COMMENTARIO BIBLICO

Nei capitoli 2 e 3 dell’Apocalisse troviamo set­te lettere inviate a sette chiese, che sono: Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatiri, Sardi, Filadelfia e La­odicea. Queste sette chiese si trovavano nella provincia romana dell’Asia, situate nella parte occidentale dell’Anatolia (Turchia). Gesù disse a Giovanni di scrivere le cose che aveva visto, cioè cose che erano nel presente di Giovanni, e quelle che stavano per accadere, cioè quelle poste nel futuro. L’apostolo doveva scrivere e mandare le lettere a sette chiese, nelle quali c’era scritta la loro condizione spirituale. Questi sette messaggi in realtà hanno duplice valenza: una storica e l’altra profetica. Le 7 lettere mandate alle 7 chiese, rappresentano 7 periodi successivi della storia della chiesa, fino alla fine dei tempi. E questo si evince da:

  • Le chiese dell’Asia erano dieci (mancano Co­losse, Ierapolis, Troas), però ne vengono scelte sette proprio per la simbologia storico-profe­tica. Il numero 7, in generale rappresentata perfezione, completezza, ed è sempre associato a Dio; in questo caso rappresenta la santità: sette chiese = santa chiesa di Dio.

  • Gesù cammina tra i sette candelabri, uno dopo l’altro (Ap 2:1), e questo ha un significato preciso: il movimento nello spazio indica una progressione nel tempo, quindi il ritorno di Cristo appare sempre più vicino a mano a mano che si passa da una chiesa o lettera all’altra.

Le 7 lettere seguono uno stesso schema: in­testazione, presentazione del mittente (Gesù), elogi, rimproveri, consigli, ammonimenti e promesse. Solo due chiese non ricevono rimproveri e ammonimenti, ma solo elogi (Smirne e Filadelfia); mentre una sola chiesa, riceve rimproveri senza elogi (Laodicea).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1- LETTERA ALLA CHIESA DI EFESO

CENNI STORICI: Efeso era la capitale della provincia romana dell’Asia e aveva circa 350mila abitanti. Era uno dei porti più importanti del Mediterraneo orientale, un centro religioso e am­ministrativo di grande rilievo. La Chiesa di Efeso rappresenta il primo periodo della chiesa apostolica, copre un arco di tempo che va dal 31 d.C. fino al 100 d.C. (con la morte di Giovanni, ultimo apostolo). Questa fu la prima chiesa cristiana, fondata nel 52 d.C. da Paolo nel suo secondo viaggio missionario. Anche Timoteo ebbe modo di lavorare a Efeso, dove dovette affrontare l’oppo­sizione di falsi dottori (1Ti 3:3-7). Il nome Efeso significa «desiderabile», poiché questa è la condizione migliore in cui si è trovata la chiesa; infatti è quella che ha sperimentato la dolcezza del “primo amore” per il Signore Gesù Cristo e la discesa dello Spirito Santo. Questa è la chiesa degli apostoli (Ap. 2:2), dove la passione e la memoria del Messia e del Suo ministero sono ancora vive. In essa vi erano credenti ferventi come Aquila e Priscilla, Apollo l’evangelista, Paolo e tutti servirono Dio in questa città (Atti 18:2, 3, 18-26).

 

 


MITTENTE:

Apocalisse 2:1 «All’angelo della chiesa di Efeso scrivi: Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro…».

Gesù si presenta alla chiesa di Efeso come colui che ha le sette stelle e che cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro (v. 1), e questo vuol dire che Gesù protegge la Sua chiesa, la preserva e cammina con lei (2:1), lungo la storia. Giovanni vede Gesù Cristo in mezzo a 7 candelabri e con 7 stelle nella Sua mano destra. I candelabri rappresentano le chiese mentre le stelle rappresentano gli angeli delle chiese. Come il candelabro era la luce nel santuario, così la chiesa è la luce nel mondo (vedi Matteo 5:14-16, Filippesi 2:14-16). La parola angelo, in greco aggelos significa messaggero, e può essere riferito sia agli angeli che a esseri umani (Matteo 11:10, Marco 1:2, Luca 7:24,27). Gesù stesso è chiamato l’Angelo dell’Eterno (Esodo 3; Giudici 2- 6-13; 2Re 1:3; etc.), che vuol dire messaggero di Dio. In questo caso si riferisce a uomini perché le lettere sarebbero state lette alle chiese dai loro leader.  Inoltre Gesù rassicurò la chiesa che i suoi leader (le sette stelle) si trovavano nella Sua mano, quindi al sicuro.  

 


ELOGI:

Apocalisse 2:2,3 «Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono, e che li hai trovati bugiardi. So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato».

Ecco gli elogi che Gesù riserva a questa chiesa:

  • Le sue opere, la fatica e la costanza (v. 2);

  • La sua intolleranza verso i malvagi (v. 2);

  • Ha saputo riconoscere e allontanare i falsi dottori e i falsi apostoli (v. 2);

  • Ha lavorato per il Signore con sopportazione, costanza e amore (v. 3);

  • Odia le opere dei Nicolaiti (v. 6).

Il culto alla dea Diana (Artemide) in Efeso

La città di Efeso era in quel tempo il centro religioso del paganesimo, il culto era rivolto alla dea Diana (Atti 19:35). La città era famosa per la superstizione e per il commercio di amuleti, oltre che per le arti magiche che venivano praticate in essa. Durante questo periodo, la dottrina di Cristo si mantenne pura, del resto in questa chiesa si potevano ancora incontrare apostoli ferventi, ripeni di Spirito Santo, difensori della fede e veri testimoni di Gesù Cristo e del Suo Vangelo. Tutti i cristiani di quella chiesa erano solerti operai dell’Evangelo e zelanti in opere buone, infatti è detto: conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza”(Ap. 2:2); inoltre si potevano vedere i doni dello Spirito Santo. Gesù Cristo riconosce e sottolinea l’aspetto positivo: Tu hai sopportato, hai costanza e per amore del mio nome ti sei affaticato senza stancarti” (Ap. 2:3). I membri di questa chiesa erano fedeli osservatori dei principi e delle dottrine di Gesù Cristo; infatti il Signore disse di loro: “… e che non puoi sopportare i malvagi; e hai messo alla prova coloro che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi” (Ap. 2:2). Questo era lo spirito della chiesa apostolica in generale e non solo della chiesa di Efeso; questo atteggiamento si dovrebbe trovare nella chiesa di ogni tempo: esaminare e provare tutto e tutti, ritenere solo il buono e opporsi con fermezza all’errore. Gesù elogiò la chiesa apostolica per la sua fatica, la sua perseveranza nell’identificare i falsi maestri e dottori e le loro apostasie. La parola fatica, in greco kopos, e si riferisce allo spendersi nell’opera di Dio con dedizione, solerzia e senza stancarsi, nonostante l’opposizione di alcuni. Gesù elogiò la chiesa anche perché non sopportava i falsi discepoli di Cristo e li smascherava, usando la Parola di Dio, con la quale ogni insegnamento deve essere confrontato.

 

 


RIMPROVERI:

Apocalisse 2:4 «Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore».

Gesù rimproverò la chiesa per aver lasciato il suo primo amore. La chiesa stava gradualmente perdendo l’entusiasmo iniziale descritto nel libro degli Atti. La chiesa primitiva era ripiena dello Spirito Santo e perciò era zelante, operosa, unita, generosa, perseverante nella preghiera, missionaria: predicava l’evangelo con fervore e compiva miracoli con la potenza che lo Spirito concedeva loro. La chiesa nascente cresceva costantemente e non solo spiritualmente, ma anche numericamente (vedi Atti 1:13-14, 2:1,40-47, 4:24-35, 5:12-16,41-42, 6:1-7, 8:4, 11:19-21). Però nonostante questo, la chiesa stava sperimentando un affievolirsi dello zelo per il Signore. Questo problema si presenta nella vita di ogni credente, poiché dopo la prima fase, quella dell’innamoramento e dell’amore per Cristo, dove si farebbe qualsiasi cosa per la Sua causa, si passa al periodo della stasi, nella quale si ha una rilassatezza spirituale e tutto il fuoco o fervore iniziale si smorza.  

 


CONSIGLI:

Apocalisse 2:5 «Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima; altrimenti verrò da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi».

Gesù dà alla chiesa tre consigli (v. 5):

«Ricorda dunque da dove sei caduto»: è l’invito a una presa di coscienza, per valutare e riesaminare della propria condizione spirituale.

«Ravvediti»: anche la fede tende al decadimento o raffreddamento, perciò il cristiano è chiamato giorno per giorno a rinnovare la sua scelta di se­guire Cristo.

«Fai le opere di prima»: l’invito è di guardarsi indietro e di riprendere il cammino da dove si è interrotto con lo stesso zelo ed entusiasmo del tempo passato.

 

Quali sono i sintomi che ci indicano il pericolo di “raffreddamento” ?

  • Quando non abbiamo più voglia o desiderio di leggere e studiare la Bibbia.

  • Quando non passiamo del tempo a dialogare con Cristo.

  • Quando andare in chiesa ogni sabato diventa un peso e non più una gioia.

  • Quando non testimoniamo più, non parliamo più di Cristo agli altri.

Se non amiamo Cristo come quando lo abbiamo accettato e conosciuto, decidendo di seguirlo per compiere la Sua volontà, commettiamo lo stesso errore dei cristiani della chiesa apostolica. C’è però una soluzione a questo problema, ed è lo stesso consiglio che il Signore ha dato alla chiesa di Efeso, valido in ogni tempo. Cristo ci esorta a ricordare e ci raccomanda: Ricordati dunque da dove sei caduto, ravvediti e fa’ le opere di prima; ” (Ap. 2:5). La cosa peggiore che può capitare nella vita di un credente è abbandonare il cammino con il Signore, come dice Pietro: «Quelli infatti che sono fuggiti dalle contaminazioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, se sono da queste di nuovo avviluppati e vinti, la loro ultima condizione è peggiore della prima. Poiché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della giustizia, anziché, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo comandamento che era stato loro dato» 2 Pietro 2:20, 21. Se la chiesa di Efeso non avesse subito provve­duto ai correttivi, Gesù in persona sarebbe intervenuto e avrebbe rimosso il candelabro dal suo posto. In altre parole, la lampada o meglio la luce di Efeso avreb­be smesso di brillare.

 


 AMMONIMENTO:

Il versetto contiene un serio ammonimento per la Chiesa di Efeso ed è quello di cambiare e tornare alla condizione iniziale: se no verrò presto da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi” (Ap 2:5). Questo versetto tra l’altro smentisce l’errata teologia della predestinazione. L’espressione “verrò…da te” allude ad una venuta figurativa e si riferisce ad un castigo o giudizio condizionale, soggetto alla decisione di ogni figlio di Dio; il quale deve pentirsi e tornare a Dio se vuole essere salvato. Bisogna uscire velocemente dalla condizione di tiepidezza spirituale, poiché la conseguenza del rifiuto alla ravvedimento e pentimento produce un giudizio certo e la morte eterna. Cristo avverte, dicendo: “ toglierò il tuo candelabro (la tua luce) dal suo posto, se non ti penti” Ap. 2:5. In questo modo la Chiesa e i suoi membri corrono il rischio di essere rigettati da Cristo per sempre come suoi rappresentanti, considerandoli indegni di portare la Sua luce nel mondo. Alcuni dei primi cristiani furono rigettati da Cristo per aver apostatato, tralasciando di trasmettere e quindi di illuminare gli altri con la Luce di Cristo e del Suo Vangelo.

Apocalisse 2:6 «Tuttavia hai questo, che odi le opere dei Nicolaiti, che odio anch’io».

Le abominazioni dei Nicolaiti

Dopo questi ammonimenti, Cristo presenta un altro punto a favore della chiesa di Efeso:che odi le opere dei Nicolaiti, che odio anch’io” (Ap 2:6); concetto ripetuto anche al versetto 15. Questo è il risultato di quel carattere puro della chiesa nascente, che abbiamo visto al v.2, il quale dice: “… e che non puoi sopportare i malvagi; e hai messo alla prova coloro che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi” (Ap. 2:2). I “nicolaiti”  avevano pratiche e dottrine abominevoli ed erano detestati dalla chiesa nascente ed anche dal Signore Gesù Cristo.

Chi erano i Nicolaiti?                                                                                

Non si hanno fonti certe di  questa categoria di persone; alcuni pensano che la loro origine derivi da Nicola di Antiochia, che era uno dei sette diaconi (Atti 6:5), ma è poco probabile. Altri pensano ad un altro Nicola venuto in seguito. Poi c’è anche un’altra interessante ipotesi che deriva dalla traduzione del nome ebraico di Balaam, che tradotto in greco diventa Nikolaos.  Comunque, a prescindere da chi fosse questo  Nicola, non possiamo neanche sapere se è lui che ha apostatato o i suoi discepoli; però abbiamo testimonianze certe dai Padri della chiesa, i quali attestano che i nicolaiti erano conosciuti per la loro condotta licenziosa. I nicolaiti, avevano una visione gnostica, antropologica dualista dell’essere umano: il corpo (la creazione fisica = la materia) era qualcosa di malvagio e, pertanto con il corpo si poteva fare quello che si voleva; mentre quello conta realmente è lo spirito, che per loro è santo, puro e buono. Con questi insegnamenti i nicolaiti diventarono indifferenti ai divieti di adulterio o di fornicazione, divenendo dei libertini; pretendevano di essere cristiani, ma erano depravati e licenziosi. Rifiutavano gran parte degli insegnamenti della Torah, ma anche quelli degli apostoli. Rigettare la legge di Dio equivale a rigettare Dio stesso, il quale si rivela e si incarna nelle scelte etiche dell’esistenza. Rigettare il corpo significa anche rigettare il Dio della creazione e della vita.

 


PROMESSA:

Apocalisse 2:7 «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: a chi vince io darò da mangiare dell’albero della vita, che è in mezzo al paradiso di Dio».

«Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese» è un ritornello che si ripete alla fine di ogni lettera. Questo versetto esorta i lettori a prestare molta attenzione ai messaggi di Gesù Cristo alla chiesa. Vedi anche Apocalisse  2:7,11,17,29; 3:6,13,22. Gli esseri umani hanno “udito”, ma non tutti  vogliono ascoltare la voce di Dio e fare quello che Lui dice! Gesù ha già usato quest’espressione in altre occasioni ad esempio, nella parabola del seminatore, ed in quella del “grano e zizzania”, dicendo: “Chi ha orecchi da udire, oda!”  Matteo 11:15; 13:9, 43. Gesù ci insegna ad ascoltare non solo con le orecchie, ma soprattutto con il “cuore”, ossia ad osservare e mettere in pratica ogni Suo insegnamento.

La gloriosa promessa al vincitore

Il messaggio finale alla chiesa di Efeso si conclude con una meravigliosa promessa per coloro che “vincono”, i quali torneranno ad avere accesso “all’albero della vita”. La strada a quest’albero fu sbarrata e, ad oggi sono passati da circa 6.000 anni, da quando i nostri progenitori (Adamo ed Eva) preferirono ascoltare Satana e seguire lui, perdendo così la vita eterna. L’albero presente al centro dell’Eden, “albero della vita” , rappresenta Gesù Cristo e la vita eterna ed è menzionato 6 volte nella parola di Dio. Lo vediamo per 3 volte in Genesi (sempre in Eden), e 3 volte in Apocalisse  nel nuovo Eden, il paradiso di Dio o Nuova Terra. Mentre non rivedremo più l’altro “albero”, quello della “conoscenza del bene e del male” che simboleggia Satana è la morte, poiché entrambi non esisteranno mai più.  Potremmo così riassumere il nostro viaggio esistenziale: “da Eden ad Eden”. Alla fine Dio ricreerà tutto nuovamente e vivremo eternamente in una terra restaurata e riportata alla bellezza originale. Gli uomini vedremo Dio faccia a faccia e cammineranno con Lui, come in origine e vivranno per sempre.

 

 


APPLICAZIONE STORICA: La lettera alla chiesa di Efeso è un’interessante fotografia della chiesa primitiva, quella guidata dagli apostoli e dallo Spirito Santo. La comu­nità di Efeso del primo secolo era una chiesa vittoriosa, ma nonostante questo aveva bisogno di un risveglio, poiché si stavano allontanando gradatamente dallo zelo iniziale. Ma grazie a Dio e al lavoro costante degli apo­stoli prima e dei discepoli dopo, la chiesa continuò a portare avanti la testi­monianza del Vangelo. Gesù elogiò la chiesa nascente per tre cose: la sua fatica, la sua costanza e per il discernimento nell’identificare i falsi insegnanti.

 

APPLICAZIONE PERSONALE: La lettera alla chiesa di Efeso è un monito per noi, e ci dice che: la fede ha bisogno di essere alimentata e ravvivata ogni giorno, proprio come si fa con il fuoco, altrimenti si spegne. Il credente devono essere sempre pronto a lasciarsi riempire e trasformare dallo Spirito Santo, perché non c’è conver­sione senza cambiamento. Come la chiesa di Efeso, siamo chiamati a ravvivare la fiamma dell’Evangelo per essere una luce nel mondo e per il mondo. La promessa della “vittoria” è per tutti quelli che accettato Gesù Cristo come loro Dio e Salvatore; i quali fanno di Gesù Cristo il loro Signore, ossia permetto a Gesù di vivere in loro facendo la Sua volontà. Questa promessa è rivolta a tutti quelli che il Signore chiama a far parte del Suo popolo, e sono coloro che osservano i suoi comandamenti e si santificano ogni giorno per somigliare sempre di più al Maestro, cercando di vivere una vita santa, guidati dallo Spirito. Questi sono i Suoi testimoni, i quali riflettono la Luce di Cristo ovunque si trovano. 

2 - LETTERA ALLA CHIESA DI SMIRNE

CENNI STORICI: La Chiesa di Smirne rappresenta il secondo periodo della chiesa cristiana e copre il periodo storico-profetico che va dal 100/ 313 d.C. La Bibbia non ci fornisce nessun’altra informazioni della chiesa o sulla cit­tà, oltre a questa citazione che troviamo in Apocalisse 2. Smirne, ubicata sul litorale del Mar Egeo era una città molto bella e un centro commerciale di rilievo; inoltre fu la patria del celebre scrittore greco Omero. Smirne distava 60 km dalla città di Efeso. L’unica cosa che sappiamo, è che era famosa per la produzione della mirra (Smirne significa appunto “mirra”), un unguento usato per imbalsamare i defunti, da qui il significa del nome Smirne «amarezza e profumo soave». Un simbolo profetico perfetto per rappresentare le peculiarità di questa chiesa, infatti sarà un periodo storico di grandi prove, persecuzioni e martiri. Smirne è sopravvissuta agli avvenimenti della storia ed esiste ancor oggi sotto il nome turco di Izmir, nonostante nel corso dei secoli abbia conosciuto assedi, massacri, terremoti, incendi e calamità di ogni genere. Le chiese di Smirne e Filadelfia sono le uniche che non ricevono rimproveri né avvertimenti, ma solo elogi e promesse.

 


MITTENTE:

Apocalisse 2:8 «E all’angelo della chiesa in Smirne scrivi: queste cose dice il primo e l’ultimo, che morì e tornò in vita».

A questa chiesa Gesù Cristo si presenta come il primo e l’ultimo (Yhwh), ma anche come martire, e questo perché si identifica con loro. La chiesa di Smirne è quella che subisce le maggiori persecuzioni, pertanto avevano bisogno di sapere che Gesù è colui che ha in mano la storia e avrà l’ultima parola. Il Signore darà la risurrezio­ne a tutti coloro che ingiustamente subiscono il martirio, perché egli è stato martire, ma è anche risorto. Non dovevano avere paura della morte, perché era un nemico già sconfitto.

Nota: La vita e il martirio di Policarpo, vescovo di Smirne nel II secolo, ci aiutano a comprendere meglio il contesto storico e il significato della lettera alla chiesa di Smirne. Policarpo aveva servito la chiesa fedelmente per 40 anni, rifiutandosi di adorare l’imperatore romano ed esortava i credenti a rimanere fedeli a Cristo, loro unico Signore; ma questo gli è costato la vita. Il proconsole romano, che nutriva stima e rispetto per Policarpo, cercò di salvargli la vita, me vedendo che i suoi sforzi erano inutili chiese a Policarpo di maledire Cristo, come ultimo tentativo. Policarpo non vacillò mai e diede questa risposta:  “Ho servito il Cristo per 86 anni, e non mi ha mai fatto alcun torto. Come potrei maledire colui che mi ha salvato?”

 


ELOGI:

Apocalisse 2:9 «Io conosco le tue opere, la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia tu sei ricco) e la calunnia di coloro che si dicono Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana».

Questi gli elogi di Gesù per la chiesa di Smirne :

  • Le sue opere;

  • La sua povertà materiale e ricchezza spirituale;

  • La capacità di affrontare le tribolazioni, la be­stemmia, la sofferenza e la prigione. Queste cose vennero perpetrate da fanatici religiosi accecati dal diavolo, i quali volentieri amano autoproclamarsi figli di Dio e detentori della verità, ma poi praticano una violenza tipica di chi è vittima degli inganni di Satana.

Nessun rimprovero viene rivolto a questa chie­sa, non perché non avesse dei limiti, ma perché la sua difficile situazione richiedeva parole di incoraggiamento e di conforto, piuttosto che di rimprovero. Infatti il Signore incoraggia la chie­sa a tenere duro e a restargli fedele anche a costo della vita (v. 10). Smirne simboleggia una chiesa “resuscitata”, ed è interessante notare che ciò è successo in modo letterale, poiché risorta più volte e ricostruita dalle sue rovine. La storia di questa città prefigura perfettamente il periodo della cristianità che essa andrà a rappresentare. Questa chiesa estremamente povera e con scarsissime risorse materiali, ricevette grande ostilità dal mondo pagano e, seppur vessati da ogni parte erano ricchi in spirito, era una chiesa molto spirituale ed il mondo ne fu arricchito della sua presenza. Lo stesso contrasto, ma in un senso opposto si ritrova nella chiesa di Laodicea. Il cristianesimo in quel tempo non conosceva ancora i fasti che raggiungerà anni dopo, ed i cristiani erano attaccati da più parti, per i pagani ogni pretesto era buono per perseguitarli e infierire su di loro. Erano accusati di cannibalismo a motivo della Santa Cena (corpo e sangue di Cristo), l’amore fraterno e le agapi erano scambiate per riti orgiastici, persino lo Stato non li considerava a causa del rifiuto di chiamare Cesare loro “signore”. L’odio ed il disprezzo per i cristiani raggiunse vette altissime: incarcerati, uccisi, dati alle fiamme, in pasto ai leoni, martirizzati con estrema facilità ed altrettanta crudeltà; nonostante questo rimasero sempre fedeli fino alla fine. Anche con gli ebrei le cose non vanno meglio, i giudei reagirono contro la “nuova setta”, anche se i cristiani erano più vicini a loro che non ai pagani, ma non furono ricambiati, anzi trovarono solo opposizione, calunnie e ostilità.

 

 Gli ipocriti della sinagoga di Satana

In questo interessante versetto (v.9) possiamo vedere quanto è detestabile per Dio l’ipocrisia, pretendere di essere quello che non si è o farsi passare per qualcuno o qualcosa senza esserlo veramente è ripugnante, anche per Dio. Del resto l’Anticristo descritto da Paolo è proprio questo, farsi passare per Cristo o per suo sostituto, quando in realtà è contro di Lui. Questa potenza blasfema pretende di perdonare i peccati in Sua vece, si siede nel tempio di Dio (chiesa) e si proclama Dio in terra. 2 Tess.2: 4 «l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e proclamandosi Dio». Questo versetto ci conferma che il diavolo è molto religioso, ha un suo tempio, falsi ministri, falsi profeti, e anche una “chiesa”, dove confluiscono tutti questi falsi adoratori di Dio o per meglio dire gli ipocriti che si definiscono “cristiani”. Come è avvenuta questa ipocrisia a Smirne? La chiesa nascente era composta prevalentemente da giudei, ma anche dai gentili (non giudei) che accettarono Gesù Cristo come loro Dio e Salvatore, aggregandosi anch’essi alla chiesa, ma senza una reale conversione o nuova nascita. All’epoca di Smirne, alcuni di questi giudei (cristiani) e gentili, simulavano ipocritamente e non avevano nessuna caratteristica del vero cristiano; ecco perché facevano parte della simbolica “sinagoga di Satana”. All’interno del popolo di Dio c’è sempre qualcuno che pensa e crede di servire Dio, ma di fatto sta servendo il nemico di Dio, volente o nolente… e questi sono anche i famosi “lupi rapaci” di cui parlava Gesù Cristo ed anche Paolo: “Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge” Atti 20:29. Inoltre gli ebrei accusavano i cristiani di avere falsificato le Scritture, calunnia nel vero senso della parola, se si considera che i seguaci di Cristo non esitavano a soffrire ed anche a morire per rispettare e mettere in pratica la Parola di Dio.

 


PROMESSE:

Apocalisse 2:10 «Non temere ciò che dovrai soffrire; ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in prigione per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni».

Ovviamente, non essendoci rimproveri, non ci sono neppure ammonimenti, ma solo due promesse importantissime (vv. 10,11):

  • La corona della vita;

  • La protezione dalla morte seconda, che è la condanna finale dei malvagi (Ap 20).

Ogni credente deve sapere che le sofferenze che potrebbe essere chiamato ad affrontare in questa vita saranno di gran lunga superate dalle ricompense e dalla gio­ia della vita eterna. Nessuno deve dubitare del fatto che valga la pena sacrificare tutto, anche la vita per amore di Cristo.

Il numero 10 nella profezia 

Nella Bibbia il computo del tempo, quando è profetico va inteso secondo un principio che la stessa Bibbia ci  fornisce, un giorno profetico corrisponde ad un anno letterale (Numeri 14:33, 34; Ezechiele 4:6). Cosicché questi 10 giorni profetici corrispondono a 10 anni letterali! I seguaci di Gesù Cristo, al tempo della chiesa di Smirne furono perseguitati da vari imperatori romani: Traiano, Marco Aurelio, Settimio Severo, Massimiano, Decio, Valerio, Aureliano e Diocleziano, i quali hanno vessato i cristiani con varie persecuzioni. Però questa profezia si riferisce all’ultima, che è stata la più sanguinosa e cruenta persecuzione verso i cristiani di quel tempo da parte dell’Impero romano sotto l’imperatore Diocleziano, esattamente come la profezia diceva: 10 anni, dal 303 al 313 d.C. Diocleziano ordino: “che le comunità fossero sciolte, le chiese demolite e i manoscritti dati alle fiamme”. Molti cristiani pagarono con la vita ed altri divennero schiavi e, solo alla fine di quel decennio, l’imperatore Costantino accordava con l’editto di Milano il diritto alla libertà religiosa e non solo ai cristiani. Le chiese vennero ricostruite e il culto a Dio ripristinato. Da notare che la persecuzione verso i cristiani non era rivolta solo alla città di Smirne, anche le altre chiese vicine hanno subito persecuzioni, ma solo in questa città è stata per 10 anni letterali, e furono anche i più terribili!

 


 CONSIGLI:

Apocalisse 2:10, 11 «Non temere ciò che dovrai soffrire; ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in prigione per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita».

Di fronte alle persecuzioni, torture e la morte che andavano a subire a causa della Parola di Dio, Gesù Cristo ha per loro grande compassione e parole di conforto e speranza per questi cristiani. Gesù Cristo all’inizio del messaggio si è presentato come“… ero morto ora sono vivo…” , ho “ le chiavi della morte e dell’Ades”, ma anche come Colui che è  “la resurrezione e la vita”(Ap 2:8; 1:18; Gv 11:25); pertanto il cristiano non deve temere la morte. Il Signore assicurò che la loro morte non era invano e che i martiri avrebbero riavuto la vita al Suo ritorno, dicendo anche: “…E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella Geenna ” Matteo 10:28. Il vincitore è disposto a dare la sua vita per amore della Verità, un vero cristiano non rinnegherà mai Cristo in nessuna circostanza ed è certo che riceverà “la corona della vita” da Gesù stesso. In questo passaggio il Salvatore sta dicendo di non aver paura della “prima morte”, perché tutti resuscitano da questa morte, ma di temere piuttosto la morte seconda, che è eterna. L’apostolo Paolo che di persecuzioni ne ha ricevute molte nella sua esperienza cristiana, disse poco prima di morire da martire per Cristo: Quanto a me, sto per essere offerto in libagione, e il tempo della mia dipartita è vicino. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la fede. Per il resto, mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno, e non solo a me, ma anche a tutti quelli che hanno amato la sua apparizione” 2 Timoteo 4:6-8. La Chiesa di Smirne rappresenta perciò il secondo periodo della storia della chiesa di Cristo (dopo la morte dei testimoni oculari della vita di Cristo), quello delle persecuzioni imperiali. Con la “conversione” fittizia di Costantino nel 323, il cristianesimo diventa di fatto la religione ufficiale dell’impero. Così, la Chiesa di Smirne segna esattamente la transizione tra Efeso, la chiesa apostolica e Pergamo la Chiesa trionfante, corteggiata dal potere imperiale. La conversione di Costantino fu puramente nominale, egli rimase profondamente pagano, continuò a farsi adorare e commise molti crimini, facendosi poi battezzare solo sul letto di morte. Con l’editto di Milano terminarono i “dieci giorni di tribolazione”  della chiesa di Smirne, da ora comincia una nuova fase, una nuova era della chiesa cristiana che analizzeremo con i messaggi delle altre chiese.

 


APPLICAZIONE STORICA: Il messaggio della chiesa di Smirne è rappresen­tativo delle chiese del II e III secolo, sottoposte alle dure persecuzioni dell’Impero romano. Gesù chiede a questa chiesa di fare un ultimo sforzo: resistere a una tribolazione di dieci giorni. Questi 10 anni furono l’ultima persecuzione e anche la più terribile conosciuta dalla chiesa di quell’epoca. La chiesa di quel periodo era lontana dall’essere perfetta, anzi in quel tempo si infiltrarono parecchie eresie che nulla avevano a che fare con l’insegnamento biblico. Inoltre, iniziarono a circolare dei documenti e lettere pseudo-epigrafici (cioè falsamente attribuiti agli apostoli). Ma nonostante questo, la chiesa del secondo e terzo secolo è passata alla storia per il coraggio e la fede che l’ha spinta a spargere il seme del vange­lo, anche attraverso il martirio.

APPLICAZIONE PERSONALE: La lettera alla chiesa di Smirne ci ricorda che il problema della persecuzione non si deve mai sottovalutare, purtroppo anche oggi esistono molti cristiani perseguitati e martirizzati. Nel mondo la situazione è molto grave, perché in molti Paesi, soprattutto quelli governati da dittature o pseudo-democra­zie o pseudo-religioni, chi professa la fede cristiana è fortemente discriminato, perseguitato, torturato, incarcerato e perfino ucciso. Dobbiamo persistere nel continuare a combattere e spendersi affinché venga garantito a tutti il diritto di esercitare liberamente la propria fede. Gesù non ci chiede di essere fedeli a Lui solo quando le cose vanno bene e tutto è tranquillo, facile o comodo, ma ci chiede di essere fedeli a Lui ad ogni costo, anche se questo dovesse significare morire per Lui. Gesù promise la corona della vita a coloro che sono fedeli fino alla fine e in ogni circostanza.

                                 

3 - LA LETTERA ALLA CHIESA DI PERGAMO

 

CENNI STORICI: La terza lettera è alla chiesa di Pergamo, città della Misia ubicata a circa 48 km a nord della città di Smirne. Il nome Pergamo significa «elevazione o altezza». Questa città diventa capitale della provincia romana dell’Asia Minore, ma non è solo capitale politica è anche un centro di grande rilievo culturale e religioso. In essa si trovava una delle più importanti biblioteche dell’epoca, con i suoi 200 mila rotoli e pergamene; il nome stesso della città deriva appunto dalla fiorente attività della fabbricazione delle pergamene. Inoltre era conosciuta per i suoi ospedali ed i templi dedicati ad Esculapio (Asclepio), dio greco della guarigione chiamato “il salvatore” e rappresentato da un serpente. Pergamo era celebre anche per il suo altare a Giove o Zeus, e sede anche di vari culti pagani. La terza chiesa comincia il suo percorso storico-profetico dopo il 313 d.C. con la fine delle persecuzioni, per volontà di Costantino con l’editto di Milano. Al contrario delle altre chiese precedenti,  “Pergamo” è un periodo di gloria, di fasti e successi. Il tempo dei martiri e delle persecuzioni è finito, ora è tempo di “elevazione” di prosperità ed istituzionalizzazione.  In questo contesto storico la chiesa cede ai compromessi, si perpetueranno una serie di errori a causa dell’influenza pagana che cambieranno il volto della chiesa stessa, diventando una chiesa orgogliosa, accomodante, mondana, collusa con la politica, una chiesa completamente apostata. Il periodo che abbraccia la terza chiesa è dal 313 al 538 d.C.

 


MITTENTE

Apocalisse 2:12 «E all’angelo della chiesa in Pergamo scrivi: queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli».

Gesù si presenta a questa chiesa come colui che ha la spada affilata a due tagli (cfr. 1:16). Questo simbolo è ripetuto per due volte nello stesso messaggio, e come vedremo nello studio è dovuto alla particolare situazione della chiesa di Pergamo.  La “spada a due tagli” che Giovanni vede uscire dalla bocca del Figlio dell’uomo (Ap. 1:16/19:15), è simbolo della Parola di Dio, “la spada dello Spirito”(Efesi 6:17). È per mezzo della Parola che il Signore si ripromette di giudicare la situazione spirituale della chiesa di Pergamo: «Perché la parola di Dio è vivente ed efficace, e più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla; e giudica i sentimenti e i pensieri del cuore. E non v’è creatura alcuna che sia occulta davanti a Lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte dinanzi agli occhi di Colui al quale abbiamo da render ragione» Ebrei 4:12-13. Questa spada simbolica è l’unica che giudica e separa la verità dall’errore. In questo periodo la chiesa doveva, nonostante la confusione in cui si trovava a causa di compromessi ed apostasia spirituale per via di dottrine alterate: dividere la luce dalle tenebre, la verità dall’errore. In questo contesto storico la chiesa doveva esser decisa e decisiva tanto da scindere la sana dottrina dalla dilagante apostasia; ma la chiesa non farà nulla di tutto questo, anzi si comprometterà sempre di più.

 


ELOGI

Apocalisse 2:13 «Io conosco le tue opere e dove tu abiti, là dove Satana ha il suo trono; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me neppure nei giorni in cui il mio fedele testimone Antipa fu ucciso tra di voi, là dove abita Satana».

Ecco gli aspetti positivi della chiesa di Per­gamo:

  • Le sue opere;

  • La capacità di resistere e restare fedele in una città governata da Satana (l’imperatore persecu­tore Domiziano, di cui Pergamo era sede impe­riale), anche di fronte alla morte, come “Antipa”, che subì il martirio.

L’epoca in cui la Chiesa si unisce allo Stato

La chiesa di “Pergamo” rappresenta l’epoca in cui la chiesa cristiana si unisce allo Stato romano, sotto l’imperatore Costantino nel 313 d.C. e con Teodosio nel 380 d.C., che ha fatto del Cristianesimo la religione ufficiale dell’Impero romano, mediante l’editto di Tessalonica. Dio condanna fortemente, l’unione tra la chiesa (religione) e lo Stato (politica), nella Sua Parola è detta: “fornicazione spirituale”! Nel linguaggio profetico è d’uopo cambiare la realtà con un simbolo, per tanto in Apocalisse al posto della parola chiesa troviamo un’altra parola che la descrive perfettamente, il simbolo usato è “donna” (Ap. 12 e 17) ed anche la “sposa”, la quale deve esser fedele solo a Dio (lo “sposo o marito” simbolico, vedi Matteo 25:1-13). Abbandonare Dio, per unirsi al potere temporale dell’Impero romano, dal quale ricercare protezione e sostegno ed altro, viene descritto come un atto grave, ed è stato profetato come “fornicazione”, con annessa ira di Dio. I re della terra hanno fornicato con lei (chiesa) e gli abitanti della terra si sono ubriacati con il vino della sua prostituzione” Apocalisse 17:2. Al tempo di “Pergamo”, si assiste allo sviluppo e consolidamento del papato in Vaticano. Il Papa nella Bibbia è chiamato anche: uomo del peccato” (poiché rappresenta l’istituzione religiosa che ha osato cambiare la Legge di Dio: alterando i 10 Comandamenti, come profetato in Daniele 7:25); ed anche figlio di perdizione” poiché nato come “figlio” dall’unione di Stato e chiesa fornicazione spirituale, e porta in  perdizione  tutti coloro che accettano le tradizioni e gl’insegnamenti errati di questo potere politico pseudocristiano che contraddice la Bibbia (vedi 2 Tessalonicesi 2:1-4; Apocalisse 17:8, 11).                                                          

Il trono di Satana

Gesù Cristo dice alla chiesa di Pergamo: “Io conosco là dove tu abiti, cioè là dov’è il trono di Satana” Apocalisse 2:13. Quindi, Satana ha un “trono” qui in terra dal quale governa. Questo trono” è menzionato anche in Apocalisse 13:2,4 “… il dragone (Satana) le diede la sua potenza, ed il suo trono e una grande autorità … e adorarono il dragone perché aveva dato il potere alla bestia”, questo testo descrive il passaggio da Roma Imperiale a Roma “cristiana” con il papato, il simbolo usato in Apocalisse per il papato è la “bestia” (vedi studio su Apocalisse 13 o l’Anticristo per capire che la “bestia” che è un potere politico-religioso). Inoltre per comptrendere  meglio questo versetto è necessario conoscere qualche dettaglio storico. Nell’anno 133 a. C. il re Atalo III re di Pergamo, non avendo eredi, lasciò il suo regno alla repubblica di Roma. Sotto il controllo dell’Impero romano, Pergamo divenne capitale della provincia romana dell’Asia Minore, per tanto divenne parte di questo impero, sottoposta a Roma, “dov’è il trono di Satana”. Ed è da questo “trono di Satana” (Roma) che la dottrina di Cristo si corrompe con l’unione della chiesa con il paganesimo. La chiesa comincia a declinare ed ingloba menzogne ed apostasie che mescolerà alla Verità.

 

La Chiesa ingloba il paganesimo ed inizia la venerazione delle persone

Pergamo era una città pagana molto religiosa, piena di templi e divinità, l’idolatria era pratica comune. Come abbiamo già accennato, è in questa città che si comincia a adorare l’Imperatore romano. Quando Ottaviano venne proclamato Augusto, numerose città orientali chiesero di poterlo onorare, poiché il culto dell’Imperatore vivente era diffuso solo nell’oriente, per cui Augusto diede indicazioni precise: il suo culto doveva essere associato a quello della Dea Roma e poteva essere praticato solo da abitanti dell’oriente. Nonostante ciò, il suo culto venne distinto da quello di Roma, così che a Pergamo si praticava il culto dell’Imperatore come un dio in terra. Con la caduta dell’Impero romano, la venerazione o adorazione dell’Imperatore passa al Vescovo di Roma. Il culto imperiale, come tutti gli altri culti pagani, ebbero termine con l’editto di Tessalonica di Teodosio I. Da notare che gli Imperatori erano figure religiose e venivano chiamati: pontefice massimo o pontifex maximus. Ed è in questo contesto storico che c’è la transazione da Roma pagana a Roma papale, il “trono” del potere mondiale passa definitivamente dall’imperatore romano al Vescovo di Roma, con annesso titolo di Pontefice. In tutta la Bibbia è espressamente vietato adorare o venerare un altro essere umano che sia vivo o defunto, è detto: “essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito (o venerato) la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen. Romani 1: 25  Persino lo stesso Pietro, che alcuni erroneamente lo definiscono erroneamente  il primo Papa, rifiuta ogni forma di venerazione o adorazione… “Mentre Pietro entrava, Cornelio, andandogli incontro, si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati, anch’io sono uomo!” Atti 10:25-26.

 

Adorazione nel “giorno del sole”

Pergamo era inoltre la sede dell’antico culto babilonico al dio sole. Quando i caldei furono sconfitti dai Medo-Persi fuggirono in Asia Minore, dove stabilirono la loro sede nelle alture di Pergamo. Ed è anche per questa ragione la chiesa di Pergamo è stata scelta come simbolo profetico di quel contesto storico, che, oltre a venerare le persone ha introdotto il culto al dio sole nella cristianità. Fu l’imperatore romano Costantino che nell’anno 321 emanò una legge che obbligava ad osservare un riposo nel “giorno del sole”, in tutto l’Impero romano, ogni cittadino doveva cessare qualsiasi attività lavorativa nel “dies solis”. Trascorsero 62 anni, e l’imperatore romano Teodosio cambiò il nome da “dies solis” (giorno del sole) in “dies dominicus” (giorno del Signore / domenica), camuffando in questo modo il “giorno del sole” pagano con uno pseudocristiano.

Durante l’epoca di “Pergamo” s’introducono varie abominazioni come:

  • Uso delle candele di cera (320 d.C.).

  • Venerazione di angeli, santi, morti, ed uso di immagini votive (375 d.C.).

  • Uso di una “tavola” (altare) per il rito del sacrificio quotidiano (394 d.C.).

  • Ed è in quest’epoca si comincia a venerare Maria, come “Madre di Dio”… Concilio de Efeso (431 d.C.)

  • Uso di paramenti sacerdotali (500 d.C.)

  • E molto altro…Tutte pratiche proibite nella Bibbia.

                                                                 

Antipa

Gesù Cristo elogia questa chiesa, nonostante tutto, per non aver rinnegato la fede in Lui e menziona un fedele testimone e martire di nome “Antipa”; il quale muore durante l’epoca di Pergamo, “dove dimora Satana”, cioè Roma. Ap. 2:13. Non esiste nessun personaggio storico chiamato Antipa, per tanto è ragionevole dedurre che non si riferisca ad un individuo in particolare, ma ad una classe di persone che si opposero al potere religioso pseudo cristiano dell’epoca. I vescovi (conosciuti anche con il nome “pápas” che vuol dire “papà o padre”) si unirono con il potere temporale politico dell’Impero romano, permettendo così al paganesimo di entrare nella chiesa, con tutte le sue abominazioni. La cosa più grave che commisero tra le tante, fu il cambiamento di due comandamenti, nello specifico l’abolizione del 2°, che vieta l’uso delle statue e delle immagine e relativa venerazione ad esse, e l’altro che è il 4°, dove si raccomanda di non profanare il settimo giorno che è il Santo Sabato del Signore, sostituito poi dalla pagana domenica o “giorno del sole” come giorno di riposo cristiano. In Pergamo c’era un rimanente fedele che non accettò questa apostasia. “Antipa” è composta da due parole: “Anti” che vuol dire “contro” e “pas” che è l’abbreviazione della parola greca “pápas” che significa “padre o papà”. Di fatto vuol dire: contro il potere papale.

 


RIMPROVERI

Apocalisse 2:14-15 «Ma ho alcune cose contro di te: tu hai colà alcuni che ritengono la dottrina di Balaam, il quale insegnò a Balak a porre un’insidia davanti ai figli d’Israele per farli cadere, inducendoli a mangiare cose sacrificate agli idoli e a fornicare.  Così hai pure alcuni che ritengono la dottrina dei Nicolaiti, la qual cosa io odio».

Questa chiesa, però, ha dei lati molto negativi:

  • Tollera i Balaamiti, le cui pratiche sono all’in­segna della fornicazione e dell’idolatria;

  • Tollera i Nicolaiti, la cui dottrina è in abomi­nio a Dio.

La dottrina di Balaam

Balaam è un personaggio malvagio che appare nella Bibbia 60 volte, il quale insegnò ai figli d’Israele “a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare”; divenendo in questo modo una pietra d’inciampo per il popolo di Dio. Balaam consigliò inoltre a Balac le modalità per sedurre gli Israeliti: mediante la seduzione delle donne di Moab. Israele si prostituì e commise fornicazione, sia spirituale che letterale, partecipando ai riti pagani che erano sacrifici a dei sconosciuti, con relativa venerazione: si prostrarono dinanzi ad essi (idolatria). Il popolo si diede ad ogni tipo d’immoralità sessuale con il vino che scorreva a fiumi. La seduzione femminile li aveva ammaliata a tal punto che arrivarono a commettere una grande apostasia: adorare il dio sole “Baal-peor” Numeri 31:16; 25:1-3; 2 Pietro 2:15, 16.  “Prostituzione, vino e mosto tolgono il senno” (Osea 4:11). Tutto questo è esattamente quello che la chiesa profetica di Pergamo commise, entrando in un vortice dove verità e menzogna si mescolavano in una consapevole follia. La cristianità in quel tempo praticava fornicazione spirituale e adorazione al Dio sole. La chiesa per rafforzare le sue basi politiche divenne accomodante e fece alleanze politiche con lo Stato (relazione illecita con “i re della terra” ), divenendo essa stessa un potere temporale. Un esempio lampante di compromesso illecito è il riposo domenicale imposto da Costantino che prenderà il posto del riposo sabatico ordinato da Dio (Canone 29 del consiglio di Laodicea), accettando così la legge romana del “giorno del sole” (domenica) a discapito della Legge di Dio (osservanza del sabato) descritta nel 4° comandamento di Esodo 20:8-11. L’altra fornicazione spirituale, che arriva sempre dal mondo pagano è l’idolatria, ossia il culto alla persona, con la venerazione di statue ed immagini proibite da Dio nel 2° comandamento, che molti purtroppo non conoscono, poiché la Chiesa cattolica lo ha occultato loro e dice: “Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Esodo 20:4-6. Questi mutamenti risulteranno fondamentali per il consolidamento dello Stato Vaticano, che si allontana sempre più da Dio e dalla Sua Parola, per essere sempre più un potere politico.

 

La dottrina abominevole dei Nicolaiti

“Così anche tu hai alcuni che professano similmente la dottrina dei Nicolaiti” Apocalisse 2:15

Nello studio precedente abbiano già visto e spiegato chi sono questi “nicolaiti” (vedi chiesa di Efeso). Questa categoria di persone le abbiamo viste aggirarsi presso la chiesa nascente (Ap. 2:6) ed ora le ritroviamo nuovamente in “Pergamo”. La dottrina abominevole dei “nicolaiti” è qui comparata alla stessa stregua della dottrina di Balaam. Vediamo in sintesi la loro credenza gnostica dualistica tra corpo e spirito, ossia: “il corpo come prigione dello spirito, per tanto non ha alcuna importanza quello che si compie con il corpo, conta solo lo spirito”. Con questa affermazione esaltavano lo spirito e disprezzavano il corpo, e tutto questo al fine di giustificare le loro tendenze peccaminose al libertinaggio, facendo diventare lecito fornicare e adulterare, ma anche avere mogli in comune. Inoltre non accettavano nemmeno la divinità di Cristo, non era concepibile per loro che Dio prenda un corpo umano; ma non si fermavano solo a quello rigettavano gran parte della Scrittura, disprezzando le Sue leggi e l’universo materiale. Il vero problema che si presenta qui è, che se prima attaccavano la chiesa dall’esterno (al tempo della chiesa di “Efeso”) ed erano fuori, ora sono dentro, il “cancro” della loro dottrina si spande da dentro, così abbiamo due tipi di apostasia in “Pergamo” quella dei “nicolaiti” e quella di “Balaam” alla quale deve fare fronte il fedele “Antipa”.

 


CONSIGLI

Apocalisse 2:16 «Ravvediti dunque, altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca».

Il consiglio di Dio è categorico: ravvediti! Questa chiesa ha bisogno di convertirsi nuovamente. Gesù disse alla chiesa di questo periodo di pentirsi della sua infedeltà oppure l’avrebbe condannata con la spada della Sua bocca, cioè la Parola di Dio. Gesù menzionò la Parola di Dio come rimedio, perché l’unica speranza che avevano era tornare ai Suoi insegnamenti.

 


AMMONIMENTI

Nel caso in cui il consiglio venga disatteso, resta solo il giudizio di Dio che sarà fatto mediante la vera spada, cioè la Pa­rola di Dio. Ecco che nuovamente si presenta l’insegnamento biblico della salvezza condizionale! Ci sono due opzioni: pentirsi e tornare alla sana dottrina apostolica, oppure non pentirsi e divenire nemico di Cristo, oltre a soffrire le conseguenze del “combattimento”, nel quale Gesù attaccherà l’apostasia con  la “spada” della verità che è la Sua Parola. Il metodo di Gesù contro gli errori e le manipolazioni di Satana e dei suoi ministri è sempre lo stesso: “Sta scritto” Matteo 4:4,7,10. Ricordiamo ad esempio il profeta Isaia che dice: “come spada tagliente” (Isaia 49:2), e questo per denunciare la decadenza e l’errore in Israele. La chiesa del IV e V secolo è anche la chiesa dei concili ecumenici, attraverso i quali metterà ordine nella dottrina, ma lo farà non attraverso la croce del servizio e della predicazione (Mt 16:24), ma attraverso la spada del potere politico e dell’intolleranza, che nessun credente è autorizzato a sfoderare (Mt 26:51,52). Il connubio chiesa-spada ha generato quel dualismo che per tanti secoli caratterizzerà la chiesa che, da un lato impugna la spada temporale per esercitare un potere religioso; mentre dall’altro troviamo dei credenti che, quand’anche eretici, sono disposti a morire di quella spada, piuttosto che rinnegare la croce di Cristo.

 


PROMESSE

Apocalisse 2:17«Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve».

Se la chiesa darà ascolto alla voce del Signore, riceverà da Lui la manna nascosta e una pietruzza bianca con un nome nuovo. Per comprendere il simbolo della manna dobbiamo andare al tempo di Mosè, quando Dio ha fatto “piovere pane dal cielo”. Dopo l’uscita d’Israele dalla schiavitù egizia e dal paganesimo di questo popolo, Dio provvide ad alimentare il Suo popolo facendo scendere “pane celeste” chiamata “manna”, che è simbolo della Parola di Dio, ma soprattutto di Cristo stesso. Giovanni 6:51 «Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; or il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo». Nella Bibbia Cristo è definito la Pietra angolare (At 4:10-11; 1 P 2:4-8), mentre i credenti sono tante piccole pietre anch’essi (1 P 2:5) che poggiano sulla Pietra angolare. La pietruzza  è bianca perché il creden­te viene giustificato in Cristo, al quale viene inciso un nuovo nome, simbolo della nuova nascita (Gv 3:3-5) e di un nuovo carattere santificato dalla Parola. Questo nome non lo conosce nessuno se non colui che lo riceve, perché l’esperien­za della nuova nascita che trasforma il peccatore in un santo la comprende e sperimenta solo chi la vive. La pietruzza ricorda anche un antica tradizione dove la condanna o l’assoluzione di un imputato in tribunale, avveniva attraverso il sorteggio di una pietruzza nera o bianca. Qui è simbolo di assoluzione e salvezza in Cristo. Inoltre era consuetudine di alcuni nobili mandare agli invitati alle loro feste delle pietruzze con il loro nome. Questi due particolari ci ricordano  che il credente è assolto in giudizio e invitato al gran convito finale  (Mt 22:1,2; Ap 21:9).

 


APPLICAZIONE STORICA: La chiesa di Pergamo ricalca perfettamente quella del IV e V secolo, una chiesa che viene ele­vata prima a religione tollerata nel 313, dall’im­peratore Costantino con l’editto di Milano e poi a religione imperiale nel 380, dall’imperatore Teodosio con l’editto di Tessalonica. La chiesa del IV e V secolo è anche la chiesa dei concili ecumenici, con  i quali metterà or­dine nella dottrina, ma lo farà non attraverso la croce del servizio e della predicazione che Cristo, ma attraverso la spada del potere politico e dell’in­tolleranza, che nessun discepolo dovrebbe mai sfoderare.

APPLICAZIONE PERSONALE: I cristiani sono chiamati a non conformarsi con il mondo e meno che mai ad aver compromessi  con lo Sta­to su questioni religiose. Cristo non vuole un’evangelizzazione o cristianizzazione forzata della società. Ogni individuo deve essere libero di scegliere, crede e praticare la sua libertà religiosa senza condizionamenti e imposizioni.

4 - LETTERA ALLA CHIESA DI TIATIRI

CENNI STORICI: Eccoci giunti alla quarta chiesa storico – profetica di Apocalisse. Tiatiri era ubicata a circa 50 Km da Pergamo e, delle sette chiese Tiatiri è la più insignificante, tuttavia è quella che riceverà il messaggio più lungo e ricco di contenuto, ma è anche il più drammatico. Riceverà pochissimi elogi e molti rimproveri, anche perché riassume svariati secoli di storia ecclesiastica. Questo è il tempo della supremazia papale e siamo in pieno Medioevo: l’arco temporale che copre va dal 538 d.C. fino al 1517. Il significato del nome Tiatiri o Tiatira è «consumazione delle vittime», nome che allude alla terribile tribolazione che alcuni figli di Dio subiranno durante quest’epoca. Tiatiri è la città dalla quale proviene Lidia (At 16:14), la commerciante di porpora che entrò a far parte della chiesa di Filippi.


MITTENTE

Apocalisse 2:18  «E all’angelo della chiesa in Tiatira scrivi: queste cose dice il Figlio di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco e i cui piedi sono simili a bronzo lucente».

Il bronzo lucente è quello arroventato nel fuoco (1:15; 10:1), quindi, l’elemento chiave in questa immagine è il fuoco, che purifica o distrugge. Il simbolo degli “occhi di fiamma”, con il quale Cristo guarda questa chiesa ha un duplice significato: purificazione e giudizio; ma allude agli “occhi” che tutto vedono, anche le profondità del cuore, come dice più avanti. I “piedi” sono simbolo della Sua presenza in ogni luogo della terra, nessuno può nascondersi per sfuggire al giudizio di Dio,  e di cose negative in questa chiesa ne vede parecchie.


ELOGI

Apocalisse 2:19 «Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio e la tua costanza, e so che le tue ultime opere sono più numerose delle prime».

Questo versetto è l’unico dove possiamo vedere un elogio in crescendo, un miglioramento della condizione spirituale che progredisce in positivo nel tempo. Gesù elogia la chiesa per le sue “opere”, “l’amore, la “fede”, ed il “servizio” con “costanza”. Tiatiri ha due fasi ben distinte dove la seconda parte è migliore della prima.


RIMPROVERI

Apocalisse 2:20 « Ma ho alcune cose contro di te: tu permetti a quella donna Iezabel, che si dice profetessa, di insegnare e di sedurre i miei servi inducendoli a fornicare e a mangiare cose sacrificate agli idoli». 

Nelle prime due chiese il male era stato tenuto a debita distanza,  in Pergamo trova un suo posto (con i “nicolaiti e Balaam”), ma in Tiatiri regna sovrano e governa la Chiesa. Il male qui è personificato da una “donna” di nome Jezabel”. Per comprendere la profezia, e quindi per capire cosa ci sta dicendo Dio con questa “donna” simbolica, è necessario sapere chi era questo personaggio che è vissuto realmente. Jezabel, era una principessa fenicia che divenne moglie di uno dei più empi re d’Israele, il cui nome era Acab. Questa regina introdusse in Israele il culto pagano di Baal e di Astarte (Baal era la personificazione del sole e Astarte della luna), con tanto di sacerdoti pagani che officiavano per queste divinità in Israele; ella voleva implementare l’adorazione al dio sole Baal in Isreale. La falsa profetessa Iezabel, come la sua figura storica, inducono il popolo a mangiare carni sacrificate agli idoli e alla fornicazione. Abbiamo già visto nella lettera precedente che si tratta di due forme d’idolatria praticate dai Nicolaiti; Iezabel fa dunque la stessa cosa. D’altronde, l’espressione «profondità di Satana» riferita ai seguaci di Iezabel (v. 24), di cui le sette gnostiche (tra cui i Nicolaiti) ri­tenevano di custodirne il segreto. Entrambi i culti prevede­vano la prostituzione sacra e orgiastica (1 Re 14:24; 2 Re 23:7) e altre pratiche oscene (1 Re 18:26-28). La regina Jezabel riuscì ad allontanare Israele dal suo Dio Yawhè, del quale Elia era profeta in quel tempo. Elia per bocca di Dio, denunciava e condannava l’apostasia che questa donna malvagia e perfida aveva introdotto in Israele, tanto da attirarsi le sue ire. Su Elia ella concentrerà tutto il suo odio, decretando che chiunque fosse contro di lei o che si ribellasse alla sua autorità, avrebbe subito la persecuzione e la morte (1 Re dal cap. 16 al 21). Nel contesto profetico si tratta della personificazione del potere papale che si è macchiato delle stesse colpe. In egual misura la Chiesa Romana implementò la stessa idolatria assorbita dal paganesimo: introducendo il giorno del “dio sole” (domenica),  il culto alle creature (angeli, santi, madonne, defunti)  con annesso uso di statue, immagini e reliquie e con tanto di preghiere votive e d’intercessione. Tutte pratiche che la Bibbia condanna e le bolla come un culto ai demoni. Ed è in questo tempo che la tradizione prese il posto della Bibbia, il sacerdozio umano e le reliquie sacre sostituirono il sacerdozio di Cristo; inoltre, la salvezza per opere o in denaro sostituiva la salvezza per grazia di Gesù Cristo.

 

In Vaticano si può “ammirare” il cerchio solare con otto raggi, il più grande del mondo che è la piazza di S. Pietro, dove si trova l’obelisco del dio del sole Ra.

Dio non poteva scegliere chiesa migliore come quella di Tiatiri per rappresentare questo periodo storico della cristianità. Ma vi è tuttavia un altro elemento interessante associato a questa chiesa: l’antica Tiatiri era rinomata per l’arte tintorea, specialmente quella che dava ai tessuti il celebre color porpora o scarlatto. Il libro degli Atti vi fa un accenno di questa attività, quando parla di Lidia “negoziante di porpora, della città di Tiatiri” (Atti 16:14). Questo particolare costituisce di per sé stesso il simbolo di una Chiesa nella quale la porpora e gli abiti scarlatti dei prelati sono di regola. Gli abiti dei Vescovi e dei Cardinali ancora oggi sono di colore rosso porpora e scarlatto. La chiesa di Tiatiri è dunque spaccata in due: una parte è rimasta fedele a Dio, mente l’altra ha deviato secondo le direttive di Iezabel.


 CONSIGLI

Apocalisse 2:21-24 «Le ho dato tempo per ravvedersi dalla sua fornicazione, ma lei non si è ravveduta».

Due sono perciò i consigli rivolti a  questa chiesa: per Iezabel e i suoi seguaci l’invito è a ravvedersi (v. 21), per gli altri rimasti fedeli l’invito è a resistere (vv. 24,25).

Dio concede un tempo per il ravvedimento e pentimento

Gesù nella sua grande misericordia e pazienza ha dato alla Chiesa apostata un tempo per pentirsi “della sua fornicazione. Questo tempo profetico assegnato al papato è descritto sia in Daniele che nel libro dell’Apocalisse ed è sempre lo stesso anche se viene indicato in tre modi differenti è sono: 1260 anni o 42 mesi o 3 anni e mezzo. Vedi Daniele7:25; 12:7; Ap. 11:2, 3; 12:6, 14; 13:5. Questo tempo parte dall’insediamento del papato in Vaticano 538 d.C. fino alla “ferita mortale” nel 1798 con la deportazione del Papa; esattamente come la Bibbia aveva profetato (che vedremo meglio in studi successivi). E come per la Jazebel del passato che non si è mai ravveduta e pentita, alla stessa stregua la “Jezabel” di Apocalisse continua a “fornicare” con “i re della terra”. Nulla  è cambiato: continua ad essere idolatra, mantiene usi e costumi pagani, venera le persone o i defunti, pratica lo spiritismo e modifica la legge di Dio a suo uso e consumo, continua a prostrarsi nel girono pagano del “sole” (domenica), etc. Tutto è rimasto invariato fino ai nostri giorni.

Nota: Anche la Jezabel del passato non ha voluto pentirsi durante i “tre anni e sei mesi” di siccità. Giacomo 5:17 “Elia era un uomo sottoposto alle stesse nostre passioni, eppure pregò intensamente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi”. Dio ha usata la stessa storia del passato e la utilizzata qui come simbolo profetico per la chiesa di Tiatiri assegnandole la stessa “misura di tempo”.


AMMONIZIONI 

Apocalisse 2:22 «Ecco, io la getto in un letto di sofferenze e quelli che commettono adulterio con lei, in una grande tribolazione, se non si ravvedono dalle loro opere.  E farò perire con la morte i suoi figli».

Così come fu dura la condanna che il Signore riservò alla regina Jezabel (1 R 21:23-26; 2 R 9:10,30-37), altrettanto duri sono gli appelli divini rivolti alla falsa profetessa e a tutti i suoi seguaci se non si ravvedono (vv. 22,23). Tiatira è chiaramente un simbolo profetico del periodo medioevale del papato in Vaticano, al quale è stato dato un tempo profetico per ravvedersi di 1260 anni;  “Jezabel”  è una figura simbolica che descrive lo stato in cui si trovava la chiesa in quel tempo. In questo testo  vengono menzionati  i “suoi figli”, e questo ci fa comprendere che ella è “madre”. Questo concetto lo ritroviamo in Apocalisse 17, con chiara allusione alla Chiesa Cattolica Romana. I termini usati in questo capitolo sono: “grande prostituta o meretrice”, “ madre delle prostitute”, e le “sue figlie” (Ap. 17:5).

Apocalisse 17:5… «Mistero, Babilonia la grande, la madre delle meretrici e delle abominazioni della terra».

Come mai  viene chiamata “la Grande meretrice”“Madre delle meretrici” in  Ap. 17:1, 2, 5? È la stessa Chiesa Cattolica che afferma di essere “Chiesa Madre”. San Cipriano disse: “Nessuno può avere Dio come Padre, se non ha la Chiesa come madre” (De cathol. Ecc. Unitate, 6). Questo titolo “La Chiesa, madre e maestra” lo si trova nel Catechismo della Chiesa Cattolica nella pagina Web Ufficiale del Vaticano. http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s1c3a3_it.htm . Da questa Chiesa Cattolica Romana (la Grande prostituta, Madre delle prostitute) sono uscite altre Chiese che a loro volta sono diventate “prostitute”. Ap. 17:5.

Durante il periodo della Riforma Protestante, uscirono dalla chiesa cattolica romana milioni di persone e si formarono varie chiese protestanti. La chiesa Luterana si era estesa in vari paesi del Nord Europa (Germania, Norvegia, Svizzera, Finlandia, Danimarca, Islanda, Estonia e Lettonia). La chiesa Calvinista arrivò ad essere la chiesa di Stato della Svizzera come la chiesa Anglicana in Inghilterra. Con il passare del tempo si estesero in altri territori, proliferando con altre denominazioni, ma anch’esse con il tempo si “prostituirono”. Tutto questo ha comportato un periodo di grande sofferenze e guerre intestine, e le persecuzioni della chiesa cattolica contro gli “eretici” causò milioni di morti; basti ricordare la “Santa Inquisizione” e la notte di S. Bartolomeo.  

  


PROMESSE

Apocalisse 2:23 «e tutte le chiese conosceranno che io sono colui che investiga le menti e i cuori, e renderò a ciascuno di voi secondo le sue opere».  

Questo testo messo in relazione con il versetto precedente ci mostra il giudizio finale che riceve la chiesa di Tiatiri, la quale pagherà care le sue malefatte e soprattutto perché “non si è ravveduta” (Ap. 2:21). Del resto nella Bibbia è chiaramente scritto che ogni singola persona (di ogni tempo) riceverà secondo il proprio operato (vedi Matteo 25:31-46). Come disse Salomone: “Poiché Dio farà venire in giudizio ogni opera, anche tutto ciò che è nascosto, sia bene o male” Ecclesiaste 12:14. Nel versetto precedente: “e i suoi figli periranno di morte”, allude al giudizio finale, la “morte” è il castigo ultimo ed  è “la morte seconda”. Questa è una morte definitiva senza più possibilità di salvezza alcuna, ed avviene alla fine dei mille anni di giudizio con “la seconda resurrezione” e il giudizio di fuoco, che è una distruzione perenne.

Apocalisse 2:24 «Ma a voi e agli altri che sono in Tiatira, a quanti non hanno questa dottrina e non hanno conosciuto le profondità di Satana, come essi le chiamano, io dico: non vi impongo alcun altro peso».

Non tutti i cristiani dell’epoca lunga ed oscura di Tiatiri parteciparono a questa apostasia generalizzata. Molti cristiani rimasero fedeli figli di Dio durante il tempo di “Tiatiri”, senza piegare mai  le loro ginocchia davanti a “Baal”, nel regno della pagana “Jezabel”, la quale trasformò la vera adorazione a Dio in idolatria pagana con le sue imposture! Il parallelo storico lo si può vedere in 1 Re 19:18. Dentro ogni chiesa di ogni tempo c’è sempre un “rimanente” di cristiani sinceri e fedeli a Dio.

Apocalisse 2:25,26 «ma tenete fermamente ciò che avete finché io venga. A chi vince e ritiene fino alla fine le opere mie, darò potestà sulle nazioni».

Gesù dice ai Suoi figli fedeli dell’epoca: “non vi impongo altro peso. Il “peso” altro non è che le oppressioni e persecuzioni papali ad opera della “Santa Inquisizione” contro i protestanti, i quali non si sottomettevano all’autorità papale e neppure partecipavano ai riti pagani ed apostati di questa chiesa e…non hanno questa dottrina e non hanno conosciuto le profondità di Satana”. A quel tempo ci fu una persecuzione sistematica e costante con ogni forma di tortura, incarceramenti e stermini vari che causarono milioni di morti in tutta l’Europa. Cristo nel versetto 25, invita i Suoi figli ad aspettare pazientemente il Suo glorioso ritorno, e a “tenere fermamente” il premio della loro salvezza, poiché saranno ricompensati e possederanno la vita eterna.

Quali furono le ragioni che portarono alla Riforma Protestante contro Roma papale?

Come abbiamo già accennato al versetto 19, Cristo elogia in particolare la seconda fase di questo periodo della cristianità, “… che le tue ultime opere sono più numerose delle prime” Apocalisse 2:19. La storia di Tiatiri è divisa in due parti, prima e dopo la Riforma Protestante; questo testo ci fa comprendere che la seconda fase, quella della Riforma Protestante è per Dio la condizione spirituale migliore. Comunque abbiamo grandi Riformatori in entrambi le due fasi, ricordiamone alcuni: Pietro Valdo, John Wyclef, Jan Hus, Girolamo Savonarola, Martin Lutero, William Tyndale, etc…

 Vediamo alcune di queste “proteste” di quel tempo:

  • Negare al Papa la sua infallibilità.

  • Si contesta che nessun Concilio o figura ecclesiale possa emettere giudizi o valutazioni che possano scavalcare o contraddire la Parola di Dio. La Bibbia è la sola autorità e non il Magistero della Chiesa.

  • Si contesta il canone biblico. I protestanti rifiutano i libri non ispirati da Dio e detti “deuterocanonici”, ma considerati come Parola di Dio. Riconoscendo solo 66 libri come ispirati da Dio.

  • Si contesta alla chiesa cattolica l’insegnamento della salvezza per opere meritorie.

  • I sacramenti riconosciuti sono: battesimo e santa cena (eucarestia).

  • Si rifiuta la transustanziazione nell’eucarestia.

  • Si contesta il battesimo dei bambini, i quali non hanno nessuna colpa o peccato. Il battesimo è una scelta personale e volontaria nella quale il catecumeno decide di accettare Gesù Cristo come proprio Signore e Salvatore e di seguirlo fedelmente, lasciandosi trasformare dallo Spirito Santo per essere a Sua immagine e somiglianza; pertanto deve esser fatto in età adulta e consapevole della scelta intrapresa. Il battesimo è una manifestazione pubblica dove il catecumeno si immerge nell’acqua totalmente, come simbolo della morte del “vecchio uomo “ che rinasce a “vita nuova”.

  • Nella formula battesimale (per immersione da adulto), e per la celebrazione della Cena del Signore con pane e vino (alla quale ogni partecipante deve prendere entrambi gli elementi) è indispensabile usare le stesse parole, modi e tempi che Cristo ha indicato nella sua Parola.

  • Si contesta alla chiesa cattolica, la venerazione di immagini e reliquie che contraddicono il 2° Comandamento.

  • Si contesta la confessione auricolare; inoltre nessun ministro può assolvere dai peccati.

  • Si contesta la dottrina del purgatorio con le preghiere ai defunti.

  • Si rifiuta l’Immacolata Concezione di Maria, si contesta l’assunzione in cielo della stessa con corpo e spirito. Come pure la perpetua la “verginità” di Maria, che era tale per Gesù Cristo, ma non lo fu in seguito.

 

 I cinque “SOLO”… della fede protestante

1) La dottrina della “Sola Scriptura”… ogni credenza (dottrina) deve avere come fonte di autorità in materia di fede solo la Bibbia.

2) La dottrina della “Sola Fide” … è la credenza che solo mediante la fede in Gesù Cristo l’uomo riceve la salvezza gratuita. Questa fede in Cristo conduce l’uomo a vivere una trasformazione giornaliera ad immagine del Suo Salvatore. Cambiano le aspirazioni, le abitudini, i gesti e parole, che vengono trasformati e santificati dall’opera dello Spirito Santo.

3) La dottrina della “Sola Gratia”…  è la credenza della salvezza gratuita di Dio come regalo all’uomo peccatore, il quale non potrebbe mai ottenerla per meriti od opere alcune. Nessun sforzo umano o penitenza o altro potrebbe garantire la salvezza, questa si accetta solo come dono di Dio gratuito ed immeritato.

4) La dottrina “Solus Christus”…  è la credenza biblica che c’è solo un mediatore capace di redimere l’uomo per comparire giusti davanti a Dio, e questi è solo Cristo. Questo implica il rifiuto dell’intercessione di Maria, dei santi  in nostro favore. Inoltre si rifiuta la venerazione ed il culto agli stessi come vietato dal 2° comandamento.

5) La dottrina “Soli Deo Gloria” … è la credenza biblica che solo Dio è degno di lode e adorazione. Tutto il creato,  che siano angeli o uomini sono stati creati per adorare e lodare Dio. La Bibbia e quindi il protestantesimo rifiuta la venerazione o adorazione di esseri creati: angeli, santi, madonne, defunti o viventi. Le creature adorano e lodano solo Dio e non si devono venerare tra loro.

Apocalisse 2: 27-29 «ed egli le governerà con uno scettro di ferro ed esse saranno frantumate come vasi d’argilla, come anch’io ho ricevuto autorità dal Padre mio; e darò a lui la stella del mattino.  Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».

La ricompensa divina è per tutti coloro che operano per e con Cristo, per tanto sono vincitori, e a questi il Signore chiede di perseverare “fino alla fine”. Questa espressione ha una duplice applicazione, può esser intesa fino alla  fine dell’era Cristiana,  ma anche fino alla fine della vita di ogni singolo credente. Ricordiamo anche quest’altra promessa di Gesù: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente” Matteo 28:20. Le “opere” che caratterizzano un vincitore “fino alla fine”, sono insite nel contesto del capitolo e sono: “amore, fede, servizio e pazienza” (Ap 2:19); queste sono le caratteristiche di un vero figlio di Dio. Vedi anche Ap. 14:12; 7:3; 14:1. Gesù promette anche: “darò podestà sulle nazioni” e ciò è riferito a quando Dio ricreerà la nuova terra dopo il millennio, la Gerusalemme celeste scenderà dal cielo ed i santi possederanno la terra per vivere in eterno con Dio. Cristo riprende una promessa già fatta nel Vecchio Testamento a conferma che accadrà come predetto: “Chiedimi, e io ti darò le nazioni come tua eredità e le estremità della terra per tua possessione. Tu le spezzerai con una verga di ferro, le frantumerai come un vaso d’argilla”(Salmo 2:8,9). Arriviamo all’ultimo elemento “la stella del mattino”,  di fatto sta parlando di se stesso, sta dicendo che la Sua presenza non mancherà e torneremo a vedere Dio faccia a faccia ed è Lui stesso a dire io sono: “la lucente stella del mattino” (Ap 22:16). Questa “stella” annuncia che la notte è finita, l’oscurantismo che ha caratterizzato questi anni in “Tiatiri” volge al termine. Inoltre questa promessa si estende a tutti i tempi bui che hanno caratterizzato le varie epoche, presto finiranno; poiché il “Sole di Giustizia”, alias Gesù Cristo sta per illuminare questo mondo di tenebre con  la Sua Luce che è la Sua presenza.

 


APPLICAZIONE STORICA:Tiatiri rappresenta molto bene la chiesa medievale del VI al XV secolo, con le due anime o meglio con due categorie di persone: da un lato il buon grano, rappresentato dalle persone fedeli che vivevano l’Evangelo con opere di carità, servizio e testimonianza a favore del prossimo; dall’altro la zizzania, la chiesa del pote­re, delle crociate, dell’Inquisizione, della vendita delle indulgen­ze e della profonda corruzione morale. Questo è il tempo dei vari riformatori che cercava di rimettere al centro Cristo e la Parola di Dio a rischio della vita; dall’altro la chiesa corrotta ed apostata che sminuiva Cristo, affiancandogli una schiera di mediatori celesti (santi e madon­ne). Inoltre anche la Sacra Scrittura non era a diposizione del popolo ma solo del clero che ne occultava la verità.

ATTUALIZZAZIONE:TiatirI rappresenta il bivio che ogni essere vivente sperimenta nella propria vita. Cristo o la mia carriera? Cristo o gli idoli? La croce di Gesù o la gloria umana? Io o Dio? Queste sono le scelte che la lettera a Tiatiri rivolge ai cristiani attuali. Molti sono combattuti tra il vivere come Cristo e per Cristo e, vivere come il mondo e per il mondo. Dobbiamo recuperare la centralità di Cristo e della Sua Parola, preferire il servizio e la testimonianza a discapito della vana gloria terrena. Dobbiamo sperimentare la morte dell’io, la nuova nascita e la crescita cristiana. Perché Cristo cresca in ognuno di noi, è necessario il nostro io diminuisca. Giovanni 3:30 Bisogna che egli cresca e che io diminuisca.  Quale sarà la tua scelta?

 

 

 

5 - LETTERA ALLA CHIESA DEI SARDI

CENNI STORICI: Eccoci giunti alla quinta lettera che è indirizzata alla chiesa di Sardi (Ap 3:1-6), della quale la Bibbia non dice nulla oltre questa citazione di Apocalisse. Il nome Sardi è di origine incerta, ma è interessante notare che il nome della città in ebraico significa «resto o rimanente», un richiamo a quel «resto che sta per morire» del v.2, ma anche «canto di gioia». Sardi era stata la capitale del regno di Lidia, ma al tempo di Giovanni aveva perso la sua importanza. La città era conosciuta per il commercio di vestiti e di tappeti. La chiesa di Sardi rappresenta le chiese protestanti che avevano iniziato bene ma poi erano diventate spiritualmente morte. Questa lettera copre il periodo storico-profetico dal 1517 al 1755.

 


MITTENTE

Apocalisse 3:1 «E all’angelo della chiesa in Sardi scrivi: queste cose dice colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle. Io conosco le tue opere; tu hai la reputazione di vivere, ma sei morto».

Gesù si presenta come «colui che ha i sette spi­riti di Dio e le sette stelle». Il numero «sette» espri­me il concetto di santità (cfr. 1:4), perfezione divina, completezza. L’espressione «i sette spiriti di Dio» equivale allo «Spiri­to Santo di Dio». «Le sette stelle sono gli angeli (i messaggeri) delle sette chiese» (1:20), i leader di quelle chiese. Gesù è Colui che ha la pienezza dello Spirito ed è il capo della chiesa, alla quale parla per mezzo dello Spirito Santo. In quel tempo erano sorte diverse chiese protestanti ma non erano progredite oltre la conoscenza dei loro fondatori, e il Signore ricordò loro che Egli era il capo della chiesa e non i vari fondatori. Inoltre Gesù Cristo diagnosticò la triste condizione in cui versavano queste chiese: la morte spirituale…“Tu hai il nome di vivere ma sei morto” (v. 1). Le chiese protestanti avevano iniziato bene ed erano conosciute come chiese vive ma la loro condizione reale non rispecchiava la loro fama; col passare del tempo queste chiese erano diventate formali, “aventi l’apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza” (2 Timoteo 3:5). Le chiese erano svuotate della potenza dello Spirito Santo. Tra le cause della morte spirituale delle chiese riformate c’erano: l’unione tra chiesa e stato, perché diverse chiese protestanti diventarono chiese di stato. Anche la formulazione di rigide dottrine che escludevano possibili revisioni, ostacolarono il progredire della verità che lo Spirito rivelava, poiché la conoscenza è progressiva e mai statica. Le verità bibliche che venivano riscoperte progressivamente da altri, furono respinte, e non solo, addirittura iniziarono a perseguitare coloro che insegnavano nuove verità. Inoltre la chiesa si troverà a combattere contro altri ostacoli perché questo è il tempo della contro-riforma e dell’illuminismo.

 


ELOGI

Non c’è un elogio vero e proprio a questa chiesa. L’unico elogio fatto da Gesù è che in questa chie­sa ci sono alcuni che si sono conservati puri (3:4): da che cosa? Lo vedremo nei rimproveri.

 


RIMPROVERI

Apocalisse 3:2,3 «Sii vigilante e rafforza il resto che sta per morire; poiché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio. Ricordati dunque di quello che hai ricevuto e ascoltato, serbalo e ravvediti. Perché, se non sarai vigilante, io verrò come un ladro, e tu non saprai a che ora verrò da te».

Il primo rimprovero lo abbiamo appena visto nel v.1: «Tu hai fama di vivere ma sei mor­to». Il secondo lo troviamo qui al v.2 : «non ho trovato le tue opere perfette davan­ti al mio Dio». Nel primo rimprovero il Signore individua il problema della chiesa di Sardi: l’ipocrisia. Questa è una chiesa che professa una fede che non vive; mentre nel secondo rimprovero individua la causa del problema: le opere non sono perfette, non nel senso d’infalli­bili, ma nel senso biblico di «compiute». In pra­tica la chiesa di Sardi ha iniziato qualcosa che è rimasto incompiuto e non ha portato i frutti sperati.

 


CONSIGLI E RIMEDI

 Ecco allora le raccomandazioni di Gesù per questa chiesa:

  • «sii vigilante»

  • «rafforza il resto che sta per morire»

  • «ricorda quello che hai ricevuto, ascoltalo e serbalo»

  • «ravvediti»

La prima esortazione di Gesù fu ad essere vigilanti. Vigilare, in questo caso, vuol dire ritornare ai fondamenti della vera fede: la salvezza per la grazia in Gesù Cristo e il rinnovamento dello Spirito Santo (Tt 3:5); cioè sperimentare un’autentica conversione e la potenza dello Spirito Santo per vivere una vita santa. “Rafforza il resto che sta per morire” (v.2): il messaggio di Gesù a Sardi contiene una speranza per quelli che erano sull’orlo della morte spirituale, ma non erano ancora morti e avevano bisogno di essere rianimati e fortificati. “Ricordati dunque come hai ricevuto e udito” (v. 3): Gesù riconosce alla chiesa dei Sardi, e quindi alla Riforma protestante che era iniziata bene, perché i riformatori avevano come sola guida e autorità la Bibbia (Sola Scriptura); anche se non tutte le verità bibliche furono comprese appieno, però furono sinceri ricercatori della verità. Il consiglio di Gesù alle chiese protestanti è di ricordarsi dello spirito che aveva animato i loro fondatori e di riappropriarsene. “Serbalo e ravvediti” (v. 3): l’esortazione a serbare, vuol dire: custodire il tesoro di conoscenza che avevano ricevuto e di porvi mente. Il rimedio era pentirsi ed imparare dai loro fondatori, i quali erano animati e sospinti dal vero spirito protestante.

 


ANNONIMENTI

Apocalisse 3: 4-6 « Tuttavia a Sardi ci sono alcuni che non hanno contaminato le loro vesti; essi cammineranno con me in bianche vesti, perché ne sono degni. Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».

Se la chiesa di Sardi non si ravvede, Gesù verrà su di essa all’improvviso, come un ladro. Questa espressione solitamente indica il ritorno di Cristo che sarà inaspettato per coloro che non lo attendono (Mt 24:43; Lu 12:39; 1 Te 5:2; 2 P 3:10), ma nel caso di Sardi indica un giudizio inaspettato e repentino da parte di Dio (Pr 6:11; 24:34).

 


 

PROMESSE

 Le promesse per chi vince sono tre:

  • Sarà «vestito di vesti bianche», quelle lavate «nel sangue dell’Agnello» (Ap 7:13-14) e che rap­presentano la giustizia di Cristo di cui ogni vero credente è rivestito.

  • Il suo nome non sarà cancellato «dal libro della vita», una specie di registro nel quale sono scritti tutti i nomi dei salvati.

  • Il suo nome sarà confessato da Gesù stesso davanti al Padre e agli angeli. Questa dichiarazione pubblica di appartenenza a Dio, fa eco a quella del credente, che a sua volta lo riconosce pubblicamente come Signore e Salvatore (cfr. Ro 10:9; Fl 2:11; 1 Gv 4:15).

Gesù riconosce che in queste chiese protestanti ci sono dei cristiani sinceri e fedeli, i quali  un giorno cammineranno con Lui in vesti bianche. Nella Bibbia le vesti bianche sono simbolo di giustificazione e santificazione; mentre gli abiti sudici rappresentano i nostri peccati (vedi Isaia 64:6). Coloro che accettato il sacrificio di Gesù vengono spogliati degli abiti sudici (peccato) e sono rivestiti dell’abito della giustizia (perdono) di Cristo (vedi Isaia 61:10, Zaccaria 3:1-5). La promessa di Gesù per chi vince ha a che fare con la veste bianca, chi riceve l’abito della giustizia di Cristo non viene cancellato dal libro della vita. In questo libro sono scritti i nomi dei veri adoratori di Dio (vedi Luca 10:20, Filippesi 4:3). Per contro, chi non vince vedrà il suo nome cancellato dal libro della vita (vedi Esodo 32:31-33, Salmo 69:28), perdendo quindi la vita eterna.

 


APPLICAZIONE STORICA: La chiesa di Sardi rappresenta la chiesa del XVI e XVII secolo. Una chiesa politicamente viva e pie­na di potere, ma spiritualmente deceduta. Questo è il tempo dell’Inquisizione e della Controriforma che fanno registrare una brusca frenata: le sue opere e il suo Vangelo restarono incompiuti. Avevano davvero bisogno di riconvertirsi al Signore. La chiesa in quel tempo aveva acquisito una posizione sociale elevata e la popolarità mischiata all’orgoglio furono l’inizio della morte il spirituale. La linea di separazione fra la chiesa e il mondo non esisteva più, e coloro che si definivano cristiani o la chiesa di Cristo, lo erano solo di nome. Ma, come sempre, Dio suscita un resto o un rimanente, che porti il Suo vangelo in giro per il mondo: la Riforma protestante, iniziata da Lutero nel 1517 si estese rapidamente in diverse zone d’Europa, anche per mano di altri riformatori. La Riforma protestante dopo un’ascesa prorompente vede un rallentamento e un declino, necessita di essere rafforzata, perché rischiava di fallire i suoi obiettivi. Gli stessi mali che avevano rovinato la chiesa romana con il connubio Chiesa-Stato, furono il problema di fondo della Riforma protestante con gli di Stati e Prin­cipati «riformati». Il mondo prote­stante necessitava di un urgente risveglio.

APPLICAZIONE PERSONALE: La lettera alla chiesa di Sardi ci mette in guardia dall’ipocrisia e da una fede finta o solo apparente che guarda più alle norme, ai riti e alla forma; una tale fede se è priva della presenza e della potenza dello Spirito Santo si rivela vuota e inutile; questo tema verrà ripreso e rimarcato nell’ultima lettera (3:14-22). Gesù insegnò che avere solo la reputazione di persone religiose o fare parte della chiesa non è sufficiente per ottenere la salvezza (vedi Matteo 5:20). Il Signore aveva redarguito e rimproverato i farisei perché si curavano solo del comportamento esteriore trascurando l’aspetto spirituale (vedi Matteo 23:1-4,25-28). Possiamo anche professarci cristiani, ma senza lo Spirito Santo non ci può essere vita spirituale (vedi Ezechiele 37:1-14, Giovanni 6:63).

 

6 - LETTERA ALLA CHIESA DI FILADELFIA

CENNI STORICI: La sesta lettera è alla chiesa di Filadelfia (Ap 3:7-13), e anche di questa chiesa, come per quella di Sardi non si hanno altre notizie nella Bibbia. Il nome significa «amore fraterno» e descrive bene questa chiesa in salute, che non riceve né rimproveri né ammonimenti. La città fu fondata da Attalo II Filadelfo, fratello di Eumene re di Pergamo. Nell’anno 17 d.C. fu distrutta da un violento terremoto, e fu ricostruita dall’imperatore romano Tiberio, ma rimase un piccolo centro urbano che distava circa 50 km a sud-est di Sardi. La chiesa di Filadelfia rappresenta il secondo grande risveglio della fine del Settecento e prima metà dell’Ottocento, caratterizzato da un grande interesse per lo studio delle profezie, in particolare quelle sul ritorno di Gesù che pensavano come imminente. Questo è il tempo delle missioni in giro per il mondo e della diffusione del Vangelo su scala mondiale. Filadelfia rappresenta il periodo storico – profetico tra il 1755 o 1798 – 1844.

 


MITTENTE 

Apocalisse 3:7 « All’angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre…».

Gesù si presenta come il Santo e il Veritie­ro, due titoli divini che implicitamente attesta­no la divinità di Cristo. Gesù si presentò come “Colui che ha la chiave di Davide”, immagine che riprende il testo di Isaia 22:22; Davide era un tipo di Cristo (vedi Ezechiele 34:23-24). Le chiavi sono simbolo di autorità e rappresentano l’autorità di Gesù sulla chiesa. Le chiavi servono per aprire e chiudere porte, per far entrare persone o lasciarle fuori. Questa chiave ora ce l’ha Cristo, il figlio di Davide (Mr 10:47), e nessuno potrà impedirgli di salvare (aprire) e giudicare (chiudere). Ogni decisone di Gesù non può essere contraddetta perché Gesù è Colui “che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre” (v. 7). Quando Gesù apre la porta del regno di Dio a una persona, non c’è niente e nessuno che possa impedirle di entrare. Quando Gesù chiude la porta del Suo regno a una persona non c’è nessun argomento valido che possa cambiare questa decisione.

 


 ELOGI

Apocalisse 3: 8 « Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato.».

La chiave e la porta sono anche simbolo di conoscenza e diffusione dell’Evangelo. Luca 11:52 «Guai a voi, dottori della legge, perché avete portato via la chiave della scienza! Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito». Anche l’apostolo Paolo usa spesso la “porta” come una strada che viene aperta alla diffusione delle Parola 2 Corinzi 2:12 «Giunto a Troas per il vangelo di Cristo, una porta mi fu aperta dal Signore». È interessante notare che proprio in questo periodo storico si hanno molte conversioni di ebrei. Nel Nuovo Testamento ci sono molti altri testi che usano l’immagine della porta aperta per la predicazione del vangelo (vedi Atti 14:26-27, 1Corinzi 16:8-9, Colossesi 4:3). Questo periodo fu caratterizzato da un grande zelo missionario, e sempre in questo contesto furono fondate le società bibliche e la Bibbia fu tradotta e distribuita in molte lingue, come mai prima di allora. Il risveglio spirituale produsse un rinnovato interesse per lo studio delle profezie di Daniele ed Apocalisse, e molti iniziarono a predicare l’imminenza del ritorno di Gesù: William Miller in America, Joseph Wolff in diverse parti del mondo, Johann Bengel in Germania, Francois Gaussen in Francia e Svizzera, e altri in Gran Bretagna e in Scandinavia. Questo messaggio portò un risveglio nelle chiese nel quale giungeva e presto si vide una riforma e, coloro che lo accolsero iniziarono a predicarlo con fervore, e come sempre accade, molti di questi furono espulsi dalle chiese di appartenenza. Gesù elogiò la chiesa per la sua fedeltà alla Parola di Dio e perché non aveva rinnegato il Suo nome, nonostante l’opposizione di alcuni, e tutti coloro che si opposero a questo risveglio sono definiti come la “sinagoga di Satana” (v. 9). La persecuzione contro la verità è una costante che accompagna il popolo di Dio in ogni epoca. La chiesa di Filadelfia, quella del primo secolo era una chiesa con poca forza, come tutte le chiese perseguitate di quel tempo, la quale non ha mai rinnegato né la parola di Dio né la fede in Gesù, anzi la custodisce a rischio della vita. Il Signore elogiò questa chiesa per la virtù della costanza (v. 10) e della perseveranza.

 


CONSIGLI

Apocalisse 3: 10,11 «Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch’io ti preserverò dall’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona». 

Gesù non ha nient’altro da chiedere a questa chiesa, se non di continuare così. Come la chiesa di Smirne, anche quella di Filadelfia non riceve rimproveri e non perché sia infallibile o impeccabile, ma perché sono fedeli a Gesù anche a costo della vita. Qui c’è una promessa preziosa: “… anch’io ti preserverò (o custodirò) dall’ora della prova che verrà su tutto il mondo” (v. 10). Gesù promette sostegno, forza e protezione per coloro che custodiscono la Sua Parola.  L’esortazione che troviamo qui è la stessa della chiesa di Tiatira è: “Ecco, Io vengo presto; tieni fermamente ciò che hai” (v. 11). Inoltre, il Signore per la prima volta nelle lettere alle 7 chiese annuncia  il Suo ritorno come prossimo. Gesù incoraggiò i credenti a resistere ed essere  perseveranti per non perdere la corona. Gesù menzionò l’ora della prova “che verrà su tutto il mondo, per mettere alla prova coloro che abitano sulla terra” (v. 10). L’ora della prova che vediamo in questo passaggio è profetica, e quindi non per la chiesa di Filadelfia del primo secolo. L’ora della prova è la crisi finale della storia umana, che metterà alla prova ogni persona sulla faccia della terra. Luca 8:17 «Poiché non c’è nulla di nascosto che non debba manifestarsi, né di segreto che non debba essere conosciuto e venire alla luce». Ebrei 4:13 «E non vi è alcuna creatura nascosta davanti a lui, ma tutte le cose sono nude e scoperte agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto». La crisi finale rivelerà ogni pensiero, azioni e ribellioni nascoste nel cuore di molti uomini. Tristemente, con il trascorrere del tempo la chiesa di Filadelfia si tramuta nella chiesa di Laodicea e nella triste condizione che vediamo descritta nell’ultima lettera.

 


PROMESSA

Apocalisse 3: 12,13 «Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio (la nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio) e il mio nuovo nome. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».

Essere una «colonna nel tempio del mio Dio» è ovviamente in senso metaforico, quindi parte di un “tempio” allegorico o figurativo che troviamo nel NT. La parola “tempio” (naós) si riferisce generalmente al sancta sanctorum o tabernacolo, che comprende il luogo sacro e il luogo santissimo e non all’insieme degli edifici che componevano l’antico tempio. Nel NT il “tempio” o “corpo di Cristo” è l’insieme dei credenti: la chiesa. 2 Corinzi 6:16 «E che armonia c’è fra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente…». Pertanto, questa promessa significa che il vincitore avrà un posto permanente alla presenza di Dio. Essere una “colonna” vuol dire essere una persona di rilievo o di importanza vitale per la chiesa, ma a volte è usato per la chiesa stessa. Galati 2:9 «riconoscendo la grazia che mi era stata accordata, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne…». 1Timoteo 3:15 «… tu sappia come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità». Fila­delfia  sarà una colonna, nel senso che la sua testimonianza sarà di insegnamento per molti. Infine Gesù scriverà, su colui che vince, il nome di Dio, il nome della nuova Gerusalemme e il suo nuovo nome. Il “nome” nella cultura semitica designa il carattere e la personalità dell’individuo. Avere il nome di Dio significa avere il Suo carattere, essere come Lui è; quindi il vincitore si riappropria di quell’immagine e somiglianza di Dio persa in Eden a causa del peccato. Questo linguaggio figurato può anche voler dire che i santi vittoriosi sono proprietà di Dio, il “nome” come segno sigillo di appartenenza.

Inoltre avere il secondo nome, quello della città, vuol dire essere cittadini del cielo o del regno di Dio a pieno titolo; noi siamo degni (per la grazia di Cristo) di stare alla Sua presenza nella santa città (Ap.22:14). Quando terminerà il tempo di grazia ed il vincitore sarà suggellato non vi sarà più nessun pericolo che possa farlo cadere o peccare, apparterrà al Signore per sempre, e la salvezza gli sarà garantita per l’eternità, questo vuol dire «e non ne uscirà più». Il terzo nome scritto nella colonna simbolica è quello di Cristo. Attraverso Cristo, il vincitore, riceve la salvezza per grazia e il carattere divino rappresentato dal nome. Solo in virtù del fatto che Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo ed è morto al nostro posto, l’uomo può tornare ad essere ad immagine di Dio e vive per sempre.  Galati 2:20 «Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me». Ricevere il nome di Cristo è la conferma che possediamo la Sua natura e la Sua salvezza che ci rendono idonei per vivere nell’eternità. I cristiani vincitori sono suggellati per il cielo, e saranno annoverati come appartenenti a Dio e a Cristo, la cui meta è la Nuova Gerusalemme, nella quale vi entreranno per i meriti di Cristo.

 


APPLICAZIONE STORICA: La chiesa di Filadelfia fu scelta proprio per le analogie con la chiesa del XVIII e XIX secolo. In questi due secoli le chiese protestanti e non solo, anche alcune realtà nel mondo cattolico, conoscono diversi risve­gli ed è in questo periodo che nascono le chiese bat­tiste, metodiste, avventiste e pentecostali. Grazie a questi risvegli, la conoscenza biblica è aumentata e con essa è cresciuto il numero dei credenti: tante conversioni e tanti battesimi si sono visti tra coloro che vivevano una spiritualità for­male o apatici alla verità biblica. In questo periodo fu aperta una grossa porta per l’Evangelo grazie alle missioni. La nascita delle società bibliche all’inizio dell’‘800, permise la stampa molte Bibbie, le quali vennero tradotte in tante altre lingue, dando impulso alla nascita di numerose missioni in territori che non avevano nessuna presenza cristiana, come in Africa, del Sud America e dell’Oceania. Oggi in questi territori possiamo contare milioni e milioni di credenti.

ATTUALIZZAZIONE: La chiesa di Filadelfia ci insegna che forse stiamo vivendo un’apatia spirituale, necessitiamo di un risveglio e di un rinnovato zelo missionario. La testi­monianza efficace del vangelo non è legata ai metodi o agli strumenti, ma alla potenza dello Spirito Santo che viene accordata alla fede del vero testimone.

 

7 - LETTERA ALLA CHIESA DI LAODOCEA

CENNI STORICI: Laodicea significa «popolo del giudizio o giudizio del popolo». Questo nome è perfetto per descrivere la chiesa che vive nell’epoca in cui c’è un giudizio pre-avvento e che vedrà il giudizio di Dio. Laodicea fu fondata dal re seleucide Antioco II Teo (261 -246 a.C.) e ricevette questo nome in onore di Laodice, moglie del re. La città distava pochi chilometri da Colosse e Ierapolis e 65 km circa da Filadelfia. Laodicea fu distrutta da un terremoto nel 60 d.C., ma venne ricostruita subito dai suoi stessi abitanti, i quali rifiutarono l’aiuto offertogli da Roma. Laodicea era famosa per la produzione di collirio e abiti di lana nera. La città riceveva l’acqua da Ierapolis, dove c’erano sorgenti di acqua calda, che però arrivava a Laodicea tiepida. Di quest’ultima lettera dell’Apocalisse (3:14-22) si leggono accenni nel­la lettera ai Colossesi (2:1; 4:12,15,16); Paolo ha scritto una lettera ai Laodicesi (Cl 4:16), però di questa epistola non si hanno tracce. Inoltre, l’apostolo chiede ai Colossesi di leggere l’epistola a loro inviata, anche ai Laodicesi (4:16); probabilmente perché avevano gli stessi pro­blemi, dato che circolavano i «falsi dottori» che insegnavano eresie gnostiche, dove la conoscenza (gnosi) ridimensionava il ruolo salvifico di Gesù e la Sua pienezza divina, mentre le pratiche, i riti e precetti religiosi mettevano in secondo piano le buone opere. Laodicea rappresenta il periodo storico – profetico che va dal 1844 fino al ritorno di Cristo.

 


MITTENTE

Apocalisse 3: 14 «All’angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e veritiero, il principio della creazione di Dio».

Gesù si presentò alla chiesa di Laodicea con tre titoli. Gesù è l’Amen, parola che significa “così sia”, ma anche “è vero o in verità…”; qui è l’unica volta nella Bibbia che il termi­ne ebraico «amen», conclusivo di tante preghiere, diventa un pronome riferito a Dio. Questo termine applicato a Cristo si può comparare con Isaia 65:16, dove il Signore viene chiamato: «‘Elohe ‘amen», “il Dio dell’amen o il Dio della verità”.

Gesù è il «testimone fedele e veritiero» perché è la Parola di Dio fatta carne (Gv 1:14); l’espressione è presa dal libro di Geremia 42:5. Quello che Gesù pronuncia è sempre vero e degno della nostra fiducia (vedi Apocalisse cap. 1).

Gesù è «principio della creazione» di Dio. Questa espressione è utilizzata da alcuni per affermare che l’esistenza di Gesù ebbe un inizio nel tempo, ma è un’affermazione errata, poiché abbiamo diversi testi che mostrano che Gesù è coeterno con il Padre (vedi Isaia 9:5, Michea 5:2, Giovanni 1:1, Apocalisse 1:8). La parola greca tradotta con principio è archē, che indica il fatto che Gesù ha compiuto l’opera della creazione (vedi Giovanni 1:1-3, Colossesi 1:15-17, Ebrei 1:2). Gesù si presenta come il «prin­cipio attivo», lo strumento grazie al quale tutta la creazione ha preso vita, sia le cose visibili sia le invisibili (Cl 1:15-17).

 


RIMPROVERI

Apocalisse 3:15 – 17 «Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente!  Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca. Tu dici: ‘Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!’ Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo».

Questa chiesa è l’unica delle sette che non riceve elogi, ma solo rimproveri. Gesù rimprovera la chiesa degli ultimi tempi per la sua tiepidezza spirituale. L’acqua che arrivava a Laodicea proveniva da una fonte di acqua calda, durante il tragitto si raffreddava e quando giungeva a destinazione era tiepida. Gesù usa questa immagine per indicare la loro triste condizione: così come l’acqua tiepida è stomachevole e produce coniati, allo stesso modo Gesù disse che avrebbe vomitato dalla Sua bocca i credenti tiepidi, ossia li rigetta. I caldi o ferventi rappresentano coloro che hanno zelo per Dio, per l’Evangelo e le loro opere sono visibili (vedi Geremia 20:9, Romani 12:11). I freddi rappresentano coloro che si sono raffreddati nella fede (vedi Matteo 24:12), ma anche coloro che, pur essendo nella chiesa, non sono realmente convertiti. Questa chiesa si crede ricca, a posto, crede di aver capito tutto, e invece è spiritualmente povera e non ha capito nulla della fede, perché manca di opere e di Spirito. Meglio la condizione di chi è freddo, cioè senza opere e senza religiosità, almeno è palese la sua condizione e può sempre penti­rsi e cambiare vita, rispetto a coloro che sono tiepidi, ossia appagati dalle loro forme religiose (presenti alle funzioni, solerti nelle preghiere, nelle lettu­re e nei programmi di chiesa); i Laodicesi sono ricchi di conoscenza biblica e spiritualità, ma privi di calore umano, di gesti o azioni concrete nell’aiutare il prossimo e, riluttanti nel predicare o diffondere il Evangelo. Pensano di essere buoni cristiani, ma non hanno Cristo nel cuore e nella mente, non si vede in loro il carattere di Dio, sono perduti e non sanno di esserlo, e questo è il loro problema peggiore: ignorare la loro condizione.

 


CONSIGLI E RIMEDI

Apocalisse 3:18,19 «Perciò io ti consiglio di comprare da me dell’oro purificato dal fuoco per arricchirti; e delle vesti bianche per vestirti e perché non appaia la vergogna della tua nudità; e del collirio per ungerti gli occhi e vedere. Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e ravvediti».

Questa chiesa ha bisogno di ravvedersi, conver­tirsi a Gesù, diventare zelante (passare dalla tiepidezza al fervore) nelle opere, e per fare questo servono tre rimedi: l’oro puro, le ve­sti bianche e il collirio per vedere, simboli di una fede autentica da sostituire alla vuota religiosità.

  • I tiepidi pensano di essere ricchi di spiritualità, ma in realtà sono poveri e miseri. Riconoscere la propria povertà spirituale e il bisogno di un Salvatore è l’esperienza di base di ogni persona realmente convertita (vedi Matteo 5:3). Il tiepido pensa di essere spiritualmente ricco, forse per la conoscenza intellettuale e biblica che ha, ma è puramente teorica; poiché non applica questa conoscenza nella vita reale, non è visibile Cristo in loro. I tiepidi non parlano ed agiscono come il Signore, ma come la loro natura carnale gli suggerisce.

  • I tiepidi sono ciechi spirituali, pensano di vederci e di saper discernere tra il bene ed il male ma non vogliono vedere i difetti del loro carattere e il peccato che risiede in loro. I farisei avevano lo stesso problema, pensavano di vederci bene ma erano ciechi riguardo al loro peccato (vedi Giovanni 9:39-41).

  • I tiepidi sono spiritualmente nudi. La nudità è simbolo del peccato, per questa ragione Adamo ed Eva si ritrovarono nudi nell’Eden dopo aver peccato (vedi Genesi 3:7-13). Il tiepido inganna sé stesso quado pensa di essere rivestito della giustizia di Cristo, e continua a vivere nel peccato.

Il primo rimedio è l’oro affinato col fuoco. L’oro rappresenta la fede, l’apostolo Pietro paragonò la fede all’oro e definì la fede più preziosa dell’oro (1Pietro 1:6-7). Come l’oro è purificato dalle scorie con il fuoco, così la fede è purificata tramite il fuoco della prova (Giobbe 23:10, Salmo 66:10, Proverbi 17:3, Isaia 48:10, Malachia 3:2-3, 1Pietro 4:12-13). Le prove sono opportunità di crescita spirituale (vedi Giacomo 1:2-4).

Il secondo rimedio di Gesù è la veste bianca che serve per coprire la nudità, simbolo del vivere nel peccato. Nell’Eden Dio rivestì la nudità di Adamo ed Eva con delle tuniche di pelli di animali innocenti, e questo per insegnargli che la loro colpa poteva essere espiata solo tramite la morte di un innocente,  che simboleggiava il Figlio di Dio. Quelle tuniche erano simbolo della giustizia di Cristo; la veste è bianca perché rappresenta il Suo carattere puro e immacolato. La giustizia di Cristo è come un abito che copre il peccatore, ossia lo perdona e lo giustifica, ma non solo, serve anche per insegnargli a vincere il peccato affinché non lo signoreggi, come Lui ha vinto. 

L’ultimo rimedio di Gesù è il collirio per la cecità. Il collirio è simbolo dello Spirito Santo che convince di peccato, giustizia e giudizio, e guida il credente nella verità, dandogli il discernimento spirituale per distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è errato (vedi Giovanni 16:8-13, 1Corinzi 2:14, 1Giovanni 2:27).  Abbiamo bisogno di essere ricolmi della potenza dello Spirito Santo ogni giorno della nostra vita, per vivere come Gesù ha vissuto ed essere come Lui è, e solo lo Spirito di Dio può compiere questa trasformazione in noi. 

 


 PROMESSE

Apocalisse 3: 19-22 «Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e ravvediti. Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me ». 

Gesù sta alla porta del nostro cuore intento a bussare, il Suo desiderio è entrare nella nostra vita. Il testo dice che se qualcuno ode la Sua voce ed apre, Gesù entrerà nel suo cuore e quindi nella sua esistenza. Questa porta però, si può aprire solo dall’interno, e questo perché Gesù non forzerà mai nessuno a riceverlo. La cena è simbolo di intima comunione, ossia di un rapporto personale e confidenziale che si ha solo con Gesù; poichè solo a Lui confidiamo e confessiamo qualsiasi cosa. L’immagine della cena ci ricorda anche la cena delle nozze dell’Agnello alla quale Egli ci invita e che sarà celebrata nel regno di Dio (Apocalisse 19:6-9). La nostra comunione con Gesù oggi è solo una prefigurazione della comunione che avremo faccia a faccia con Lui un giorno.

Apocalisse 3: 21,22 « Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”».

La prima promessa la troviamo al v. 20, e se Laodicea segue il con­siglio ricevuto, può ristabilire la corretta relazione intima con Gesù. La seconda è quella che tutti i credenti, un giorno, condivideranno il tro­no di Cristo, che è il trono di Dio, poiché siamo tutti re e sacerdoti (1:6). Gesù promette a chi vince che siederà con Lui sul Suo trono come Egli si è seduto sul trono del Padre e, con Lui regneremo nel Millennio (Apocalisse 1:6, 5:10, 20:4-6). Gesù concederà questo privilegio a coloro che vincono come Egli ha vinto. Anche noi possiamo vincere se seguiamo il modello perfetto che è Gesù; il quale ha vissuto dipendendo costantemente dal Padre e vinse sul peccato (Giovanni 5:30, 8:29, 14:30, 16:33). Anche noi possiamo vincere sul peccato solo se dimoriamo in Lui, come Egli ha dimorato nel Padre ed ha vinto (vedi Giovanni 14:10,20, 15:4-5,9-10, 17:21-23,26).

 


APPLICAZIONE STORICA: Laodicea è l’ultima chiesa sulla terra, conosciuta anche come il rimanente finale, l’ultimo popolo di Dio che è impegnato nell’annunciare al mondo il ritorno di Cristo e il rapimento della sposa. Questa chiesa vedrà il giudizio di Dio e ne sarà partecipe. Nelle ultime 4 lettere possiamo notare un’interessante sequela temporale dell’approssimarsi del ritorno di Gesù: a Tiatiri accenna al Suo ritorno (2:25), a Sardi promette che verrà (3:3), a Filadelfia promette che lo farà presto (3:11), a Laodicea dice che è già alla porta (3:20). Questa sequenza e l’adempimento di altre profezie ci inducono a pensare che il tempo dato all’umanità è finito, stiamo per entrare nell’eternità.

APPLICAZIONE PERSONALE: La lettera alla chiesa di Laodicea interpella la coscienza di tutti noi, visto che il popolo che attende e predica il ritorno di Cristo non riceve nessun elogio, ma solo consigli per uscire dal torpore spirituale. Quindi chiediamoci: ma io conosco Cristo veramente? Lui “conosce me”? Poiché sta scritto: Matteo 25:12 “In verità vi dico che non vi conosco”. Sono radicato in Lui? Mi lascio correggere e modellare dallo Spirito o continuo nelle mie convinzioni? Le dottrine in cui credo mi rendono umile o orgoglioso? Quanto tempo dedico al mio prossimo e all’evangelizzazione? Sono pronto per incontrare Cristo?  

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