COMMENTARIO BIBLICO

L’Apocalisse di Giovanni, come il libro di Daniele nell’A.T., fanno parte del genere letterario «profetico-apocalittico» che si è sviluppato nella cultura ebraica a partire dall’esilio babilonese (VI sec. a.C.), fino alla caduta dell’Impero romano. Già dal primo versetto del libro Apocalisse possiamo intendere qual è lo scopo per il quale dobbiamo leggere e studiare questo libro, che è per l’appunto quello di rivelarci eventi futuri. I primi capitoli, quelli da 1 a 11 si concentrano sui fatti accaduti dal primo secolo dopo Cristo, fino al tempo della fine; mentre la seconda metà del libro, che sono i capitoli da 12 a 22, si concentrano sugli eventi che vanno dalla seconda venuta del Salvatore, fino alla vita eterna nel Regno di Dio. Apocalisse ha due obiettivi pratici: educarci a come vivere oggi e prepararci per quello che avverrà in futuro. Nel libro vengono svelati solo quegli aspetti o avvenimenti della storia che si intrecciano con il popolo di Dio e sono fondamentali per il popolo stesso, affinché si possano intendere le varie tappe della Chiesa lungo il tempo profetico. Durante i secoli sono sorti svariati personaggi che hanno speculato sulle profezie di questo libro facendo leva sul sensazionalismo e sul terrore, il cinema è uno di questi. Ci sono sette e predicatori improvvisati che hanno accumulato ingenti fortune predicando avvenimenti apocalittici, che per altro non si sono mai avverati. La paura dell’imminente fine del mondo suscita in molti ansia, paura e terrore, ma non per i cristiani, i quali nel leggere e meditare l’Apocalisse sono rassicurati da un finale a lieto fine che è: la fine del male e della sofferenza, la ricreazione della nuova terra e la vita eterna nel Regno di Dio!

 

 

 

 

1- INTRODUZIONE

AUTORE

L’autore dell’Apocalisse è Giovanni, apostolo di Gesù, il quale scrisse anche il vangelo omonimo e tre epistole del Nuovo Testamento. Tra i Vangeli e l’Apocalisse si notano differenze di contenuto e di stile, ma i passaggi che hanno in comune sono molti di più rispetto alle differenze, ed è per questo che dal secondo secolo gli studiosi sono unanimi nell’attribuire la paternità del libro all’apostolo Giovanni.

 

DESTINATARI

Il libro, sottoforma di lettera è indirizzato a sette chiese della provincia romana dell’Asia minore nella parte occidentale dell’Anatolia: Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatiri, Sardi, Filadelfia, Laodicea. In ognuna di queste chiese Giovanni era conosciuto e poiché erano chiese esposte a persecuzioni, l’apostolo manda messaggi di grande incoraggiamento, esortazione, ma anche di riprensione. Le chiese alle quali scrive, oltre alle persecuzione erano vittime anche di apostasie, eresie e del graduale raffreddamento della fede. Il libro non è indirizzato solo a queste sette chiese locali di quel tempo, ma è destinato alla Chiesa di tutte le epoche, la quale passerà attraverso momenti difficili, soprattutto la Chiesa del rimanente che vedrà la grande tribolazione e l’angoscia finale in attesa del ritorno di Cristo.

DATA E LUOGO DI REDAZIONE

Giovanni si trova in esilio sull’isola di Patmos nel Mar Egeo, tra la Turchia e la Grecia a causa della sua fede. Il libro è stato scritto verso la fine della persecuzione dell’imperatore Domiziano, intorno al 94 d.C. e Giovanni aveva circa 90 anni.

OBIETTIVO

Le chiese alle quali si rivolge (fine I secolo) sono già in declino spirituale, hanno problemi d’immoralità, eresie, divisioni e la fede che va scemando. Inoltre, il clima politico in cui sono immerse non aiuta affatto, visto che l’Impero romano imponeva il culto dell’Imperatore, il quale veniva considerato come un dio, e questo rendeva difficile la vita dei cristiani e degli Ebrei che non erano disposti a riconoscere altro dio all’infuori dell’Eterno. In questo clima dittariale la tolleranza verso questi gruppi religiosi era pari a zero, infatti Nerone inizia a perseguitare i cristiani di Roma tra il 60 ed il 70 e Domiziano estenderà la persecuzione a tutto l’Impero tra l’85 ed il 95. L’Apocalisse, allora, solleva il velo della storia umana e spiega che le persecuzioni non sono un incidente di percorso, ma sono frutto dell’azione di Satana contro il popolo di Dio e, tutto questo s’inserisce nel quadro del grande conflitto secolare tra il bene ed il male, il quale si concluderà con la vittoria di Gesù e di tutti coloro che avranno creduto nel Suo nome. Tutti i credenti vivranno per sempre nel Regno di Dio, che è la nuova terra resturata insieme a Gesù. In questo nuovo mondo, la sofferenza, la violenza e la morte non ci saranno più; poichè Satana e i demoni spariranno dalla scena, non esisteranno più nel nuovo Eden che Dio ricrea. Dio ha il controllo degli eventi e non è indifferente al male che imperversa nel mondo attuale, Egli vede le sofferenze e le lacrime dei Suoi figli, ascolta le loro preghiere ed è pronto ad intervenire. Gesù si appresta a ritornare per giudicare e, il sangue dei martiri sarà vendicato e la vittoria finale assicurata. Il messaggio contenuto nell’Apocalisse è rivolto sopratutto alla Chiesa degli ultimi tempi, quella che è impegnata ad annunciare il ritorno di Cristo, la quale sprimenterà la grande tribolazione. Gesù invita la Sua Chiesa a non temere nulla e nessuno, ad andare avanti senza perdersi d’animo, poiché Egli è alle porte e con Lui la ricompensa per tutti coloro che rimarranno fedeli fino alla fine.

SCHEMA DELLA STRUTTURA DEL LIBRO

2- APOCALISSE 1:1-3

Origine divina del nome Apocalisse

Apocalisse 1:1 «Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere rapidamente e che egli fece conoscere, mandandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni…».

Il libro profetico, detto l’Apocalisse o Rivelazione si trova in fondo alla Bibbia come ultimo libro a chiusura del canone. La parola greca apokálupsis, letteralmente vuol dire: “togliere il velo o scoprire qualcosa” (svelare un segreto); nel nostro caso è il “velo del tempo” che viene “spostato” per svelarci avvenimenti futuri. L’Apocalisse arriva direttamente dal trono di Dio ed ha origine in Dio, che l’ha data a Gesù Cristo (il mediatore tra Dio e l’uomo), il quale l’ha trasmessa a Giovanni tramite il suo angelo. L’apostolo riceve istruzioni di scrivere le visioni in un libro e di inviarle alle chiese (Ap.1:11). Ci sono molte persone, incluso alcuni leader religiosi, i quali affermano che: “questo libro non si può comprende o spiegare, perché occultato all’intendimento umano”. Non è così per nulla! Al contrario, è possibile comprenderlo appieno, ed è quello che ci viene suggerito al versetto 3: “Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!“. Come potremmo farne tesoro o godere dei suoi benefici se le parole sono sigillate od occultate all’intendimento? La Bibbia spiega sempre se stessa, e il Signore ci fornisce tutte le chiavi di lettura; inoltre a Giovanni gli viene espressamente detto di non sigillare la profezia.

Apocalisse 22:10 «Poi mi disse: «Non sigillare le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino». 

Il verbo “mostrare” è molto importante in questo libro ed è la traduzione del termine greco semainō che significa “mostrare con segni simbolici”. Questo verbo lo troviamo nel libro di Daniele, dove il profeta spiega al re Nabucodonosor che la statua composta da vari metalli, vista in sogno, in realtà simboleggiava altro e che Dio intendeva mostrare al re «quello che deve avvenire d’ora in poi» (Da 2: 45).  Giovanni, usando lo stesso verbo ci vuol dire che le scene e gli avvenimenti dell’Apocalisse gli furono mostrati in visione con delle presentazioni simboliche che, l’autore, guidato dallo Spirito Santo, registra fedelmente (Ap 1:2). Il linguaggio con il quale vengono descritte le profezie apocalittiche non devono essere inteso alla lettera, essendo questo un linguaggio simbolico, bisogna prima decodificare i simboli onde evitare l’errore di alterare il messaggio profetico. Inoltre non dobbiamo dare ai simboli un particolare significato o interpretazione secondo il nostro intendimento, ma secondo quello che la Bibbia ci mostra, poiché la Bibbia spiega sempre se stessa. La cosa da fare è andare a cercare nella Scrittura i simboli e la loro interpretazione, poiché tutti i simboli o figure allegoriche che sono presenti in Apocalisse, in gran parte sono prese nell’A.T.  Dio nel descrivere il futuro usa un linguaggio del passato, e questo perché vuole imprimere nelle nostre menti il fatto che la sua opera di salvezza futura sarà per molti versi analoga a quella che ha già fatto in passato.

 

Nel leggere l’Apocalisse il lettore dovrà tenere conto dei richiami che, a più riprese, verranno fatti al libro di Daniele e allo schema strutturale dell’Apocalisse che ricalca il pensiero ebraico.

Gesù Cristo ordinò a Giovanni di scrivere quello che sarebbe successo a breve e che le sette chiese dovevano conoscere velocemente: “Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che stanno per accadere dopo queste…” Apocalisse 1:19. Questo messaggio è rivolto a tutti i figli di Dio di ogni tempo, i quali sono chiamati “servi di Dio”. Il libro di Apocalisse è la diretta continuazione (ed ampliazione) del libro profetico di Daniele, il quale fu rivelato ed ispirato al profeta Daniele 600 anni prima di Cristo. Questa rivelazione e relative spiegazioni avvennero per mezzo dell’angelo Gabriele (Daniele 8:16; 9:21,22); possiamo quindi dedurre che l’angelo menzionato in Apocalisse al primo versetto è lo stesso angelo Gabriele del libro di Daniele. Da notare inoltre che, la chiusura del libro di Daniele è sulla stessa scia dell’apertura del libro dell’Apocalisse, poiché esordisce con un’ identica benedizione, quasi ad essere la continuazione del libro di Daniele. 

«Beato chi aspetta e giunge a 1335 giorni! Tu avviati verso la fine; tu ti riposerai e poi ti rialzerai per ricevere la tua parte di eredità alla fine dei tempi» (Daniele 12:12-13).

«Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!» (Apocalisse 1:3).

 

Un fedele testimone di Gesù Cristo e del futuro

Apocalisse 1:2 «il quale ha testimoniato la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, e tutte le cose che ha visto» 

È stato l’amato discepolo Giovanni, che ha camminato e vissuto con il Signore Gesù Cristo durante gli anni del Suo santo ministero a dare questa testimonianza. Ora è arrivato il tempo di dare “testimonianza della parola di Dio, Gesù Cristo, e di tutte le cose che ha visto” , mediante la narrazione dei 22 straordinari capitoli di Apocalisse. Durante il Suo ministero messianico, Gesù aveva dichiarato che sarebbe stato lo Spirito Santo che avrebbe dato testimonianza di Lui, e poi ha aggiunto che, anche i suoi fedeli discepoli avrebbero dato testimonianza, perché erano stati con Lui “fin dall’inizio” (Giovanni 15:26, 27). In Apocalisse, l’angelo spiega a Giovanni che: “la testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia” Apocalisse 19:10. L’angelo, inoltre disse a Giovanni che: «Queste parole sono fedeli e veraci; e il Signore, Dio dei santi profeti, ha mandato il suo angelo, per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve» (Apocalisse 22: 6), facendo eco ad Apocalisse 1:1. Lo “spirito profetico”  si è manifestato con Giovanni, ed anche nel passato si è manifestato con tutti gli altri profeti che Dio ha suscitato in ogni tempo per guidare il Suo popolo attraverso la storia.

2Pietro 1:21 «Nessuna profezia infatti è mai proceduta da volontà d’uomo, ma i santi uomini di Dio hanno parlato, perché spinti dallo Spirito Santo».

Amos 3:7 «Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti».

Di questo parlò Gesù Cristo, quando si riferiva al ministero profetico dello Spirito Santo, dicendo che: «Ma quando verrà lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà in ogni verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutte le cose che ha udito e vi annunzierà le cose a venire» (Giovanni 16:13).

 

Le benedizioni per coloro che studiano il libro di Apocalisse

Apocalisse 1:3 «Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino».

Per poter “serbare le cose” (o come dice un’altra versione “fanno tesoro delle cose”) scritte nel libro di Apocalisse è necessario doverle capire e comprendere appieno. A conferma di questo, il primo versetto specifica che è una “rivelazione” che deve essere conosciuta e mostrata, ossia, fatta conoscere ai servi dell’Altissimo in tempi rapidi, poiché le cose devono accadere a breve, e questo  sottolinea l’urgenza che le cose si sappiano velocemente. Inoltre, troviamo un appello alla lettura: Beato chi legge. Da notare come il verbo “leggere” è il solo a essere coniugato al singolare, mentre gli altri due sono al plurale: quelli che ascoltano… che fanno tesoro…. La lettura non è soggettiva e privata, ma come era in uso nelle sinagoghe, chi leggeva era una singola persona ma coloro che ascoltavano erano molti. La profezia non deve essere solo letta, ma soprattutto ascoltata, e deve divenire oggetto di studio del ricevente. Dietro la parola “ascoltare” s’intravede la concezione ebraica dello sforzo e della responsabilità di un intelletto che deve comprendere e tradurre in atti concreti e vita vissuta ciò che ha capito. Lo “Shema Israel” (“Ascolta Israele…” – cfr. Deuteronomio 6:4-9) non deve essere inteso come una dolce melodia da ascoltare con le orecchie, ma secondo la concezione ebraica, dove la parola “ascoltare” significa osservare, obbedire. Infine, l’enfasi sul “il tempo è vicino” è rivolti alle sette chiese dell’Asia minore, che sono sia quelle al tempo di Giovanni (come poi avvenne), ma anche alle sette fasi storiche della Chiesa.

 

3- LE SETTE CHIESE - APOCALISSE 1: 4

 I saluti alle sette chiese

Apocalisse 1:4 «Giovanni, alle sette chiese che sono nell’Asia: grazia a voi e pace da colui che è, che era e che ha da venire, e dai sette spiriti che sono davanti al suo trono…».

La prima parte di questo versetto presenta un saluto cordiale di “grazia e pace” da parte di Gesù Cristo, mediante il suo fedele ed amato discepolo, apostolo, profeta ed evangelista Giovanni. Il versetto specifica i destinatari di questi saluti: “… alle sette chiese che sono in Asia”; queste sette chiese sono quelle che devono ricevere il messaggio e sono: “Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatiri, Sardi, Filadelfia e  Laodicea”. Il fatto che vengono menzionate solo queste sette comunità e non le altre circonvicine come Colosse, Ierapolis, Troas, ect,  non è casuale. Inoltre c’erano altre chiese cristiane nel “Ponto, Galazia, Cappadocia, Asia e Bitinia” (1 Pietro 1:1). La ragione per la quale vengono menzionate solo queste è prettamente simbolico-profetico, come vedremo nel proseguo di questo studio. Il significato etimologico che racchiude il nome di ognuna di queste chiesa e l’ordine nel quale sono nominate indicano un’evoluzione dello stato spirituale della cristianità. Le sette chiese sono sette periodi storici della chiesa di Cristo.

 

 

Le sette chiese sono anche i sette candelabri d’oro

Gesù disse a Giovanni: …  «Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, e ciò che tu vedi scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese che sono in Asia: ad Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatira, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea». Io mi voltai per vedere la voce che aveva parlato con me. E, come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, vestito d’una veste lunga fino ai piedi e cinto d’una cintura d’oro al petto (Apocalisse 1:11-13).

Cosa rappresenta il “candelabro” ? Dentro alla Tenda di Convegno o Tabernacolo di Dio c’era un “candelabro d’oro” posto nel luogo santo, con sette lampade accese alimentate da olio di oliva puro (Esodo. 25:31-40; 30:7, 8; 37:17-24). In Zaccaria 4:2-12 leggiamo che l’olio di oliva rappresenta lo Spirito Santo di Dio. Ogni chiesa deve essere alimentata o meglio “ripiena” di Spirito Santo per illuminare il mondo dalle tenebre spirituali. Questo è quello che rappresenta il candelabro: la LUCE spirituale che le “sette chieseavrebbero dovuto portane nel mondo fino al ritorno di Cristo.

Inoltre, possiamo anche vedere che Gesù: “tiene nella mano destra sette stelle”. Alla fine di questo capitolo introduttivo è lo stesso Gesù che spiega i simboli, dicendo: “il mistero delle sette stelle che hai visto nella mia destra e quello dei sette candelabri d’oro. Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri che hai visto sono le sette chiese” Apocalisse 1: 20. Chi studia la profezia biblica sa perfettamente che un simbolo profetico deve avere sempre lo stesso significato in ogni libro della Bibbia. Non dobbiamo mai congetturare o interpretare arbitrariamente, poiché è Dio che provvede a darci il giusto intendimento. Per comprendere l’Apocalisse è indispensabile aver studiato il libro di Daniele, del quale è la sua continuazione. Gran parte dei simboli profetici di Daniele li ritroviamo in Apocalisse; ad esempio anche in Daniele troviamo le “stelle”.

Daniele 12:3 «Quelli che hanno sapienza risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle per sempre».

 

 

Cosa rappresentano le sette stelle?

Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese… Apocalisse 1:20

La parola “angelo” in questo versetto vuol dire messaggero e non creatura alata. Più avanti vedremo che alle sette chiese vengono mandati sette messaggi e l’incipit di ognuno dei sette messaggi è questo: “All’angelo della chiesa di… scrivi …”La parola “angelo” sta ad indicare il messaggio a quella chiesa, ma anche il messaggero che guida quella chiesa.

                    

Il saluto divino della Tri-unità di Dio alle chiese.

Apocalisse 1:4,5 «Giovanni, alle sette chiese che sono nell’Asia: grazia a voi e pace da colui che è, che era e che ha da venire, e dai sette spiriti che sono davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dai morti e il Principe dei re della terra. A lui, che ci ha amati, ci ha lavati dai nostri peccati nel suo sangue…».

Come si evince chiaramente dal testo, possiamo scorgere un saluto fatto da tre persone distinte e diverse tra loro. Dio Padre: “colui che è, che era e che ha da venire”, espressione che indica colui che vive nell’eternità, Dio di Eternità, l’Onnipotente, El Shadai. Dallo Spirito Santo “i sette spiriti e da Gesù Cristo”. In questo studio non ci soffermeremo sulla Tri-unità di Dio in Apocalisse, ma analizzeremo brevemente solo lo Spirito Santo.

 

Lo Spirito Santo: “i sette spiriti di Dio”.

 

Come possiamo sapere che: “i sette spiriti che sono davanti al trono di Dio Padre” sono effettivamente una rappresentazione dello Spirito Santo?

Dai capitoli di Apocalisse 4 e 5, possiamo apprendere dalla visione del trono di Dio e dall’adorazione che c’è in cielo, che: “davanti al trono c’erano sette lampade ardenti, che sono i sette Spiriti di Dio” (Apocalisse 4:5b). In questo testo i “sette spiriti” sono rappresentati da sette lampade di fuoco che ardono; mentre in Apocalisse 5, lo Spirito Santo è rappresentato da “sette occhi”. Apocalisse 5:6 «in mezzo al trono e ai quattro esseri viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello come ucciso, il quale aveva sette corna e sette occhi, che sono i sette Spiriti di Dio mandati per tutta la terra». Cosicché “i sette spiriti di Dio” rappresentano l’Onnipresenza, i “sette occhi” sono sinonimo di Onniveggenza, e le “sette corna” sono Onnipotenza. Queste tre caratteristiche o attributi sono presenti solo in un unico essere che è Dio, ma nello specifico del testo sono attribuiti all’Agnello (Gesù Cristo) e allo Spirito Santo. Dobbiamo anche ricordare che il 7 non ha valore numerico ma simbolico, numero che designa Dio nella sua perfezione e completezza. Gesù Cristo predisse la venuta dello Spirito Santo da Lui inviato, e dell’opera che aveva da svolgere “per tutta la terra”. Gesù disse: «Eppure, io vi dico la verità: è utile per voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò.  Quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio». Giovanni 16:7,8                                                                                                                                              

Quindi abbiamo appena visto che: “i sette spiriti di Dio” sono rappresentati anche come “sette lampade di fuoco”, e sono molti i brani della Scrittura dove lo Spirito Santo viene raffigurato con il simbolo dell’olio o del fuoco. Qui, come in Apocalisse cap. 11, si riprende la stessa visione di Zaccaria, la quale dice….Zaccaria 4 :2,3 ; 10 -14  Mi chiese: «Che vedi?» Io risposi: «Ecco, vedo un candelabro tutto d’oro, che ha in cima un vaso, ed è munito delle sue sette lampade e di sette tubi per le lampade che stanno in cima; vicino al candelabro stanno due ulivi: l’uno a destra del vaso e l’altro alla sua sinistra» …  Chi potrebbe infatti disprezzare il giorno delle piccole cose, quando quei sette là, gli occhi del SIGNORE che percorrono tutta la terra, vedono con gioia il piombino in mano a Zorobabele?» Io gli dissi: «Che significano questi due ulivi a destra e a sinistra del candelabro?» Per la seconda volta io presi a dire: «Che significano questi due ramoscelli d’ulivo che stanno ai lati dei due condotti d’oro per cui scorre l’olio dorato?»  Egli mi disse: «Non sai che cosa significano queste cose?» Io risposi: «No, mio SIGNORE!»  Allora egli disse: «Questi sono i due unti che stanno presso il Signore di tutta la terra».

«Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra» (Apocalisse 11: 4).

I DUE UNTI sono la Bibbia: Antico e Nuovo Patto. Le sette lampade, i sette occhi e l’olio d’orato, SONO LO SPIRITO SANTO.

Anche Gesù, in Matteo 25 usa lo stesso linguaggio figurato parlando del Suo ritorno (lo sposo che tarda) e di 10 vergini con le “lampade” (la Parola di Dio), e di una scorta di “olio”, ossia lo Spirito Santo.

4- GESÚ CRISTO IL TESTIMONE FEDELE - APOCALISSE 1:5,6

Gesù Cristo: Testimone, Primogenito, Principe, Salvatore.

Apocalisse 1:5,6 «… e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen».

Gesù Cristo qui è presentato come “il testimone fedele”, ma testimone di chi o di cosa? Gesù ha testimoniato con la Sua vita (mentre era in terra), il carattere e la volontà di Dio agli uomini. Giovanni 18:37 …Gesù rispose: «Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce». Gesù con la Sua vita senza peccato, con la sua morte e resurrezione ha testimoniano l’Amore di Dio per l’umanità caduta. Colui che sempre dichiara la Verità, testimonia fedelmente, anche nel giudizio celeste (Apocalisse 3:5,14).

Gesù è chiamato anche “primogenito dei morti”, e questo non vuol dire che è il primo dei morti a tornare in vita, anche perché abbiamo tanti altri personaggi nella Bibbia che sono risorti prima di Gesù Cristo, vediamone alcuni. Nell’Antico Testamento, troviamo il figlio della vedova di Sarepta (1 Re 17:17-23), il figlio della shunamita (2 Re 4:18-35), Mosè (Giuda 9; Matteo 17:3). Nel Nuovo Testamento troviamo, la figlia di Jairo (Marco 5:21-43), al figlio della vedova di Naím (Luca 7:11-17), Lazzaro di Betania (Gv. 11), il giovane Eutico (Atti 20:9, 10) ed anche i santi che sono risorti quando Cristo morì sulla croce (Matteo 27:52, 53).

 

Cosa vuol dire “primogenito”?

Vediamo altri testi paralleli: il “primogenito dei morti” (Col. 1:18), “primizia di coloro che dormono” (1 Cor. 15:20, 23), “primogenito nel mondo” (Ebrei 1:6), “primogenito tra molti fratelli” (Romani 8:29) o “primogenito di ogni creatura” (Col. 1:15).

In questi passi, “primogenito” (in greco “protótokos”) è usato da Paolo per descrivere la posizione unica ed ineguagliabile di Gesù Cristo (allo stesso modo in cui Giovanni lo definisce “Unigenito”). Letteralmente “primogenito” vuol dire “primo nato”, ma riferito al Figlio di Dio questo termine assume un senso traslato e metaforico, ed è correlazionato con le implicazioni socio-giuridiche e morali dell’antico privilegio della primogenitura. Nella società israelitica, e non solo in essa, spettavano per diritto legale al primogenito delle prerogative speciali che lo collocavano in una relazione di preminenza rispetto ad altri fratelli. Il primogenito aveva dunque un primato morale oltre che una precedenza cronologica. È in questo senso che questo termine è applicato a Cristo, come spiega il contesto stesso: “onde in ogni cosa abbia il primato” (cfr. Romani 8:29/Apocalisse 1:5). Egli è chiamato “primogenito dai morti”, perché nessuna resurrezione sarebbe possibile alla fine dei tempi se non grazie alla vittoria di Cristo sul peccato e quindi sulla morte: «Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono. Infatti, poiché per mezzo d’un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo d’un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poiché come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati» 1 Corinzi 15:20-22  (vedi anche il contesto). La tribù di Efraim è chiamata “primogenito” in Geremia 31:9 e così è chiamato Davide, che era l’ultimo di otto fratelli, nel Salmo 89:20,27. In Ebrei 12:23, Paolo chiama i cristiani la “Chiesa dei primogeniti”. Il senso della parola “primogenito” in tutti questi passi è palese, poiché in nessuno degli esempi citati ha il significato di “primo nato”; ma di chi occupa un posto di preminenza di rango superiore, elevato o importante.

Infine Gesù è chiamato il Principe dei re della terra”. Il termine “Principe” in alcune versione è Sovrano (governante), e nell’epistola agli Efesini è detto: «… che egli ha messo in atto in Cristo, risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato, potestà, potenza, signoria e di ogni nome che si nomina non solo in questa età, ma anche in quella futura, ponendo ogni cosa sotto i suoi piedi, e lo ha dato per capo sopra ogni cosa alla chiesa» Efesini 1:20-22. Ed è per questo che l’Apocalisse presenta a Cristo come il “RE DEI RE IL SIGNORE DEI SIGNORI.” Ap.19:16.  A Gesù Cristo appartiene il dominio di tutto ed ha autorità sopra tutto.

A coloro che vinceranno (i quali osservano i comandamenti di Dio e mettono in pratica la Legge di Dio), Gesù Cristo promette a questi che si siederanno sul Suo trono, come Lui ha vinto e si è seduto sul trono del Padre Suo. I redenti avranno autorità sopra le nazioni e questo avverrà alla fine dei tempi con il ritorno di Gesù Cristo, il quale porrà fine ai regni politico-terrestri; Dio e i santi regneranno per sempre. Apocalisse 3:21; 2:26, 27; Daniele 2. Il versetto continua con una meravigliosa verità su Cristo “ci ha amati, liberati e con il suo sangue ci ha lavati dai nostri peccati”. Il Suo grande amore per noi si è mostrato con la morte in croce, sostituendosi a noi. La morte che toccava a noi è caduta su di Lui, ed ora abbiamo la libertà, non siamo più sotto la condanna e siamo salvi (Gv. 3:16). Ma Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Romani 5:8 (vedi anche: 1 Giov. 3:1; Isaia 38:17; Geremia 31:34; Michea 7:18,19). Il versetto 6 segue dicendo che grazie a questo grande amore, ossia nel versare il suo sangue per noi al Calvario, Cristo “ci ha fatto re e sacerdoti per Dio, suo Padre”, riferito ovviamente a tutti quelli che nella vita lo hanno accettato come Signore e Salvatore! In Apocalisse 5 il concetto è ripreso nuovamente e viene presentato un cantico glorioso di questi figli di Dio, i quali…«cantavano un nuovo cantico dicendo: “Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato ucciso, e col tuo sangue ci hai comprati a Dio da ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ci hai fatti re e sacerdoti per il nostro Dio, e regneremo sulla terra”» Apocalisse 5:9, 10. Anche apostolo Pietro lo descrive in questo modo «Ma voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce» (1 Pietro 2:9).

5- GESÚ CRISTO L'ALFA ED OMEGA - APOCALISSE 1:7,8

 Il ritorno visibile di Cristo

Apocalisse 1:7 «Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo hanno trafitto; e tutte le tribù della terra faranno cordoglio per lui. Sì, amen».

Matteo 24:27, 30, 31. «Infatti, come il lampo esce da levante e sfolgora fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo … E allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e tutte le nazioni della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con potenza e grande gloria. Ed egli manderà i suoi angeli con un potente suono di tromba; ed essi raccoglieranno i suoi eletti dai quattro venti, da una estremità dei cieli all’altra».

Il ritorno di Gesù Cristo sarà visibile da tutti, e sarà come un “lampo” nel cielo, inoltre sarà udibile da tutti per il suono fragoroso della “tromba di Dio”. Dopo questo, ci sarà la resurrezione dei morti. 1Tessalonicesi 4:1 «perché il Signore stesso con un potente comando, con voce di arcangelo e con la tromba di Dio discenderà dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi». Tutti i servi di Dio di tutte le età e di ogni tempo (resuscitati e trasformati) saranno riuniti dai quattro angoli della terra e saranno portati verso il cielo per incontrare Cristo in aria (1Tessalonicesi 4:13-18; 1 Corinzi 15:22, 23, 51-55). Mentre per il resto dei morti, quelli che non si salvano, si dovrà aspettare la fine del millennio per vedere la loro resurrezione; ma sarà una triste resurrezione: di giudizio e condanna (Apocalisse 20:5).

Il versetto 7, menziona una “resurrezione speciale” di malvagi e sono quelli che lo hanno trafitto”, e sono tutti coloro che hanno preso parte alla morte di Cristo, questi dovranno vedere Gesù Cristo venire dalle nuvole del cielo. Anche il profeta Daniele li cita nel suo libro (Daniele 12:2), come il profeta Zaccaria, il quale fa un descrizione dettagliata: «ed essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto; faranno quindi cordoglio per lui, come si fa cordoglio per un figlio unico, e saranno grandemente addolorati per lui, come si è grandemente addolorati per un primogenito» (Zaccaria 12:10). In questo gruppo ritroviamo certamente il sommo sacerdote, alcuni sacerdoti, degli scribi ed anziani che erano riuniti per giudicare Gesù, ai quali è lo stesso Gesù che gli promette e profetizza che lo avrebbero visto arrivare dal cielo “vedrete il Figlio dell’uomovenire dalle nuvole del cielo” Matteo. 26:64. Inoltre sono inclusi anche i politici del tempo (Ponzio Pilato ed Erode), i soldati romani, “che lo trafissero”, che sono gli esecutori materiali della crocifissione, e tutti quelli che lo hanno deriso e sbeffeggiato nel giorno della crocifissione. Tutte queste persone saranno resuscitate in una “resurrezione speciale” e momentanea (torneranno a morire nuovamente), solo per vedere il compimento della promessa del ritorno di Gesù.

 

Gesù Cristo il principio e la fine, il primo e l’ultimo

Apocalisse 1:8 «Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine», dice il Signore «che è, che era e che ha da venire, l’Onnipotente». 

In questo testo è il Signore Gesù Cristo che parla, ma la frase allude a Dio il Padre. “L’Alfa e l’Omega” sono la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco e rappresentano il principio e la fine. Questa verità è così importante che è ripetuta tre volte in questo capitolo ed una a chiusura del libro di Apocalisse. In questo capitolo al versetto 8 è riferito a Dio Padre, mentre al versetto 11:Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo” e al versetto 17: “Non temere! Io sono il primo e l’ultimo” sono riferiti a Gesù Cristo ed è lo stesso Gesù che parla e si attribuisce i titoli espressi. Come abbia già accennato, in chiusura del libro è sempre Gesù Cristo che parla e dice: «Ecco, io vengo presto e il mio premio è con me, per rendere ad ognuno secondo le opere che egli ha fatto. Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, il primo e l’ultimo» (Apocalisse 22:12, 13).

6- IL GIORNO DEL SIGNORE - APOCALISSE 1: 9,10

 Dove è stato scritto il libro dell’Apocalisse e in quali circostanze?

Apocalisse 1:9 «Io Giovanni, vostro fratello e compagno nell’afflizione, nel regno e nella costanza di Cristo Gesù, ero nell’isola chiamata Patmos, a motivo della Parola di Dio e della testimonianza di Gesù Cristo».

L’apostolo Giovanni, ormai avanti negli anni era stato esiliato “nell’isola chiamata Patmos” ed in questa località ha ricevuto le visioni che gli hanno permesso di scrivere il libro dell’Apocalisse. Quest’isola del mar Egeo si trova di fronte alle coste dell’Asia Minore (Turchia), ed è una terra arida e di piccole dimensioni: 12 chilometri e larga 6 chilometri circa. Giovanni era stato esiliato in questo posto austero e desolato al tempo di Domiziano nel 94 d.C., sotto l’Impero romano, “a motivo della Parola di Dio e della testimonianza di Gesù Cristo”.  Il suo “crimine” fu quello di aver predicato l’Evangelo, parlato e testimoniato di Gesù Cristo. In quel tempo l’Imperio romano era nel suo massimo vigore, e sotto questa potenza devastante è stato crocifisso Gesù Cristo, esattamente come la profezia diceva nel libro di Daniele: “la bestia terribile e spaventosa” (Impero romano). Il vero nemico di Dio e della Chiesa, come descritto nella Bibbia e in Apocalisse 12 è: “il dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, che seduce tutto il mondo”…  che trova sempre nella politica (e non solo) i suoi alleati migliori per far guerra ai santi di Dio: «Il dragone allora si adirò contro la donna e se ne andò a far guerra col resto della progenie di lei, che custodisce i comandamenti di Dio ed ha la testimonianza di Gesù Cristo» (Apocalisse 12:17). Il tiranno Domiziano aveva intrapreso una feroce persecuzione verso i cristiani, ed è per questo che Giovanni si presenta ai suoi fratelli spirituali con: “vostro fratello e compagno nell’afflizione”. In questo contesto storico di tribolazioni ed afflizioni, persecuzioni e sofferenze varie, Dio lo chiama e lo ispira a scrivere le profezie del libro dell’Apocalisse. Anche l’apostolo Paolo ha subito parecchie di queste afflizioni e persecuzioni, infatti scrive: “confermando gli animi dei discepoli e esortandoli a perseverare nella fede, e dicendo che attraverso molte afflizioni dobbiamo entrare nel regno di Dio”  (Atti 14:22).

 

 

La visione ricevuta nel Giorno del Signore

Apocalisse 1:10 «Mi trovai nello Spirito nel giorno del Signore e udii dietro a me una forte voce, come di una tromba…».

In questo primo capitolo introduttivo Giovanni riceve la prima visione, ed è una visione speciale del suo grande amico e Signore Gesù Cristo, che non vedeva dalla Sua morte e resurrezione; erano passati circa 60 anni. La rivelazione vera e propria inizia al vers. 9, dove Giovanni vede Gesù Cristo in persona e la descrizione che ne fa è analoga a quella del profeta Daniele (cap. 10). L’impatto emotivo ed emozionale deve esser stato forte per l’apostolo. Giovanni non riceve la visione in un giorno qualsiasi, ma in un giorno specifico: “nel giorno del Signore” che è il Sabato e non domenica come erroneamente sostengono alcuni; poichè la domenica non era ancora conosciuta come “giorno del Signore”, ci vorranno altre due secoli per questo cambio. Questa visione che Giovanni ha avuto di sabato sull’isola di Patmos non è solo simbolica, l’incontro con Gesù Cristo è reale e personale. Dopo questo incontro l’apostolo scrive il libro di Apocalisse verso l’anno 95/96. Giovanni dice:mi trovai nello Spirito, questo vuol dire essere in uno stato di “estasi”, il profeta si astrae dal mondo terreno pur essendo cosciente della realtà circostante ed è portato in visione, i suoi sensi sono guidati dallo Spirito Santo, egli vede e sente in modo spirituale e comprende come lo Spirito gli consente. L’apostolo ode dietro di lui la possente voce del Signore e Salvatore, come “una forte voce, come di tromba”.

Il Giorno del Signore Gesù Cristo

 

Questo è l’unico versetto in tutta la Bibbia che menziona quest’espressione “il giorno del Signore”. Alcuni lo compararono con “il giorno di Jawhè” dell’Antico Testamento (Gioele 2:11,31; Sofonia 1:14; Malachia 4:5), ma non è corretto, per la semplice ragione che nell’Antico Patto indicava un tempo di giudizio, di fine del mondo, mentre qui in Apocalisse indica un tempo cronologico di 24 ore. Giovanni fin qui ha dato una descrizione dettagliata e non simbolica del luogo, del tempo e delle ragioni per cui si trova in quel posto. Ha spiegato dove si trova (Patmos), il perché è in quel posto (persecuzione), come è la sua condizione (nello Spirito), ed ora ci dice quando è avvenuto ciò (di sabato). Dire che Giovanni ha ricevuto la sua visione “nel giorno del Giudizio” è illogico. Giovanni sottolinea il tempo della visione e il tema della visione. Possiamo affermare con certezza che: Giovanni ebbe la visione del “giorno dell’Eterno” (giorno della parousia e del giudizio finale), durante il giorno del sabato.

Un’opinione assai diffusa quanto errata, pretende che “il giorno del Signore” indichi il 1° giorno della settimana, la domenica; però mancano le prove a sostegno. Inoltre, se vogliamo vederci il 1° giorno della settimana, dobbiamo trovare in un’altra parte della Bibbia la prova che questo giorno della settimana sia abitualmente definito così. Ma anche qui non andiamo molto lontani, perché non troviamo nessun testo che dice questo; basti vedere i testi della resurrezione di Gesù per capire che il primo giorno della settimana è sempre domenica. Matteo 28:1 “Dopo il sabato, verso l’alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l’altra Maria andarono a vedere il sepolcro”. Tra gli autori ispirati, gli unici che parlano del primo giorno della settimana sono: Matteo, Marco, Luca e Paolo; ed essi lo indicano semplicemente come “primo giorno della settimana” e mai come settimo o come giorno del Signore. Inoltre Giovanni non poteva conoscere la “domenica” come “giorno del Signore” poiché non esisteva ancora, era estranea alla sua cultura e al suo tempo (essendo ebreo), la domenica entra in auge alle fine del secondo secolo dopo Cristo.

 

Come sabbiamo che “il giorno del Signore” è il sabato, settimo e ultimo giorno della Creazione?

Perché è il giorno di riposo del Creatore. Genesi 2:2,3 «Pertanto il settimo giorno, DIO terminò l’opera che aveva fatto, e nel settimo giorno si riposò da tutta l’opera che aveva fatto. E DIO benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso DIO si riposò da tutta l’opera che aveva creato e fatto». Dopo aver creato in sei giorni il settimo si è riposato, lo ha benedetto ed appartato (messo da parte per uso sacro) per tutta l’umanità, e non per gli ebrei come dicono alcuni, che tra l’altro non esistevano ancora. Questo giorno lo ha sempre ricordato al Suo popolo tanto da includerlo nelle tavole della Legge Morale di Dio, che sono 10 comandi immutabili, perenni nei secoli ed inviolabili.

Esodo 20:8-11 «Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Lavorerai sei giorni e in essi farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è sabato, sacro all’Eterno, il tuo DIO; non farai in esso alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero che è dentro alle tue porte; poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e il settimo giorno si riposò; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno di sabato e l’ha santificato».

Inoltre attraverso vari profeti e in varie epoche è sempre stato ricordato al popolo di Dio di non venire meno al Patto: “Se tu trattieni il piede dal violare il sabato, dal fare i tuoi affari nel mio santo giorno, se chiami il sabato delizia, il giorno santo dell’Eterno, degno di onore, se lo onori astenendoti dai tuoi viaggi, dallo sbrigare i tuoi affari e dal parlare dei tuoi problemi, allora troverai il tuo diletto nell’Eterno, e io ti farò cavalcare sulle alture della terra e ti darò da mangiare l’eredità di Giacobbe tuo padre, poiché la bocca dell’Eterno ha parlato»  Isaia 58:13, 14.

Anche nel nuovo Patto viene rimarcato questo giorno come santo e solenne: «Resta dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio. Chi infatti è entrato nel suo riposo, si è riposato anch’egli dalle proprie opere, come Dio dalle sue. Diamoci da fare dunque per entrare in quel riposo, affinché nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza» (Ebrei 4:9-11).

Persino dopo il ritorno di Gesù Cristo, quando saremo nella nuova creazione o nuova terra, continueremo ad osservare questo giorno, perché è un comando immutabile, poichè come Dio è immutabile, tale è la Sua legge. Isaia 66:23 «Poiché come i nuovi cieli e la nuova terra che io farò sussisteranno stabili davanti a me, dice l’Eterno, così sussisteranno la vostra progenie e il vostro nome.  E avverrà che di novilunio in novilunio e di sabato in sabato ogni carne verrà a prostrarsi davanti a me, dice l’Eterno».

7- I SETTE CANDELABRI E L'UOMO VESTITO DI LINO - APOCALISSE 1:11-16

La voce che proviene da dietro le spalle

Apocalisse1:11,12 «Quello che vedi scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea. Io mi voltai per vedere la voce che aveva parlato con me. E, come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro»  

Qui Giovanni ci fornisce ancora un interessante dettaglio. La parola lo coglie come un colpo imprevisto, sferrato alle spalle. L’esperienza è simile a quella di Maria di Magdala al sepolcro. Ella si dovette girare per capire chi le stava parlando (Giovanni 20:14-16). Maria credeva che Gesù fosse morto e lo cercava nella tomba, mentre la voce del Risorto le giunse, come per Giovanni, dall’altro lato, alle spalle. Nel pensiero ebraico il passato è percepito davanti a noi, mentre l’avvenire è situato alle nostre spalle, è ciò che viene dopo ed è questa l’intenzione che il testo ci suggerisce, ossia percepire la voce come proveniente dal futuro. Come per Maria di Magdala, Mosè e gli Israeliti dell’Esodo, anche per Giovanni la parola proviene dall’alto e sorprende; poiché è la voce di Gesù risorto nel presente e prossimo a tornare. Essa è la voce di Dio che risuona da lontano dal futuro, ed è la voce di un Dio che viene.

                      

La gloriosa visione di Gesù Cristo

Apocalisse 1:13-16 «… in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, vestito d’una veste lunga fino ai piedi e cinto d’una cintura d’oro al petto. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come bianca lana, come neve, e i suoi occhi somigliavano ad una fiamma di fuoco. I suoi piedi erano simili a bronzo lucente, come se fossero stati arroventati in una fornace e la sua voce era come il fragore di molte acque. Egli aveva nella sua mano destra sette stelle e dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, acuta, e il suo aspetto era come il sole che risplende nella sua forza».

Giovanni descrivere quello che vede, anche se le parole umane non sono sempre esaustive per descrivere scene spirituali. Ad esempio, usa espressioni comparative come: “somigliavano”, “simili”, “la sua faccia era come,” etc. Soltanto quando saremo nell’eternità, in cielo, “… lo vedremo come egli è.” 1 Giovanni 3: 2. Il peccato non esisterà più e allora saremo in grado percepire Dio in tutta la sua gloria.

 

Cosa rappresentano i sette candelabri?

I candelabri come abbiamo già detto sono le sette chiese o per meglio dire sono sette periodi od epoche della chiesa di Gesù Cristo, partendo da quel momento, fino al ritorno di Cristo. “…e i sette candelabri che hai visto sono le sette chiese». Apocalisse 1: 20 b.  Cristo spiega a Giovanni che i candelabri rappresentano la “luce” della Chiesa nel mondo, non disse Egli infatti: “Voi siete la luce del mondo”? Matteo 5:14. In questo passaggio abbiamo una descrizione maestosa di Gesù Cristo, si può ammirare il Suo carattere sublime e glorioso mentre cammina in mezzo ai candelabri e questo vuol dire che Gesù segue e cammina con la Sua Chiesa. L’apostolo descrive l’aspetto e l’abbigliamento, e questo ci porta a vedere e capire il ruolo che Gesù ricopre ancora, che è quello di sommo sacerdote e intercessore.

Cosa rappresenta l’abbigliamento e l’aspetto di Gesù?

Possiamo vedere che era: “vestito d’una veste lunga fino ai piedi e cinto d’una cintura d’oro al petto, ciò rappresentano gli abiti sacerdotali. “Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come bianca lana, come neve”, e questo rappresentano la Sua purezza, dignità e sapienza. “I suoi occhi somigliavano ad una fiamma di fuoco, vede tutto, anche le “profondità” del nostro cuore. La “sua voce era come il fragore di molte acque”, e questo allude a potenza e prorompenza, al potere e alla forza che ha la Sua parola. È interessante notare che, 700 anni prima, Gesù era apparso al profeta Daniele in due visioni molto simili a quella descritta da Giovanni. Daniele 10:5-6 «alzai gli occhi e guardai, ed ecco un uomo vestito di lino, con ai lombi, una cintura d’oro di Ufaz. Il suo corpo era simile al topazio, la sua faccia aveva l’aspetto della folgore, i suoi occhi erano come torce fiammeggianti, le sue braccia e i suoi piedi parevano bronzo lucidato e il suono delle sue parole era come il rumore di una moltitudine». Vedi anche Daniele 12:6,7.

Cosa rappresenta la spada a due tagli?

In questo passaggio abbiamo la visione di una “spada a due tagli” che esce dalla bocca di Gesù. Per capire il simbolo dobbiamo andare in altri testi che spiegano o parlano dello stesso tema; poiché la Bibbia spiega sempre se stessa.

Ebrei 4:12 «La parola di Dio infatti è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore».

Efesini 6:17 «Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio»  

Anche nel secondo capitolo di Apocalisse, si usa la stessa, espressione. “E all’angelo della chiesa in Pergamo scrivi: queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli… Ravvediti dunque, altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca”. Apocalisse 2:12, 16. Questo vuol dire che la “spada” è la Parola di Dio, un’arma spirituale per edificare, sostenere, incoraggiare, riprendere, ma anche per difendersi dal nemico. Ma in questo contesto la “spada” che esce dalla bocca è un giudizio, una sentenza un castigo divino. Ed è quello che ritroviamo in Apocalisse 16:13,14, dove si parla di una della triplice alleanza babilonica del “tempo della fine”, e di quello che esce dalla loro bocca: spiriti di demoni, in netto contrasto con quello che esce dalla bocca di Dio. Nella parte finale di Apocalisse ritorna nuovamente questa simbologia: “Dalla sua bocca usciva una spada acuta per colpire con essa le nazioni; egli governerà con uno scettro di ferro ed egli stesso pigerà il tino del vino della furente ira di Dio onnipotente” Apocalisse 19:15. La reazione di Giovanni in questo incontro con Gesù fu così travolgente, quasi opprimente alla vista di questi eventi, tanto che l’apostolo si sente svenire. “Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli mise la sua mano destra su di me, dicendomi: «Non temere! Io sono il primo e l’ultimo,” Apocalisse 1:17. Questa reazione ricorda quella del profeta Daniele, dopo la visione in Daniele 10:5-11.

 

 

 

 

 

8- GESÚ CRISTO IL PRIMO E L'ULTIMO - APOCALISSE 1:17-20

Non temere!

Apocalisse 1:17«Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: «Non temere, io sono il primo e l’ultimo»

Ogni volta che Gesù appare ai suoi discepoli li rincuora e gli toglie via la paura, diverse volte ha detto: “Coraggio, sono io non abbiate paura!”, “No temere”, “Non spaventatevi” o “Pace a voi “…Matteo 14:27; 28:10; Marco 16:6; Luca 24:36; Giovanni 20:19, 26. Gesù continua ancora oggi a rassicurare i suoi discepoli, dicendogli: «Io vi lascio la pace, vi do la mia pace; io ve la do, non come la dà il mondo; il vostro cuore non sia turbato e non si spaventi». Giovanni 14:27

Gesù ha le chiavi della morte e del sepolcro

Apocalisse 1:18 «e il vivente; io fui morto, ma ecco sono vivente per i secoli dei secoli, amen; e ho le chiavi della morte e dell’Ades». 

Gesù qui incoraggia Giovanni e lo rassicura: “… sono vivo, io fui morto; …ho le chiavi della morte e dell’Ades.” Apocalisse 1:18. (vedi anche Ap. 2:8). La parola greca “Ades vuol dire sepolcro o tomba. Solitamente per aprire una porta chiusa, serve la chiave; ma cosa è la “porta” e cosa la “chiave”? Per gli esseri umani la morte è come una porta chiusa, e la chiave di questa porta è in mano a Gesù. Lui ha il potere di resuscitare i morti e di riportarli in vita; basti pensare a Lazzaro (Gv 11), alla figlia di Jairo (Marco 5:21-43), al figlio della vedova di Naim (Luca 7:11-17). Il tema della morte, resurrezione e ritorno di Gesù e preponderante in questo capitolo introduttivo.

Giovanni 5:25 «In verità, in verità vi dico: l’ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l’avranno udita, vivranno».

Giovanni 5:28 «Non vi meravigliate di questo; perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori».

La parola di Dio ci rivela che la morte sarà “l’ultimo nemico” ad essere distrutto (1 Corinti 15:25, 26, 51-55). La morte non avrà più dominio sull’umanità, finirà di esistere come ci dice Gesù in questi brani, il quale ci prospetta anche un meraviglioso futuro in Sua compagnia nella nuova creazione. Poi la morte e l’Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda. Apocalisse 20:14

E udii una gran voce dal cielo, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Ed egli abiterà con loro; e essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né cordoglio né grido né fatica, perché le cose di prima son passate». Allora colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio tutte le cose nuove». Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono veraci e fedeli». Apocalisse 21:3-5

È di grande conforto sapere che la nostra vita ed il nostro futuro è nelle mani di Gesù Cristo.

 

Giovanni esegue il comando

Apocalisse 1:19,20 «Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che stanno per accadere dopo queste, il mistero delle sette stelle che hai viste nella mia destra, e dei sette candelabri d’oro. Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri sono le sette chiese».

Con questo chiaro ordine e piena fiducia nel suo Salvatore e Signore Gesù Cristo, l’apostolo Giovanni comincia a scrivere in un rotolo le visioni ricevute che oggi chiamiamo Apocalisse o Rivelazione. Possiamo e dobbiamo conoscere le cose che Dio ci ha rivelato, esse sono per il nostro bene, e per fare questo dobbiamo dedicare un tempo di qualità allo studio della Sua Parola accompagnato da un tempo di preghiera.

                         Ti aspetto al prossimo appuntamento con Apocalisse 2

                      Dio ti benedica!

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