LA TENDA O TABERNACOLO DI DIO

 

 

La Bibbia ci dice che in cielo c’è un santuario: il vero tabernacolo «che il Signore e non un uomo, ha eretto» (Ebrei 8:2), e dal quale Gesù Cristo vi officia in nostro favore, continuando a perdonare e salvare l’umanità perduta, fino alla chiusura del tempo di grazia e Suo ritorno. Il Signore inaugurò il Suo ministero di Sommo Sacerdote e Intercessore alla Sua ascensione. Il santuario terreno è stato il mezzo attraverso il quale Dio ha illustrato il piano della salvezza all’umanità. I suoi  arredi, i rituali e le festività erano profezie che indicavano l’opera di Gesù: il piano della salvezza, la Sua intercessione e il giudizio alla fine dei tempi. Così come il santuario terreno veniva purificato nel giorno dell’espiazione, anche il santuario celeste è purificato dal perfetto sacrificio di Cristo.

In questo studio vedremo:

 

1 - IL SANTUARIO TERRENO

A. Perché Dio chiede che venga eretto un santuario?

Esodo 25:8,9;40 «Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. Me lo farete in tutto e per tutto secondo il modello del tabernacolo e secondo il modello di tutti i suoi arredi, che io sto per mostrarti»… E vedi di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte».

Il Signore parlò a Mosè, chiedendogli di costruire un santuario, un posto speciale nel quale incontrarsi con il Suo popolo; inoltre Dio ribadisce per ben due volte di eseguire i lavori con accuratezza e precisione secondo il modello che è stato mostrato a Mosè in visione. Il santuario israelitico, dapprima era mobile, si poteva smontare e trasportare (tenda di convegno o tabernacolo), poi divenne fisso (tempio) e fu distrutto dai romani nel 70 d.C. Il santuario terreno doveva raffigurare il piano della salvezza per grazia. Questo piano di salvezza era già stato stabilito ancor prima che Adamo ed Eva peccassero, Cristo si era offerto come Agnello sacrificale, e per fede Adamo ed Eva compresero il valore della morte espiatoria del Messia, tramite la simbologia di un agnello sacrificale che veniva immolato al loro posto. Il sistema del sacrificio sostitutivo (salvezza per grazia) era già presente in Eden. La decadenza dell’umanità è assai nota al tempo di Noè, ma il patriarca continuava con il sistema sacrificale. Subito dopo il diluvio la terra si ripopolò velocemente, ma il timore dell’Eterno scomparve molto presto dal cuore degli uomini, allora Dio chiamò Abramo (padre di una moltitudine), come capostipite di un popolo che avrebbe riportato la conoscenza di Dio al mondo. Il popolo invece di essere luce delle nazioni venne fagocitato ed iniziò ad imparare il politeismo e l’idolatria pagana, oltre a diventare schiavo in Egitto. Dio però continuava a mantenere viva la promessa di un Liberatore, come lo fu per Adamo ed Eva, così lo fu anche in questo contesto, e Dio chiamò Mosè come liberatore e condottiero (una figura di Cristo). Dio diede ad Israele un legge perenne: i dieci comandamenti o legge morale, che non doveva essere confusa con la legge cerimoniale che era transitoria. Questa legge morale doveva essere custodita nell’arca e posta nel luogo santissimo, poichè il santuario terreno era diviso in tre parti: il cortile eterno, il luogo santo e il luogo santissimo.

 


B. Descrizione del santuario terreno

1. Il cortile esterno

Questo cortile era un recinto rettangolare e misurava cento cubiti di lunghezza per cinquanta di larghezza (circa 52,50 x 26,25 m.), una superficie di 1.350 metri quadrati. Questo cortile era circondato da una palizzata con l’ingresso opposto a oriente: vedremo perché. Tra la porta d’ingresso (una tenda molto ampia) ed il santuario vero e proprio vi era l’altare dei sacrifici, dove veniva bruciato l’agnello of­ferto per il peccato. L’altare dei sacrifici era di legno di acacia rivestito di rame ed era lungo e largo 5 cubiti e alto 3. In questo altare venivano offerti sacrifici cruenti ed incruenti. Andando leggermente oltre troviamo la conca di rame  piena d’acqua, che serviva per le abluzioni sacerdotali che precedevano il servizio prima di entrare nel santuario; infine, il santuario vero e pro­prio, costituito da una grande tenda a due scompartimenti: il luogo Santo  e  il luogo Santissimo, divisi da una pesante tenda.

 

2. Il luogo Santo

La tenda era una costruzione lunga 30 cubiti (m.15,75) e larga 10 cubiti (m.5,25). Le pareti erano formate da assi di legno di acacia ricoperte di lamine d’oro. La copertura era un tetto formato da quattro strati di pelli sovrapposte. Il luogo Santo era separato dal Santissimo da una tenda di lino ritorto. Nel luogo Santo vi era a sud il candelabro a sette braccia, dal peso di 30 kg, il quale era di oro e sempre acceso giorno e notte. A nord la tavola dei pani di presentazione di legno di acacia ricoperta d’oro contenente i 12 pani senza lievito, che venivano sostituiti ogni sabato al cambio della muta sacerdotale. Infine, davanti alla tenda che dava accesso al luogo Santissimo vi era l’altare dei profumi, fatto di legno d’acacia ricoperto d’oro, nel quale venivano bruciati i profumi ogni sera e mattina. Nel luogo Santo poteva entrare solo il sacerdote.

3. Il luogo Santissimo

Era situato nel secondo scomparto e diviso dal luogo Santo da una pesante tenda. Conteneva l’Arca del Patto, dentro la quale erano conservate le due tavole della legge (i 10 Comandamenti), una ciotola di manna e la verga di Aronne, che era miracolosamente fiorita. L’arca era un cofano di acacia ricoperto d’oro dentro e fuori, lungo due cubiti e mezzo (m.1,25), largo ed alto un cubito e mezzo (cm 0,75 x 0,75)  Sul coperchio dell’arca vi erano due cherubini di oro massiccio che, insieme al coperchio, si chiamavano propiziatorio. In questo luogo poteva entrare solo il Sommo sacerdote e so­lamente una volta all’anno.

 

 


C. Il ruolo del sacerdote e del sommo sacerdote

Nel santuario si svolgevano due servizi: uno quotidiano e uno annuale, e quest’ultimo a conclusione dell’anno religioso.

1. I riti quotidiani

Il servizio quotidiano si svolgeva prettamente nel cortile e nel luogo santo; esso comprendeva sacrifici sia individuali che per la nazione. Nel sacrificio per la nazione, ogni mattina e ogni sera si offriva un agnello di un anno senza difetto e macchie, accompagnato a un decimo di fior di farina impastato con olio di oliva e vino (Esodo 29: 38-42; Numeri 28:3-15). Mentre per l’espiazione dei peccati individuali vi erano altri  sacrifici. Quando un ebreo, che aveva commesso peccato, doveva compiere un certo rito in vista del perdono, portava con se un agnello senza difetto, all’interno del santuario. Entrava nel cortile, poggiava le mani sul capo dell’agnello e confessava su di lui il suo peccato. In questo modo trasferiva simbolicamente il peccato sull’agnello, poi lo uccideva egli stesso. Il sangue della vittima sacrificale era poi portato dentro il tabernacolo dal sacerdote, il quale lo spruzzava sul velo di separazione tra il luogo santo e il luogo santissimo e ne metteva un po’ sui corni dell’altare dell’incenso (Levitico 4:5-7), mentre l’agnello veniva in parte mangiato e in parte bruciato sull’altare dei sacrifici. Con questo gesto simbolico, il sangue del sacrificio era accettato per coprire la trasgressione della legge di Dio.

2. Il rito annuale

Il ciclo delle cerimonie annuali terminava con una festa di dieci giorni, l’ultimo di questi giorni era chiamato Yom Kippur o Giorno delle Espiazione, detto anche giorno della purificazione del santuario. Ma in cosa consisteva la purificazione del santuario? il libro del Levitico (cap 16) ci dà una spiegazione dettagliata. Prima che arrivasse il decimo giorno, che era detto anche Yom Hadin o Giorno di Giudizio, doveva esser preceduto da nove, nei quali si doveva fare un esame di coscienza, umiliarsi, pentirsi, e ferventi preghiere. Dopo che il servizio quotidiano era stato espletato, veniva seguito da una particolare funzione che solo il sommo sacerdote poteva espletare. Il quale era vestito con abiti speciali, e prima che officiasse doveva fare l’espiazione per se e per la propria famiglia, immolando un giovenco come sacrificio per il peccato ed un capro come olocausto, ed uno per il popolo. Quindi faceva avanzare davanti alla all’ingresso del luogo santo due capri su quali si tirava a sorte: uno era immolato per i peccati del popolo e l’altro, chiamato capro espiatorio o Azazel veniva lasciato libero di vagare nel deserto e portava i peccati dei quali era stato caricato. Questa cerimonia aveva un profondo valore e significato, poiché come abbiamo visto i peccati confessati quotidianamente venivano trasferiti mediante il sangue sostitutivo dell’agnello nel santuario, e questo lo rendevano simbolicamente impuro. Ecco perché ogni anno avveniva la purificazione del santuario, detta il giorno dell’espiazione, o del giudizio. Il sangue del capro designato dalla sorte veniva portato nel luogo Santissimo dal sommo sacerdote, il quale faceva l’aspersione una volta sul propiziatorio (coperchio dell’arca) e sette davanti al propiziatorio. La legge trasgredita riceveva così soddisfazione, poiché sta scritto che: «secondo la legge, quasi tutte le cose sono purificate col sangue; e senza spargimento di sangue non c’è perdono dei peccati» (Ebrei 9:22). Inoltre sopra al propiziatorio si manifestava la shekinah, e questa era la presenza di Dio, che perdonava i peccati del popolo, e in questo modo il santuario era purificato.

2 - IL SIMBOLISMO DEL SANTUARIO TERRENO

A. Cosa ci rivela il Santuario?

Il Santuario ha un’applicazione profetica che si realizza con la vita di Gesù Cristo, ma ha anche un’applicazione per la vita cristiana. In altre parole, il significato degli oggetti, dei riti e delle feste nel Santuario ci indicano come possiamo essere salvati noi credenti dell’epoca odierna. Le tre parti del santuario: cortile, luogo Santo e Santissimo, rappresentano tre fasi del piano della salvezza.

I simboli applicati a Gesù Cristo rappresentano:

Il cortile è il luogo del sacrificio sostitutivo di Gesù Cristo; il luogo Santo rappresenta l’intercessione di Gesù Cristo; il luogo Santissimo rappresenta il trono di Dio.

I simboli applicati alla vita cristiana sono:

Il cortile rappresenta la riconciliazione con Dio (pentimento, confessione e giustificazione); il luogo Santo rappresenta la santificazione e l’adorazione; infine il Santissimo rappresenta la comunione con Dio e glorificazione o vita eterna.

 

 

1 Cosa rappresenta il cortile?

Il cortile oltre alla riconciliazione rappresentare l’ingresso nel popolo di Dio, tramite la porta del cortile, che è Gesù Cristo. Giovanni 10:9 «Io sono la porta; se uno entra per mezzo di me, sarà salvato; entrerà, uscirà e troverà pascolo». La porta d’ingresso era opposta a oriente, da dove  sorge il sole, quindi per entrarvi bisognava voltare le spalle al sole. Il sole rappresentava il dio dei pagani; il cui giorno settimanale festivo era la domenica, appunto il giorno del dio sole. Per noi, entrare nel cortile significa accettare Cristo e il Suo perdono, la Sua Legge (10 comandamenti: sabato incluso).

– L’altare dei sacrifici. Qui veniva bruciato sostanzialmente il grasso dell’agnello sacrifi­cale. Il grasso rappresentava il peccato. Può significare che dopo avere iniziato lo studio della Bibbia, noi dobbiamo intraprendere un’opera di riforma per eliminare dalla nostra vita tutto ciò che ha sapore di peccato volontario. Ciò che può essere realizzato con l’aiuto divino, ma mediante la decisione umana. Romani 12: 1 «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale».

Matteo 16:24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

– La conca di rame. Il sacerdote, prima di entrare nel luogo Santo utilizzava l’acqua della conca di rame per lavarsi e purificarsi prima entrare nel luogo Santo. Anche noi dobbiamo purificarci dal peccato mediante il battesimo, prima di fare parte ufficialmente del corpo di Cristo. 1Pietro 3:21 Quest’acqua era figura del battesimo (che non è eliminazione di sporcizia dal corpo, ma la richiesta di una buona coscienza verso Dio). Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo…

Colossesi 2:12 essendo stati con lui sepolti nel battesimo, nel quale siete anche stati risuscitati con lui mediante la fede nella potenza di Dio che lo ha risuscitato dai morti.

 

2 Cosa rappresenta il luogo Santo?

Il luogo Santo può rappresentare la chiesa di Dio. In essa possiamo trovare il giusto nutrimento per la vita cristiana, il nutri­mento spirituale rappresentato dalla tavola dei pani. La presenza dello Spirito Santo che ci fa riflettere Cristo, rappresentato dal candelabro e l’altare dei profumi che simboleggia la preghiera.

 –  La tavola dei pani  rappresenta la Parola di Dio e la comunione giornaliera che abbiamo con il Signore. Significa che noi ci nutriremo dell’insegnamento di Gesù Cristo, sia in chiesa che nella meditazione quotidiana. Gesù ha detto, infatti: «Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno…» Giovanni 6:51.

 – Il candelabro rappresentare la possibilità che noi diveniamo una luce spiri­tuale; cioè, la testimonianza. Significa che noi possiamo ricevere la luce di Cristo, infatti il Signore disse: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv. 8:12), e a nostra volta farla riflettere, testimoniando agli altri delle verità che andiamo cono­scendo. Matteo 5:14 «Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può essere nascosta». Come discepoli di Gesù, predichiamo il Vangelo del Signore, portando la Sua Luce in giro per il mondo che è immerso nelle tenebre, a tutti coloro che sono disposti ad accettarla.

L’altare dei profumi: qui si bruciava l’incenso, il cui fumo aromatico saliva oltre la tenda che divideva il Santo dal Santissimo, nel quale si manifestava la presenza di Dio. Vuol dire che noi, per ora non possiamo vedere Dio; il peccato (la tenda) ce lo impedisce, ma la preghiera (il fumo) arriva fino a Dio (l’arca con i Comandamenti). Gesù, non è solo l’Agnello di Dio, ma è anche il Sommo Sacerdote che intercede per noi. Il fumo dell’incenso che sale davanti a Dio, sono le nostre preghiere che si sommano al profumo soave del sacrificio di Cristo (Efesini 5:2). Il Signore prende le nostre preghiere e le unisce alla Sua giustizia, ai Suoi meriti per renderle accettevoli a Dio. L’intercessione di Cristo in cielo per te, significa che: ogni volta che confessi un peccato a Dio, Egli presenta i meriti del Suo sangue versato in tuo favore e ti perdona. Apocalisse 8:3 «Poi venne un altro angelo che aveva un turibolo d’oro e si fermò presso l’altare; e gli furono dati molti profumi, affinché li aggiungesse alle preghiere di tutti i santi sull’altare d’oro che era davanti al trono».

 

3 Cosa rappresenta il Santissimo?

Nel luogo Santissimo c’era l’arca con i Comandamenti, che rappresentano carattere di Dio e la Sua persona. Il fatto che noi possiamo entrare alla Sua presenza, simboleggia il nostro incontro con Lui, che si realizzerà al ritorno di Gesù Cristo. Apocalisse 7:13-15 «Poi uno degli anziani si rivolse a me, dicendo: “Chi sono costoro che sono coperti di bianche vesti, e da dove sono venuti?”. Ed io gli dissi: “Signore mio, tu lo sai”. Egli allora mi disse: «Costoro sono quelli che sono venuti dalla grande tribolazione, e hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello. Per questo essi sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte nel suo tempio; e colui che siede sul trono dimorerà tra di loro».

 

 


B. Cosa ci rivelano i riti del Santuario?

Giovanni 1:29 «Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!»

Chi rappresentavano gli agnelli che erano sacrificati nel Santuario?

La morte di quegli animali sacrificati giorno dopo giorno nel santuario non poteva  togliere i peccati; essi erano solo la prefigurazione della morte del Figlio di Dio per i peccati del mondo. Infatti la Bibbia dice : «è impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati» (Ebrei 10:4), ma «noi siamo santificati mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre» (Ebrei 10:10). Solo il sangue di Gesù, l’Agnello di Dio, sparso una volta per sempre, poteva togliere il peccato dal mondo. L’agnello che veniva portato al santuario doveva essere senza macchia, perché rappresentava Gesù, che ha vissuto una vita senza peccato e ha offerto Se stesso come sacrificio perfetto. L’apostolo Paolo scrisse: «Infatti siete stati comprati a caro prezzo» (1Corinzi 6:20). Gesù ha versato il Suo sangue prezioso per riscattarci. 1Pietro 1:18-19 «sapendo che non con cose corruttibili, come argento od oro, siete stati riscattati dal vostro vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di Cristo, come di Agnello senza difetto e senza macchia».

 

Chi rappresentava il sacerdote che portava il sangue del sacrificio nel Santuario?

Ebrei 2: 17,18 «Egli doveva perciò essere in ogni cosa reso simile ai fratelli, perché potesse essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per fare l’espiazione dei peccati del popolo. Infatti, poiché egli stesso ha sofferto quando è stato tentato, può venire in aiuto di coloro che sono tentati».

Il sommo sacerdote è una figura di Gesù Cristo. Il Signore divenne per noi, prima l’Agnello di Dio, e poi il nostro Sommo Sacerdote. Il sacerdote portava nel tabernacolo il sangue del sacrificio, lo spruzzava sulla cortina  tra il luogo santo e il luogo santissimo davanti all’arca del patto e ne metteva un po’ sui corni dell’altare dell’incenso come ricordo che il peccato era stato espiato e quindi perdonato. Il sacerdote era di fatto un mediatore tra Dio e l’uomo peccatore, intercedeva con il suo ministero in favore del peccatore. Così, Gesù dopo aver vissuto una vita senza macchia e aver offerto Se stesso come sacrificio perfetto per l’umanità, è diventato il nostro Sommo Sacerdote, il nostro mediatore o intercessore, cioè Colui che ci rappresenta davanti a Dio. Ebrei 9:11-12 «Ma Cristo, essendo venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto non fatto da mano d’uomo, cioè non di questa creazione, entrò una volta per sempre nel santuario, non con sangue di capri e di vitelli, ma col proprio sangue, avendo acquistato una redenzione eterna».

 

Cosa rappresentava il rito quotidiano?

L’agnello, come oramai sappiamo, rappresentava Gesù, che si sostituisce alla morte del peccatore pur essendo immacolato, candido e senza difetto; cioè, senza peccato. Questo rito fu ripetuto per moltissimi secoli senza interruzione; fino a quando, un giorno, proprio mentre il sacerdote stava per immolare un agnello, anche Gesù stava per essere immolato sulla croce. Matteo 27:50, 51 «E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito. Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono». La cortina, che è la tenda che separava, il luogo Santo dal Santissimo, la quale impediva la vista della presenza di Dio, rappresentata dai suoi Comandamenti, nel luogo Santissimo (Isaia 59:2). La tenda si strappò, il coltello sfuggì dalle mani del sacerdote e l’agnello scappò via. Ciò significa che non c’era più bisogno di agnello espiatorio. Gesù aveva pagato per i nostri peccati e ognuno, da ora in poi, poteva avvi­cinarsi personalmente a Dio, rappresentato dal luogo Santissimo oltre il sipario simbolico del peccato (la tenda). Inoltre, l’agnello della sera e del mattino che ogni giorno venivano sacrificati, era conosciuto come il sacrificio continuo, e simboleggiava l’intercessione perpetua di Cristo.

 

Cosa rappresentava il rito annuale?

I peccati che venivano trasferiti quotidianamente, mediante il sangue sostitutivo dell’agnello nel Santuario, lo rendevano simbolicamente impuro. Ecco perché ogni anno avveniva la purificazione del santuario, detto anche, il giorno dell’espiazione o del giudizio. Questo rito simboleggia il giudizio finale, ossia la purificazione ed eliminazione del peccato dal creato. Nel santuario celeste sono conservati dei libri: il libro della vita e quello delle memorie. Nel libro della vita (Dn 12:1; Fil. 4.3; Ap. 3:5; 13:8; 21:27- etc), ci sono scritti i nome dei salvati. Nel libro delle memorie (Mal. 3:16) ci sono scritte tutte le azioni degli uomini. Vi è tuttavia un altro libro, anche se non espressamente citato, che è il libro della morte nel quale ci sono scritti i nomi delle persone che non si salvano e le loro malvagie azioni. I nostri peccati, se confessati vengono perdonati e cancellati, ma quelli non confessati sono conservati nei registri del cielo e si accumulano sulla terra fino al giudizio, quando cielo e terra saranno purificate dal male. Ovviamente in cielo non risiede il male, ma solo le azioni malvage che sono registrate nei libri, e quelle vanno rimosse con il giudizio finale. Apocalisse 20:12 «E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti, e fu aperto anche un altro libro, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere». Durante il giorno dell’espiazione, si purificava il santuario, mediante l’intercessione del Sommo Sacerdote, il solo che potesse en­trare nel luogo Santissimo, e solamente in questa occasione, una volta l’anno. Il Sommo Sacerdote prendeva due capri e tirava a sorte per sapere quale sacrificare e quale mandare nel deserto. Questi due capri appresentavano rispettivamente Gesù e Satana. Poi il capro che rappresentava Gesù veniva sacrificato e il sangue asperso sull’arca con i 10 Comandamenti (Levitico 16:7,15,16). Quello che rappresentava Satana (o ca­pro espiatorio), veniva simbolicamente caricato dei peccati che venivano trasferiti dal tempio su di esso (Levitico 16: 20-22). Dopo di che, il capro espiatorio veniva condotto nel deserto, dove moriva. Satana, durante il millennio sarà lasciato solo sulla terra, che è un deserta, e dovrà scontare personalmente la colpa ed il male fatto, e alla fine dei mille anni morirà per sempre. Apocalisse 20:10a «E il diavolo, che le aveva sedotte, fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo…». La fine dell’espiazione rappresenta la fine del giudizio che dura mille anni, e tutti coloro che si sono pentiti e ravveduti duarante la loro esistenza, saranno espulsi dal popolo di Dio e non entreranno nel Regno dei Cieli. Apocalisse 20: 15 «E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco».

3 - IMPLICAZIONI PRATICHE

IMPLICAZIONI PRATICHE:

Ora che ho compreso quanto sia importante conoscere il Santuario terreno e quello celeste, e come Dio ha rivelato il piano della salvezza per grazia tramite questo luogo e i suoi arredi, mi impegno a vivere in conformità alla Sua legge. Ho visto inoltre che i riti al suo interno erano figura di quello che Gesù avrebbe fatto in seguito, e di quello che Gesù sta facendo oggi come Sommo Sacerdote. Inoltre ho compreso che Gesù presto uscirà dal Santuario celeste per eseguire il giudizio finale. Mi rendo conto che per la vita spirituale ci sono degli elementi di estrema importanza che non devo sottovalutare mai; per esempio, la totale fiducia in Gesù, lo studio della Bibbia, la preghiera, la confessione dei peccati, la santificazione e l’adorazione di Dio in chiesa e l’osservanza del Sabato.

 

DECISIONI:

  • Decido di rinnovare il patto con Dio e di accettare Gesù Cristo come mio Signore e Salvatore.

  • Decido di confessate ogni giorno i miei peccati, affinché vengano cancellati dal sangue di Cristo versato per la mia salvezza.

  • Decido di seguire seriamente Gesù Cristo e la Sua legge.

  • Decido di impegnarmi a fare conoscere questo studio ai miei conoscenti, condividendo il link.

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