Domina in mezzo ai tuoi nemici! … Il SIGNORE ha giurato e non si pentirà: “Tu sei Sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedek”. Il Signore, alla tua destra … » (Salmo 110:1-4). È una chiara presentazione di qualcuno che siede alla destra del Signore nella veste di Sommo Sacerdote, ed è un testo fondamentale per la dottrina del sacerdozio del Figlio, ma non solo, Gesù utilizzerà questo testo per difendere la sua divinità. Il concetto relativo a Sommo Sacerdote viene associato alla Sua divinità anche nel libro dell’Apocalisse 1: 12-18 «Io mi voltai per vedere chi mi stava parlando. Come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un figlio d’uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d’oro all’altezza del petto. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza. Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: «Non temere, io sono il primo e l’ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell’Ades». Nei vv. 13-15 Gesù viene descritto con gli abiti di Sommo Sacerdote e poco più avanti si dichiara Dio, con la frase “il primo e l’ultimo” che in Isaia 44:6 il SIGNORE-YHWH utilizza per proclamarsi Unico Dio (v. 17).
Isaia 44:6 «Così dice YHWH, il re d’Israele e suo Redentore, l’Eterno degli eserciti: «Io sono il primo e sono l’ultimo, e all’infuori di me non c’è DIO».
Un ultimo testo nell’A.T in cui il Padre e il Figlio sono presenti assieme si trova nel libro dei Proverbi. Questo brano è meno conosciuto ma estremamente indicativo. Proverbi 30:4 «Chi e salito in cielo e ne e disceso? Chi ha raccolto il vento nel suo pugno? Chi ha racchiuso le acque nella sua veste? Chi ha stabilito tutti i confini della terra? Qual e il suo nome e il nome di suo figlio? Lo sai tu? ». Anche qui il contesto evidenzia l’opera che Cristo avrebbe compiuta in qualità di Salvatore (disceso è salito), ma quello che interessa a noi, ai fini di questo studio è che si evince chiaramente la presenza di due persone, due entità distinte: il Figlio (“il nome di suo figlio”) e, implicitamente il Padre. Da quanto esaminato fino a qui, il significato plurale del termine Elohim acquista forza in virtù dei molti testi citati che dimostrano in modo inoppugnabile che esiste una pluralità nella divinità. Tutti i testi citati descrivono due “persone” che si presentano assieme in atti specifici nel governo dell’universo. Possiamo quindi affermare che già nell’Antico Testamento il Dio UNICO non è una singola “persona”; vi è un’evidente presenza di un “altro” che sta alla Sua destra, che è il Figlio, il Re, il Messia, il Sommo Sacerdote, che agisce in favore del creato e delle creature.
6 - PADRE- FIGLIO E SPIRITO SANTO NEL N.T.
Nelle pagine precedenti abbiamo appurato che il termine Elohim indica una pluralità di persone e che sovente viene associa con altri nomi, quello usato più spesso è YHWH o YAHWEH. Abbiamo anche visto che lo Spirito Santo nell’Antico Testamento viene menzionato poco, mentre nel Nuovo è molto più presente. Anche se i tre nomi o i Tre personaggi vengono menzionati centinaia di volte in modo distinto e separato o insieme, potrebbe non risultare sufficiente per sostenere una dottrina come quella tri-unitaria. Alcuni sostengono che si tratti di modi diversi per riferirsi allo stesso Dio (come singola persona), o di modi diversi in cui Dio si propone. Però quando leggiamo brani dove Padre, Figlio e Spirito sono presentati contemporaneamente in uno stesso brano o in una stessa situazione dove sono coinvolti in una stessa attività, questo fa decadere il concetto di Dio come un sola persona che si manifesta in tre modi differenti. Nella Bibbia di testi in tal senso ne abbiamo parecchi, anche se qui ne citeremo solo una minima parte, e questo deve farci riflettere e non poco. Nel Nuovo Testamento la Tri-unità di Dio è molto presente e ben rivelata; inoltre, i testi in cui le Tre Persone sono “assieme”, ci aiutano a capire che non può esserci un interscambio o una commistione di nomi o persone. In alcuni di questi testi vedremo anche che le Tre Persone dialogano e interagiscono. Ecco alcuni testi del Nuovo Testamento in cui Padre, Figlio e Spirito Santo compaiono assieme.
Battesimo di Gesù Cristo
Matteo 3: 16,17 «Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall’acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce (Dio Padre) dai cieli che disse: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto”».
Appena battezzato, Gesù (FIGLIO) uscì dall’acqua. All’improvviso il cielo si aprì, ed Egli vide lo Spirito di Dio (S.SANTO) il quale, come una colomba, scendeva su di Lui. E dal cielo venne una voce (PADRE): – Questo è il Figlio mio, che io amo. Io l’ho mandato –“. Nel momento in cui Cristo si manifesta con l’atto pubblico del battesimo inaugura il Suo ministero e si presenta come Messia e Salvatore, ecco che lo Spirito Santo discende visibilmente su Lui e il Padre ne proclama la divina filialità. La Scrittura attesta che Gesù è stato “unto” di Spirito Santo (Luca 4:17-18 – Atti 10:37-38). Nell’Antico Testamento il rito dell’unzione significava consacrazione ad un ufficio per il quale Dio aveva eletto una persona, ecco perché si ungevano i re, sacerdoti e i profeti. La discesa dello Spirito Santo su Gesù al momento del battesimo non può che voler significare la Sua consacrazione al ministero messianico. La presenza dello Spirito Santo in quel momento solenne attestava che il Padre consacrava il Figlio come Salvatore d’Israele e del mondo. Per i Giudei dichiararsi “Figlio di Dio” significava attribuirsi o rivendicare identità di natura con Dio. Tant’è vero che, quando Gesù in una certa occasione chiamò Dio Suo Padre, i Giudei cercarono di ucciderlo perché, spiega Giovanni: “chiamava Dio Suo Padre, facendosi uguale a Dio” (Giovanni 5:17).
Ministero terreno di Gesù Cristo
Matteo 4:1-3 «Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani”». Non appena il Messia inizia il Suo ministero pubblico, il Padre e lo Spirito sono presenti ad accompagnare l’evento con la loro presenza. Padre, Figlio e Spirito si manifestano in modo percepibile.
La promessa dello Spirito Santo
Giovanni 14:16,17 «Ed io (Gesù) pregherò il Padre ed egli vi darà un ALTRO Consolatore, che rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce; ma voi lo conoscete, perché dimora con voi e sarà in voi».
Giovanni 3:34-35 «Perché colui che Dio ha mandato (Gesù) dice le parole di Dio; Dio infatti non dà lo Spirito con misura. Il Padre ama il Figlio, e gli ha dato ogni cosa in mano»
1 Giovannini 5:5-9 «Chi è che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, cioè Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che ne rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità …».
Atti 2:36-38 «“Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. Udite queste cose, essi furono compunti nel cuore, e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Fratelli, che dobbiamo fare?” E Pietro a loro: “Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo”».
Giovanni 16:23-32 In quel giorno non mi farete più alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che tutto ciò che domanderete al Padre nel mio nome, egli ve lo darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome; chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa. Vi ho detto queste cose in similitudini, ma l’ora viene in cui non vi parlerò più in similitudini, ma vi parlerò del Padre apertamente. In quel giorno chiederete nel mio nome; e non vi dico che io pregherò il Padre per voi; il Padre stesso infatti vi ama, poiché voi mi avete amato e avete creduto che io sono proceduto da Dio. Io sono proceduto dal Padre e sono venuto nel mondo; di nuovo lascio il mondo e torno al Padre». I suoi discepoli gli dissero: «Ecco, adesso tu parli apertamente e non usi alcuna similitudine. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che qualcuno ti interroghi; per questo crediamo che sei proceduto da Dio». Gesù rispose loro: «Credete ora? Ecco l’ora viene, anzi è già venuta, in cui sarete dispersi, ciascuno per conto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Giovanni 14:16-17/15:26/16:14 «E io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Consolatore; perché stia con voi in perpetuo, Lo Spirito della verità… Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, Egli testimonierà di me… Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve l’annunzierà».
Ancora una volta cogliamo nel Vangelo le Tre Persone della Divinità – Padre, Figlio e Spirito Santo – perfettamente ed intimamente unite nella iniziativa della salvezza. L’aggettivo “altro” (“vi darà un altro Consolatore”: Giov. 14:16) traduce il termine greco allos, che indica identità di natura. Se lo Spirito Santo fosse un influsso, una forza impersonale, il greco avrebbe usato eteros, che indicherebbe appunto una diversità totale di natura e sostanza. Quest’ultimo vocabolo è usato da Paolo in Galati 1:6-8, dove l’apostolo rimprovera i Galati di aver accettato un vangelo “diverso” (vers. 8), un “altro” (eteros) vangelo, appunto. I passi di Giovanni 15 e 16 ci offrono anche una certezza in più riguardo alla natura “personale” dello Spirito divino: nei testi sopraindicati è stato sottolineato per due volte il pronome “Egli” riferito appunto allo Spirito Santo. Ed eccone il motivo: La grammatica greca prevede tre generi: neutro, maschile, femminile. Questo è molto importante per definire lo Spirito Santo. Infatti, se si trattasse solo di una forza o di un influsso , come vorrebbero alcun i “pseudo cristiani”, Giovanni avrebbe usato in greco il pronome neutro, mentre invece, nei due testi citati, egli ha usato il pronome maschile. Questo ci fa capire subito che si tratta di una vera e propria PERSONA della Divinità. Per questo lo Spirito Santo è indicato da Cristo stesso come Suo Vicario, ovvero “chi fa le veci di un’autorità in sua assenza”.
Conoscere Dio
Il Padre, Figlio e Spirito sono menzionati assieme e questo è molto significativo. Se lo Spirito fosse una semplice manifestazione del Padre o del Figlio, come alcuni oggi continuano a sostenere, che senso avrebbe citarlo accanto al Padre o al Figlio? Inoltre che senso avrebbe la frase di Gesù che dice di pregare il Padre se Gesù è il Padre come erroneamente sostengono alcuni? In tutta la Bibbia si presenta un concetto reiterato in molti brani sia dell’A.T. che del Nuovo: conoscere Dio (Esodo 29:46; Osea 6:3), che non è solo una mera conoscenza intellettuale.
Giovanni 17:3 Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato.
Il Nuovo Testamento sottolineano l’importanza di conoscere Dio, ossia avere una relazione intima e personale con Lui, esperienze dirette con il Signore, e questo implica avere un rapporto con tutte e Tre le Persone della Divinità.
Efesini 1:17 «… affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia Spirito di sapienza e di rivelazione perché possiate conoscerlo pienamente».
2 Pietro 1:3 «Secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue».
Diversi testi sottolineano anche che, per facilitare la conoscenza di Cristo, tutta la Tri-unità è in azione, come leggiamo in questa dichiarazione di Giovanni: «Da questo conosciamo che rimaniamo in lui ed egli in noi: dal fatto che ci ha dato del suo Spirito. E noi abbiamo veduto e testimoniamo che il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo» (1 Giovanni 4:13-15). Essere in Cristo è il risultato dell’azione congiunta della Tri-unità.
Giovanni 14:26 «Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto».
Nel nome di Gesù, il Padre manda lo Spirito per insegnare e ricordare quello che Lui ha detto.
Giovanni 15:26 «Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me».
Lo Spirito viene inviato da Gesù per rendergli testimonianza.
Giovanni 16:13-15 «Quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutte le cose che ha il Padre, sono mie; per questo ho detto che (LUI) prenderà del mio e ve lo annuncerà».
Lo Spirito Santo viene nella vita del credente per guidarlo nella conoscenza sia del Padre che del Figlio. Il Padre e lo Spirito, in particolare, esaltano Gesù Cristo dinanzi al credente. Il Padre e lo Spirito agiscono in modo sinergico e reciproco, avendo come obiettivo comune quello di condurre il credente ad una personale comprensione e conoscenza di Cristo. Anche l’apostolo Paolo conferma questa verità, mostrando come la Tri-unità di Dio opera all’unisono. 1 Corinti 12:3-7«Perciò vi faccio sapere che nessuno, parlando per lo Spirito di Dio, dice: “Gesù è anatema!” e nessuno può dire: “Gesù è il Signore!” se non per lo Spirito Santo. Ora vi è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito. Vi è diversità di ministeri, ma non v’è che un medesimo Signore. Vi è varietà di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti. Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune».
L’ordine di battezzare
Matteo 28:19 «Perciò andate, fate diventare miei discepoli tutti gli uomini del mondo; battezzateli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Questa è la dichiarazione più chiara di tutto il Nuovo Testamento sul mistero della Divinità o Tri-unita di Dio. Anche se, negli ultimi tempi sono sorti alcuni movimenti che negano questo versetto, additandolo come spurio o aggiunto, ovviamente perché demolisce la loro teologia che vede Dio come una singola persona. Questi movimenti asseriscono che i discepoli battezzavano solo nel nome di Gesù e mai nel nome delle Tre persone. Queste persone non tengono conto che Gesù Cristo riunisce in un solo nome le Tre Persone; inoltre battezzare nel nome di Gesù Cristo, implicava riconoscerlo come Dio, poiché il nome Gesù significa: YHWH salva. Per poter cogliere tutta la portata della nozione semitica di “nome”, è necessario conoscere qualcosa in più. Per noi il nome è una designazione del tutto esteriore e convenzionale, una specie di etichetta che apponiamo alle cose e alle persone per distinguerle tra loro. Ma per gli antichi semiti il nome aveva ben altra importanza. Possiamo comprendere questo leggendo i versi iniziali dell’antichissimo poema mitico babilonese “Eunuma elish“: “Quando lassù il cielo non era ancora nominato e quaggiù la Terra non portava ancora un nome…”. Il significato di questi versi è esattamente il seguente: “Quando lassù il cielo e quaggiù la Terra ancora non esistevano“. Per i semiti avere un nome significava appunto “esistere”. Era inconcepibile per loro un’esistenza senza un nome. Il nome racchiudeva l’essere, la sua natura e essenza. Questo concetto era fortemente radicato nella cultura semitica, e gli Ebrei erano semiti. Conoscere il NOME di qualcuno equivaleva a conoscere la sua intima essenza, natura e carattere, al punto da averlo in proprio potere. Non a caso fu celato a Giacobbe, e dopo di lui a Manoah, il nome dell’Angelo dell’Eterno che si era rivelato ad essi (cfr. Genesi 32:29-30 – Giudici 13:17-18). Né a Giacobbe, né a Manoah fu dato di conoscere il nome ineffabile di quell’Essere che si manifestò, perché Egli era l’Inconoscibile. Nella Bibbia possiamo notare qualcosa di significativo, quando Dio cambiava il nome a qualcuno, questo significava mutare il carattere e il destino di quella persona.
Abbiamo vari esempi come:
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Il nome di Abramo cambiato in Abrahamo e di sua moglie Sarai cambiato in Sara (Genesi 17:4-5,15-16);
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Il nome di Giacobbe mutato in Israele (Genesi 32:27-28/35:9-10);
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Il nome di Simone cambiato in Cefa, ovvero Pietro in greco (Giovanni 1:42).
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Il nome di Lucifero (portatore di luce), diventa Satana (oppositore).
Questa caratteristica peculiare della mentalità semitica la ritroviamo anche nel Nuovo Testamento. D’altra parte non c’è da meravigliarsene poiché gli scrittori e i vari protagonisti di questa parte della Bibbia erano per lo più ebrei e quindi semiti. Una prova ulteriore dell’equivalenza nome-persona nei Vangeli si ricava dal confronto di due passi del vangelo di Giovanni.
Giovanni 20:31 «Ma queste cose sono scritte, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figliuolo di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel Suo nome».
Giovanni 3:15,36 «Affinché chiunque crede in Lui abbia vita eterna… Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna… ».
È evidente che le espressioni “nel Suo nome”, “in Lui” e “nel Figliuolo”, sono passi che si equivalgono. Nei testi: Matteo 10:22/24:9 – Marco 13:13 – Luca 21:17, l’espressione “a causa del mio nome” è un semitismo che significa esattamente “a causa mia” – “a causa della vostra fede in me”. Nello stesso modo in Matteo 19:29, la frase “per amore del mio nome”, è un semitismo, vuol dire “per amore di me”. Quando Gesù, che è nato e cresciuto in ambiente ebraico, dice ai Suoi discepoli che condividono la stessa cultura, “nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo”, con le parole “nel nome” non poteva che intendere “nel nome di un’entità personale”, cosa che i discepoli compresero appieno. Come ben riportato da J.M. Dalman nell’Enciclopedia della Bibbia LDC: “Colui nel cui nome uno può essere battezzato, può essere solo un essere personale… Le tre Persone hanno la natura e il potere divini; infatti essere battezzati nel nome di qualcuno, come rito religioso indica sia la consacrazione al culto di quella Persona, sia l’autorevole potestà di questa nel santificare.” (Vol. VI, col. 1010)
Intronizzazione di Gesù Cristo in cielo
Nel vangelo di Matteo e in quello di Marco viene riportato il brano del Salmo 110. Matteo 22:41-45 «Essendo i farisei riuniti, Gesù li interrogo, dicendo: “Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?” Essi gli risposero: “Di Davide”. Ed egli a loro: “Come mai dunque Davide, ispirato dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: “Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io abbia messo i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?” Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». La stessa citazione la troviamo in Marco 12: 35-37, dove vengono citate le Tre Persone che sono inserite nello stesso contesto: lo Spirito che ispira Davide a scrivere: «Il Signore ha detto al mio Signore: “Siedi alla mia destra”» (Salmo 110). L’affermazione «Il Signore ha detto al mio Signore: “Siedi alla mia destra”», va ben oltre il voler dimostrare la Tri-unità di Dio; infatti rappresenta un testo chiave per designare il ministero di Gesù Cristo come Sommo Sacerdote in cielo e di intercessore presso il Padre. Quando Gesù venne interrogato dal Sinedrio, rispose che Lui siederà alla destra del Padre, però questa deposizione sarà anche la Sua condanna a morte per bestemmia, e questo perché voleva dire essere uguale a Dio.
Pietro, ribadisce questa verità e presenta le Tre Persone: «Egli (Gesù) dunque, essendo stato esaltato alla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite» (Atti 2:33). Stefano, parlando di Gesù alla destra del Padre, fa riferimento alle Tre Persone: «Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissati gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra» (Atti 7:55). Anche in Apocalisse 5:6-7, abbiamo lo stesso concetto: «… Colui che siede sul trono» (Dio Padre), «l’Agnello» (il Figlio che si avvicina a Lui), e i «sette spiriti di Dio…» (Spirito Santo). In questa scena dove Gesù prende il libro dalla mano del Padre, si evince che lo Spirito e con Loro. In Ebrei 9 vediamo il ministero di Cristo come Sommo Sacerdote nel Santuario celeste. Ebrei 9:11-14 «Venuto Cristo, sommo sacerdote dei futuri beni, egli, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da mano d’uomo, cioè, non di questa creazione, è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Cosi ci ha acquistato una redenzione eterna. Infatti, se il sangue di capri, di tori e la cenere di una giovenca sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano, in modo da procurar la purezza della carne, quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offri se stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente!». Cristo, quindi, è il nostro SOMMO SACERDOTE, in virtù della Sua offerta sacrificale, fatta mediante lo SPIRITO, affinché possiamo servire il DIO VIVENTE. I Tre sono uniti: Padre e Spirito, in un unico riquadro nel contesto del ministero in cielo in Cristo.
I doni spirituali sono offerti dal Padre, del Figlio e dello Spirito
Il tema dei doni spirituali è trattato in quattro epistole. In due di queste, Romani e 1 Pietro, non si fa alcun riferimento esplicito al donatore; invece nelle altre due, 1 Corinzi ed Efesini, si evidenziano interessanti accenni alla Tri-unità: 1 Corinzi 12:4-6 «Ora vi e diversità di doni, ma vi e un medesimo Spirito. Vi e diversità di ministeri, ma non v’e che un medesimo Signore. Vi e varietà di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio». Come introduzione a questo argomento, sono presenti lo Spirito, il Figlio ed il Padre. Il concetto di Tri-unità di Dio è ancor più evidente nel testo di Efesini: «Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. V’e un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che e al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti» (4:4-6). Le Tre Persone sono nominate nella stessa progressione della scrittura precedente.
Salvezza – Giustificazione -Santificazione.
Quando leggiamo i Vangeli, notiamo che in diverse circostanze il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono menzionati insieme o sono associati strettamente nell’opera della salvezza dell’uomo e nelle crescita spirituale. Negli Atti l’intima associazione e unione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nell’opera della redenzione traspare con chiarezza nella dottrina della salvezza esposta da Pietro: Atti 2:38-39 «E Pietro a loro: Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Perché per voi è la promessa, e per i vostri figli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore, nostro Dio, ne chiamerà» (vedi 2:33/5:31-32/10:36-38).
Nella Bibbia troviamo molti altri testi su questo argomento (perdono – giustificazione – santificazione), dove sono presenti le Tre Persone della Divinità.
Eccone alcuni: «E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio» (1 Co 6:11). Pietro dice: «Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galizia, nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia, eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate» (1 Pt 1:1-2). Anche l’apostolo Paolo presenta l’opera, congiunta di Padre, Figlio e Spirito Santo sul tema in questione. Romani 5:1-5: «Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza. Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio e stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci e stato dato». In questo percorso che dà accesso alla grazia, alla pace, alla giustificazione, alla speranza vi e la compartecipazione della Tri-unità di Dio.
Romani 8:1-4: «Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito».
Per vivere una vita libera dal peccato, e in armonia con il comandamento divino, serve l’azione congiunta delle Tre Persone che compongono la Divinità. Paolo evidenzia ancora l’azione della Tri-unità di Dio parlando del nuovo stile di vita del credente: «… creato a immagine di Dio; Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione. Via da voi ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di cattiveria! Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo» (Efesini 4:24,30-32). Il tema centrale di questi versi è la rigenerazione o nuova nascita che porta il credente ad un nuovo stile di vita, nuovi comportamenti e abitudini. I testi qui presentati mostrano un percorso in divenire. Nel cammino della salvezza si parte dal pentimento e perdono, poi si viene giustificati, liberati e santificati, e questo avviene con l’azione congiunta di Padre, Figlio e Spirito Santo, che sono coinvolti i modo diverso.
Romani 8:37-39 «Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati. Infatti io sono persuaso che né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore». Romani 9:1 «Dico la verità in Cristo, non mento – poiché la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello Spirito Santo… ».
Ecco altri testi dove le Tre Persone sono presenti insieme: Giovanni 1:33; Apocalisse 22:16-21; 1 Corinti 3:16- 23; Atti 4:24-26; Luca 1:35; 1:67-69; 2:25-34; 10:21-22; Atti 4:8-11; 5:29-32; 10:36-38; 11:15-17; 9:17- 20; 8:15-22; 19:5-11; 20:21-23; 28-35; 1 Giovanni 4:1-3; Romani 14:6-17; 15:5-13; 30; 1 Corinti 2:10-16; 2 Corinti 5:5-10; Galati 3:1-14; 4:3-6; Efesini 3:5-10; 1 Tessalonicesi 5:18-19; Tito 3:4-6; Ebrei 6:1-4; 10:29-31; 3:5-7; 10:29-31; Galati 3:1-14; Giacomo 4:5-10; 1Pietro 1:3-11.
7 - IL CONCETTO DI "PERSONA" APPLICATO A DIO
In questa sessione finale cercheremo di spiegare il concetto di “persona”, dal momento che la dottrina sulla Tri-unità sostiene che esiste un solo Dio in Tre Persone, quindi è necessario comprendere cosa significhi che il Padre, il Figlio e Spirito Santo sono Tre Persone e cosa fa di loro delle persone. L’origine del termine “persona”, si ipotizzi che derivi dal greco prósōpon, espressione usata per indicare la sembianza, cioè il volto dell’individuo, ma anche la maschera di un attore. Un’altra possibile ipotesi e che derivi da un termine l’etrusco phersu che indicava l’attore che raffigurava una divinità o un defunto, una controfigura che era in grado di imitare e di rappresentare. Ultima ipotesi è che derivi dal latino personare (per-suonare: parlare attraverso), cioè, emettere un suono, una voce comprensibile. Con molta probabilità è stato Tertulliano (II secolo d.C.), nell’opera Adversus Praexam, il primo autore cristiano ad utilizzare il concetto di persona. Il termine latino persona assume però un significato distinto da quello greco di maschera, per acquisire poi, nella tradizione cristiana, un significato più completo. Il termine persona viene infatti utilizzato per cercare di chiarire in modo comprensibile alla ragione umana il dogma della Tri-unità di Dio. Agli albori del cristianesimo si usava il termine “persona” soprattutto per difendersi dalle accuse di politeismo, o per arginare le varie eresie sorte attorno alla persona del Cristo tendenti a negarne ora l’umanità, ora la divinità. Con il termine persona si intende un essere o individuo che esiste, e che è in grado di intendere e volere, parlare, agire e interagire con altri esseri viventi, capace di provare sentimenti ed emozioni, aventi una coscienza morale.
Il concetto di “persona” nella Bibbia.
Le Sacre Scritture affermano che l’essere umano è stato creato «ad immagine e somiglianza di Dio». È un’affermazione forte che però fa correre il rischio di sminuire Dio, riducendolo all’immagine dell’uomo. Siccome non abbiamo nessun tipo di descrizione di Dio, in particolare quella fisica, non possiamo esprimerci in tal senso, se non sulla base delle indicazioni inerenti le Sue virtù quali, ad esempio, quelle citate dall’apostolo Paolo quando scrive agli Efesini: «… a rivestire l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità» (4:24). Essere «fatti ad immagine di Dio» non necessariamente ci dobbiamo focalizzare sulle sembianze fisiche, ma su quelle morali e spirituali. Del resto con l’ingresso del peccato nel mondo, l’umanità ha perso molto di quella somiglianza originale. Se pensiamo che prima del diluvio, nonostante il peccato avesse cambiato la nostra natura, vi erano persone che potevano vivere oltre i 900 anni, ed anche la loro statura poteva superare i 3 metri di altezza. Ma con o senza peccato, Dio rimane distinto e distante da noi, per cui non dobbiamo definirlo secondo i nostri schemi mentali, a meno che non ci predisponiamo a comprendere quello che Gesù Cristo ci rivela sulla Sua natura. Inoltre, l’apostolo Paolo dice che Gesù è: “Egli è l’immagine dell’invisibile Dio” (Colossesi 1:15), ossia coloro che contemplano Gesù Cristo possono vedere il carattere e la persona del Padre, e non Dio Padre in persona. Giovanni 14: 9 Gesù gli disse: «Da tanto tempo io sono con voi e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai dici: “Mostraci il Padre”?
La persona: anima, mente e corpo.
Vediamo alcune caratteristiche che ha una persona umana. Gesù Cristo disse in Matteo 22:37 «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». Nel termine “tutto” è racchiuso l’insieme delle espressioni e delle manifestazioni che identificano l’essere, la persona: anima, mente e cuore. I testi paralleli li troviamo in Marco, dove leggiamo: «Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua» (12:30, vedere anche il v. 33). Ma anche nel Vangelo di Luca 10:27. In Deuteronomio 6:5 è detto: «Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze». In base a queste testi, quindi, la “persona” è l’essere visto nella sua totalità di sentimenti, emozioni, volontà, intelligenza e forza. Tutte queste virtù, qualità o peculiarità definiscono una persona e non vi può essere persona umana senza il corpo. Ognuno di noi è un’unità singola, ma è anche anima, mente, corpo, che tradotto vuol dire che ha una componente fisica, una spirituale e una psicologia.
La persona del Padre del Figlio e dello Spirito Santo
Se sulla persona di Gesù Cristo abbiamo ampia documentazione tramite i vangeli, sulla persona del Padre si conosce molto meno ed è Gesù che lo specifica. Giovanni 5:37 «Il Padre che mi ha mandato, egli stesso ha reso testimonianza di me. La sua voce, voi non l’avete mai udita; il suo volto, non l’avete mai visto». L’espressione “nessuno ha mai visto Dio”, ci preclude la possibilità di fare una qualsiasi ipotesi sulle sembianze e sull’identità di Dio. Questo non ci permette di identificare alcun tratto o dimensione della Sua persona, e le informazioni che la Scrittura ci fornisce sono piuttosto scarse. Possiamo pensare o immaginare che ha un volto, un sembiante, ma non possiamo tentare di definirlo o disegnarlo. Non sappiamo nulla del suo corpo, se mai abbia un corpo; non sappiamo nulla di Lui, se non quello che ci è dato sapere: che è amore, bontà, santità, potenza, giustizia, che è un essere spirituale che vede e conosce tutto, che ha un nome e che comanda e controlla ogni cosa, etc. Sappiamo che è l’essere, la PERSONA più straordinaria dell’universo!
Ora passiamo ad una figura ancor più particolare: la persona dello Spirito Santo. Abbiamo constatato che per il Padre, il Figlio, come per l’essere umano, che quello che li fa essere persona non è tanto l’avere un corpo ed una tangibilità, ma quello che li rende distinti, autentici e unici sono il carattere, una coscienza consapevole, l’intelligenza, la volontà e i loro sentimenti. In definitiva persona è l’insieme di tutti questi “componenti” che evidenziano una personalità, quindi una persona. Ora proviamo a vedere se quanto attribuito al Padre e al Figlio è applicabile anche allo Spirito Santo. Nella Bibbia troviamo testi che evidenziano l’agire dello Spirito con azioni precise, dirette e assimilabili ad una personalità identica a quella del Padre, del Figlio e dell’essere umano, cioè con gli attributi propri di una persona: volontà, decisione, sentimento, forza, autorità, sensibilità, intimità, ect; vediamone alcuni:
Lo Spirito Santo concepisce e produce la vita.
Lo Spirito compie un’azione “creatrice”, genera e trasmette la vita, il testo si riferisce al concepimento di Gesù in Maria: «Ma, mentre rifletteva su queste cose, ecco che un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria come tua moglie, perché ciò che e stato concepito in lei e opera dello Spirito Santo”» (Matteo 1:20).
Lo Spirito Santo conduce
Il verbo condurre implica un’azione voluta, scelta e intelligente, un atto di volontà personale che ha un impatto forte su qualcun altro, una decisione personale: «Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo» (Matteo 4:1).
Lo Spirito Santo può essere offeso e si rattrista
Chi soffre per un’offesa esprime una sensibilità, una cosciente consapevolezza di sè. Lo scritto che proponiamo parla addirittura di bestemmia e nella Scrittura la bestemmia non e mai contro una cosa, è solo contro una persona. Per giunta, il testo riporta un ragionamento di Gesù che mette in parallelo lo Spirito con Sé stesso, ponendo su un piano di uguale valore lui e lo Spirito: «Perciò io vi dico: ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà loro perdonata» (Matteo 12:31).
Efesini 4:30 «Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione.
Lo Spirito Santo parla
Pronunciare parole significa pensare, ragionare, costruire concetti con intelligenza, creare idee e pensieri: «Ora, quando vi condurranno via per consegnarvi nelle loro mani, non preoccupatevi in anticipo di ciò che dovrete dire, e non lo premeditate; ma dite ciò che vi sarà dato in quell’istante, perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo» (Marco 13:11).
Lo Spirito Santo insegna e giuda
Insegnare significa esporre un concetto, spiegare qualcosa in modo che venga appreso o trasferito ad altri, costruendo un percorso logico che deve essere compreso ed interiorizzato: «Lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce; ma voi lo conoscete, perché dimora con voi e sarà in voi. … “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”. (…) “Ma quando verrà il Consolatore, che vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre mio, egli testimonierà di me”. (…) “Ma quando verrà lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà in ogni verità”» (Giovanni 14:17, 25; 15:26; 16:13).
Lo Spirito Santo profetizza e ispira i profeti.
Lo Spirito Santo può influenzare la mente e il cuore di un altro. Il profeta ispirato dallo Spirito si trova nella condizione di conoscere anche cose a lui oscure, come il profeta Daniele che non potrà comprendere tutto quello che Dio gli ha rivelato e fatto scrivere. Ogni profeta ha una sua personalità, temperamento e cultura, ma tutti scrivono come fossero un’unica persona: «Infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo» (2Pietro 1:21).
«Ma quando verrà lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà in ogni verità, perché non parlera da sè stesso, ma dira tutte le cose che ha udito e vi annunzierà le cose a venire» (Giovanni 16:13).
Lo Spirito Santo consente anche di predicare o profetare in lingue diverse dalla propria senza mai averla studiata o conosciuta. «Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi» (Atti 2:4).
Lo Spirito Santo rivela eventi futuri.
«Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest’uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d’Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui; e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. Egli, mosso dallo Spirito (…)» (Luca 2:25-27). Questo e un testo tra i più significativi e mette in evidenza due verbi importanti: rivelare e muovere. Simeone agisce sotto l’influsso di queste due azioni dello Spirito.
Lo Spirito Santo ordina e invia
Lo Spirito Santo impartisce un ordine, prendere una decisione e la comunica a colui che deve compiere l’azione : «Essi dunque, mandati dallo Spirito Santo, scesero a Seleucia e di là si imbarcarono per Cipro» (Atti 13:4).
Lo Spirito Santo pensa
Pensare e l’azione di un essere che opera in modo autonomo, un’entità che ragiona e pensa e consiglia, è tipico di una persona: «Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi alcun altro peso all’infuori di queste cose necessarie» (Atti 15:28).
Lo Spirito Santo istituisce
Anche questo verbo implica una decisione, un’azione vagliata, attenta ed organizzata, personale ed autorevole: «Badate dunque a voi stessi e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata col proprio sangue» (Atti 20:28).
Lo Spirito Santo intercede
Intercedere è un’azione compiuta da qualcuno in favore di qualcun altro: «Nello stesso modo anche lo Spirito sovviene alle nostre debolezze, perché non sappiamo ciò che dobbiamo chiedere in preghiera, come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con sospiri ineffabili. … E colui che investiga i cuori conosce quale sia la mente dello Spirito, poiché egli intercede per i santi, secondo Dio. Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento» (Romani 8:26-28).
Lo Spirito Santo conferisce doni
Come il Padre e il Figlio, anche lo Spirito elargisce doni spirituali “come a lui pare buono”: «… ma tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole» (1 Corinzi 12:11).
Lo Spirito Santo investiga – scruta e rivela
Scrutare comporta una conoscenza profonda, investigativa; una partecipazione e una osservazione personale e attenta: «A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Infatti, chi, tra gli uomini, conosce le cose dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che e in lui? Cosi nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio (1 Corinzi 2:10-11).
Lo Spirito, quando parla, si introduce e si propone con il pronome personale “io”
Questo testo afferma in modo indiscutibile che lo Spirito Santo parla e comunica in prima persona, usando il pronome personale “io”. «Mentre Pietro stava ripensando alla visione, lo Spirito gli disse: “Ecco tre uomini che ti cercano. Alzati dunque, scendi e va’ con loro, senza fartene scrupolo, perché li ho mandati io” ». (Atti 10:19). Esprimendosi così chiaramente in modo inequivocabile è palese la sua cosciente personalità. Lungi dalle eresie che lo vedrebbero come una emanazione del Padre e del Figlio; basta quest’ultimo testo ad affermarlo autorevolmente. Di testi ovviamente ce ne sono molti altri, diversi e significativi ma i testi presi in considerazione sono più che sufficienti per sostenere che lo Spirito abbia in se tutte le caratteristiche di una persona.
Il pronome maschile usato per lo Spirito Santo
Per fugare ogni dubbio, analizziamo un ultimo elemento che avvalora la tesi che ci troviamo in presenza di una persona: il pronome maschile con cui viene presentato. Se esaminiamo i termini usati nella lingua greca per designare lo Spirito, ci troviamo di fronte alla parola pneuma, che è di genere neutro; però a questo termine neutro viene associato un pronome personale maschile: ekeinos, un pronome che qui è usato al maschile ma che si trova anche nella forma femminile. I linguisti sono concordi nell’affermare che questo termine, associato allo Spirito, sia un pronome personale, cioè che indica una persona. Un’analisi dei testi biblici attraverso i quali compare il vocabolo in questione diventa illuminante, perché ci mostra che ekeinos è attribuito a persone specifiche e definite: a Dio Padre, a Gesù Cristo e ovviamente anche allo Spirito Santo. Ecco alcuni esempi:
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applicato a specifiche persone: Matteo 18:28: «Ma quello stesso (ekeinos) servo, uscito, trovo uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari»
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applicato a Gesù: Giovanni 2:21: «… ma Egli (ekeinos) parlava del tempio del suo corpo»;
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applicato a Dio Padre: Giovanni 8:42: «Gesù disse loro: “Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, perché io sono proceduto e vengo da Dio; infatti io non son venuto da me, ma e lui (ekeinos) che mi ha mandato” »; Giovanni 1:33: «Io non lo conoscevo, ma colui che mi ha mandato a battezzare con acqua,(Egli = ekeinos) mi ha detto: “Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, e quello che battezza con lo Spirito Santo”». Gesù stesso, nel suo ultimo discorso ai dodici, quello dell’addio, accosta questo termine allo Spirito Santo. Egli li informa che un altro deve venire a sostituirlo e lo indica con questo pronome personale EGLI (EKEINOS). In Giovanni (14:26) dichiara che «Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto». Piu avanti dira: «Egli testimonierà di me» (15:26). Infine, al capitolo 16:13-14, userà questo pronome ancora due volte. Se lo Spirito viene designato con un pronome personale singolare maschile, cosi come per le altre persone, in particolare Dio Padre e Gesù Cristo, la conseguenza logica e ovvia: Lo Spirito Santo è una persona, come lo è Dio Padre e come lo è il Cristo.
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Persona come ogni comune essere umano a cui venga applicato questo pronome. L’argomento pronome, comunque non è il solo, si aggiunge a tutti gli altri fattori che abbiamo elencati sopra, che ritroviamo anche nel Padre e nel Figlio. Fattori indicanti una personalità precisa, attiva, volontaria, autorevole, sensibile e determinata. Terminiamo con una citazione tratta dal libro “The coming of the Comforter”; “Lo Spirito Santo che viene a renderci pienezza non e una vaga influenza o una mistica forza. È una persona divina da ricevere nella nostra vita con umiltà, venerazione e obbedienza.”
8 - CONCLUSIONE
Tirando le somme, possiamo concludere che: l’insegnamento che troviamo nelle Scritture ci mostra chiaramente che la Divinità è una pluralità di persone. Il Dio della Bibbia non è una singola persona, ma come abbiamo visto e analizzato ampiamente sono TRE PERSONE, le quali hanno una stessa mente e volontà, visto che cooperano all’unisono. Abbiamo anche appurato che Dio rivela Sé stesso gradatamente nella storia. La prima persona è sempre chiamata YHWH (Dio Padre), mentre alla seconda persona sono dati vari appellativi e nomi: YHWH, l’Angelo di YHWH, Signore, Servo di YHWH, Messia, Principe, ect. Sappiamo anche che, la seconda persona è inviata dalla prima persona. Mentre la terza persona è menzionata come lo Spirito di YHWH o lo Spirito di Dio o lo Spirito Santo. Ed è inviato sia dalla prima persona che dalla seconda. Giovanni 15:26 «Quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me».
Spesso i cristiani vengo additati di cadere nel paganesimo, quando dicono che Gesù è il Figlio di Dio, ma è anche Dio stesso. Egli è colui del quale Mosè ha scritto: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per proteggerti per via, e per introdurti nel luogo che ho preparato. Sii guardingo in sua presenza, e ubbidisci alla sua voce; non ti ribellare a lui, perché egli non perdonerà le vostre trasgressioni; poiché il mio nome e in lui. Ma se ubbidisci fedelmente alla sua voce e fai tutto quello che ti diro, io sarò il nemico dei tuoi nemici, l’avversario dei tuoi avversari; poiché il mio angelo andrà innanzi a te e t’introdurrà nel paese degli Amorei, degli Hittei, dei Ferezei, dei Cananei, degli Hivvei e dei Gebusei, e li sterminerò» (Es.23:20-23).
Cristo è sempre stato Mediatore tra il Padre e l’uomo, ancor prima di nascere come Messia sulla terra, sovente si presentava come l’Angelo dell’Eterno. Gesù in qualità di Mediatore si è sempre palesato in tutto A.T. con un sembiante che l’uomo non avesse a subirne danno, e quindi morire. Era Lui che si mostrava ai Suoi figli in visione o personalmente dichiarandosi il Signore o IO SONO (YHWH). Certo è che nel Vecchio Testamento non è esposta tanto chiaramente ed esplicitamente la dottrina della Divinità come Una e Trina, come invece lo è nel Nuovo Testamento; questa dottrina vi è tuttavia presupposta, come abbiamo profusamente visto e analizzato. Dio non ha ritenuto opportuno rivelare agli antichi Ebrei il mistero del Dio Uno e Trino, come invece lo ha fatto nel N.T. dopo l’arrivo di Gesù Cristo e con i Suoi insegnamenti, e questo lo si evince chiaramente dalle epistole dei Suoi apostoli. Questo perché gli Ebrei non erano ancora maturi per accogliere una tale rivelazione, senza che degenerasse in una forma di politeismo o di triteismo.
Alla fine di questo studio è bene sottolineare che il mistero dell’unione di tre Persone in Una rimane. La formula “Uno uguale a Tre” è un’equazione che non torna secondo la nostra logica umana, è un concetto che sfugge alla nostra razionalità. Negare il mistero, pretendendo di poter comprendere e spiegare la Divinità è mera presunzione; inoltre, si corre il rischio di ridimensionare Dio a nostra immagine e somiglianza. L’uomo non è assolutamente in grado di poter spiegare Dio, anche perché, se lo fosse sarebbe Dio!
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