È PIETRO IL PRIMO PAPA?

 

Solitamente nel mondo cattolico per avvalorare la figura del Papa, volendone dimostrare la storicità e l’attendibilità del primato di Pietro ricevuto da Cristo stesso, usano questo testo:

Matteo 16:13-19 «Poi Gesù, giunto dalle parti di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: – Chi dicono gli uomini che io, il Figlio dell’uomo, sia? -. Ed essi dissero: – Alcuni, Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei profeti -. Egli disse loro: – E voi, chi dite che io sia? -. E Simon Pietro, rispondendo, disse: – Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente -. E Gesù, rispondendo, gli disse: – Tu sei beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non la potranno vincere. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Il Magistero della Chiesa Cattolica afferma che Gesù, con queste parole, ha costituito Pietro come capo di tutta la Chiesa Cristiana e che il Vescovo di Roma, il Papa, è il suo legittimo successore. Nella Costituzione “De Ecclesia” del Concilio Vaticano II, è stata ribadita questa dottrina fondamentale della Chiesa Cattolica. In essa leggiamo: “Certamente Pietro fu costituito da Gesù Pietra Fondamentale della Sua Chiesa e Pastore supremo di tutto il gregge, donde il suo Primato sui fedeli e sugli apostoli, che si perpetua nel Romano Pontefice, successore di Pietro.” (“De Ecclesia” – Ed. Città Nuova – p. 14).

Silvio Romani, nella sua “Enciclopedia del Cristianesimo” (all’art. “Primato”) scrive: «Primato: Sommo potere conferito da Gesù a Pietro, che racchiude non soltanto una preminenza onorifica, ma anche una vera e propria autorità e giurisdizione su tutti gli altri apostoli. Dal Vangelo risulta chiaramente la promessa di questo primato: “Tu sei Pietro… ecc.”, e il conferimento: “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle…”. Dagli Atti degli Apostoli risulta poi che Pietro, consapevole di questa giurisdizione, la esercitò fortemente nella Chiesa primitiva, e nessuno osò negargliela come un’usurpazione indebita.»

Ma è proprio vero che Pietro sia stato costituito da Cristo capo della chiesa e che egli abbia esercitato il primato in seno alla chiesa primitiva?

In questo studio analizzeremo:

 

 

 

1- CHI È LA PIETRA SU CUI È EDIFICATA LA CHIESA?

Gesù, fissato lo sguardo di Pietro, gli disse: “Tu sei Simone, il figliuol di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa (che significa Pietro)” (Giovanni 1:42). Cefa è la trascrizione in italiano dal greco Kephas, che corrisponde all’aramaico Kepha. Questo termine, che è maschile, è stato adoperato da Gesù nella promessa a Pietro, poiché Gesù si serviva della lingua aramaica. Matteo, che scrive il suo vangelo in greco, traduce questa parola con Petros, nome maschile, che significa “ciottolo, pietra che rotola”, termine che ben descriveva il carattere incostante di Pietro. Traduce poi quello che in italiano è “pietra” con Petra, nome femminile, che significa “roccia”, simbolo dell’immutabilità: “Tu sei PETROS, ma su questa PETRA …”.

Gesù diede a Pietro il soprannome di Cefa, con il quale voleva dimostrare il suo temperamento impulsivo, la sua instabilità, che si manifesterà nel corso della sua vita, almeno fino all’effusione dello Spirito Santo, che avverrà alla Pentecoste. Pietro è perciò un ciottolo instabile, e divenne anche una “pietra” di scandalo. Subito dopo la dichiarazione fatta da Gesù (Matteo 16:13-19), viene severamente rimproverato dal Signore: “Vattene via da me Satana: tu mi sei di scandalo…” (Matteo 16:23). In greco ne risulta una specie di gioco di parole che fa balzare agli occhi il contrasto esistente tra un ciottolo e una roccia: il primo è simbolo di Pietro stesso, la seconda è il simbolo di Cristo, immutabile ed eterno, in quanto Dio.

Abbiamo le prove di tutto ciò? Poiché la Scrittura va spiegata con la Scrittura ed essa non cade mai in contraddizione con se stessa, è nella Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, che dobbiamo cercare che cosa s’intende per “Roccia” su cui è edificato il popolo di Dio, la chiesa di tutti i tempi.

 

Antico Testamento

Ecco, nell’Antico Testamento, alcuni fra i passi più importanti (basta consultare una Chiave Biblica, alla parola “Rocca” o “Roccia” per rendersi conto della frequenza con cui questo termine è attribuito a Dio). Inoltre, un paio di questi testi sono addirittura citati esplicitamente nel Nuovo Testamento in riferimento a Gesù Cristo.

Isaia 26:4/28:16/44:8b «Confidate in perpetuo nell’ Eterno, poiché l’Eterno, sì l’Eterno, è la roccia dei secoli… Perciò così parla il Signore, l’Eterno: Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido; chi confiderà in essa non avrà fretta di fuggire… V’ha egli un Dio fuori di me? Non v’è altra rocca; io non ne conosco alcuna».

Salmo 18:2,31/118:22-23 «L’Eterno è la mia rocca, la mia fortezza, il mio liberatore; il mio Dio, la mia rupe, in cui mi rifugio, il mio scudo, il mio potente salvatore, il mio alto ricetto… Poiché chi è Dio fuor dell’Eterno? E chi è rocca fuor del nostro Dio…? La pietra che gli edificatori avevano rigettata è divenuta la pietra angolare. Questa è opera dell’Eterno, è cosa meravigliosa agli occhi nostri».

 

Nuovo Testamento

Gesù Cristo è la “Pietra Angolare”, è la Roccia sulla quale l’intero edificio spirituale della Chiesa è fondato. Nei Salmi (118:22-23), si prevedeva la caduta d’Israele ed il fatto che avrebbe rigettato il Fondamento di tutta la fede ebraica: il Messia promesso e tanto atteso. Gesù, constatando che i capi religiosi giudei non credevano in Lui, citò questo passo davidico per annunziare ai capi farisei che essi avevano adempiuto questa profezia:

Matteo 21:42-44 «Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: – La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri? Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti. Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà».

Dunque, Cristo non poteva certo contraddirsi, indicando una volta sé stesso come la Pietra su cui era fondato il popolo eletto e su cui si sarebbe fondata la nascente Chiesa cristiana… e un’altra volta indicando Pietro come quel fondamento. Le epistole che cosa insegnano a questo proposito?

1 Corinzi 3:10-11/10:4 «Io, secondo la grazia di Dio che m’è stata data, come savio architetto, ho posto il fondamento; atri vi edifica sopra. Ma badi ciascuno com’egli vi edifica sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù… E tutti bevvero la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e la roccia era Cristo».

Efesi 2:20-21 «Edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra angolare, su cui tutto l’edificio ben collegato cresce per essere un tempio santo nel Signore».

Romani 9:33 «Siccome è scritto: – Ecco, io pongo in Sion una pietra d’intoppo e una roccia d’inciampo; ma chi crede in Lui non sarà svergognato». 

1Pietro 2:4-6 «Accostandovi a lui, come a pietra vivente, rigettata dagli uomini ma eletta e preziosa davanti a Dio, anche voi, come pietre viventi, siete edificati per essere una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Nella Scrittura si legge infatti: «Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, eletta, preziosa, e chi crede in essa non sarà affatto svergognato».

Lo stesso Pietro riconosce l’autorità di Cristo, ed è lui ad indicare in Gesù Cristo la Pietra Angolare su cui è fondata la Chiesa.

2 - UGUAGLIANZA TRA I DISCEPOLI

Gesù Cristo si è sempre espresso contro le diseguaglianze e contro il primato di uno o più discepoli. Come avrebbe potuto Egli contraddirsi in modo tanto eclatante, conferendo a Pietro un’autorità sugli altri ed in seguito dichiarandosi contrario alla stessa? Inoltre, come mai gli apostoli si sarebbero trovati a questionare fra loro su chi fosse il maggiore, quando Cristo aveva ormai già conferito a Pietro un primato? Essi si sarebbero guardati bene dal mettere in dubbio la Sua autorità!

Matteo 23:8-12 «Ma voi non vi fate chiamar Maestro; perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. E non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra guida, il Cristo: ma il maggiore fra voi sia vostro servitore. Chiunque s’innalzerà sarà abbassato, e chiunque si abbasserà sarà innalzato».

Marco 9:33-35 «Giunsero a Capernaum; quando fu in casa, domandò loro: – Di che discorrevate per strada? – Essi tacevano, perché per via avevano discusso tra di loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: – Se qualcuno vuol essere il primo, sarà l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

Marco 10:42-44 «Ma Gesù, chiamatili a sé, disse loro: – Voi sapete che coloro che sono ritenuti i sovrani delle nazioni le signoreggiano, e i loro grandi esercitano dominio su di esse; ma tra voi non sarà così; anzi chiunque vorrà diventare grande tra voi, sarà vostro servo; e chiunque fra voi vorrà essere il primo, sarà schiavo di tutti».

La risposta di Gesù a Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa…“, viene riferita solo nel Vangelo di Matteo. Se questa fosse stata rilevante ai fini di un primato di Pietro, è decisamente strano che non viene menzionata negli altri Vangeli. Una cosa così importante non sarebbe sfuggita altri tre evangelisti.

In Marco 10 c’è la richiesta di Giacomo e Giovanni a Gesù di avere i primi posti nel Suo Regno (che credevano si sarebbe instaurato sulla Terra): “Concedici di sedere uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nella tua gloria.” (v. 37 ). Se Pietro avesse ricevuto il primato sugli altri apostoli, che senso avrebbe questo dialogo? Nessuno!

3 - CHI È IL CAPO DELLA CHIESA?

Nel Nuovo Testamento la chiesa viene paragonata ad un corpo, il cui capo è SOLO ED UNICAMENTE GESU’ CRISTO. Paolo lo ribadisce varie volte, per esempio:

Colossesi 1:18 «Egli è anche capo di quel corpo che è la chiesa, è la fonte della nuova vita, è il primo risuscitato dai morti: egli deve sempre avere il primo posto in tutto».

Efesi 1:20-23 «Dio fece sedere (Cristo) alla propria destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni autorità, principato, e podestà e signoria, e d’ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello avvenire. Ogni cosa Egli (Dio) gli ha posta sotto ai piedi, e l’ha dato per Capo supremo alla chiesa, che è il corpo di Lui, il compimento di Colui che porta a compimento ogni cosa in tutti».

Ora, se la Chiesa è considerata dall’apostolo come un corpo, c’è da tener presente che ogni corpo ha un solo capo: un corpo con due teste sarebbe un mostro! Per ribadire il concetto che la chiesa ha un solo Capo, lo stesso apostolo dice altrove:

Efesi 5:23-24a «Poiché il marito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, Egli che è il Salvatore della chiesa. Come la chiesa è soggetta a Cristo…». 

Anche se, fisicamente, Gesù è assente, tuttavia ha promesso la Sua presenza spirituale fino alla fine del mondo (Matteo 28:20b). Questo si realizza tramite lo Spirito Santo, come abbiamo già visto. Non ci può essere un sostituto terreno che si arroghi dei titoli onorifici riservati a Cristo e che legiferi al posto di Cristo, divenendo supremo maestro in materia di fede. Questo nella Bibbia è chiamato “prostituzione” ed è spiegato ampiamente nei libri profetici sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. Per quanto riguarda ancora i doni spirituali, benché si distingua una certa diversità d’importanza, pure si insiste sulla pari dignità (I Corinzi 12:20-27) e non si accenna a nessun particolare primato spirituale. Nella costituzione della Chiesa primitiva, modello della Chiesa di Cristo di tutti i tempi, al primo posto troviamo gli apostoli, non un Papa: 1Corinzi 12:28> “E Dio ne ha costituiti alcuni nella chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come dottori; poi ha ordinato le potenti operazioni; quindi i doni di guarigione, i doni di assistenza e di governo e la diversità di lingue.”

Pietro stesso, dopo aver indicato Cristo come la “pietra angolare” (1 Pietro 2:4-6), specifica qual è il suo ruolo all’interno della chiesa nascente:1Pietro 5:1 «Esorto dunque gli anziani che sono tra di voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo e che sarò pure partecipe della gloria che deve essere manifestata…».

 

4 - CHI È IL VICARIO DI CRISTO NELLA BIBBIA?

La parola “vicario” deriva dal termine latino vicarius, che significa “in vece di – o al posto di…”. Nella Chiesa Cattolica, il vicario è il rappresentante di grado superiore con tutta la stessa autorità e il medesimo potere che ha il funzionario. Un sostituto di Dio. Definire il papa “vicario di Cristo” implica che egli ha lo stesso potere e la stessa autorità che ha Cristo sulla chiesa. Il titolo deriva dalle parole di Gesù a Pietro in Giovanni 21:16-17: “Pastura le mie pecore. […] Pasci le mie pecore”. Questo, secondo il ragionamento cattolico, definisce Pietro come Principe degli apostoli, primo papa, contraddicendo le parole pronunciate da Cristo stesso.

In realtà, Gesù ha predetto un “vicario” nel senso di un “sostituto” della Sua presenza fisica qui sulla terra. Tuttavia, questo “vicario di Cristo” non è un sacerdote, un sommo sacerdote, un vescovo o un papa. L’unico “vicario di Cristo” biblico è lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è il “sostituto” di Cristo sulla terra. Lo Spirito Santo è il Consolatore, l’Insegnante (Giovanni 14:26) e la Guida in tutta la verità (Giovanni 16:13). Riprendiamo comunque quei testi davvero importanti:

Giovanni 14:16-17/15:26/16:12-14 «E io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché stia con voi in perpetuo, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi… Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, Egli testimonierà di me… Molte cose ho ancora da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; ma quando sia venuto Lui, lo Spirito della verità, Egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annunzierà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve l’annunzierà».

L’unico Vicario designato dallo stesso Salvatore è lo Spirito Santo. Nella chiesa nascente non c’era e non ci sarà mai nessun capo visibile!

È Gesù stesso che guida la Sua chiesa, tramite lo Spirito Santo che concede doni e talenti alle persone per essere guide responsabili del corpo di Cristo o chiesa.

Efesini 4:10-12 «Colui che è disceso è lo stesso che è anche salito al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. Ed egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo».

1 Corinzi 12: 4-11 «Or vi sono diversità di doni, ma non vi è che un medesimo Spirito.  Vi sono anche diversità di ministeri, ma non vi è che un medesimo Signore.  Vi sono parimenti diversità di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti. Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utilità comune.  A uno infatti è data, per mezzo dello Spirito, parola di sapienza; a un altro, secondo il medesimo Spirito, parola di conoscenza;  a un altro fede, dal medesimo Spirito; a un altro doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro potere di compiere potenti operazioni; a un altro profezia; a un altro discernimento degli spiriti;  a un altro diversità di lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Or tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, che distribuisce i suoi doni a ciascuno in particolare come vuole».

Affermando che il papa è il “vicario di Cristo”, è pura blasfemia.

5 - LA VITA DI PIETRO NEL N. TESTAMENTO

La risposta a questa domanda si trova nel libro degli Atti degli Apostoli, dove si narra la storia della chiesa primitiva dall’ascensione di Cristo in poi. Vi sono in questo libro diversi fatti molto interessanti per l’argomento in oggetto, che dimostrano senza ombra di dubbio che Pietro non esercitò mai il suo presunto primato.

L’elezione del dodicesimo apostolo (Atti 1:15-26)

Gli apostoli erano rimasti undici, dopo il tradimento e la morte di Giuda. Durante un’assemblea di circa 120 persone, Pietro suggerì che si scegliesse un sostituto a Giuda fra quei discepoli che erano stati testimoni diretti del ministero di Cristo dal Suo battesimo fino all’ascensione. È l’assemblea, e non Pietro, che propone due nomi: Giuseppe e Mattia (“e ne presentarono due…” vers. 23). Se Pietro avesse esercitato la funzione di Capo della nascente chiesa cristiana, in qualità di Vicario di Cristo, nello stesso modo come Gesù aveva eletto i dodici apostoli, egli avrebbe eletto il sostituto di Giuda. Ma non andò così, perché lasciarono che fosse lo Spirito Santo (unico legittimo Vicario di Cristo, designato da Egli stesso) a scegliere fra i due (tirarono a sorte): fu eletto Mattia (vers. 26).

L’elezione di sette diaconi (Atti 6:1-7)

Moltiplicandosi il numero dei discepoli, aumentavano anche le esigenze: gli apostoli fecero presente a tutti i membri della comunità che era necessario trovare fra di loro sette uomini fedeli, per essere nominati diaconi, con il compito di svolgere un ministero di servizio. Quando questi uomini furono trovati, “li presentarono agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani” (vers. 6). L’imposizione delle mani era un atto di consacrazione al servizio di Dio (da non confondersi comunque con un’ordinazione sacerdotale). Notiamo che non fu Pietro ad eseguire l’elezione dei diaconi: fu la Chiesa a scegliere gli uomini e il collegio degli apostoli a consacrarli.

L’evangelo in Samaria (Atti 8:4-14)

In seguito ad una persecuzione a cui andò incontro la Chiesa di Gerusalemme, tutti furono dispersi tranne gli apostoli. I fuggitivi uscirono da Gerusalemme e cominciarono ad annunziare altrove il messaggio della salvezza in Cristo. Con gioia i Samaritani accettarono la buona novella annunziata loro da Filippo, che era uno dei sette diaconi; ma aveva bisogno di aiuto nella predicazione. Ora, se Pietro fosse stato il capo della chiesa, egli stesso – venuto a conoscenza di questa esigenza – avrebbe inviato in Samaria uno o più apostoli. Leggiamo invece al vers. 14: “Gli apostoli che erano a Gerusalemme, avendo inteso che la Samaria aveva ricevuto la Parola di Dio, vi mandarono Pietro e Giovanni” . Pietro, quindi, al posto di ordinare che altri andassero in Samaria, ricevette l’ordine di andarvi, perché tutte le decisioni erano prese collegialmente, in assoluta democrazia.

Pietro deve giustificare il suo operato (Atti 11:1-18)

Sappiamo dal libro degli Atti che Pietro fu il primo ad evangelizzare ai dei pagani, e precisamente al centurione romano Cornelio e alla sua famiglia. Pietro, secondo la tradizione giudaica che vietava ai Giudei di mettere piede in casa degli incirconcisi per evitare di contaminarsi, non avrebbe mai preso l’iniziativa di farlo, sennonché Dio gli mandò una visione (Atti 10) e gli ordinò poi di seguire senza scrupoli gli uomini che erano venuti a cercarlo da parte di Cornelio. Era la prima volta che un gruppo di pagani si convertivano al cristianesimo e la cosa arrivò alle orecchie degli apostoli e dei fratelli giudei. Così, quando Pietro venne a Gerusalemme, fu apostrofato da coloro che ritenevano la circoncisione ancora necessaria e l’apostolo dovette giustificarsi davanti a loro. Solo dopo che ebbe raccontato della visione avuta e come Dio avesse sparso su quei pagani la potenza dello Spirito prima ancora che fossero battezzati nell’acqua, i fratelli si calmarono e glorificarono il Signore, perché finalmente avevano capito che Dio voleva salvare tutti i popoli della Terra. Ora, se gli apostoli e gli altri fratelli avessero considerato Pietro il Vicario di Cristo, avrebbero accettato il suo operato senza metterlo in discussione. Probabilmente, stupiti di quel fatto nuovo, gli avrebbero chiesto com’erano andate le cose. Al contrario il vers. 2 ci dice che “questionavano con lui”.

La conferenza di Gerusalemme (Atti 15:1-30)

Molti pagani si erano convertiti al cristianesimo. Le nascenti Chiese Cristiane erano perciò formate da elementi che provenivano dal Giudaismo, che erano tutti circoncisi, ed elementi che provenivano dal paganesimo, nessuno dei quali era circonciso. Nacque dunque un dissenso, perché taluni affermavano che se i pagani non fossero stati circoncisi, secondo il rito di Mosè, non avrebbero nemmeno potuto ottenere la salvezza. Fu stabilito che esponenti importanti di ambo le parti “salissero a Gerusalemme agli apostoli ed anziani per trattar questa questione”(vers. 2 ). Ebbene, se Pietro fosse stato il Vicario di Cristo, Capo della Chiesa, avrebbe lui stesso convocato la conferenza di Gerusalemme, ne avrebbe assunto la presidenza ed avrebbe dovuto anche chiudere i lavori stabilendo il da farsi, secondo l’ispirazione dello Spirito Santo. Rileviamo al contrario che…

 

  • Non fu Pietro a convocare la Conferenza, ma le chiese nelle quali nacque il dissenso (vv. 1-3).

  • Non fu Pietro ad aprire i lavori e presentare il dilemma fra le parti contendenti. È detto, infatti, che prima che Pietro aprisse la bocca per parlare, era nata una grande confusione fra i convenuti (vers. 7).

  • Pietro, nel prendere la parola, reclama l’ascolto non come Capo della Chiesa, ma come colui che per primo era stato mandato da Cristo a portare l’evangelo a dei pagani (Cornelio e famiglia). Riferisce che Dio aveva donato loro lo Spirito Santo con potenza pur essendo incirconcisi (vv. 7-11).

  • Non fu Pietro a concludere i lavori, perché dopo di lui presero la parola Paolo e Barnaba (vers. 12).

  • Non fu Pietro a presiedere la Conferenza e a proclamare quanto era stato stabilito: lo fece Giacomo, fratello del Signore, che propose agli apostoli di scrivere una lettera per raccomandare ai nuovi convertiti “di astenersi dalle cose contaminate nei sacrifici agli idoli, dalla fornicazione, dalle cose soffocate e dal sangue” (vers. 20)

  • Questa sua proposta fu approvata e la lettera (vv. 23-29) si apre con queste parole: ” Gli apostoli e i fratelli anziani, ai fratelli di fra i Gentili…”. Si prosegue poi, più avanti: “È parso bene a noi, riuniti di comune accordo…”.E di nuovo: “È parso bene allo Spirito Santo ed a Noi di non imporvi altro peso…”. Pietro dunque non ha avuto funzione direttiva in occasione di questa importante riunione: la presidenza era nelle mani dell’intero collegio apostolico, che a sua volta, dipendeva direttamente dalle istruzioni dello Spirito Santo.

 

Pietro ad Antiochia (Galati 2:11-16) Un altro episodio, l’unico al di fuori del libro degli Atti, che dimostra che Pietro non era considerato il Capo della Chiesa, è relativo al suo arrivo ad Antiochia. Anche Paolo si recò là, per cui i due apostoli si trovarono per un certo tempo insieme in quella città. Nell’epistola ai Galati, Paolo rende noto un episodio in cui rivolse un aspro rimprovero pubblico a Pietro. Quest’ultimo, in una certa occasione, stava mangiando con dei credenti convertiti dal paganesimo; ma quando giunsero alcuni fratelli mandati da Giacomo, egli cominciò a separarsi dai Gentili, temendo di essere rimproverato da coloro che sostenevano ancora la necessità della circoncisione per gli ex-pagani. A quel punto l’apostolo Paolo gli fece pubblicamente notare la sua incoerenza. Ora, è vero che i capi possono sbagliare, perché sono uomini come tutti gli altri (a parte il fatto che il Papa è considerato infallibile), ma è altresì vero che non è pensabile rimproverarli dinanzi a tutti, per ovvie ragioni. D’altra parte, Pietro non avrebbe temuto l’arrivo della delegazione inviata da Giacomo, se egli fosse stato cosciente d’essere il Capo della Chiesa. Concludendo, diremo che la dichiarazione cattolica secondo cui “dagli Atti degli Apostoli risulta poi che Pietro, consapevole di questa giurisdizione, la esercitò fortemente nella Chiesa primitiva, e nessuno osò negargliela come un’usurpazione indebita”, è del tutto arbitraria e non trova riscontri scritturali, dai quali piuttosto si rileva il contrario.

6 - IL POTERE DELLE CHIAVI

Matteo 16:19a «Io ti darò le chiavi del regno dei cieli…».

Silvio Romani, nella sua “Enciclopedia del Cristianesimo” (all’art. “Chiavi, Potere delle…”) afferma: «Indica il possesso di un’autorità assoluta. Essa ha tre significati: il potere conferito alla Chiesa, in particolare quello di rimettere i peccati; il primato di giurisdizione e l’ordine; il potere di dare definizioni infallibili in materia di fede e di morale, che i Cattolici riconoscono al Papa, che l’ha ricevuto da S. Pietro, e questi da Cristo.» Come sempre, per avere un’idea di che cosa significhi “il potere delle chiavi”, andiamo a consultare la stessa Parola di Dio. Nell’epoca precristiana i Giudei erano, fra tutti i popoli della Terra, il popolo a cui Iddio aveva affidato la Verità rivelata. L’apostolo Paolo ebbe a dire a tale riguardo:

Romani 3:1-2 «Ma allora gli Ebrei hanno ancora dei vantaggi in confronto agli altri popoli? E la circoncisione è ancora per loro di qualche utilità? Senz’altro, e per molti motivi. Anzitutto perché Dio ha affidato le Sue promesse al popolo ebraico».

Romani 9:4 «… Che sono Israeliti, dei quali sono l’adozione, la gloria, i patti, la promulgazione della legge, il servizio divino e le promesse».

I Giudei erano, dunque, i depositari di tutta la Verità rivelata da Dio agli uomini: essi avevano appunto… la “chiave della scienza”! Purtroppo, essi fecero un cattivo uso di questa chiave e furono redarguiti da Gesù con queste significative parole:

Luca 11:52 «Guai a voi, dottori della legge, poiché avete tolta la chiave della scienza: voi stessi non siete entrati ed avete impedito quelli che entravano».

Matteo 23:13 «Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare».

Il lettore attento potrà rilevare dal contesto dei passi citati e da altre censure di Cristo ai capi della nazione, che i rimproveri del Salvatore erano soprattutto determinati dal loro orgoglioso carattere e dal loro allontanamento dalla Legge di Dio, a causa della rigida osservanza delle antiche tradizioni d’origine umana (cfr. Marco 7:5-13). Essi avevano ricevuto “la chiave della scienza” (relativa alla verità e alla salvezza), ma a questa chiave, ma l’avevano manomessa sostituendo alcuni aspetti dei comandamenti di Dio con le loro tradizioni. Così facendo, essi non entravano nel Regno dei Cieli, e divenivano di ostacolo ad altri che, imparando da loro e non direttamente dalle SS. Scritture, ubbidivano agli uomini e disobbedivano a Dio. Sempre a cause di queste oro tradizioni, non riconobbero il vero Messia che, in effetti, non corrispondeva minimamente alle loro false ed antiscritturali aspettative. Il deposito della Verità rivelata fu dunque loro tolto ed affidato ad altri perché ne facessero un uso migliore (Matteo 21:43). Possiamo dunque affermare senza ombra di dubbio che l’insegnamento di dottrine e di comandamenti provenienti dalla tradizione degli uomini, contrastanti con gli insegnamenti della Parola di Dio, costituisce una chiave che chiude il regno dei cieli sia a coloro che insegnano tali cose, sia a coloro che le imparano e le accettano senza controllarle.

Per contro, si comprende che l’insegnamento di ciò che costituisce la Verità rivelata prima nell’Antico e poi confermata da Cristo e dagli scrittori ispirati nel Nuovo Testamento, rappresenta una chiave che apre il regno di Dio. La “chiave della scienza”, affidata da Dio al popolo giudeo, non ha subito alcuna modifica da parte di Cristo (cfr. Matteo 5:17-19). Le dottrine ed i comandamenti di Dio non possono essere impunemente modificati, perché provengono “dal Padre degli astri luminosi, presso il quale non c’è variazione, né ombra prodotta da rivolgimento. Egli ci ha di Sua volontà generati mediante la Parola di Verità” (Giacomo 1:17-18 – L).  Bene a ragione Cristo paragonò il deposito della Verità ad una chiave: poiché la serratura che apre la porta del Regno dei Cieli è sempre la stessa, anche la chiave dev’essere sempre la stessa. Ora la chiave è una leva formata da un asse con una scanalatura, che permette alla stessa di entrare nella serratura; ma per sollevare i bulloni interni è indispensabile che ad ogni bullone corrisponda un dentello della chiave; un dentello modificato rispetto all’originale, oppure un dentello aggiunto o sottratto impedisce alla chiave di sollevare i bulloni della serratura ed aprirla. Similmente, la “chiave della scienza” di Dio non può essere alterata: ora l’asse di questa chiave è Cristo stesso e “nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù”(I Corinzi 3:11 – L); mentre i dentelli sono tutti gli insegnamenti che il Messia ha dato, e solo quelli, così come sono interamente contenuti nella Sua Parola. Disse S. Paolo: Galati 1:8-9> “Ma quand’anche noi, quand’anche un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che v’abbiamo annunziato, sia egli anatema. Come l’abbiamo detto prima d’ora, torno a ripeterlo anche adesso: Se alcuno vi annunzia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema.” (L)

Queste parole hanno un profondo s significato e da esse possiamo trarre almeno tre preziosi insegnamenti:

  1. Falso cristianesimo→ Vi erano al tempo apostolico e vi sarebbero stati in futuro uomini che, dicendo d’insegnare il Vangelo di Cristo, cioè il cristianesimo puro, avrebbero insegnato nel nome di Gesù dottrine contrastanti con la verità rivelata nelle Scritture. Costoro sarebbero stati portatori di chiavi che chiudono la porta del Regno di Dio, perché avrebbero agito nella stessa maniera degli Scribi e dei Farisei, che tenevano in più alta considerazione le loro tradizioni che i comandamenti di Dio.

  2. Non è l’uomo che garantisce il messaggio→ L’apostolo Paolo ha stabilito un principio valido per tutti i tempi: non è l’uomo che garantisce il messaggio, ma esattamente il contrario: è il messaggio che garantisce se l’uomo che lo porta è dalla parte di cristo o contro di lui! Paolo, infatti, non esclude neanche se stesso dal numero di coloro che possono annunziare un falso messaggio; nemmeno un’apparizione sovrannaturale è garanzia in se stessa! L’autorità del messaggero proviene dal messaggio che egli annunzia. Una maledizione è scagliata su chiunque abbia in mano una chiave diversa da quella che Cristo ha lasciato come atta ad aprire il Suo Regno.

  3. Puro cristianesimo→ Gli ambasciatori di Cristo avrebbero annunziato il messaggio di Cristo senza apportare ad esso alcuna modifica (“onde… impariate a praticare il non oltre quel che è scritto. “I Corinzi 4:6 – L). Non è il messaggio che deve adattarsi ai tempi e alle persone, ma sono i credenti che devono adattarsi al messaggio, che è sempre lo stesso per tutti i tempi. Solo costoro sono portatori di chiavi che aprono il Regno dei Cieli, perché presentano tutto il messaggio di Cristo e solo il messaggio di Cristo.

Dunque, il Salvatore conferì a Pietro il privilegio di essere Suo portavoce e Suo ambasciatore. Erano presenti anche gli altri discepoli in quel momento; come mai Cristo si rivolse a Pietro e non agli altri? Una ragione può essere costituita dal fatto che Pietro aveva appena fatto una straordinaria confessione di fede nella messianicità di Gesù; non risulta che gli altri si siano associati a questa sua confessione, in quel momento. Ma in seguito, Cristo ripeté anche agli altri discepoli le stesse cose (Matteo 18:18/28:18-19/Giovanni 20:23/II Corinzi 5:20a), il che dimostra che Pietro non deteneva alcun privilegio particolare.

La riabilitazione di Pietro

Ma Pietro non era costante: a volte la sua fede saliva sino al cielo, ma altre volte essa discendeva nell’abisso più profondo. Ed infatti, in quello stesso giorno, dopo essere stato sensibile alla rivelazione del Padre sulla messianicità di Gesù, si fece tramite di una tentazione di Satana per il Maestro. Gesù aveva cominciato a predire la Sua morte e tutte le sofferenze che avrebbe dovuto patire da parte dei capi della nazione (Matteo 16:21). Allora Pietro, che non aveva capito la natura spirituale della missione del Salvatore “tratto Gesù da parte, cominciò a rimproverarlo dicendo: – Tolga ciò Iddio, Signore; questo non ti avverrà mai -… “(vers. 22 – L). Così dicendo, divenne portatore di un messaggio diverso da quello che Iddio gli aveva rivelato: era un messaggio tanto diverso da essere del tutto diabolico; e Gesù gli rispose: “Va’ via, lontano da me, Satana. Tu sei un ostacolo per me, perché tu ragioni come gli uomini, ma non pensi come Dio.”(vers. 23).

Il messaggero era sempre lo stesso Pietro, ma il messaggio rivelava chi fosse colui che parlava attraverso di lui: l’acuto orecchio di Gesù, che conosceva molto bene sia il Padre Celeste quanto il Suo acerrimo nemico, nella confessione di Pietro riconobbe il messaggio del Padre, mentre nel consiglio seguente ravvisò il messaggio diabolico. Comprese Pietro il significato di queste parole di Gesù? I fatti dimostrano che egli non comprese l’errore che Satana aveva seminato nel suo cuore. Egli non credeva affatto che il Messia potesse subire delle ignominie, si aspettava al contrario che avrebbe riscattato Israele dal giogo romano e si sarebbe insediato sul trono. Così – quando le sofferenze preannunciate da Gesù si realizzarono – Pietro arrivò a rinnegare per ben tre volte colui che lui stesso aveva indicato come il Messia promesso, il figliuolo dell’Iddio Altissimo. Ma Pietro amava davvero il Suo Maestro e pianse amaramente sul suo grave peccato. Egli era però scaduto anche agli occhi degli altri apostoli. Gesù, una volta risorto, presso il Mar di Tiberiade, gli chiese per tre volte, quante erano state le volte che egli l’aveva pubblicamente rinnegato, di confessare il suo amore per Lui. Quando glielo chiese per la terza volta, Pietro si rattristò pensando al suo tradimento; riprese però animo e disse a Gesù: “Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che io t’amo”(Giovanni 21:17). Era indispensabile per Pietro riconoscere il male operato affinché potesse essere reintegrato, agli occhi suoi e dei compagni, nel ministero assegnatogli sin dall’inizio: quello di essere “pescatore d’uomini” (Matteo 4:19).

7 - IL POTERE DI LEGARE E SCIOGLIERE

Matteo 16:19b «Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Giovanni 20:23 «A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti». 

La Bibbia insegna che è mediante la parola della predicazione e della riprensione cristiana che la chiesa lega o scioglie; in altre parole: è la potenza del messaggio predicato che procura il perdono o, viceversa, la distruzione per coloro che rispettivamente lo accettano o lo respingono. Mediante la predicazione, la chiesa offre il perdono dei peccati, in quanto a chiunque crede in Gesù sinceramente, come Salvatore personale, vengono rimessi i peccati. I figli di Dio che predicano la salvezza in Cristo Gesù diventano, indirettamente, strumento di vita per quanti l’accettano o strumento della loro morte per quanti lo respingono.

Luca 24:47> “E nel Suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.” (BG)

2 Corinzi 2:15-16 «Perché noi siamo per Dio il buon odore di Cristo fra quelli che sono salvati, e fra quelli che periscono; per questi un odore di morte a morte, ma per quelli un odore di vita a vita…

2 Corinzi 5:18-20 «Ora tutte le cose sono da Dio, che ci ha riconciliati a sé per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il ministero della riconciliazione, poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; e noi vi esortiamo per amore di Cristo: Siate riconciliati con Dio».

Mediante la riprensione cristiana, così com’è presentata nel contesto di Matteo 18:18, la chiesa inoltre esercita una giusta disciplina nel suo seno e le è dato potere di allontanare chiunque si ostini a rifiutare l’autorità della Scrittura, in pratica la volontà di Dio. Se la Chiesa procede secondo gli insegnamenti biblici, ogni sua decisione disciplinare sarà ratificata anche dal cielo; così si spiega anche il testo di Giovanni 20:23.

Matteo 18:15-18«Ora, se il tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e riprendilo fra te e lui solo; se ti ascolta, tu hai guadagnato il tuo fratello; ma se non ti ascolta, prendi con te ancora uno o due persone, affinché ogni parola sia confermata per la bocca di due o tre testimoni. Se poi rifiuta di ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta anche di ascoltare la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità vi dico che tutte le cose che voi avrete legate sulla terra saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra saranno sciolte nel cielo.

L’Eterno, per quel che si rileva dalla lettura della Bibbia, benché desideri ardentemente la salvezza di tutto il mondo e di tutte le generazioni passate in esso, non è mai stato interessato alla quantità a tutti i costi, cioè al numero dei suoi seguaci, indipendentemente dalla qualità della loro conversione. Ecco perché ha affidato alla Sua chiesa un ministero di riprensione verso gli impenitenti ed una disciplina da rispettare, anche a costo dell’allontanamento dal corpo di Cristo.

8 - CENNI STORICI

La presenza di Pietro a Roma Per mezzo delle indicazioni delle epistole e principalmente di quelle di S. Paolo, è certo che S. Pietro non si è potuto recare a Roma prima dell’anno 63 in ogni caso, ed anche prima del 67. Nell’epistola ai Romani, scritta fra il 56 ed il 59, niente, assolutamente niente, lascia supporre che S. Pietro si trovi a Roma o che vi abbia precedentemente soggiornato. Nell’enumerazione dei principali nomi dei membri di chiesa di questa città (al cap. 16), il suo non figura. Una tale omissione non si spiegherebbe se Pietro fosse stato a Roma in quel periodo. La fondazione della Chiesa di Roma risale all’inizio del regno di Claudio, dopo il 42. Né Pietro né Paolo vi hanno avuto la minima parte. I primi membri di questa chiesa sono emigranti giudei; dei pagani convertiti a Roma ne aumentano il numero e ad essi vengono ad aggiungersi dei cristiani di origine pagana della Macedonia e di altrove. I due ultimi capitoli degli Atti implicano ugualmente la non presenza di Pietro a Roma nel periodo in cui Paolo vi giunge per la prima volta verso l’anno 60-61. I giudei di questa città ignorano del tutto il cristianesimo e ciò non sarebbe accaduto se Pietro vi avesse dimorato già da diversi anni. Paolo abita per due anni interi in una casa che ha preso in affitto (Atti 28:30-31) e ciò ci porta all’anno 63. La seconda epistola di Paolo a Timoteo (scritta verso il 66) contiene alcuni nomi di cristiani domiciliati a Roma, ma quello di Pietro non vi è menzionato, ciò che sarebbe inspiegabile nel caso in cui Pietro vi si fosse trovato. Tuttavia, S. Pietro è certamente andato a Roma per morirvi. Vi ha probabilmente trascorso alcuni mesi e, nel 67, vi è stato crocifisso a testa in giù. Se la tradizione è contraddittoria sull’epoca in cui Pietro si recò a Roma e dev’essere corretta dalla Scrittura, pure ammette unanimemente questo soggiorno. Comunque, come si vede, nulla indica che Pietro esercitò un primato a Roma, o che fu vescovo di quella chiesa, conferendo a questa città una speciale importanza per quanto riguarda la successione dei futuri Papi. In realtà, il fatto che Roma assunse un primato, come sede papale, su tutto il resto della cristianità ha radici storiche ben diverse, che vedremo negli studi su Daniele e Apocalisse.

Inizio del primato esercitato

La storia narra che verso l’anno 590 della nostra era, l’Imperatore d’Oriente, Maurizio, conferì al Vescovo di Costantinopoli, Giovanni il Digiunatore, il titolo di Vescovo Universale. Gregorio Magno, che era allora Vescovo di Roma, protestò contro questo conferimento di titolo e di potere e scrisse una lettera a Giovanni il Digiunatore, che diceva così: «Io dichiaro positivamente e liberalmente che chiunque si chiama Vescovo Universale o vuole che gli si dia un tale titolo, ha l’orgoglio ed il carattere dell’Anticristo, di cui è il precursore.» (Meynier, “Storia dei Papi” – p. 51). È evidente che sino a detta data il Vescovo di Roma, anche se avrà ambito al Primato, ancora non l’esercitava. Anzi, per far sì che altri non ambissero a tale titolo, Gregorio Magno, come abbiamo visto, scrisse parole molto dure. In seguito, l’Imperatore Maurizio fu assassinato dal Generale Foca, che si auto-proclamò Imperatore d’Oriente. Una volta seduto sul trono, Foca conferì il titolo di Vescovo Universale al Vescovo di Roma, Bonifacio III (anno 607) e riconfermò tale titolo al suo successore Bonifacio IV (anno 610), donandogli anche il Pantheon, dove pontificava il pagano Pontifex Maximus (Sommo Pontefice) dell’epoca imperiale di Roma.

Erano trascorsi oltre cinque secoli dal soggiorno a Roma del primo presunto Papa, S. Pietro.

 

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