COMMENTARIO BIBLICO
Nei capitoli precedenti abbiamo visto le sette lettere mandate alle sette chiese (Ap 2-3), le quali rappresentano la storia della chiesa dal tempo di Giovanni fino al ritorno di Cristo. I capitoli 4 e 5 dell’Apocalisse descrivono la gloria di Dio e il trono della Grazia, oltre ad essere un’introduzione ai 7 sigilli del capitolo 6.
1- APOCALISSE 4
Apocalisse 4:1 «Dopo queste cose guardai e vidi una porta aperta nel cielo, e la prima voce, che mi aveva già parlato come uno squillo di tromba, mi disse: «Sali quassù e ti mostrerò le cose che devono avvenire in seguito».
Giovanni dopo aver contemplato la visione delle 7 chiese, vede una porta aperta nel cielo, e Gesù che lo invita a salire e entrare, per contemplare gli eventi successivi alla storia di questo mondo. Giovanni sale e si trova nella sala dove è ubicato il trono di Dio nel santuario celeste. Nella prima visione (7 chiese) le realtà sono terrene, mentre nei cap. 4 e 5 le realtà sono celesti, ed entrambe le visioni sono «in spirito», non avvengono nella realtà fisica, ma è una visione per opera dello Spirito Santo (cfr. 1:10), come Giovanni attesta al v.2; inoltre, tutte le scene che l’apostolo descrive sono simboliche e profetiche.
Apocalisse 4:2-3 «subito fui rapito dallo Spirito. Ed ecco, un trono era posto nel cielo e sul trono c’era uno seduto. Colui che stava seduto era simile nell’aspetto alla pietra di diaspro e di sardonico; e intorno al trono c’era un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo».
Giovanni contempla un trono e la gloria di Colui che vi è seduto. Nella Bibbia abbiamo diversi riferimenti al trono di Dio che si trova in cielo, nel tempio celeste e nel luogo santissimo (vedi Salmo 11:4, 103:19, Isaia 6:1, Ezechiele 1:26-27, 10:1). Colui che siede sul trono è il Padre, dal momento che Gesù comparirà successivamente, come spiegato nel capitolo 5. Giovanni come Ezechiele hanno la stessa visione del trono di Dio: Ezechiele lo descrive con il color bronzo in mezzo al fuoco; mentre Giovanni descrive la gloria di Dio con il diaspro e il sardio che sono rispettivamente rosso o verde e arancione-rosso. Ezechiele descrisse l’aspetto della gloria che circondava Dio come un arcobaleno (vedi Ezechiele 1:28); Giovanni vede lo stesso arcobaleno come smeraldo intorno al trono, e che rivedrà in una visione successiva intorno alla testa di Gesù (vedi Apocalisse 10:1). L’arcobaleno in cielo è il segno del patto eterno che Dio fece con il genere umano tramite Noè, nel quale promise che non avrebbe più distrutto la terra con l’acqua (vedi Genesi 9:12-17), e tutti coloro che si pentono e hanno fede nel piano della salvezza, saranno tra i redenti; poiché Dio è fedele e mantiene il Suo patto. L’arcobaleno simboleggia la combinazione della giustizia e misericordia di Dio. Le pietre preziose (diaspro, sardonico e smeraldo) servono a descriverne la purezza, la luce e la preziosità che emana la gloria di Dio: mentre i lampi, voci e tuoni del v. 5, che escono dal trono, sono manifestazioni della Sua potenza e maestà.
Apocalisse 4:4-5 «Attorno al trono c’erano ventiquattro troni su cui stavano seduti ventiquattro anziani vestiti di vesti bianche e con corone d’oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni. Davanti al trono c’erano sette lampade accese, che sono i sette spiriti di Dio».
Chi sono i 24 anziani? Le interpretazione prevalenti sono due, quella più diffusa vede in questo gruppo di persone un simbolo dei redenti di ogni tempo; poiché i 24 anziani sono vestiti di vesti bianche e hanno delle corone d’oro e, questo è un chiaro simbolo di persone salvate da ogni epoca; inoltre hanno sia funzioni sacerdotali (stanno davanti a Dio) che liturgiche (guidano la lode: Ap 5:8-14). Gli elementi che propendo per questa interpretazione li troviamo nei capitoli precedenti, dove viene detto che siedono sul trono che era stato destinato ai fedeli di Tiatiri (2:26,27), hanno le vesti bianche promesse a quelli di Sardi (3:5) e le corone d’oro assegnate ai vincitori di Smirne (2:10) e Filadelfia (3:11). Inoltre vi è un’analogia con il tempio terreno, nel quale il re Davide provvide a organizzare tutti i sacerdoti in ventiquattro gruppi, ognuno col suo proprio leader, e tutti i cantori in 24 classi con altrettanti capi. I 24 anziani, quindi, rappresentano tutti i salvati, tutti coloro che, dopo aver condiviso con Cristo la sua croce sulla terra, ne condivideranno la gloria in cielo. Da questo e dal loro canto al capitolo 5, possiamo concludere che i 24 anziani sono persone che sono state redente dal sangue di Gesù. Tuttavia vi è anche un’altra spiegazione che vede nei 24 anziani un gruppo di persone resuscitate e portate in cielo al momento in cui Gesù morì, i quali uscirono dalle tombe dopo che Gesù risuscitò e apparvero a molti a Gerusalemme (vedi Matteo 27:51-53). Questo gruppo di persone risorte dai morti ascese al cielo con Gesù (vedi Efesini 4:8).
Alcuni, nelle “sette lampade ardenti” vogliono vederci il candelabro del luogo santo, ma questa non è la giusta interpretazione, anche perché è chiaramente affermato che le “sette lampade” rappresentano i sette Spiriti di Dio, e siamo nel santissimo e non nel luogo santo. Inoltre i candelabri del cap. 1 rappresentano le sette chiese, mentre qui Giovanni sta contemplando la Tri-unità di Dio, che vede con questa sequenza: Dio Padre appare per primo, seduto sul trono (4:2), poi lo Spirito Santo davanti al trono (v. 5) e subito dopo apparirà l’Agnello (5:6).
Apocalisse 4:6-8 Davanti al trono inoltre c’era come un mare di vetro, simile al cristallo; in mezzo al trono e intorno al trono, quattro creature viventi, piene di occhi davanti e di dietro. La prima creatura vivente era simile a un leone, la seconda simile a un vitello, la terza aveva la faccia come d’uomo e la quarta era simile a un’aquila mentre vola. E le quattro creature viventi avevano ognuna sei ali, ed erano coperte di occhi tutt’intorno e di dentro, e non cessavano mai di ripetere giorno e notte: «Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente, che era, che è, e che viene».
Il mare di vetro, oltre a rappresentare il cielo sopra al quale vi è il trono di Dio (vedi Ez 1:26), è anche simbolo dei salvati (15:2). Nella Bibbia le “acque” rappresentano i popoli: mari o acque agitate,
sono spesso usati per descrivere popoli e nazioni in guerra. In Apocalisse, invece, il mare è piatto come il vetro, a indicare un mondo senza guerra dove c’è solo pace e armonia, e che sarà riempito dai redenti (vedi Apocalisse 7:9, 14:3, 15:2). Nel mezzo del trono ci sono le 4 creature viventi: una era simile a un leone, un’altra simile a un vitello, un’altra aveva la faccia come un uomo e l’ultima era simile ad un’aquila. Anche Ezechiele vide in visione le 4 creature viventi e le descrisse nello stesso modo (vedi Ezechiele 1:4-12). Avevano sei ali e cantavano: “Santo, santo, santo e il Signore Dio, l’Onnipotente, che era, che è e che ha da venire!” (v. 8); ma anche Isaia vide angeli con sei ali che cantavano e li chiamò serafini (vedi Isaia 6:1-3). In questa scena le 4 creature sono la fusione dei quattro cherubini di Ezechiele 10, e dei due serafini di Isaia 6:1-3. Le ali sono simbolo di velocità nell’eseguire i comandi di Dio e gli occhi sono simbolo di vigilanza, oltre che di brillantezza e splendore.
Da un raffronto tra Ezechiele 10:14 e 1:10, vediamo che questi quattro cherubini sono preposti per portano su di sé tutta la gloria di Dio (1:28), e guidano un carro con quattro ruote (il trono di Dio), sono pieni di occhi, hanno ali, hanno quattro facce e tante altre caratteristiche (Ez 1 e 10), che descrivono le molteplici qualità di Dio: onnipresenza, onniscienza, onnipotenza, santità, universalità, eternità, forza, perfezione, completezza, velocità, vigore, regalità, purezza, luce, giustizia, protezione, ect. Perché le 4 creature hanno l’aspetto simile a tre animali e a un uomo? Questo potrebbe rappresentare i quattro aspetti della vita di Gesù: il leone, il re degli animali, è simbolo della Sua regalità, il vitello del Suo sacrificio, l’uomo della Sua umanità e l’aquila che vola nel cielo della Sua divinità. Inoltre è interessante notare che abbiamo quattro vangeli e ognuno di essi si focalizza su uno di questi quattro aspetti: Matteo si focalizzò sulla regalità di Gesù, Marco sul servizio instancabile e sul Suo sacrificio, Luca sulla Sua umanità e Giovanni sulla Sua divinità.
Apocalisse 4: 9-11 «Ogni volta che queste creature viventi rendono gloria, onore e grazie a colui che siede sul trono, e che vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro anziani si prostrano davanti a colui che siede sul trono e adorano colui che vive nei secoli dei secoli, e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo: “Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esistono e furono create”».
Le creature viventi e i 24 anziani adoravano Dio in quanto Creatore: Egli è degno di ricevere adorazione perché è il Creatore della vita (vedi Salmo 95:6, Apocalisse 14:7). Dio viene lodato come Creatore e Sostenitore di tutte le cose, ma anche come Redentore che verrà menzionato al cap. 5, quando apparirà l’Agnello. Nelle loro parole è contenuta una verità meravigliosa: “Tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esistono e sono state create” (v. 11). Dio ha pianificato l’esistenza delle Sue creature, e ognuna di esse esiste per volontà di Dio. Tu esisti perché Dio ti ha voluto e non sei il prodotto del caso: la vita è frutto dell’amore.
2- APOCALISSE 5
Nel capitolo 4 abbiamo visto il trono di Dio e la gloria del Padre, mentre il capitolo 5 si focalizza sulla gloria di Gesù Cristo quale Leone di Giuda e Agnello immolato. Entriamo ora nella visione dei sette sigilli (5:1- 8:1), di cui il capitolo 5 è l’introduzione; in essa troviamo le chiavi per comprendere il significato di tutta la visione.
Apocalisse 5:1 «Vidi nella destra di colui che sedeva sul trono un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli».
Nella mano destra del Padre c’è un libro (rotolo) scritto dentro e fuori, sigillato con sette sigilli. La mano destra di Dio è simbolo della sua salvezza, cosa che ha a che fare con il contenuto del rotolo. L’espressione “dentro e fuori” la ritroviamo anche in altri due testi dell’AT, i quali descrivono lamenti, gemiti e guai in Ezechiele e, maledizioni in Zaccaria (vedi Ezechiele 2:9-10, Zaccaria 5:1-3). Anche le tavole della legge o dieci comandamenti erano scritte su ambo i lati (vedi Esodo 32:15). La visione dei sette sigilli, dunque, parla di eventi dolorosi che però annunciano una grande salvezza, oltre al racconto della storia del mondo fino alla fine del mondo. Il libro o rotolo viene aperto, sigillo dopo sigillo e questo significa progressione nel tempo, ossia ci spostiamo in avanti nel tempo e nella storia gradatamente, proprio come avviene con le 7 chiese e, al momento di togliere il 6° sigillo abbiamo il ritorno di Gesù. Il libro sigillato riguarda il futuro e il giudizio di Dio sugli impenitenti.
Apocalisse 5:2-4 «E vidi un angelo potente che gridava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e di sciogliere i sigilli?» Ma nessuno, né in cielo, né sulla terra, né sotto la terra, poteva aprire il libro, né guardarlo. Io piangevo molto perché non si era trovato nessuno che fosse degno di aprire il libro e di guardarlo».
Giovanni nel vedere che si tratta di profezie importanti, piange al pensiero di non poterne conoscere il contenuto, poiché nessuna creatura è in grado di conoscerlo, mentre un angelo dice: “Chi è degno di aprire il libro e di sciogliere i suoi sigilli?” (v. 2). Nessun angelo o uomo era degno di aprire e leggere il libro sigillato.
Apocalisse 5: 5 «Ma uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda, la radice di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli».
Uno dei ventiquattro anziani dice a Giovanni di non piangere: è stata trovata una persona degna di rompere i sigilli, aprire il libro e rivelare il contenuto della profezia. Si tratta di Gesù, la Radice di Davide (Is 11:1-5) e il Leone di Giuda (Ge 49:9), due titoli messianici che fanno riferimento al Suo Regno; Egli lo può aprire. Gesù andò dal Padre e prese dalla Sua mano il libro, perché aveva l’autorità di farlo, Egli era degno di aprire il libro, e la ragione è contenuta nel testo stesso: Gesù ha vinto, poiché è “l’Agnello immolato” (v. 6). Gesù ha vinto tramite la Sua morte e la Sua risurrezione e questo lo rendeva degno di aprire il libro, perché il Signore ha vinto e sconfitto la morte e il regno di Satana, adempiendo il piano della salvezza. Ma, anche se il male non è ancora stato debellato completamente dal creato, abbiamo la certezza che al ritorno di Gesù Cristo il male sparirà dall’universo e la vita eterna sarà ripristinata nella nuova terra. Inoltre è interessante notare che anche in Daniele 7:13,14 assistiamo a un passaggio di consegne tra il Padre e il Figlio, che consiste nel dargli, appunto, il dominio in eterno.
Apocalisse 5: 6-7 «Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello in piedi, come immolato, e aveva sette corna e sette occhi, che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta la terra. Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono».
Gesù è in mezzo al trono ed appare come un l’Agnello immolato, chiaro simbolo di redenzione e salvezza (Gv 1:29 ; 1:36). Gesù che è il Re dei re e Signore dei Signori, è qui raffigurato come un l’Agnello sul trono, e questo ci parla del Suo carattere e di come Dio regna. Gesù è il Dio onnipotente ma anche il Dio che ama e che si sacrifica per le Sue creature; dimostrando così che Egli è il più potente nell’universo, ma anche il più amorevole: umile, puro e docile come un Agnello. Gesù si è umiliato, si è spogliato della Sua Maestà per indossare la nostra natura umana e offrire Se stesso in riscatto dell’umanità. Paolo scrisse che Gesù “essendo in forma di Dio, non considerò rapina l’essere uguale a Dio, ma annichilì Se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini… abbassò Se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce” (Filippesi 2: 6-8). E per questo “Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome” (Filippesi 2:9). Giovanni vide l’Agnello che “aveva sette corna, sette occhi che sono i sette spiriti” (v. 6). Il numero 7 indica pienezza o totalità, soprattutto se è associato a Dio. Le corna sono simbolo di potere (vedi Deut. 33:17, Daniele7:20-24, 8:5-10,20-24); perciò le sette corna sono l’onnipotenza di Gesù. I sette occhi sono “i sette Spiriti di Dio mandati per tutta la terra” (v. 6), e questa immagine è presa dal libro di Zaccaria (vedi Zaccaria 3:8-9, 4:10), dove i sette Spiriti rappresentano la pienezza dello Spirito che Gesù ha (vedi Isaia 11:1-2); il quale vede ogni cosa, conosce ogni cosa ed è in ogni luogo, e questo rappresenta l’onniscienza e l’onnipresenza di Gesù. In questo brano ci viene detto che l’Agnello è onnipotente, onnisciente, onnipresente, e questo perché Gesù è Dio, come lo è il Padre e lo Spirito Santo; e lo si evince chiaramente con il versetto successivo.
Apocalisse 5: 8 «Quando ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d’oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi».
In questo versetto vediamo una grandiosa scena di adorazione, in cui tutte le creature dell’universo adorano il Padre (colui che è seduto sul trono), il Figlio (l’Agnello) e lo Spirito Santo, ossia la Tri-unità tutta. Le prime a prostrarsi sono le 4 creature viventi (simbolo delle qualità di Dio e delle 4 fasi della vita di Gesù) e i 24 anziani (simbolo di tutti i salvati dell’antica e della nuova alleanza), ciascuno con delle cetre e delle coppe di oro piene di profumi simbolo delle preghiere dei santi. Queste coppe rappresentano le preghiere dei credenti e questo ci mostra che il ministero di intercessione di Gesù è iniziato subito dopo esser asceso al cielo (vedi Romani 8:34).
Apocalisse 5: 9-14 «Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: “Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra”. E vidi, e udii la voce di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia. Essi dicevano a gran voce: “Degno è l’Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la lode”. E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: “A colui che siede sul trono, e all’Agnello, siano la lode, l’onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli”. Le quattro creature viventi dicevano: «Amen!» E gli anziani si prostrarono e adorarono».
Tutti i salvati rivolgono all’Agnello un nuovo cantico per raccontare le cose grandi e meravigliose che Dio ha fatto, in particolare la salvezza, e per questo cantarono un nuovo cantico che parlava di redenzione. Un cantico che celebrava qualcosa che era appena successo: il sacrificio di Gesù era stato accettato e che il Salvatore era stato intronizzato e unto come Sommo Sacerdote. Cantarono al Signore, a Colui che aveva vinto e riscattato i redenti con il Suo sangue (vedi Efesini 1:7, Colossesi 1:13-14, 1Pietro 1:18-19). Subito dopo si aggiungono all’adorazione tutti gli angeli del cielo e questo perché, il sacrificio di Cristo è stato utile non solo agli uomini, per ottenere la salvezza, ma anche alle altre creature dell’universo rimaste fedeli a Dio. Il sangue di Cristo ha riconciliato a Dio tanto le cose terrestri, quanto quelle celesti (Cl 1:20). Gesù ci ha reso dei re e sacerdoti, perché Gesù che è Re dei Re e anche il Sommo Sacerdote con il quale regneremo durante il Millennio e per tutta l’eternità sulla nuova terra restaurata (vedi Apocalisse 20:4-6, 22:5). Tutto il creato è in solenne adorazione, l’universo intero riconosce la lode, la benedizione, l’onore, la forza e la gloria, per sempre alla Tri-unità di Dio. Le quattro creature viventi concludono la lode con un «Amen» e i ventiquattro anziani adorano colui che vive nei secoli dei secoli (Ap 1:18).
Al capitolo 4 abbiamo visto che Dio è adorato in quanto Creatore, mentre qui al capitolo 5 Gesù è adorato in quanto Redentore. Paolo scrisse: “Infatti siete stati comprati a caro prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio” (1Corinzi 6:20). L’umanità appartiene a Dio sia per creazione che per redenzione e chiunque crede in Lui è adottato come figlio nella famiglia di Dio. Gesù si è donato per ognuno di noi, sperando che anche noi ci doniamo a Lui completamente, e tu… lo farai?
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